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Thyssen Krupp: il lavoro uccide
Cub Piemonte Ufficio Stampa - 07-12-2007
La Confederazione Unitaria di Base indice sciopero e manifestazione lunedì 10 dicembre

Un giovane di 36 anni morto, sei in fin di vita e altri feriti gravemente.

Non stiamo parlando di Bagdad o di Gaza ma di Torino e i giovani in questione sono operai dell'acciaieria di Corso Regina Margherita, proprietà della casa tedesca Thyssen Krupp.

La cronaca richiede poche parole: il tentativo dei lavoratori di spegnere un piccolo incendio prodottosi in linea con i mezzi messi a disposizione dall'azienda ha creato il dramma sviluppando una fiammata che ha letteralmente bruciato vivi gli operai.

Ora tutti piangono su morti e feriti, ma di chi sono le responsabilità?

I mezzi di sicurezza che l'azienda ha il dovere di mettere a disposizione per lavorazioni così pericolose si sono dimostrati non solo inadeguati ma criminalmente distruttivi. Estintori e lancia ad acqua hanno favorito la fiammata esplosiva invece di spegnere l'incendio.

I responsabili dell'azienda non potevano non saperlo ma hanno deciso di risparmiare sulla pelle dei lavoratori.

Inoltre la reazione dei lavoratori allo svilupparsi dell'incendio è stata ritardata dalle condizioni in cui operavano: dopo l'ultima crisi aziendale che ha quasi portato alla chiusura dello stabilimento la flessibilità e gli orari si sono dilatati allo spasimo, ormai i turni di dodici ore stanno diventando la norma.

Questo incidente non è un caso ma la logica conseguenza di un'organizzazione del lavoro che ha cancellato ogni diritto dei lavoratori e considera la loro morte come uno "spiacevole danno collaterale" e nulla più.

La Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti-CUB di fronte all'ennesima prova del disprezzo padronale per la vita di lavoratori e lavoratrici indice uno sciopero dei lavoratori metalmeccanici dell'intera giornata lavorativa per lunedì 10 novembre con manifestazione fino alla Prefettura.


Per la FLMU-CUB
Stefano Capello
Torino, 6 dicembre 2007



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 Altrenotizie    - 09-12-2007
LA MORTE FLESSIBILE DI TORINO

Lavoravano 16 ore al giorno e chi si rifiutava perdeva il posto. Avevano accettato tutti di fare turni massacranti anche se sapevano che la Thyssen Krupp di Torino avrebbe comunque chiuso i battenti entro il prossimo settembre 2008. E quel reparto che è saltato per aria l’altro giorno, la linea 5 delle ex Ferriere che dopo sembrava una città bombardata dal napalm, avrebbe mandato a casa tutti entro la fine di febbraio. Il fuoco di giovedì notte si è portato via l’elite della laminazione a freddo, anche se poi i forni sono a mille gradi e passa e qualcuno si mette pure a fare i distinguo sul se si possa definire o meno un lavoro usurante. Se ne sono andati in quattro, per ora, ma non si sa come finirà davvero. Erano figure preziose di operai specializzati che l’azienda aveva sottoposto a maxi straordinari perché in ritardo su una commessa e non voleva pagare la penale. Il tutto sotto la minaccia di non rinnovare i contratti a Terni, dove gran parte della forza lavoro si sposterà dopo settembre. Perché la chiusura della Thyssen di Torino ha salvato quella di Terni, dove ci lavorano in 3 mila e 500 e quando si deve far di conto su chi mandare a casa le cifre contano; meglio i 400 di Torino che mettere i due terzi di una città umbra in cassa integrazione.

