breve di cronaca
Ma gli studenti italiani sono proprio così somari?
Tuttoscuola - 11-12-2007
Fermo restando che il nostro Paese non può certo isolarsi, contestando modelli di indagine e metodologie ampiamente consolidati a livello mondiale, occorre tener presente che gli studenti italiani, soprattutto dopo la scuola primaria (dove ottengono buoni risultati anche nelle comparazioni internazionali), hanno programmi di studio centrati essenzialmente sull'apprendimento di conoscenze disciplinari, e non di competenze, cioé di capacità di utilizzare le conoscenze in contesti concreti, operativi, che è esattamente ciò che i test del PISA chiedono agli studenti di fare.
Inoltre la scuola italiana ha scarsa consuetudine con la somministrazione di prove valutative scritte, che sono invece pratica ordinaria o prevalente in altri Paesi. E' vero che i test vengono tradotti e in qualche misura adattati alle caratteristiche delle singole realta' nazionali, ma resta una notevole distanza tra le prassi didattiche alle quali si ispirano le prove PISA e IEA e quelle impiegate nel nostro Paese. Al quale converrà, comunque, fare ogni sforzo per mettersi in maggiore sintonia con le tendenze internazionali in materia di valutazione degli apprendimenti, o meglio delle "competenze" (linguistiche, matematiche, scientifiche, tecnologiche, e anche sociali).

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 Doretta    - 17-12-2007
Non si tratta solo di adattarsi alle forme di valutazione internazionali. Il problema, come sempre, in italia , è più complesso. Sono decenni che nell'insegnamento /apprendimento delle lingue straniere si procede, anche da noi, per livelli di competenze e non di valutazione di singole prove, ma
- sono poche le discipline che operano in questo modo; quasi sempre ciò che viene valutato sono i contenuti disciplinari;
- gli insegnamenti restano slegati gli uni dagli altri e anche in sede di programmazione del C. di classe ogni insegnante procede per la sua strada, senza confronto con i colleghi;
- per scongiurare la dispersione si abbassano sempre più i livelli (anche quelli minimi) di apprendimento e, nonostante tutti gli sforzi per favorire il recupero curricolare ed extracurricolare, la mancanza di motivazione e la mancanza d'impegno di una buona parte degli studenti (almeno di quelli degli istituti tecnici e professionali) restano immodificabili. Del resto perchè impegnarsi quando la promozione arriva lo stesso?

 Ottaviano Molteni    - 18-12-2007
Il problema della Scuola Italiana è molto complesso. Innanzi tutto lo Stato dovrebbe avere la massima stima e fiducia nella Sua Scuola. E su qusta strada agire. Potenziando, favorendo, indirizzando, etc etc.
Costruire edifici nuovi con strutture moderne e... realmente connesse con le esigenze della scuola. Gli architetti dovrebbero costruire dopo, solo dopo essersi consultati con gli esperti. Cioè noi insegnanti. scuole a misure di bambino, alunno, studente. Terragni a Como insegna. Una scuola materna esattamente su misura di bambino. Peccato ora sia utilizzata come un edificio come tanti altri. Che senso ha avere le lavagne con i bilanceri per adeguarsi all'altezza dei bamini, se vengono utilizzate come muri per attaccare i disegni? o avere le parete scorrevoli così da creare un grande salone dove svolgere attività comuni insieme, se proprio lì davanti ci sono dei bei armadi pieni di oggetti? Così è la Scuola Italiana. Ha il fior fiore di operatori e docenti, che potrebbero portare la scuola a livelli veramente europei. Ammirata e ricercata da tutti. Ma si pensa bene di tarpare le ali a chi ama la scuola e per ulteriormente paralizzarla le risorse vengono sistematicamente diminuite, ridotte. Le finanziarie si succedono, i governi cambiano. Ma alla voce "Tagli" segue subito la voce Scuola Pubblica. Non da meno le retribuzioni, nonostante il tanto inchiostro versato, lontane da quelle dei colleghi europei. Inversamente proporzionali a quelli dei nostri politici, di molto più alte.
Peccato perdere questa sfida. La scuola è lo stato.