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Questa volta no
Il Manifesto - 05-03-2008
Un appello all'astensione per le elezioni politcihe del 13 aprile è apparso sul "Manifesto" di sabato 1 marzo a pag. 7 in uno spazio acquistato da promotori. Com'era preverdibile, la notizia ha preso in breve a girare per il web e, accompagnata da alcune riflessioni, è giunta anche alla redazione di "Fuoriregistro" che, senza prendere alcuna posizione, la gira ai lettori.


Stamattina passeggiavo per le strade soleggiate di Bari e la mia attenzione è caduta su alcuni aspetti tipici in questo periodo di campagna elettorale:
- gazebi che incitavano a fermarsi per prendere volantini di propaganda della sinistra arcobaleno o della Cdl;
- gigantografie di Casini, Veltroni e Berlusconi che tappezzavano la città;
Un rumore di tacchi assordante mi ha indotto poi a riflettere sull'ipocrisia della Bari-bene, quella fatta di giacche e cravatte, di borse in pelle e scarpe lucide, di tailleur e tacchi a spillo, insomma tutta gente per bene che vede nella domenica il giorno ideale per apparire più bella e al tempo stesso più che mai spudoratamente borghese col pallino fisso di come spendere quegli euro traboccanti dai loro portafogli.
Il mio giro edificante nella Feltrinelli mi ha rigenerato e mi ha dato la speranza che poi non tutta quella gente è così falsa e fiera della propria ignoranza perchè c'è sempre qualcuno che non pensa al risparmio quando va in libreria perchè la cultura non ha prezzo. E' un bene di tutti ma che purtroppo in pochi investono dando la priorità alle frivolezze, al caffè in terrazza in tarda mattinata, alla passeggiata con i passeggini in pieno smog barese, a soffermarsi sulle vetrine di quel commercio garantito che ha ucciso la cultura, dando spazio al primato della pubblicità e della manipolazione mentale.
Al mio rientro passavo nuovamente da quella bellissima piazza Mercantile e una voce fuori dal coro si affannava ad entrare nelle nostre teste coadiuvata da un megafono ormai stanco ma non ancora domato. Il ragazzo in piazza parlava di De Magistris ma quelle bocche impastate ancora di caffè macchiato e cornetto non so se avranno apprezzato l'amaro di quelle grida contro le ingiustizie del nostro paese.
Mentre per la mente mi passavano questi pensieri il mio ritorno a casa tra decine di manifesti elettorali e centinai di volti nuovi mi ha lasciato un mezzo sorriso di speranza sulla faccia ma una convinzione irresistibile si fa sempre più strada dentro me:

QUESTA VOLTA MI ASTENGO

Ho ricevuto questa mail che mi ha indotto a fare delle profonde riflessioni:
Se anche tu sostieni le mie idee FIRMA L'APPELLO! E SCRIVI A: mi-astengo@tiscali.it
Camillo Coppola

Assemblea nazionale autoconvocata
ROMA - CSIOA VILLAGGIO GLOBALE (lungotevere Testaccio)


Le ragioni dell'astensione:

Il 13 aprile non voteremo, non ci piegheremo ad alcun ricatto, diremo no ad elezioni truffa che preparano la legislatura dell'americanizzazione integrale del sistema politico italiano. Una legislatura i cui contenuti essenziali sono già tracciati dall'intesa Veltroni-Berlusconi, un'intesa coperta a sinistra dall'arlecchinesco arcobaleno di Bertinotti.
Come ben si capisce dal testo dell'appello il nostro non è un astensionismo ideologico, astorico e decontestualizzato. Al contrario, quel che proponiamo è un astensionismo politico che trova le sue ragioni fondanti nell'attuale tornante della storia del nostro paese.
Per quanto la casta di regime - sia essa di "centro", di "sinistra" oppure di "destra" si sforzi per dare dignità ad un finto dibattito politico, ampi settori popolari hanno già capito l'essenziale: queste elezioni sono una truffa. Un imbroglio antidemocratico che impedisce ogni vera scelta, perché le vere scelte sono state già fatte e verranno imposte al paese qualunque sia il risultato.
Il rapporto di sudditanza con gli Usa si rinsalderà, insieme alla disponibilità a nuove avventure militari se Washington lo chiederà. Gli interessi delle oligarchie finanziarie saranno la preoccupazione condivisa del nuovo mostro bipartitico, mentre i privilegi del ceto politico saranno ancor più tutelati. La costituzione che prenderà forma sarà apertamente fondata sull'impresa, non più sul lavoro; mentre il sistema istituzionale (legge elettorale inclusa) verrà sempre più piegato alle esigenze delle classi dominanti, verso nuove forme di totalitarismo che includono ma non si esauriscono nel presidenzialismo.
Questa è la Terza repubblica di cui già parlano, frutto velenoso dell'imbarbarimento sociale, prodotto garantito di queste elezioni truffa.
Come rispondere a questo scenario? In teoria ci sono tre possibilità: il menopeggismo, l'identitarismo, il rifiuto. Il menopeggismo (rifondarolo e non solo) è l'ideologia che più ha prodotto danni, dato che il meno peggio prepara sempre il peggio. L'identitarismo di chi pensa che basti avere una falce e martello sulla scheda elettorale (Sinistra Critica, Pcl, ecc.) è comprensibile ma del tutto inefficace.
Resta il rifiuto ed è questa la scelta che proponiamo. Una scelta etica e politica.
Ma il rifiuto, cioè l'astensione, non è fuga. Al contrario, esso vuol essere la premessa di una lotta più ampia che potrà svilupparsi solo a condizione di una rottura totale con l'indecente casta che chiederà il voto il 13 aprile. A volte il voto più forte è quello non dato. A noi sembra che questa volta sia proprio così.