Fa male svegliarsi e scoprire che il mondo del lavoro, in Italia, è sempre più lontano dal presente e sempre più vicino all’immagine del mondo operaio di fine ‘800. Sono cambiate le parole per definire lo sfruttamento del lavoro, ma questa barbarica strage quotidiana se non altro ha fatto sì che ormai il solo pronunciare la parola “flessibilità” provochi una sincera repulsione in ogni lavoratore. Perché lo sappiamo bene che i quattro morti di Torino, il primo di loro è stato Antonio, un giovane di 36 anni, erano tutti molto flessibili. E che quello che li ha uccisi non è stato un incidente, ma lo sfruttamento selvaggio che fa tirare a mille gli impianti fino a far esplodere le macchine e costringe a un lavoro bestiale gli operai. Al momento in cui quel tubo, che trasportava olio bollente, è stato colpito da una scintilla sprigionatasi dal quadro elettrico e poi s'è spezzato, trasformandosi in un lanciafiamme, Antonio e una decina di ragazzi come lui hanno preso fuoco e chi lo avrebbe voluti soccorrere si è trovato davanti ad estintori che non funzionavano.

Quando si sono trasformati tutti in torce umane, alle due di notte, Antonio era alla quarta ora di straordinario. Dunque era alla dodicesima ora di lavoro in quell'inferno. Antonio era proprio il tipo di operaio di cui ha bisogno un padrone tedesco che decide di chiudere la fabbrica di Torino per portare via la produzione, ma prima di mettere i sigilli agli impianti vuole tirare fino all'ultima goccia di sangue alle macchine e agli uomini. Per questo una decina di loro ha preso fuoco, oggi, in un Paese dell’occidente avanzato, sotto il comando di Thyssenkrupp, un nome che se scomposto in due rimanda ad altri fuochi, a un altro secolo, a un'altra guerra.

La strage di Torino ha risvegliato qualche coscienza fino a ieri troppo impegnata a dare risposte stupide all’insicurezza dei cittadini per bene che si sentono aggrediti dai rumeni, ma d’altra parte è più comodo prendersela con i soliti poveri piuttosto che tentare di imporre ad un padrone arrogante il rispetto delle regole. Poi, quando avvengono le stragi, allora si è costretti a cambiare. C'è la fila, adesso, di quelli che si lamentano per la mancanza di sicurezza sul lavoro. Chi oggi dice che servono maggiori misure dovrebbe aggiungere che il modello sociale ed economico dominante è criminale. Chi chiede di produrre di più, per più ore nel giorno e per più anni nella vita è corresponsabile dei crimini quotidiani di cui ora, finalmente, si comincia a parlare senza troppe ipocrisie.

La sicurezza è incompatibile con modelli produttivi dove il fine ultimo è l’accumulazione, è inutile prendersi in giro. E chi persegue questi modelli, oltre a togliere dignità e diritti ai lavoratori, non fa altro che aumentare le possibilità che quei turni di lavoro si trasformino in anticamere della tragedia. I teorici del liberismo selvaggio, della necessità della fine del welfare in nome di quella che chiamano spudoratamente flessibilità, ma che per noi resta solo precarietà infinita, sono i principali responsabili di questa strage di morti sul lavoro, vittime della loro cultura e della loro fame di danaro e di potere. Oltre 3 persone muoiono ogni giorno in Italia sul luogo di lavoro. Per la precisione 3,56 secondo le medie ufficiali dell’Inail.

E c’è persino chi ha la faccia tosta di rilevare che, comunque, “quest’anno la situazione è in leggero miglioramento” perché nei primi mesi del 2007 gli incidenti mortali sarebbero diminuiti del 13%, da 888 morti si è passati a 774. C’è di che stare davvero allegri. Probabilmente i cancelli della fabbrica torinese della Thyssenkrupp non riaprirà mai più e quasi vien da sperare che davvero sia così, posti di lavoro a parte. Sembra che il prezzo da pagare per tenerla aperta sia davvero troppo alto.

Sara Nicoli











 dal blog di Beppe Grillo    - 09-12-2007
Ieri alla Scala è stato osservato un minuto di silenzio per i morti bruciati vivi dell'acciaieria di Torino. Poi si è dato il via a Wagner. Il presidente Napolitano era reduce dalla celebrazione dei cento anni della Mondadori. La casa editrice dello scrittore D'Alema assegnata allo psiconano grazie alla corruzione di giudici da parte di Previti.

Le massime autorità erano presenti con modelle coscialunga e tette a balconcino.Pertini sarebbe corso all'ospedale di Torino nel reparto grandi ustionati. Avrebbe trascorso la notte con le famiglie. Ma 1500 morti all'anno valgono bene una prima alla Scala.

