Once there was ...
Grazia Perrone - 26-11-2007
Ovvero: C'era una volta l'articolo 28

Erano (sono!) iscritti alla Fiom ... ma hanno scioperato con i Cobas. Per questo motivo un'azienda metalmeccanica non solo applica la trattenuta in busta paga ma ... li sanziona sospendendoli (dalle funzioni e dallo stipendio!) per tre giorni.

Il motivo? Conflitto d'interesse.

E ancora. A Trieste la direzione sanitaria licenzia in tronco una dipendente dell'ospedale che aveva denunciato alla magistratura competente gli scarichi inquinanti: aveva messo in cattiva luce l'azienda.

Questa la motivazione.

E così dopo il caso Crescentini ed il licenziamento senza preavviso di tre operai allo stabilimento FIAT (Sata) di Melfi - per questi ultimi, ad onor del vero, si è "tirato in ballo" un vecchio articolo delle "leggi fascistissime" pudicamente ribattezzate "Codice Rocco": l'associazione sovversiva ovvero gli articoli 270bis e 272 del codice penale - siamo al quarto caso (tra quelli a me noti) di violazione degli articoli 15 e 28 dello Statuto dei Lavoratori.

Il Sindacato "ufficiale" tace.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 dal blog di Donato Auria    - 27-11-2007
Donato Auria ha aperto un blog come strumento di denuncia della sua situazione. E' importante collegarsi e dare la massima solidarietà. La cosa serve non solo ad aprire il dibattito, ma anche ad aumentare il grado di indicizzazione del blog stesso, in modo che esso diventi visibile sui motori di ricerca.


Un Operaio Fiat Melfi

Mi chiamo Donato Auria, sono un operaio che ha lavorato per dodici anni alla FIAT-SATA di Melfi, fino a quando un bel giorno sono stato buttato fuori con l’accusa di essere un sovversivo.

E’ successo tutto così all’improvviso. Il mattino del 16 Ottobre, dovevo fare il secondo turno ed ero ancora a letto, potevo approfittarne, invece alle 6 del mattino qualcuno bussa alla porta, è la Digos, c’è un mandato di perquisizione.

Controllano, frugano, leggono, guardano dappertutto, fanno il loro lavoro, non trovano nulla, forse anche loro hanno capito con chi hanno a che fare: un operaio che è solo un attivista sindacale che ha fatto tante denunce, padre di tre figli e moglie a carico che sta in una casa di 60 metri quadrati, dove non c’è spazio neanche per i letti singoli. Qualche figlio si deve arrangiare con il letto a castello.

Non fanno in tempo ad uscire da casa che la FIAT si sta già attivando. Viene subito preparata la lettera di sospensione che nei fatti è già quella del licenziamento.

Forse era solo un’impressione, ma nell’ultimo periodo in fabbrica c’era qualcosa di strano, lo dicevo anche ai miei compagni di lavoro, qualcuno mi invitava a farmi gli affari miei, a lasciare perdere il sindacato, mi diceva: la FIAT è potente.

Prima dei 21 giorni si facevano gli scioperi e fioccavano i provvedimenti disciplinari, dopo i famosi 21 giorni gli scioperi si facevano lo stesso ma i provvedimenti disciplinari non arrivavano.
Forse era solo un presentimento un giorno dissi a mia moglie: la lotta dei 21 giorni, gli scioperi per i carichi di lavoro, le denunce, la FIAT chi sa cosa sta preparando per farmela pagare?

Arriva all’improvviso la risposta alla mia domanda, una notifica da parte della DDA di Potenza nella quale risulto essere indagato per associazione sovversiva a fini terroristici, scatta il licenziamento.

Per dodici anni, sono stato più volte comandato dalla Fiat a Melfi ad accettare più operazioni di lavoro, ritmi sempre più intensi in tempi più ristretti. Gli stessi dodici anni in cui ho cercato di difendere la pelle, non usando la malattia o il certificato medico come strumento di difesa individuale ma lo sciopero come arma collettiva per rivendicare il miglioramento delle condizioni di lavoro. Le denunce agli Enti Competenti. Niente altro.

Il fatto di continuare a denunciare che gli operai ammalati a causa dei ritmi e delle operazioni di lavoro alla FIAT-SATA di Melfi non sono più centinaia ma migliaia, che gli Enti Preposti al Controllo nulla hanno fatto per evitare ciò, di non essermi assoggettato all’azienda, di non aver accettato di girarmi d’altra parte e di pensare agli affari propri e di organizzare gli scioperi con operai iscritti e non iscritti al sindacato è questo il vero motivo che ha fatto scattare il licenziamento nei miei confronti.