QUESTA VOLTA NO

Quelle del 13 aprile non saranno elezioni di ordinaria amministrazione. Esse potrebbero avere conseguenze di portata storica. Le stesse oligarchie che seppellirono la prima Repubblica, sprofondata la seconda nei miasmi delle loro meschine lotte di potere, hanno deciso di fondarne una terza.
I due partiti di plastica, quello di Veltroni e quello di Berlusconi (forti dell'inopinato sostegno del neonato ectoplasma di Bertinotti che ha assunto il ruolo di garante di questo imbroglio) chiedono di cambiare le "regole del gioco", nascondendo ai cittadini quali siano il gioco e la posta in palio.
Il gioco consiste nell'adottare un modello istituzionale di tipo americano, ovvero una monarchia elettiva fondata su di un bipartitismo coatto più o meno perfetto. La posta in palio, già deciso quali siano i due monarchi, è a chi dei due debba spettare il trono.
Chiunque si piazzerà per primo ricorrerà infatti all'appoggio del secondo classificato (e all'avallo delle due forze di complemento, quella di Bertinotti per il PD e quella di Casini per il PdL),per fare a pezzi la Costituzione, atto obbligato per passare dalla democrazia parlamentare ad un regime presidenzialista autoritario. Da un sistema in cui la sovranità, almeno legalmente, spetta al popolo, vogliono condurci ad un altro in cui essa sarà appannaggio di ristrette oligarchie che trasformeranno i governi in docili comitati d'affari dei grandi oligopoli capitalistici, e le assemblee elettive in bivacchi schiacciati dagli stivali dell'Esecutivo.
Un sistema oligarchico che farà della democrazia una finzione procedurale, trasformando i cittadini in sudditi, non può essere altrimenti considerato che una dittatura mascherata.
Sappiamo bene che questa tendenza non riguarda solo l'Italia, che essa riguarda tutta l'Europa.
Le classi dominanti europee, da sempre prigioniere della supremazia nordamericana, hanno infatti abbracciato il disegno imperialistico di Washington, disegno che fa dell'Alleanza atlantica la punta di lancia della "guerra permanente e infinita" con la quale imporre al mondo le proprie ambizioni imperiali. Alla guerra permanente contro ogni popolo e nazione recalcitranti corrisponde, entro i confini del blocco imperiale, la necessità di una pace interna cimiteriale, la prevenzione e la soppressione d'ogni conflitto sociale e politico, la violazione dei diritti fondamentali delle persone.
La maniacale ricerca di leggi elettorali truffa, la sacralizzazione del principio della governabilità, vanno infatti di pari passo con l'adozione di leggi lesive delle libertà individuali e collettive, il tutto accompagnato da accanite campagne securitarie razziste e xenofobe. Non si tratta solo del presidenzialismo, ma del passaggio dallo Stato di diritto allo Stato di Polizia.
Quando la società italiana pulsava, quando la democrazia viveva della partecipazione diretta dei cittadini, questo mutamento sarebbe potuto avvenire solo con un "colpo di stato" minaccia che è infatti gravata sul nostro paese, dal Piano Solo del 1964, a quello della P2 di Licio Gelli negli anni'70-'80.
Oggigiorno, già disarticolate le istituzioni repubblicane, neutralizzate le forze antagonistiche, trasformati i cittadini in tele-spettatori/consumatori inebetiti, questo golpe può essere perpetrato in maniera incruenta, grazie ad una competizione elettorale manipolata con ciniche strategie di marketing dai padroni delle TV e dei mass media.
In questo contesto, davanti ad elezioni il cui risultato è già sancito in anticipo, l'astensionismo di massa è la sola risposta che abbia valore etico e senso politico.
Questa volta no, non ci "tureremo il naso", non accetteremo il ricatto di chi, dopo aver scelto il ruolo di comprimario e di complice di un crimine, vorrebbe il nostro voto accreditandosi come innocente.
Né riteniamo abbia senso politico presentare liste alternative. Esse, oltre a non aver alcuna possibilità di successo, svolgerebbero, loro malgrado, la funzione di comparsa della messa in scena elettorale.
Chiamiamo quanti condividono quest'appello non solo a sottoscriverlo, non solo a diffonderlo, ma ad attivarsi in una campagna astensionista di massa allo scopo di contrastare la nascita di quella che chiamano "Terza Repubblica". Una campagna che sola può gettare le premesse per un'opposizione politica futura, intransigente e a tutto campo, non solo contro la svolta autoritaria e per salvare lo Stato di diritto, ma anche per rilanciare la lotta per affermare i principi di eguaglianza sociale, libertà politica e fratellanza umana, principi che restano i soli per costruire un'alternativa di sistema.
Ci impegniamo altresì a convocare una grande assemblea unitaria nazionale affinché l'opzione astensionista e antagonista abbia una dimensione di massa.


