Appello agli intellettuali meridionali
Lucio Garofalo - 08-01-2008
Ormai non si può più restare inerti e indifferenti di fronte allo scandalo e al raccapriccio che inevitabilmente suscita in tutte le coscienze libere e normali il paesaggio orribilmente sfigurato da montagne di spazzatura che invadono ed appestano le strade della città di Napoli e dintorni. Non si può (e non si deve) restare passivi di fronte allo spettacolo indecente offerto non solo dai territori sommersi da cumuli di immondizia, ma anche dalla gente di Pianura assalita brutalmente dalle forze dell'ordine al servizio di un potere cieco e sordo che ha fallito rovinosamente e ora tenta di scaricare (come sempre) le proprie responsabilità e i propri "sensi di colpa" criminali sulla popolazione. Un potere osceno e nauseabondo come la spazzatura! Un potere inteso non solo come ceto politico locale e nazionale, ma anche come sistema economico-affaristico costituito da un intreccio lurido e perverso, ma nel contempo "fisiologico" e inevitabile, tra capitalismo lecito ed illecito, incentrato sulla malavita imprenditoriale organizzata. Oltre al danno (ovvero i delitti e lo scempio di ordine economico-ambientale, sociale e morale), oltre alle "mancanze" e alle "inadempienze" storiche che si sono accumulate per anni, insieme ai sudici ammassi di spazzatura, la gente partenopea deve sopportare anche l'amara beffa cagionata dalla fiera dell'ipocrisia, dall'invereconda esposizione televisiva delle "lacrime di coccodrillo" del "povero ed afflitto" governatore Bassolino.
Gli spazi pubblici (invivibili da anni) di Pianura, come di altri quartieri napoletani, sono assediati e infestati da cumuli di rifiuti. C'e gente che non riesce più a varcare la soglia di casa per uscire (anche solo per fare la spesa) essendo impedita da mucchi insormontabili di immondizia. A Napoli e dintorni è in atto un'aspra e feroce vertenza di massa, esplosa come una spaventosa eruzione del Vesuvio, che forse avrebbe arrecato meno danni. Su Napoli e sull'intera Campania incombe un vero disastro ecologico e territoriale, una catastrofe sanitaria e sociale. Ma incombe anche un'ingiusta e velenosa condanna di stampo razzista, emessa da parte di un sistema mediatico-propagandistico che invece di denunciare il colonialismo storico che affligge le comunità del nostro Meridione, preferisce evocare formule precostituite, ideologicamente pregiudizievoli e compromettenti sulla presunta inferiorità e arretratezza culturale dei popoli meridionali, in particolare della gente partenopea. Gente che invece è figlia di un ricco coacervo storico-culturale generato dalla Magna Grecia ed altre antiche e raffinate civiltà mediterranee.
Ho sempre associato la nozione e l'immagine dell'intellettuale a figure scomode e destabilizzanti come Antonio Gramsci e Pier Paolo Pasolini, mosse da una profonda e coraggiosa passione civile autenticamente rivoluzionaria, che li ha indotti ad assumere sovente posizioni fermamente critiche e controcorrente, sempre schierate dalla parte dei soggetti più deboli e indifesi, gli "umili" di Manzoni, i "vinti" di Verga, insomma i reietti e i diseredati della nostra società (ecco come si manifesta il vero anticonformismo), rispetto alle scelte e agli schemi di giudizio e di condotta predominanti.
Pertanto, lancio un accorato appello per invitare tutti gli intellettuali liberi e coscienti della nostra terra, intesa non solo come Irpinia, bensì in un senso più lato che abbracci l'intero Meridione, a fare altrettanto, a prendere iniziative e posizioni assolutamente scomode e irriducibili rispetto alla linea imposta dai mass-media ufficiali assoggettati ai poteri dominanti che vogliono tacere le proprie atroci responsabilità, scegliendo la strada della repressione e della criminalizzazione a scapito delle comunità locali che si ribellano giustamente ad uno stato di "emergenza permanente" che dura ormai da oltre un decennio e che è funzionale solo a logiche occulte, prettamente affaristiche e criminali.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 09-01-2008
Il problema dei rifiuti , a mio avviso, non riguarda soltanto Napoli o la Campania, ma tutta l'Italia. Di conseguenza mi sembra riduttivo l'appello che viene esteso solo agli intellettuali e per giunta soltanto meridionali. E il resto degli italiani?
Poi Lucio, vorrei chiederti quali iniziative secondo te dovrebbero essere prese sia dai cittadini che dallo Stato per risolvere urgentemente questo gravissimo problema.
Problema che ci sta sbattendo in faccia quanto sia difficile vivere in questo Paese che sembrerebbe non avere più vie di scampo, se non quelle di sprofondare ogni giorno in un nuovo braratro.
Eppure non è così. Sono molti i cittadini italiani che si danno da fare per aiutare gli altri ed anche questa nostra società.
Di loro però non si parla. Non importa. Ciò che conta è che essi ci siano e continuino nel loro piccolo a battarsi, a fare, ad agire, cercando di cambiare qualcosa, in questo mondo dove sembra che regnino sovrani il menefreghismo, l'egoismo e l'insaziabile voglia di guadagno.