La FIAT, confermando la propria autorità in un paese dove tutto gli è concesso, senza dar conto a nessuno e senza chiedere il parere degli operai, ha dichiarato che la mia presenza in azienda è incompatibile con un clima di civile convivenza e mi ha licenziato.
Poiché ha voluto troncare i contatti che avevo con i miei compagni di lavoro, ritengo che il blog possa essere uno strumento utile per continuare a parlare con gli operai come me, nonché una finestra dove tutti possano dire la loro, senza in ogni modo travalicare, perché questo potrebbe fare piacere solo alla stessa FIAT.


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 dagli Atti parlamentari    - 27-11-2007
Camera dei Deputati - Seduta n. 238 dell'8/11/2007
...

(Sezione 11 - Provvedimenti disciplinari disposti nei confronti di alcuni operai della Sata di Melfi sottoposti a perquisizione nell'ambito di procedimenti giudiziari)

M)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro e della previdenza sociale e dell'interno, per sapere - premesso che:
all'alba del 16 ottobre 2007 sono state effettuate perquisizioni nelle abitazioni degli operai Sata Michele Passannante, Donato Auria e dell'ex operaio Sata Innocenti Tonino. Detta operazione è stata effettuata dalla digos di Potenza e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia e dal pubblico ministero Basentini, che ha disposto la perquisizione nei confronti degli indagati per i reati di cui agli articoli 270-bis e 272 del codice penale;
il giorno seguente, il 17 ottobre 2007, gli operai interessati, che come ogni giorno si sono recati al lavoro, hanno avuto dall'azienda la notifica di sospensione cautelare, ai sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici. Detta sospensione appare eccessiva dal momento che gli operai Passannante e Auria sono indagati e non condannati. In questo secondo caso l'azienda avrebbe potuto fare riferimento all'articolo 25, lettera a), del contratto nazionale per procedere all'interruzione del rapporto di lavoro;
la notizia dell'inchiesta in corso e delle perquisizioni avvenute anche a carico degli operai della Sata è stata data dai giornali che non hanno fornito nomi e cognomi degli indagati, se non nei giorni successivi. Si presenta, dunque, come singolare che la Sata di Melfi fosse a conoscenza, con dovizia di particolari, di notizie non ancora emerse attraverso la stampa;
tale fuga di notizie appare agli interpellanti una grave violazione della privacy;
questi fatti, il cui merito giudiziario sarà chiarito dalle indagini che devono proseguire celermente, si svolgono in un clima particolare di ripresa del conflitto all'interno della stessa fabbrica;
detto conflitto si manifesta con una ripresa degli scioperi interni alla fabbrica, dove si registra un aumento degli scioperi di unità tecnologiche elementari, a causa del permanere di un carico di lavoro troppo elevato;
uno degli ultimi scioperi si è svolto giovedì 11 ottobre 2007, proprio a causa dei carichi di lavoro. La rappresentanza sindacale unitaria di fabbrica denuncia

che, a fronte di un aumento della produttività, l'azienda non ha proceduto ad aumentare gli addetti nel settore, causando un appesantimento ulteriore dei carichi di lavoro: alla Sata vige il tmc2 (tempi dei movimenti collegati - seconda versione);
tale sciopero ha causato tensioni tra la rappresentanza sindacale unitaria e i capi delle unità tecnologiche elementari, di cui è stata data notizia in legittimi volantini sindacali;
a seguito di uno dei volantini consegnati davanti ai cancelli ai lavoratori, la rappresentanza sindacale unitaria Flmu-Cub Francesco Fermentino, il giorno venerdì 19 ottobre 2007, ha ricevuto una sospensione cautelare, ai sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di lavoro per presunta diffamazione. Atto anche questo eccessivo, soprattutto se riferito ad una rappresentanza sindacale unitaria, che svolge la propria funzione di rappresentante operaio;
considerato quanto detto, non vorremmo che le indagini che devono svolgere il proprio iter servano all'azienda per procedere ad una repressione del conflitto sociale, licenziando quante e quanti costruiscono in fabbrica la partecipazione operaia -:
come si intenda procedere per evitare che la Sata di Melfi risolva il legittimo conflitto attraverso i licenziamenti delle lavoratrici e dei lavoratori.
(2-00812)

«Migliore, Lombardi, Acerbo, Burgio, Cacciari, Cardano, Caruso, Cogodi, De Cristofaro, Khalil Rashid, Dioguardi, Duranti, Falomi, Daniele Farina, Ferrara, Folena, Forgione, Locatelli, Guadagno, Mungo, Olivieri, Pegolo, Perugia, Provera, Andrea Ricci, Mario Ricci, Rocchi, Franco Russo, Siniscalchi, Smeriglio, Sperandio, Zipponi».