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 dal Manifesto    - 06-03-2008
Al voto al voto. Per la maxispesa militare

La Commissione Difesa del Senato riconvocata d'urgenza per domani. Obiettivo: approvare l'acquisto di due sottomarini, costo 910 milioni di euro. Un mese fa toccò ai Predator

Le Camere sono già sciolte, ma in commissione Difesa si continua a discutere. Di rinfinanziamento delle missioni militari all'estero, di guerra, di armi. E così per domani è convocata una seduta straordinaria - visto che l'esecutivo di fatto non c'è più - per l'acquisto di due sommergibili di ultimissima generazione: gli U-212 di seconda serie. «Indispensabili», fanno sapere da Palazzo Madama, «per la sicurezza del nostro paese». Deve essere davvero così visto che questa coproduzione italo-tedesca costerà al nostro paese la bellezza di 915 milioni di euro, spalmati in dieci anni.
Vero e proprio fiore all'occhiello della moderna tecnologia bellica, questo modello di sottomarini sono unità ultra compatte, silenziosissime, dotate di sistema Aip per la rigenerazione dell'aria e comprendono un equipaggio di 27 uomini ed un'autonomia di 8000 miglia a 8 nodi in superficie e di 420 miglia a 8 nodi in immersione. Allo stabilimento Fincantieri del Muggiano, a La Spezia, sono già in trepidazione. E' lì che i due «bolidi» dell'acqua vedranno la luce, bissando il lavoro già commissionatogli dall'esercito italiano nel 2007 per la realizzazione dello Scirè, gemello dell'U-212.
Appena un mese fa, e sempre a Camere sciolte, le commissioni Difesa di Camera e Senato avevano votato un parere per l'acquisto di altri quattro velivoli «senza pilota» MQ-9 Predator B. La nostra aeronautica militare ne possiede già cinque di tipo A, tre dei quali sono già stati impiegati in Iraq (dislocati presso la base aerea di Tallil nell'ambito dell'operazione «Antica Babilonia») e oggi in Afghanistan, a Herat, per compiti di ricognizione. I Predator di tipo B, prodotti dall'industria bellica statunitense, hanno caratteristiche diverse soprattutto perché sono predisposti per trasportare e usare armamenti (missili superficie-aria, missili aria-aria, bombe a guida di precisione) e raggiungono una velocità di 405 km/h. Il costo totale si aggira intorno agli 80 milioni di euro, da pagare in quattro anni.
E ancora. Lo scorso febbraio l'Occar (Organizzazione congiunta di cooperazione in materia di armamento) aveva siglato con il ministero della Difesa un contratto relativo alla seconda tranche del programma della marina militare per le fregate multi-missione Fremm per il finanziamento di altre quattro unità della serie, oltre alle due già ordinate precedentemente. Per l'intero «pacchetto» sono stati stanziati altri 1,63 miliardi di euro. Spese su spese, tutte inserite nell'ultima Finanziaria che ha visto un'impennata degli investimenti bellici, in contrasto non solo col programma dell'Unione (dove Prodi e suoi alleati si impegnavano, nero su bianco, «a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti»), ma persino con la risoluzione sul Dpef votata lo scorso luglio al Senato che non ne prevedeva «in alcun modo» l'aumento. Promesse da marinaio per l'ex premier visto che la cifra è lievitata fino a toccare quota 5 miliardi di euro.
A crescere è l'intera spesa militare, dal funzionamento ordinario delle quattro forze armate, alle missioni all'estero fino al finanziamento pubblico al comparto militar-industriale. Perciò la Finanziaria 2008 dovrebbe gonfiarsi di oltre il 12% rispetto all'anno precedente, quando già c'era stato un incremento dell'11,3% rispetto al 2006, aumentando di oltre 2.341 milioni di euro e raggiungendo la cifra record di 23 miliardi e 352 milioni, di cui 20.928 milioni dal bilancio preventivo della Difesa e 2.424 aggiunti dalla Finanziaria stessa. E riuscendo nella triste impresa di spendere più del precedente governo Berlusconi.

Stefano Milano