Il Governo dovrebbe indire un Consiglio dei Ministri straordinario per misure urgenti sulla sicurezza sul lavoro, ma il Governo non ha neppure il coraggio di ricevere il Dalai Lama. Quando si muore per gli estintori vuoti e per turni di 16 ore il proprietario va messo in galera senza passare dal via e si chiude temporaneamente la fabbrica. Un Governo di centro sinistra, con due sindacalisti alla presidenza di Camera e Senato e un sindacalista ministro del Lavoro fa rimpiangere Berlusconi.

Si scannano per giorni per un soldato caduto in Afghanistan, che non dovrebbe essere lì, e ignorano una mattanza che dura da anni. Perchè? Io non so darmi una risposta. La legge Maroni ha aumentato l'insicurezza, chi è precario e lavora per pochi mesi non ha tempo per imparare e il padrone non ha interesse a investire in formazione. La massa di immigrati irregolari, che sono spesso le prime vittime e che non è opportuno mettere in regola. La mattina chi è disoccupato non mangia, ma chi è occupato lascia la famiglia per rischiare la vita. La probabilità di ricevere una ispezione è la stessa di vincere al Superenalotto, una ogni trent'anni. Siamo primi assoluti in Europa per incidenti mortali.

L'organizzazione Transparency International nel suo ultimo rapporto colloca l'Italia seconda in Europa per la corruzione dei partiti politici, ci salva la Bulgaria.

Primi per assassinati sul lavoro e secondi per partiti corrotti, ci sarà un legame?





 Cosimo Scarinzi    - 10-12-2007
La mobilitazione dei lavoratori per la strage della ThyssenKrupp I lavoratori respingono al mittente le lacrime di coccodrillo di chi è corresponsabile di quanto è avvenuto

La manifestazione svoltasi questa mattina a Torino ha visto una partecipazione straordinaria di diverse decine di migliaia di lavoratori e cittadini.
Dai manifestanti emergeva una critica forte e radicale:

- a CGIL, CISL e UIL che hanno accettato precarizzazione del lavoro, straordinari, caduta dell'attenzione alla sicurezza in cambio del monopolio dei diritti sindacali e di robusti finanziamenti pubblici e privati;
- alle forze politiche che non si curano di questo drammatico problema, oltre 1000 morti l'anno per incidenti: se ne ricordano solo al momento di rilasciare dichiarazioni ipocrite proprio mentre il governo, nella legge finanziaria, fa passare la detassazione degli straordinari.

Diverse migliaia di manifestanti, su indicazione della Rappresentanza Sindacale Unitaria della ThyssenKrupp e dei sindacati di base, hanno dato vita, da Piazza Castello, ad un ulteriore combattivo corteo che ha raggiunto la sede dell'Unione Industriali per urlare in faccia a questi signori la propria rabbia e per rendere visibile la propria determinazione ad agire perché la situazione cambi radicalmente.
È necessario fare in modo che la giornata di oggi non sia un evento isolato e che, di fronte alla strage quotidiana di lavoratrici e lavoratori, si sviluppi un'adeguata iniziativa che ponga al centro:

* il rifiuto del lavoro precario che indebolisce l'assieme dei lavoratori e lascia mano libera al dispotismo padronale;
* un'azione a livello generale ed aziendale per imporre condizioni di sicurezza adeguate;
* il rifiuto del prolungamento oltre ogni limite dell'orario di lavoro mediante l'imposizione di straordinari che giungono a situazioni intollerabili come quelle che si sono verificate alla ThyssenKrupp.

Quanto è avvento alla ThyssenKrupp ha reso visibile ai molti, troppi, che dimenticano, o fingono di dimenticare, la rilevanza della questione sociale, che solo un'iniziativa forte dei lavoratori per rompere la gabbia impostaci con gli accordi concertativi dal padronato, dai vari governi e dai sindacati loro amici può permettere di cambiare effettivamente una situazione intollerabile.

La Confederazione Unitaria di Base sta organizzando assemblee, iniziative di informazione, vertenze sulla sicurezza nelle aziende e sul territorio in preparazione di nuove mobilitazioni generali su questi temi.