Rolando A. Borzetti - 06-08-2002
ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA
Scuole statali e non statali
anno scolastico 2001 - 2002
Alunni stranieri: la nuova indagine del Ministero dell'Istruzione fotografa la situazione dell'anno appena concluso
E’ una fotografia attenta del fenomeno la nuova indagine nazionale sugli alunni con cittadinanza non italiana, di scuole statali e non statali, relativa all'anno scolastico 2001/2002. Un’indagine voluta dal Ministero dell’Istruzione, in considerazione del fatto che la scuola rimane “il principale canale di integrazione dei minori immigrati”, che il fenomeno è negli anni aumentato del 3000% e si è moltiplicata del 40% l’incidenza degli stranieri sul numero degli alunni italiani.
Sono 181.767 gli alunni immigrati che si sono seduti sui banchi italiani nell’anno scolastico appena concluso. Il 15% in più rispetto lo scorso anno. Un dato che non stupisce se paragonato alla crescita del numero degli immigrati residenti, la cui quota più consistente è rappresentata proprio dai minorenni (20,9%). Erano 25mila dieci anni fa ed oggi -provenienti da ben 186 paesi del mondo- rappresentano il 2,31% di tutti gli studenti, una percentuale piccola, di molto inferiore a quella di altri paesi europei che pure, secondo gli osservatori, pone l'accento sul carattere di stabilità assunto dal fenomeno immigratorio nel nostro paese ed evidenzia la necessità di una pianificazione attenta delle risorse e degli interventi per il futuro.
Sono dunque pochi, anzi “pochissimi”, come sottolinea il rapporto del ministero, gli alunni stranieri e sono distribuiti nel Paese in modo non omogeneo con una percentuale che supera il 66% al Nord (dove per numero di stranieri spicca Milano con 19.166 alunni), rispetto al 23,32% del Centro e al 10,11% del Sud e nelle isole. Il Mezzogiorno rimane dunque terra di transito e, se nell’immaginario collettivo lo straniero arriva sempre per mare, la realtà dei dati mostra che i suoi figli vanno a scuola prevalentemente in pianura o nelle aree montane più basse.
Il loro numero non ci fa competere con altre regioni di più lunga tradizione multiculturale, ma un dato appare significativo: il cambiamento per la scuola italiana è stato rapidissimo e lo testimoniano i dati di piccole città che fino a dieci anni fa non avevano mai avuto, se non in casi rari, numeri significativi di alunni stranieri, come possono contare oggi. La differenza con altri paesi europei sta nel fatto che l’Italia “dai 100 campanili” ha affermato un modello “diffuso” italiano, dove “ci sono aree alpine e pedemontane attivamente attraversate dalla globalizzazione mentre altre si caratterizzano come " zone tristi ", più lente a mobilitare risorse economiche, culturali e sociali adeguate ai rapidi mutamenti in atto”.
Consulta le Tabelle:
1) "Alunni con cittadinanza non italiana - Serie storica - 1983/84-2001/02"
2) "Alunni immigrati: per continente di appartenenza, tipo di scuola e area geografica - Anno scolastico 2001/2002"
''Il mondo a scuola'': 186 cittadinanze e 195 stati rappresentati. Le difficoltà d'integrazione
Sono 186 le cittadinanze rappresentate sui banchi delle scuole italiane e 195 gli Stati. La frammentazione secondo l’indagine nazionale sugli alunni con cittadinanza non italiana, di scuole statali e non statali, del Ministero dell’Istruzione ha effetti immediati sul piano operativo. E’ infatti molto diverso se in classe ci sono più bambini o ragazzi della stessa area geografica che non alunni provenienti da paesi tra loro diversissimi. Preparare materiali, organizzare metodi educativi e strumenti che aiutino l’apprendimento nella scuola multiculturale diviene una questione con cui gli insegnati si devono misurare quotidianamente.
Questa tendenza, sottolinea l’indagine, va sempre più affermandosi in Italia, dove la rappresentanza è a macchia di leopardo anche all’interno delle stesse città. Ne è un caso esemplare Prato dove sia in quartieri che in scuole diverse si alterna una prevalenza di alunni cinesi ed albanesi. Rimane tuttavia anche in questo anno scolastico l’Albania (32.268) il paese al primo posto come numero di alunni seguito dal Marocco (28.072) e dai paesi dell’ex Jugoslavia (18.577). Insieme fanno quali 80mila presenze, poco meno della metà del totale degli alunni provenienti da tutto il mondo. Popolazioni che appartengono all’altra sponda del mediterraneo e in qualche modo sono vicini alla nostra storia e cultura ed hanno con l’Italia un denominatore comune. “E’ un Mediterraneo che guarda soprattutto ad est – si legge nell’indagine- e lo si legge chiaramente esaminando i dati sui gruppi di alunni prevalenti in alcune province. A Trieste e Vicenza prevalgono gli alunni della Jugoslavia (Serbia e Montenegro), a Roma i rumeni, a L’Aquila e a Macerata i macedoni, a Crotone ed Oristano ancora Jugoslavia”. Anche “il Mediterraneo” dunque ha osservato la legge del modello “diffuso”.
