Ieri ho visto la puntata di Annozero dedicata ad Enzo Biagi e, trasversalmente, al controllo della politica sull'informazione. E' mancato qualsiasi riferimento al recente
autogol del governo in materia di "editoria" online ma non c'è da stupirsene, tenendo conto del silenzio dei media tradizionali nei giorni in cui la Rete ribolliva di proteste in merito. Ne prendiamo atto.
Dovremmo anche prendere atto però - superando i fumosi schermi politica/antipolitica, destra/sinistra (?), e via dicendo - che la vera ferita aperta della nostra società, hic et nunc, è
la fine della certezza della norma.
L'intera compagine politica ha contribuito al venire meno di questa certezza, con modalità diverse, a partire dall'incompiuta riforma federalista del precedente governo di centro-sinistra, passando per il quinquennio berlusconiano in cui il conflitto "tra norme" di
rango diverso è diventato la normalità, riverberandosi all'interno delle Amministrazioni.
Tutto ciò ha dato un duro colpo a quella che viene definita l'
effettività delle norme, cioè la convinzione collettiva della loro obbligatorietà.
La produzione di norme "ad personam" e/o "ad castam" (i latinisti mi perdonino) ha poi ulteriormente
indebolito quella terzietà che pone le norme giuridiche in un rapporto di eteronomia, di indipendenza rispetto ai destinatari [P. Barile,
Istituzioni di diritto pubblico, CEDAM, Padova 1987, p.43.]
Occorre, quindi prendere atto che - come sembrano dimostrare gli esperimenti di
Lynne Zucker sulla trasmissione di cultura [descritti nella III parte del
testo di Giuseppe Bonazzi] -
non sono le difficoltà nella soluzione di un problema a generare incertezza, ma piuttosto
è la certezza delle credenze fornite dal quadro istituzionale a ridurre le difficoltà.
Ne consegue che quanto più è debole il contesto istituzionale, tanto maggiori sono le difficoltà percepite dai soggetti, che si sentono privi di guida.
E io mi sento priva di guida.
Francesca Sorrentino - 11-11-2007
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Senza guida, sì, è così. E per giunta in una vettura che corre a rotta di collo verso un disastro. E' una sensazione che annichilisce. |