Rossi e rotti
Lucio Garofalo - 14-12-2007
La sinistra multicromatica

Talvolta, specialmente nella sfera politica, anche certi dettagli lessicali e cromatici, apparentemente insignificanti, possono essere sintomi e spie rivelatrici di determinati cambiamenti di idee e orientamenti sul terreno squisitamente politico-ideologico.
Francamente, a me il progetto della cosiddetta "Sinistra Arcobaleno" (o come diamine si chiama), a parte la questione marginale e secondaria (che pure non è di tipo formale, ma sostanziale) del simbolo della Falce e martello, non mi attrae e non mi convince affatto. Mi pare che si tratti solo di una forzatura dettata dalle attuali contingenze politiche, ossia dai capovolgimenti e dalla ristrutturazione in atto nello scenario politico-parlamentare nazionale, un quadro "rivoluzionato" dall'avvento di due mega-comitati-d'affari, entrambi aspiranti e convergenti verso il centro (il Partito Democratico e il Partito della libertà: ora il nome è ufficiale e definitivo) che rischiano, con l'istituzione dell'ennesima "porcata" o "truffa elettorale", di affossare ed eliminare i partiti minori.
Se i presupposti e le ragioni di tale operazione sono soltanto (o principalmente) queste, ovvero preoccupazioni e timori di ordine elettoralistico, credo che il processo in atto non possa che approdare alla formazione di un'accozzaglia di sigle, di apparati e di "effetti cromatici", ereditati da quei partitini che finora, alla prova dei fatti, si sono rivelati totalmente deboli, subalterni ed impotenti di fronte ai ricatti e ai condizionamenti esercitati dai poteri forti (Montezemolo & soci, Lamberto Dini, il capitalismo bancario, l'establishment militare-industriale, il Vaticano...), chiaramente egemoni all'interno della coalizione governativa di centro-"sinistra". Questa è semplicemente la constatazione di un dato di fatto assolutamente evidente ed innegabile. Se ne è accorto persino il "lombardiano" Bertinotti. Il quale sembra puntare a riguadagnare la credibilità e la leadership (in crisi da tempo) all'interno del panorama variegato, multiforme e multicromatico della "Cosa Rossa". Scusate se la definisco ancora in questo modo, ma il nome prescelto è assolutamente irritante e impronunciabile, almeno per il sottoscritto.


La cosa rotta

In questi giorni tristi ed amari tutti tacciono, nessuno osa dirlo, ma dopo la disfatta del voto sul WELFARE (una sconfitta rovinosa che lo stesso Dini-iena-ridens ha rinfacciato al PRC: per la serie "oltre al danno, la beffa"!), moltissimi operai e militanti iscritti ai diversi gruppi della cosiddetta "sinistra radicale" (una sinistra che non c'è più, malgrado l'Assemblea degli Stati Generali della Sinistra-ormai-fantasma, convocata per l'8 e il9 dicembre) stanno abbandonando... DIMISSIONARI!

Purtroppo, l'ennesima strage provocata dall'incendio nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino (quattro operai morti e tre ridotti in condizioni gravissime in prognosi riservata a causa delle ustioni) ci ha costretti a subire la consueta processione di rito (funebre) contrassegnata da ipocrite dichiarazioni di circostanza. Persino il mite e pavido parroco di campagna don Abbondio-Pinocchio-Prodi è giunto ad affermare che i morti sul lavoro costituiscono un'emergenza nazionale, pur provvedendo immediatamente a puntualizzare che non servono ulteriori interventi legislativi poiché le norme attualmente vigenti sarebbero già rigorose! La media quotidiana di 3/4 vittime dello sfruttamento capitalistico del lavoro (sotto)salariato, offre l'idea della "severità" delle norme in vigore e dell'"inflessibilità" della loro applicazione. Inoltre, al ministro di Ri(af)fondazione (ex)comunista Paolo Ferrero, che esige (!) l'integrazione del pacchetto sicurezza preparato nel Consiglio dei Ministri convocato in seduta straordinaria per l'assassinio della Reggiani, il "prode" curato di campagna ha ribadito che in ogni caso il governo in carica non può fare di più. Vergogna!