(30 ottobre 2007)

 giuseppe    - 27-11-2007
"Fuoriregistro....l'ambizione di raccontare la scuola attraverso la cronaca dei fatti, comici o drammatici, minuti o terribili che ne scandiscono l'agire quotidiano, e la libera espressione dei pensieri o delle emozioni che li accompagnano. Passione, sdegno, rabbia, delusione o entusiasmo, vengono condivisi dentro uno spazio che vuole prima di tutto essere d'ascolto e di comprensione delle reciproche ragioni e delle differenti prospettive, alla ricerca di un autentico dialogo. Non ci sono requisiti particolari per la collaborazione, se non il desiderio di costruire una scuola, pubblica, in grado di accogliere tutti e ciascuno e a tutti e a ciascuno offrire una significativa opportunità di crescita e di sviluppo. A partire da noi."

Questo il messaggio di presentazione di fuoriregistro.
Che cosa ci azzecca (direbbe Tonino) tutto ciò con l'articolo che sto commentando?

Visto che la Perrone è un terzo della redazione, si potrebbe a partire da qui cambiare il titolo in:
.... l'ambizione di raccontare la propria rabbia.
Se possibile e specialmente contro la cgil.

 La redazione    - 27-11-2007
Segolène Royal, che non fa parte nè della Cgil nè di altri sindacati di sinistra, ma nella sinistra d'Oltralpe ha militato e milita, durante l'ultimo dibattito pre-elettorale, ricordava al non ancora presidente Sarkozy che esiste una "rabbia giusta": quella di chi vede diritti calpestati e vuole impedire che ciò accada. Segolène Royal ha perso le elezioni. A chi le ha vinte probabilmente la rabbia interessa fino ad un certo punto. Chi le ha perse, però, continua a ritenere che l'espressione della propria indignazione contro l'ingiustizia sia elemento fondamentale di una società democratica. Noi condividiamo questo punto di vista e ringraziamo tutti coloro che permettono, attraverso le proprie o altrui testimonianze, di non rimanere indifferenti di fronte alle ingiustizie, di qualunque colore e provenienza.

 Piera Notte    - 01-12-2007
Caro Giuseppe il tuo silenzio, dopo il velenoso commento e la risposta pacata ed esemplare della redazione, è comprensibile hai fatto una figuraccia che non scorderai facilmente. Rimane aperto un problema: che ci azzecca (per dirla con Tonino) il tuo commento con l'articolo di Grazia Perrone? Perché non hai nulla da dire sui fatti di cui si parla?

 Aprile on line    - 04-12-2007
Crescentini, aspettando la sentenza


Abbiamo parlato con il sindacalista della Fillea-Cgil campana licenziato. Il 7 dicembre la sezione lavoro del Tribunale di Napoli si esprimerà sul suo ricorso per il reintegro. Mentre attende questa data, ci racconta quanta amarezza abbia provato in questi mesi per aver perso un lavoro che era tutta la sua vita


Parlare con Ciro Crescentini è ogni volta un'occasione per ripercorrere una vicenda lavorativa fosca, ma anche una storia personale fatta di passione per una professione, quella del sindacalista, che ti porta a visitare cantieri e case di lavoratori con la speranza di riuscire a difenderne i diritti, animato dal convincimento in un mondo più giusto e onesto. Una convinzione che, come racconta lui stesso, nasce dal "provenire da una famiglia povera, che ti insegna che l'onestà non è una bandiera da sventolare ma una pratica di vita". Con un nonno maresciallo e un papà metalmeccanico non è difficile comprendere l'origine di questo sentimento: "eravamo cinque fratelli -racconta Crescentini- e quando mio padre è stato licenziato ci hanno staccato la corrente. Io la povertà l'ho vissuta sulla mia pelle e perciò la combatto immedesimandomi negli altri, nelle loro vicende". Per questo, il suo licenziamento dalla Fillea-Cgil campana è stato per lui un "duro colpo" che non potrà mai dimenticare, e che lo spinge a guardare al 7 dicembre, giorno in cui la sezione lavoro del Tribunale di Napoli si pronuncerà sul suo ricorso contro il licenziamento, con grande attesa. "Mi aspetto di essere reintegrato e credo di poter dire che il giudice mi riconoscerà ragione", spiega, aggiungendo però che "si potrebbe anche profilare l'ipotesi che, non essendo applicabile l'articolo 18 ai dipendenti della Cgil, il Tribunale imponga che mi sia offerto un risarcimento economico".