 Lucio Garofalo    - 09-01-2008
Hai pefrettamente ragione, Ilaria.
La questione dei rifiuti non investe e non riguarda soltanto Napoli e la Campania. Anzi, ti dirò di più: il problema non è semplicemente locale o regionale, e nemmeno soltanto nazionale, ma è di portata globale. Esso investe la natura e la struttura stessa di un intero modo di produzione, eccessivamente energivoro e consumistico, di un sistema economico planetario che, per produrre merci di consumo, brucia e divora ogni giorno ingenti risorse energetico-alimentari e ambientali, producendo una gigantesca quantità di rifiuti, di scorie e veleni da "smaltire". Lo stesso processo di smaltimento dei rifiuti è diventato una vera e propria merce, un'occasione propizia per lucrare e fare affari colossali, per trarre immensi profitti, non solo a beneficio di organizzazioni economico-imprenditoriali criminali di stampo mafioso e camorrista. Il problema mette a nudo e mette in luce i limiti e le contraddizioni strutturali del sistema, ponendo in discussione l'attuale modello di sviluppo (e sottosviluppo) di tipo capitalistico.
Inoltre, io credo che la questione non debba essere ridotta ad un ragionamento egoistico e particolaristico, per cui nessuno vuole la spazzatura altrui, in questo caso l'immondizia di Napoli, ma è necessario vincere ogni campanilismo ed ogni localismo per promuovere ed impostare un discorso di solidarietà e di sensibilizzazione culturale, morale e civile, di natura sovracomunale e intercomunitaria. Oltretutto, la spazzatura in questione non appartiene solo ai napoletani, ma probabilmente proviene in gran parte da fuori, anche e soprattutto dal Nord Italia e dal Nord Europa. Per decenni il territorio di Napoli e della Campania ha ospitato (ed ospita tuttora) numerose discariche abusive, gestite come tutti sanno dalla camorra, discariche dove vengono riversate le peggiori scorie e i peggiori veleni, di tipo chimico e persino nucleare, provenienti da vaste zone del Nord Italia e dell'Europa. Questo problema decennale è una delle conseguenze e degli scotti che paghiamo a causa di un processo di sottosviluppo storico coloniale determinato dallo Stato unitario italiano, sorto in seguito alle guerre "risorgimentali" che non furono altro che guerre di conquista, di espansione e di rapina economica e culturale, condotte dalla monarchia sabauda con la complicità di alcune potenze europee (Francia e Inghilterra in testa), della massoneria anglo-francese e piemontese, nonché col contributo decisivo di squallidi e ambigui personaggi tra cui il pirata-massone-carbonaro Giuseppe Garibaldi, esaltato come "eroe nazionale" dalla falsa e mistificante mitologia filo-risorgimentale.
Da tali considerazioni di ordine storico-meridionalistico discende anche il mio appello agli "intellettuali meridionali", ma è ovvio che il problemma riguarda tutti, non solo i meridionali e non solo gli intellettuali, e nemmeno solo gli italiani, ma tutti gli abitanti del pianeta!

 Gugliemo Albarella    - 13-01-2008
Sono perfettamente d'accordo con le tesi esposte dall'autore dell'articolo, ma bisogna sottolineare che quando il giornalista e scrittore Giorgio Bocca denunciò il degrado del nostro paese di cui Napoli è solo lo specchio ingigantito, molti intellettuali o pseudo tali lo accusarono di essere un vecchio pessimista o un calvinista compreso il direttore del quotidiano il Mattino. Lo scrittore Saviane nel suo libro "Gomorra" ha spiegato dettagliatamente il problema dei rifiuti in Campania, ma nessuno degli uomini politici locali e nazionali se ne è minimamente preso cura. Tutto ciò dimostra che non è solo Napoli e la sua classe dirigente ad essere marcia, ma tutto il nostro sistema Paese, Grillo docet.
Concludo con una frase tratta da una canzone di Pino Daniele "Napoli è una carta sporca e nessuno se ne importa"

 Mario Lorenzo    - 13-01-2008
"I rifiuti in Campania? Prove tecniche di federalismo solidale". Questo potrebbe essere il senso di quanto è accaduto in questi giorni in Sardegna e in altre regioni italiane.
Ad una regione (che a scanso di equivoci sia detto con forza ha tutte le sue colpe senza se e senza ma) che ha bisogno, cosa rispondono le altre? No grazie non vogliamo saperne. Sarebbe compernsibile se questo arrecasse danni o difficoltà a chi dovrebbe intervenire per sodilarietà.
Invece:
1) lo smaltimento dei rifiuti campani non diminuisce la capacità dei termovalorizzatori locali di smaltire quelli prodotti nelle regioni che rifiutano il loro sostegno;
2) le regioni riceventi i rifiuti guadagnerebbero nella produzione di energia.
Infine ma non meno importante mi chiedo e chiedo a tutti "e i rifiuti tossici prodotti in tante regioni del Nord dove sono andati a finire?"
Conclusione: federalismo? se il buongiorno si vede dal mattino NO GRAZIE.