La diffusione sul territorio degli alunni immigrati rispetta la maggiore possibilità di lavoro e di vita di alcune aree rispetto ad altre per i loro genitori; la loro presenza segue ovviamente quella degli stranieri in generale. La tendenza che emerge, secondo gli osservatori, è che sempre più stranieri si raccolgano in vere proprie comunità che per prime garantiscono integrazione e sopravvivenza ai nuovi arrivati. E’ così che si trova nel Nord-Est una nutrita rappresentanza di africani (34,43% di alunni stranieri), mentre i ragazzi asiatici frequentano la scuola soprattutto nel Nord-Ovest (41,52%).
Consulta la Tabella
3)"Alunni immigrati: per continente di appartenenza, tipo di scuola e area geografica - Anno scolastico 2001/2002"
Alunni immigrati: i riferimenti legislativi
Di seguito si riportano i riferimenti legislativi e i documenti più importanti che nell’ultimo decennio hanno gradualmente definito il tema dell’educazione interculturale:
- C.M. 8/9/1989, n. 301,
Inserimento degli alunni stranieri nella scuola dell’obbligo. Promozione e coordinamento delle iniziative per l’esercizio del diritto allo studio
- C.M. 22/7/1990, n. 205,
La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri. L’educazione interculturale (Introduce per la prima volta il concetto di educazione interculturale).
- C.N.P.I. del 15/6/1993,
La tutela delle minoranze linguistiche
- C.N.P.I. del 24/3/1993
Razzismo e antisemitismo oggi: il ruolo della scuola
- C.M. 2/3/1994 n. 73,
Il dialogo interculturale e la convivenza democratica (si individua l''Europa, nell''avanzato processo di integrazione economica e politica in corso, come "società multiculturale" e si colloca la dimensione europea dell''insegnamento nel quadro dell''educazione interculturale)
- C.M. 73/94 e documento annesso sopra citati (si individua il mondo in quanto società umana ravvicinata e integrante come
"società multiculturale" e si colloca la dimensione mondiale dell''insegnamento nel quadro dell''educazione interculturale).
- E'' utile richiamare la sottolineatura contenuta nella legge sull''immigrazione del 6 marzo 1998, Art. 36 sul
valore formativo delle differenze linguistice e culturali
- Il Decreto Legislativo del 25 Luglio 1998, n. 286
"Testo unico nelle disposizioni concernenti la disciplina dell''immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" riunisce e coordina le varie disposizioni attualmente in vigore in materia, con la stessa Legge n. 40/98 ponendo anche in questo caso particolare attenzione sugli aspetti organizzativi della scuola, sull''insegnamento dell''italiano come seconda lingua, sul mantenimento della lingua e cultura di origine, sulla formazione dei docenti e sulla integrazione sociale.
Tali principi, unitamente al diritto all''istruzione, sono garantiti nei confronti dei minori stranieri indipendentemente dalla loro posizione giuridica
Alunni stranieri promossi e bocciati come i colleghi italiani. I dati del Ministero
Se la scuola rimane il primo canale di integrazione, allora il rendimento scolastico degli alunni stranieri può diventare un’importante cartina di tornasole in questo senso. La pubblicazione dedicata agli studenti stranieri che periodicamente realizza il Ministero dell’Istruzione in questa ultima edizione mette in luce una situazione, in questo ambito, di assoluta parità. Gli alunni stranieri che risultano bocciati, infatti, lo sono in situazioni scolastiche dove si registra un tasso minore di promozione generalizzato.
Promossi e bocciati così come gli italiani, per gli alunni stranieri la difficoltà della nuova lingua e di modelli cultuali a volte molto lontani dai propri, non sembra costituire alla fine un scoglio insormontabile. Tra le province di maggior successo, secondo gli indici stabili dall’indagine, Enna, Matera e Sondrio dove tutti gli alunni stranieri, sia delle scuole elementari che delle scuole medie, sono stati promossi nell’anno scolastico 2001/2002. Tra i capoluoghi di Regione sono Campobasso e Reggio Calabria soltanto a contare nelle medie tutti promossi, mentre a Torino la situazione appare più complessa, con soli 79,75 alunni stranieri promossi nelle medie su 100 scrutinati. A Firenze sono circa 91 gli alunni promossi alla scuola media, 88,4 a Milano, 94,26 a Bologna mentre a Napoli sono 93,40. nelle scuole elementari le proprozioni salgno lievemente.
L’Italia è stata divisa nell’analisi del Ministero in quattro macro-aree entro cui sono raccolte tutte le province italiane: il Sud e le isole, il Sud, il Centro, Settentrione e fascia adriatica e Centro, Settentrione. Quest’ultimo risulta per gli immigrati il più attraente viste le prospettive socio-economiche e di conseguenza la presenza di alunni stranieri è in queste province molto consistente,in tutti gli ordini di scuola. Più difficile invece la situazione nel sud e nelle isole dove sono molto pochi gli alunni straniere che provengono sopratutto dai paesi africani, in particolare il Marocco.
Consulta la Tabella
4) "Indice di rendimento scolastico complessivo - Valori percentuali"
Riferimenti dal sito
www.istruzione.it
Parte 1
Parte 2
Parte 3