forentindewitt - 11-11-2007 |
Egregio professore, da anni leggiamo le sue riflessioni, che però sono ispirate ad una missionarietà che non può essere richiesta in quello che è comunque un rapporto di lavoro.Se lei ne è ispirato, può anche essere oggetto d'encomio, ma non di biasimo chi intrattiene semplicemente un rapporto onesto con la propria attività, svolgendola in modo dialettico rispetto alle altre esperienze esistenziali. Per questo, pur essendo sensibile alle difficoltà di quel qualcuno fra i miei ottanta alunni che meno facilmente riesce ad "educarsi", non posso farmene carico nel modo in cui lei dice, pena il consumarmi in una passione che comunque non riuscirò a realizzare se non in minima misura. Il compito dell'insegnante, diciamo pure la missione, è infatti incisivo, ma quanti altri fattori famigliari, sociali ecc.ci si oppongono! Per questo io sto già misurando l'impossibilità di giungere laddove il ministro, dalla sua astratta posizione, chiederebbe di giungere. Per occuparsi in modo veramente risolutivo dei casi in difficoltà, per individualizzare gl iinterventi, non basta il tempo, nè si può chiedere all'insegnante di consumare l'intero giorno, pena il trasformarsi in una macchina docente dai poi dubbi riscontri comunicativi. |
Claudio Pierucci - 11-11-2007 |
Francamente non capisco questa esortazione "ministeriale". Non penso che abbiamo bisogno di tutors, anche se affettuosi, da qualsiasi parte essi provengano. Non penso che abbiamo bisogno di interpreti dello spirito "autentico" delle norme del ministro Fioroni. Grazie a prescindere. Saluti distinti. |
francesco dettori - 12-11-2007 |
Credo sia ora di finirla con il considerare la nostra categoria come una sorta di volontariato . Quando verrà veramente riconosciuto in termini economici adeguati il nostro lavoro, allora potremmo riparlarne. I 50 euro lordi (in tanti non sottolineano mai il "lordi") per un'attività aggiuntiva sono sempre e comunque una miseria. Chi vuole fare il missionario e il volontario, faccia pure. Ma smettiamola con i richiami al senso del dovere e dell'alta missione educativa e formativa. Siamo in tanti che amiamo lavorare in classe con coscienza e senso di responsabilità, senza tanti clamori, lontano da chi ama invece bearsi in mezzo a progetti e attività di ogni tipo, pur di non faticare a contatto con i ragazzi. |