Ma era tanto difficile?
Giocondo Talamonti - 21-05-2008
Quando è il buonsenso a prevalere, la soddisfazione individuale diventa collettiva, anzi universale, è una vittoria dell'intera umanità.
Pistorius ce l'ha fatta; potrà partecipare alle Olimpiadi di Pechino, sempre che faccia segnare il tempo minimo di accesso.
Si tratta di abbassare il suo di circa un secondo; compito arduo se non impossibile.
Ma era tanto difficile arrivare ad un conclusione del genere, senza apparire gretti e classisti?
Il suo alloro olimpionico Pistorius lo ha già vinto, sbaragliando la folla dei cretini che con la loro ostinata opposizione hanno dimostrato di non capire niente dello spirito dei Giochi.
Quei tecnocrati del diritto e della concessione si sono azzuffati dietro a calcoli pretestuosi di risposta meccanica e fisica alla spinta delle protesi, sull'opportunità o meno di autorizzare questi "furbastri" a gareggiare contro quei poveretti che le gambe ce le hanno da sempre, dietro la necessità di difendere record e vittorie ottenute speso chiudendo un occhio su qualche impasticcato.
Provate a far capire a quegli ottusi che l'uomo la protesi le porta da sempre, che con loro convive dall'epoca della clava, che è cresciuto raffinandole, facendole diventare spade, giavellotti, racchette, sci, biciclette, auto ecc.... ecc....
Provate a fare capire a quei censori che un'Olimpiade non serve per battere i record ma a fraternizzare fra i popoli e a condividere progetti comuni, a riunire, per un tempo pur breve, uomini di razze diverse in un unico posto e alimentare così il difficile processo di conoscenza reciproca e sentirsi tutti compresi di un medesimo destino nel segno dei diritti dell'uomo e della libertà delle genti.
Pistorius c'è riuscito, che vada o meno a Pechino.
La battaglia che ha vinto dovrà servire a far ricredere questi che classificano un uomo dal numero degli arti che possiede, che lo dividono in sottocategorie a seconda della menomazione, tralasciando la propria, quella mentale, solo perché meno apparente.
Oddio, non è che a furia di condannarli, discrimino anch'io?

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