Intanto, gli operai continuano e continueranno (purtroppo) a crepare nelle fabbriche, nelle officine, nei cantieri edili, negli ambienti di lavoro, cioè nei luoghi (malsani ed insicuri) dello sfruttamento e dell'alienazione economica, mentre nessun "governo amico", nessun "partito amico", nessun "sindacato amico" può assolutamente intervenire, ammettendo la propria "impotenza". Riconoscendo e dichiarando, quindi, il proprio fallimento!

Restando ancora ai fatti degli ultimi giorni, mi sovvengono le dichiarazioni dell'eccelso Berty-notte. Il quale, in un'intervista rilasciata a"Repubblica" il 4 dicembre scorso, afferma chiaramente che: «il progetto del governo è fallito... noi siamo già oltre l'Unione; Palazzo Chigi ha finito con aumentare la distanza del popolo della sinistra». Pur condividendo in parte le parole del dottor (in)Faust, io mi/vi domando: non avrà pure lui (e qualche suo illustre compagno di partito) qualche responsabilità rispetto al fallimento, non tanto del governo, quanto della cosiddetta "sinistra radicale", sul fronte delle politiche sociali, del precariato, delle pensioni, del Welfare, per non parlare della politica estera e di altro ancora? E' evidente l'intento opportunistico di scalare e (ri)guadagnare la leadership all'interno della futura Cosa Rossa. A proposito della quale, io vi sottopongo un dilemma "amletico": la Cosa Rossa è più simile a una Cosa Rotta oppure a una Croce Rossa? Consegno a voi la (nemmeno tanto) ardua sentenza.

Detto ciò, vorrei esporre alcune argomentazioni di ordine quasi intimista.

Io faccio l'insegnante in una scuola elementare, per cui appartengo economicamente e socialmente alla piccola borghesia cosiddetta "intellettuale". Tuttavia, malgrado non sia esattamente un operaio (lo sono stato in passato, avendo lavorato per qualche mese in alcune industrie locali prima di entrare nel mondo della scuola, per cui ho sperimentato personalmente gli effetti dello sfruttamento materiale e del sistema alienante e repressivo imposto in fabbrica), mi reputo una sorta di "proletario" del sistema aziendalizzato dell'istruzione, cioè di un bene immateriale ridotto sempre più a "merce". Da (s)vendere e consumare, ossia da alienare e mortificare.

In ogni caso, anche se fossi stato un impiegato di banca, un medico, un avvocato o un qualsiasi altro professionista, avrei sicuramente espresso la mia totale solidarietà morale e politica verso le tenaci iniziative di lotta e di resistenza intraprese negli ultimi tempi da gruppi di operai ribelli (e perciò perseguiti e perseguitati) in numerose fabbriche del paese, in modo particolare del gruppo Fiat. Si pensi ad esempio ai lavoratori licenziati dalla Fiat di Melfi, a tutti quei lavoratori che si sono autonomamente organizzati, e per questo sono stati sottoposti all'ennesimo tentativo di criminalizzazione e ad un duro attacco repressivo portato dal sistema mafioso della Fiat e dallo Stato italiano suo complice da sempre. Così come ho sempre manifestato la mia simpatia e la mia vicinanza politico-ideologica e morale nei confronti delle lotte condotte dalla classe operaia in ogni tempo e in ogni angolo del pianeta.

Da sincero e convinto operaista, dichiaro dunque la mia piena solidarietà e vicinanza morale e politica nei riguardi degli operai e dei lavoratori vittime dell'ennesima strage, dell'ennesimo inganno, dell'ennesima menzogna e mistificazione perpetrata dal cosiddetto "governo amico" e dai suoi "pretoriani rossi" sul cosiddetto "accordo sul Welfare". Su tale argomento esprimo un solo, secco ed esplicito commento: VERGOGNA!

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