La Pedra Ringadora
Giuseppe Aragno - 17-11-2007
M'immaginavo il Canada come terra di boschi e nevi, di monti e di spazi sterminati e me lo sono trovato davanti chiuso in un cubo tutto vetri spessi e metalli anodizzati. Un'improvvisa galera fatta di sbarre trasparenti per immigrati e presunti delinquenti: tu ci vai perché il cielo è assai vasto e la neve immacolata, e ci muori fulminato e filmato: la sicurezza spara, le pistole nuove col raggio elettrico ti fanno cianotico, un breve contorcimento, un'atroce convulsione ed è giunta la fine. Il Canada è un filmato: fa il giro del mondo in una sera di novembre e dio solo sa quanto sia vero che questo è il duemila della nostra civiltà da esportare. Prendere o lasciare, un visto, un passaporto, un padrone che ammazza col lavoro nero, ma la tua morte è bianca, un poliziotto che ti spara col lampo da marziano, il salotto di Vespa che s'apre con gli esperti e il politico che ti spiega il nuovo mondo, la gloabalizzazione, il mibtel e l'anello per detenuti liberi, che se sgarri o dissenti non c'è scampo, ti trovano in tutto il pianeta, nell'aria, nella terra, nell'acqua e nel fuoco; In tutto il pianeta che, Eraclito spiegava: ha per legge la guerra.

M'immaginavo Modena come terra di chiese e castelli, con la Ghirlandina svettante, il grande rosone romanico del Duomo e la Piazza Grande; un patrimonio dell'umanità, e mi sono trovato davanti solo la Pedra Ringadora, la pietra del disonore; l'Unesco m'ha ingannato, l'umanità s'è persa e rimane un filmato: tutto il mondo lo vede e una ragazza marocchina muore mille volte, stritolata nella stretta mortale d'un drago del Duemila e c'è chi ride, chi si leva a parlare nel salotto buono, sotto le telecamere della democrazia, per far la lezione di psicologia delle masse, per celebrare il processo agli insegnanti che non valgono niente, perché il mondo è civile quanto basta per confezionare bombe e democrazia, per regalare a Vespa la sua serata untuosa che ti spiega il capitale del nuovo corso, la gloabalizzazione, il mibtel e l'anello che se sgarri non hai scampo, ti trovano in tutto il mondo. Modena è un filmato: fa il giro del mondo in una sera di novembre e dio solo sa quanto sia vero che questo è il duemila della nostra civiltà da esportare: prendere o lasciare, ragazza marocchina, un visto, un passaporto, un decreto ch'è fatto in tutta fretta da una razza padrona che ha smarrito l'umanità. Una razza padrona che ride e si diverte con la morte. Un lampo, un cellulare, ciak, signori, si gira! Il salotto di Vespa s'apre con gli esperti e il politico che ti spiega il nuovo mondo, la gloabalizzazione, il mibtel e l'anello per detenuti liberi, che se sgarri o dissenti ti trovano ovunque: nell'aria, nella terra, nell'acqua e nel fuoco, in tutto il pianeta che, Eraclito spiegava: ha per legge la guerra.

M'immaginavo l'autogrill come un moderno riposo, un andirivieni di motori e di gente tra l'energia sporca del nostro mondo che corre. Tute ingrassate d'olio, un panino, la minerale e un po' d'acqua in faccia se il sonno t'è nemico. Mi sono trovato di fronte uno sceriffo, non che ce l'abbia sempre con l'America, è così che si dice. Uno sceriffo impazzito, una pistola che spara e un morto, un morto ancora, non sai se vero o falso; il filmato non c'è, ma tutti possono vederlo: l'autogrill è la teppa che si scatena, il fuoco che s'appicca, Amato coi suoi eterni terroristi, i democratici devastatori che non sono rumeni, che non fanno ribrezzo a Veltroni, non chiedono scatti d'orgoglio della società civile, con tutto quello che segue e approviamo, dal decreto di espulsione di massa al patto con Gheddafi sul Mediterraneo, che ci serve per poter sfruttare, ma ci occorre anche se vogliamo espellere e non troviamo un accordo tra regole e profitto. Un autogrill è civiltà da esportare e siamo ancora Goffredo di Buglione che va in Terra Santa. Un autogrill è talvolta l'inferno, ma in fondo conta poco: la cultura occidentale fa il giro del mondo in una sera di novembre e dio solo sa quanto sia vero che questo è il duemila della nostra civiltà da esportare. Prendere o lasciare, un visto, un passaporto, un poliziotto che ancora pensa a Genova, teppisti che Amato vuole terroristi e s'associano concordi Fini e Veltroni: la sicurezza non ha colore politico. Un lampo, un cellulare, ciak, signori si gira: s'apre il salotto di Vespa, ci sono gli esperti, il politico ti spiega il nuovo mondo, la gloabalizzazione, il mibtel e l'anello che per detenuti liberi, che se sgarri o dissenti ti trovano ovunque, nell'aria, nella terra, nell'acqua e nel fuoco. In tutto il pianeta che, Eraclito spiegava: ha per legge la guerra.