In verità la Fillea, sollevandolo dai suoi incarichi, aveva avanzato a Crescentini la possibilità di essere trasferito alla Cassa edile, ipotesi che lui non ha mai tenuto in considerazione, perché "la Cassa edile è dei lavoratori e loro devono occuparne i posti, devono essere privilegiati: con la mia presenza infatti si riconfermerebbe una logica di lottizzazione. Inoltre, sarebbe un declassamento della posizione che ho rivestito fino ad ora". Scartata questa eventualità, come anche quella di una compensazione economica, ora Ciro non può che aspettare la sentenza della prossima settimana.

In questi due mesi comunque Crescentini non è stato solo. Si sono organizzati due comitati che hanno rivolto due appelli ad Epifani per il suo reintegro alla Fillea-Cgil: uno di Napoli, che ha raccolto 150 firme soprattutto fra la società civile, e uno toscano, che ne ha raccolte 450. Tra queste sottoscrizioni ci sono quelle di Dario Fo, Franca Rame, Alex Zanotelli, esponenti politici di tutti i partiti e intellettuali. Oltre alle dichiarazioni pubbliche in suo favore di importanti esponenti della Cgil campana, fra cui Raffaele Pirozzi o Arturo Piscopo. Nonostante questa solidarietà, lui si è sentito comunque solo, nel senso che un sentimento di amarezza lo ha accompagnato e lo accompagna in modo costante. "Da 60 giorni -afferma- sono in una situazione lavorativa di blocco totale, con i lavoratori che mi hanno chiamato per chiedermi un aiuto e io che ero impossibilitato a fornirglielo". Cosa ci può essere di più grave per un uomo che ha vissuto per 25 anni in modo così radicale la sua professione lottando per i diritti delle donne e degli uomini che lavorano? "Questa professione era ed è la mia vita: il miglior posto di occupazione e la migliore retribuzione non mi potranno mai compensare della sua perdita", ci spiega.

Proprio in questo modo di vivere il suo lavoro Crescentini ravvisa i motivi dell'allontanamento subito da parte dell'organizzazione. "Il sindacalista deve essere autonomo dalle forze politiche, ma anche di quelle sindacali per le quali lavora. Io ho patito questa vocazione all'indipendenza. Mi sono reso conto che tutte le volte che si toccavano alcuni "santuari", politici e non, scattava la pronta reazione di questi stessi soggetti che premevano sui vertici sindacali per ostruire il mio lavoro". Un paradosso, spiega, perché "si dice ai giovani di denunciare e combattere la camorra, ma poi si lascia solo un sindacalista che, come me, ha fatto solo il suo dovere". Il quadro che Ciro ricostruisce della Campania è del resto agghiacciante: è l'immagine di una Regione dove collusione e clientelismo sono aggettivi ricorrenti nella cosa pubblica, come realtà e come gestione. "Come dice Saviano -sostiene Ciro- in Campania esiste o'sistema, che non è fatto solo dai boss o dai loro gregari che sparano per le strade o spacciano la droga, ma che al contrario assume diverse forme. Se denunci l'Ispettorato del Lavoro, se affermi di essere contro la privatizzazione dell'acqua, se difendi un lavoratore dal mobbing, se ti opponi a gare d'appalto truccate, se ti schieri contro un manager di una azienda legato ad un partito, ecco che allora tu ti metti contro questa rete, questa struttura, questo sistema. Io l'ho fatto con le mie vertenze e ora lo sto pagando".

Un sistema di potere, dice Ciro, ma se gli si chiede che colore abbia, lui non ha dubbi: li possiede tutti quanti. "O'sistema è trasversale ed anche il mio partito, Rifondazione, non ha saputo distaccarsene con convinzione". Un esempio? "L'appello toscano in mio favore è stato sottoscritto anche da esponenti politici, quello campano no, si contano sulle dite di una mano i responsabili locali del Prc che hanno firmato, è stata soprattutto la gente comune a sostenermi. Certo ci sono stati i comunicati e le dichiarazioni, ma è un livello più formale.

Nazionalmente invece c'è stata la solidarietà più forte. E lo stesso vale per il sindacato di cui faccio parte e dove si è creata una questione morale che va combattuta, affrontata". Anche di questo Ciro offre un esempio. "Michele Gravano (segretario regionale) e Giovanni Sannino (segretario generale Fillea-Cgil di Napoli) mi hanno deferito alla Commissione disciplinare interna per le dichiarazioni che ho reso alla stampa: io mi sono difeso come lavoratore e loro mi accusano di aver offeso l'immagine della Cgil. Una assurdità se si tiene conto che nell'organizzazione ci sono stati casi di parentopoli senza che nessuno prendesse provvedimenti".

Marzia Bonacci

Ora non resta che aspettare la sentenza del 7 dicembre, forse un po' amareggiati ma con la certezza che comunque vada Crescentini "non è 'nu paz", come vogliono far credere in molti, ma semplicemente un sindacalista. Nel senso grande e profondo del termine.