E' stata presentata quest'oggi, alla presenza del leader della Margherita Francesco Rutelli, dell’on. Silvia Costa e dell’on. Giuseppe Fioroni (responsabile del dipartimento Solidarietà della Margherita) la proposta di legge concernente “Disposizioni in materia di pubblicità e televendite nei programmi televisivi per bambini”.
La proposta mira a modificare l’art.3 della legge n.122/98, in particolare disponendo che “i programmi per bambini non possono essere interrotti dalla pubblicità o dalla televendita”. Quanto alle sanzioni, la proposta demanda all’Autorità garante per le Comunicazioni che, entro 60 giorni dall’ approvazione della legge, è tenuta alla emanazione del Regolamento per la disciplina sanzionatoria.
L’intento è quello di ampliare la portata dei divieti, per una maggiore tutela dei minori davanti al video. Non a caso i promotori si sono augurati un’adesione trasversale di tutti i partiti. Un’analoga proposta era stata presentata tempo fa dalla Commissione bicamerale infanzia.
L’articolo di legge che si intende modificare sottolinea già che spot pubblicitari e di televendita isolati devono costituire eccezioni. Oltre a ciò, il quinto comma sancisce che “la pubblicità e la televendita non
possono essere inserite durante la trasmissione di funzioni religiose. I notiziari e le rubriche di attualità, i documentari, i programmi religiosi e quelli per bambini, di durata programmata inferiore a trenta minuti, non possono essere interrotti da pubblicità o dalla televendita...”. Dunque la proposta di legge mira a togliere anche il limite dei 30 minuti previstidalla precedente legge.
Sempre la legge 122/98 precisa, tra le altre cose, che la televendita “non deve esortare i minorenni a stipulare contratti di compravendita o di locazione di prodotti e di servizi. La televendita non deve arrecare
pregiudizio morale o fisico ai minorenni e deve rispettare i seguenti criteri a loro tutela: non esortare direttamente i minorenni ad acquistare un prodotto o un servizio, sfruttandone l’inesperienza e la credulità; non esortare direttamente i minorenni a persuadere genitori o altri ad acquistare tali prodotti o servizi; non sfruttare la particolare fiducia che i minorenni ripongono nei genitori, negli insegnanti o in altri; non
mostrare, senza motivo, minorenni in situazioni pericolose”.