breve di cronaca
L'eclissi della cultura laica in Italia
Scuola Oggi - 10-11-2007
Se c'è una costante nella vita politica italiana da oltre mezzo secolo questa va rinvenuta nel fattore V, vale a dire nella presenza del Vaticano, della Santa Sede, nel nostro paese e nel suo effetto di potente condizionamento. Questo è il paese dove in Parlamento non passano i Pacs, dove non passa l'Ici sui beni immobili della Chiesa (perché la Chiesa cattolica debba essere esentata resta un mistero della fede: persino l'UE ha chiesto a Roma chiarimenti in proposito...), dove l'ora di religione (cattolica) è considerata "sacrosanta", come ha ribadito recentemente il cardinal Bertone, segretario di Stato.

Curzio Maltese ha scritto qualche tempo fa (mal gliene incolse!) che l'ora di religione costa ai contribuenti italiani circa un miliardo di euro l'anno. Ma quel che più conta è il fatto che è di dubbia costituzionalità e tutti lo sanno: in realtà si regge solo sul Concordato craxiano del 1984 che, in larga parte, ha confermato quello del '29, di mussoliniana memoria..
Il professor Sergio Lariccia, uno dei massimi esperti di diritto ecclesiastico, ha dichiarato a Repubblica: "Sarebbe ora di discutere anche da noi l'incostituzionalità del Concordato (...). In Italia non è garantito il principio di laicità delle istituzioni. Non è garantita l'eguale libertà delle confessioni davanti alla legge perché la cattolica è più uguale delle altre". E conclude affermando "Noi continuiamo a parlare di rapporto fra stato e chiesa e non "chiese", ora di religione e non "di religioni". Siamo l'ultimo stato confessionale fra le democrazie."
Eppure l'art.8 della Costituzione della Repubblica italiana dice che "tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge" !
Intanto perfino nella cattolicissima Spagna il governo socialista di Zapatero, dopo aver eliminato i molti privilegi fiscali della Chiesa e i finanziamenti alle scuole cattoliche, ha allo studio una revisione del concordato del 1979, nell'ipotesi che si tratti di un accordo incostituzionale.

Ma qui, in Italia, l'ora di religione è tabù. Siamo di fronte all'evidente contraddizione che l'ora di insegnamento della religione cattolica (quindi di una confessione religiosa) è "facoltativa" e però, al tempo stesso, è ben incardinata dentro l'orario "obbligatorio" delle lezioni, del tempo scuola settimanale (chi proprio non vuole adeguarsi può optare, bontà della norma, per un'attività alternativa). Non solo, ma l'ora di religione deve pure essere collocata non all'inizio o alla fine delle lezioni (consentendo in questo modo a chi non vuole "avvalersene" di entrare o uscire prima da scuola), ma nel bel mezzo dell'orario scolastico, quasi a ribadirne la centralità.

Ma quel che è più preoccupante è la caduta di tensione che si registra su una questione fondamentale come quella della laicità dello Stato. Non parliamo delle forze politiche e parlamentari che fanno capo alla Casa della libertà (e dove sono finiti mai, qui dentro, gli spiriti "liberals"?) ma neppure delle forze che fanno riferimento al centrosinistra, a parte qualche residua anima bella socialista o radicale. Non parliamo poi del nuovo Partito democratico che, sui temi attinenti la religione e il rapporto stato-chiesa, è evidentemente al traino dei teodem e si guarda bene, anche alla lontana, di affrontare questioni di principio, pur essenziali, in una democrazia che, come è stato giustamente detto, o è laica o non è.

E così questo tema, pur rilevante, non è considerato attuale. Meglio tenersene alla larga, evitando possibili rotture e divisioni politiche. Evitando contrasti con la Santa Sede che, si sa, rischiano di far perdere voti. Meglio continuare a rimanere in una sorta di servitù, di sudditanza nei confronti del Vaticano piuttosto che andare a toccare un nodo così spinoso e delicato. E chissenefrega della laicità dello Stato.

Dedalus

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 enrico sitta    - 11-11-2007
Scusa dedalus... ma non ho capito su cosa ci deve far riflettere il tuo articolo?

potresti inoltre firmarti?
grazie mille