Immaginavo l'Italia come il Paese che vince la guerra di liberazione coi partigiani anarchici, socialisti e comunisti e si mette alla testa del progresso sociale, ma il filmato che fa il giro del mondo racconta gli effetti speciali d'una realtà che si è fatta finzione: l'Onu ci chiama razzisti, ma vogliamo abolire la pena di morte e abbiamo Bruno Vespa col salotto buono. E se i giovani senza speranze sono disperati, ecco, c'è pronto l'esperto, c'è il politico che ti spiega il nuovo mondo, la gloabalizzazione, il mibtel e l'anello per liberi detenuti, che se sgarri o dissenti ti trovano ovunque, nell'aria, nella terra, nell'acqua e nel fuoco. In tutto il pianeta che, Eraclito spiegava: ha per legge la guerra.
Ha per legge la guerra.

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 Alessandro Aruffo    - 18-11-2007
Un quadro desolante, ma realistico, che non si limita alla dimensione locale del problema. Nulla da obiettare, purtroppo, anche perché, se leggo bene, non è scritto per firmare una resa, ma per dire che c’è una guerra che non abbiamo voluto, ma che si combatte. E’ una cosa che condivido soprattutto come insegnante, perché credo che la scuola la facciamo noi docenti e questo ci dà un'opportunità che ritengo politica; infatti i ragazzi possiamo aiutarli a ragionare con la loro testa e questo è il miglior modo che abbiamo per contrastare l’attacco all’intelligenza che hanno scatenato i giornali e soprattutto le televisioni.

 Annamaria Tranfaglia    - 19-11-2007
Di quello che scrivi si può dire tutto, tranne che ambisci a stare nel coro o a cercare consensi. Non sempre condivido, infatti, ma spesso mi trovo a riflettere perché non sono cose banali. Se i detenuti liberi col loro anello siamo noi, come mi pare evidente, pupazzi lasciati in una specie di libertà vigilata, in una finta democrazia, allora la guerra cui accenni ricorrendo a Eraclito è un’affermazione forte. E’ come dire: rivoltiamoci, non ci lasciano scelta. Ed è quindi una esortazione. Ma può anche significare che non vogliamo farlo, ma ci rivolteremo, perché ci costringono a farlo. Sia un’esortazione o sia una previsione, è vero, non lo dice nessuno, tutti sono o disgustati e si chiamano fuori o ottimisti e si rendono complici. Tu invece lo dici, la guerra è proprio nei fatti e né ti tiri indietro, né vai col più forte. Non sempre condivido, ma questo mi pare un atteggiamento che merita rispetto.

 Oliver    - 20-11-2007
Ho visto quelle immagini che mi hanno determinato una rabbia incredibile, come si può ammazzare un uomo in difficoltà, è una vergogna che solo l'uomo intelligente o tale può commettere in nome di una barbarie che non si identifica con nessuna civiltà. VERGOGNA

 freelancer    - 22-11-2007
Sa qual è la tragedia, professore?

che la guerra ci sarebbe pure, ma i soldati che dovrebbero combatterla non sanno neanche quali sono le armi, dove sta il nemico e chi gli ufficiali.

E la cosa peggiore è che i generali non sanno quali sono le armi, dove sia il nemico e chi gli ufficiali.

la tragedia vera, professore è che la guerra è stata persa motlo tempo fa. da qualche decennio ci limitiamo a subire passivamente le conseguenze della sconfita.

"Studia il nemico, pensa come il nemico, sii il nemico." (sun-tzu, l'arte della guerra)

Forse bisognerebbe dotarsi di altri strumenti. non per vincere la guerra, piuttosto per poter pensare di riprendere il combattimento.

au revoir.