La mia battaglia. In tedesco Mein Kampf
Giuseppe Aragno - 06-11-2007
Più mi capita di ascoltare Fini più, per trovare conforto, mi attacco alla speranza e cerco Prodi. Più la parola passa però a Prodi, più sento che la speranza ha lo spessore impalpabile dei sogni che possono trasformarsi in incubi e dispero. Per vincere il gelo dell'angoscia, confido allora in quelli che un tempo ho avuto per compagni, ma i compagni balbettano e, più gli altri strillano, più essi esitano di fronte alla marea che li sormonta. al clamore assordante delle ruspe, all'improvvisa ondata di sgomberi e espulsioni indiscriminate, ai segnali allarmanti d'una caccia all'uomo che riporta alla mente squadristi e spedizioni punitive.
Giorni così non è facile viverli.
Giocare col fuoco" scriveva ieri sul "Manifesto" Marco Revelli, e proseguiva: Quanto avvenuto in Italia in questa maledetta settimana di Ognissanti non ha paragone con nessun paese civile". E davvero stiamo pericolosamente giocando col fuoco. Basta aprire gli occhi, stare attenti e ascoltare per rendersi conto che la società cosiddetta civile e le Istituzioni della Repubblica hanno scelto di attribuire identità etnica a un reato. Un omicidio, forse uno stupro, un crimine terribile e odioso certo, ma la scelta cancella in un sol colpo cultura, storia, civiltà giuridica e persino umanità di un popolo che - occorre trovare il coraggio di dirlo - non ha mai chirurgicamente tagliato le radici del fascismo.
Troppo abbiamo consentito, troppo davvero, facendo finta di non capire e ogni silenzio è ormai una colpevole e inaccettabile complicità, perché, a metterli assieme i tasselli del mosaico, l'immagine del regime che si va costruendo diventa di una nitidezza impressionante: un Parlamento che non abbiamo eletto; la scuola dello Stato svilita e svenduta a interessi privati; la crescente precarizzazione del lavoro; la ricerca scientifica avvilita; un conflitto d'interessi irrisolto che coinvolge ormai anche le sedicenti "forse progressiste"; la tracotanza di un Esecutivo che si sottrae al giudizio della Magistratura, intimidendo e colpendo i sostituti procuratori della repubblica che indagano su uomini di governo; la persecuzione delle idee e delle opinioni, col tentativo di introdurre il reato di apologia del comunismo; in ultimo, un omicidio, una colpa soggettiva e personale, utilizzato per varare leggi speciali di Pubblica Sicurezza e colpire un'etnia, criminalizzando donne, vecchi e bambini che altra colpa non hanno se non quella di esistere.
Quanto basta per delineare il volto di un autoritarismo moderno di ispirazione apertamente razzista, che si va edificando sotto i nostri occhi e non nasce da quella che il giacobino Saint Just chiamava "la force des choses". C'è qualcosa di più: sono entrate in gioco l'inclinazione forcaiola della destra, che rimane fascista nonostante il grossolano maquillage di Fini, le ambizioni meschine di ballerini di terza fila levati al rango di "superstar" e gli interessi sempre più oscuri che essi rappresentano; la miseria morale, la pochezza culturale, levate al rango di pensiero politico, si sommano a ciò che George Rudé, ricostruendo l'itinerario politico di Robespierre, definì "un parti pris ideologico", una miscela di veleni che non condusse, come si potrebbe banalmente pensare, al Terrore, strumento storicamente necessario d'una rivoluzione che pose le basi della democrazia borghese, ma al Termidoro, alla ripresa dell'ancien régime, al Bonapartismo e alla Restaurazione.
La storia non si ripete, è vero. Tuttavia, quando una spinta rivoluzionaria si esaurisce, il vuoto che lascia è immediatamente riempito da istanze di rivalsa dei ceti che ha combattuto. In questo quadro si inserisce - e si spiega - l'operazione politica che, stravolgendo i fatti della storia, equipara nazionalsocialismo, fascismo e comunismo per nascondere i sordidi interessi di un capitalismo fondamentalista e criminale. In questo senso, vale forse la pena di rileggere quanto il presunto gemello di Lenin ebbe a scrivere, annunciando all'umanità la più grande catastrofe della sua storia:

"Le frontiere aperte della nostra patria, il fatto di basarsi sull'aiuto di stranieri lungo le terre di confine, ma specialmente il frequente ingresso di stranieri nel nostro paese, ingresso ripetuto, non [...] crearono una nuova razza ma [...] specialmente nei momenti sfavorevoli, quando è solito riunirsi, il popolo [...] si sparpagliò in tutti i versi. Gli elementi razziali sono differentemente disposti a strati, non solo nelle diverse regioni, ma pure in ogni singola regione. Vicino a individui nordici ci sono individui orientali, vicino agli orientali dinarici, individui occidentali, e fra tutti le mescolanze umane. Ciò causa una profonda rovina: [...] il popolo è privo di [...] quella disposizione che nel pericolo preserva dalla distruzione le nazioni, facendo dimenticare le grandi e piccole divergenze interne e ponendo contro al nemico comune il chiuso fronte di un gruppo unito. ".
[Adolf Hitler, Mein Kampf, capitolo secondo].

I richiami al presente, le innegabili somiglianze con quanto da tempo va accadendo fanno accapponare la pelle, e tuttavia, nascondersi, fingere di non capire, cercare scampo nell'illusione che tutto sia solo un brutto sogno, non serve. Occorre reagire.

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 Lucio Garofalo    - 07-11-2007
Si è ufficialmente costituita la SarkoRifondazione , ovvero la Rifondazione nazionalsocialista, guidata dal “saggio” dottor Berty, Nichi e Milziade, i tre "valorosi moschettieri" del Re-alismo e dell'opportunismo "rosso"... Rosso dalla vergogna! Come vergognosa e ripugnante è la campagna xenofoba di istigazione all'odio razziale e di classe, scatenata dalla stampa di regime (centro-destra e centro-sinistra borghese in coro), che sta producendo i primi risultati riconoscibili in particolare nella rappresaglia di stampo squadrista contro i rumeni, e in generale in una vera e propria “guerra interna tra sottoproletari”: rom contro rom, rom slavi contro rom rumeni, a loro volta questi contro rom italiani, ancora rom contro gli abitanti delle periferie metropolitane, e via discorrendo. Ho letto l'intervista rilasciata sul quotidiano La Repubblica dal senatore Milziade Caprili in merito alla vicenda rom. Può un alto rappresentante del PRC (ricordo che trattasi di un senatore della Repubblica italiana, per l'esattezza del vicepresidente del Senato), esponente di un partito della cosiddetta "sinistra radicale", da sempre schierato (evidentemente solo a chiacchiere) dalla parte dei deboli e degli oppressi, pronunziare parole così demagogiche e populiste - "la sinistra deve ritrovare una connessione sentimentale con il proprio popolo" -, esprimendosi come un volgare e comune forcaiolo, quasi peggio di un leghista? Ecco un'altra frase-"capolavoro" degna di un qualsiasi demagogo razzista: "gli altri (rom, ndr) che non hanno reddito dovrebbero essere, nel rispetto di tutti i diritti della persona (e ci mancherebbe pure) rimandati in Romania". In base a simili ragionamenti è possibile giustificare persino le storiche deportazioni di massa eseguite a danno degli immigrati italiani giunti nell'America degli anni '20 del secolo scorso, quando alla guida del governo federale c’era il presidente Woodrow Wilson. Colui che istituì la segregazione razziale nel paese, per la prima volta da quando Abrahm Lincoln avviò la desegregazione nel 1863. Tornando all'Italia del 2007 e alle dichiarazioni rilasciate dal senatore "comunista", confesso che in tale intervista ho letto solo un passaggio davvero condivisibile, in quanto corrisponde a un dato di fatto assolutamente innegabile ed incontrovertibile: “I campi (rom, ndr) non stanno nei quartieri bene, ma nelle periferie". Giustissimo! E allora, cosa si dovrebbe fare? Deportare in massa i nomadi? E dove? Espellerli e rispedirli al mittente, ossia nella madre patria (anzi, matrigna) che prima li ha emarginati, perseguitati, maltrattati ed espulsi, ed ora li "difende" solo perché non vuole riprenderseli? Ma che fine hanno fatto i principi di "accoglienza", “integrazione”, "tolleranza", "giustizia" e quant'altro ancora, che da sempre hanno caratterizzato ed ispirato le posizioni politicamente corrette della sinistra? Oggi quei contenuti ideali sono disprezzati come "arnesi vecchi", anacronistici, quindi da rottamare. Quei proclami (tuttavia utili in campagna elettorale) sono andati a farsi benedire in funzione di squallidi interessi di opportunismo elettorale e in nome della salvaguardia a tutti i costi di un governo che ormai ha un sapore più sinistro (nel senso di losco, nefasto, orrido) che di sinistra. Quegli assiomi sono stati ancora una volta traditi, calpestati e cancellati, come è accaduto ad altri valori e comportamenti che appartengono da sempre al corredo ideale e al patrimonio storico-culturale della sinistra, intesa non solo come "sinistra radicale", ovvero "estrema", bensì come forze politiche tradizionalmente legate all'arco costituzionale e parlamentare borghese. Partiti che ormai sono approdati (a proposito di “ap-Prodi” e "migrazioni politiche") nel Partito Demo(n)cratico, di cui avevo già previsto da tempo l'involuzione in senso sicuritario e xenofobo. Una metamorfosi che ormai si è manifestata chiaramente e concretamente (non solo attraverso i sindaci-sceriffi di centro-sinistra), ma che purtroppo sta contagiando anche gli ambienti di quella "sinistra" che non si riconosce nel veltronismo. Infatti, benché intelligenti (almeno si presume che lo siano), il senatore Caprili e gli altri esponenti del PRC schierati apertamente su posizioni difformi rispetto alla linea assunta da Piero Sansonetti, direttore del giornale Liberazione (che è o no l'organo ufficiale di Rifondazione?), si stanno facendo suggestionare e turlupinare dalla campagna xenofoba e razzista condotta negli ultimi giorni dalla stampa borghese. Detto francamente, ho provato solo sentimenti di orrore, disgusto, rabbia e indignazione nel leggere quelle dichiarazioni, rilasciate oltretutto da un soggetto che osa definirsi "comunista"! Mi domando, dunque, quale senso e quale valore rivesta ed esprima ancora tale concetto per taluni sedicenti "compagni", nella fattispecie per un senatore del PRC-Sinitra Europea, nonché vicepresidente del Senato della Repubblica. Siamo ridotti davvero molto male! Ormai bisogna prendere piena coscienza della metamorfosi "faustiana" che si sta compiendo in alcuni settori del PRC, investendo in modo particolare alcuni suoi esponenti ad altissimo livello. Una mutazione regressiva che si sta spostando addirittura sul versante antropologico-culturale e morale, direi anche sul piano psicologico-emotivo, oltre che sotto il profilo ideologico e pratico-politico. In questo caso l'involuzione si è già consumata da tempo.

 Giuseppe Comune    - 11-11-2007
E' una cosa che fa davvero disperare. Una cosa che se la racconti non si crede. E lo dico nel senso letterale della parola, perché mio figlio che da un po' vive fuori dall'Italia dice che io esagero e che la stampa estera specula e lo fa apposta per denigrare il nostro paese. Non ci crede. Invece purtroppo è vero: l'Italia è scossa da una fortissima ondata di razzismo. Sembra incredibile ma è vero e bisognerebbe che noi, gente di scuola, lavorassimo quanto più e meglio possibile per far fronte a questo mostro che risorge con la complicità della nostra classe politica.

 Antonino La Manna    - 11-11-2007
Forse hai ragione, razzismo, una parola che oramai è nella bocca di tutti...ma solo da parte di chi pensa di essere diverso..i diversi sono gli italiani..d'ogni specie. LA BARBARIE della situazione dei rumeni in Itaglia nasce dal fatto che tutti possono entrare e tutti possono uscire , fino a fermarsi sulle frontiere di cui qualcuno ha messo già i paletti: già alcuni paesi europei non hanno concesso la libera circolazione ai rumeni.Quello che più mi danna, e condanno le dimostrazioni in Romania contro gli italiani, circa 15000...sicuramente dimostrazioni orchestrate ad arte....quei signori sono tutti imprenditori che hanno investito in Romania, producono lavoro colà: i prodotti li vendono però in Italia a prezzo di euro mentre pagano pochi centesimi i lavoratori rumeni. Buttiamo fuori gli italiani dalla romania, facciamoli rientrare in italia e produrre qui pagando i lavoratori italiani ...italiani più ricchi , meno razzisti, italiani più poveri, poveri razzisti...e si sa la guerra è tra i poveri...Non trovo però giusto che il governo romeno ci faccia le predicozze, i suoi condannati se li deve tenere colà e non sbarazzandonese spedendoli in italia, che li accoglie a braccia aperte: casa , lavoro, assicurazione sanitaria e pensione a sbafo!