I meriti di Watson
Marino Bocchi - 20-10-2007
Cari compagni della Rosa nel pugno che mi gratificate [1] di esprimere l'essenza di qualcosa, in tempi invece così aridi di idee e così ricchi di effimere mode teoriche, brandelli di pensiero, slogan lanciati come sassi (si tratti pure dell'essenza del catto-comunismo, giuro che lo considero un riconoscimento che mi onora ed imbarazza), vi invito ad un giocherello un po' fatuo. Dunque immaginate, un giorno, di incontrare su uno scompartimento in treno un elegante signore americano, dal perfetto profilo anglosassone, molto compito e beneducato, di solida formazione scientifica (si capisce dall'eloquio sobrio e secco). Si sa come vanno queste cose. E' buona cortesia rendere piacevole il soggiorno ad un ospite straniero, a cominciare da una garbata conversazione nell'inglese imparato al Liceo e perfezionato in un Master, secondo quanto prescrive il moderno cursus honorum . All'istante il suo cognome non vi dice nulla. Watson e' un po' come se da noi ci si chiamasse Rossi e se non fosse per il banale rimando letterario al compagno di Sherlock Holmes quel cognome non lascerebbe traccia, ma proprio nessuna. Pensate dunque allo stupore, turbamento, emozione quando presto scoprirete che si tratta addirittura del James Watson artefice di una delle più importanti scoperte scientifiche del secolo, la struttura del DNA, per cui ha vinto il Nobel per la medicina del 1962. Insomma, un genio emerito, un vero, selezionato campione dei severissimi campus statunitensi in cui l'unica legge sovrana è la meritocrazia, dove si afferma solo chi veramente vale e non c'e' posto per sfaticati e fannulloni, perditempo e flaneurs. Ora immaginate che nell'unico posto rimasto vuoto dello scompartimento entri, poco dopo questa vostra sensazionale scoperta, un uomo vestito malamente, dall'aspetto trascurato e poco affidabile, di pelle scura, insomma un nero, come se ne incontrano tanti su tutti i treni del mondo. E che il dottor Watson vi sussurri all'orecchio, sconsolatamente: "Sono pessimista sul futuro dell'Africa. I test dicono che l'intelligenza degli africani non è uguale alla nostra" (Repubblica, 18 ottobre). State attenti al linguaggio. Non l'esperienza, le conoscenza storiche, i valori ideali, le fedi, le visioni del mondo, le ideologie. Non di questo, badate bene, si tratta. Se il dottor Watson avesse motivato il suo giudizio ricorrendo ad una di tali vecchie, noiose e putride categorie interpretative, la vostra coscienza di democratici e liberali si scuoterebbe indignata. No. Lui parla di test. Di prova, di evidenza scientifica. Cioè di misurazione obiettiva, oggettiva, neutra, verificabile, falsificabile, e via saccheggiando il grande serbatoio delle idee forza con cui i cultori del Merito, i Meritocratici, vorrebbero finalmente svecchiare la scuola italiana. Per introdurvi un sapere più funzionale, diciamo più tecnico e meno umanistico, più attento ai dati quantificabili dei risultati "spendibili" che a quelli, astrusi ed evanescenti, della formazione etica, civile, della responsabilità e solidarietà sociale. E' chiaro che, trascinato da un rigurgito catto-comunista, sto estremizzando, come mio solito. E' infatti evidente anche a me che il dottor Watson non è la regola del sistema meritocratico ma non ne e' neppure una isolata eccezione. Penso piuttosto che potrebbe esserne la patologia E non mi tirate fuori la solita storia dell'antiamericanismo perche' io amo gli Stati Uniti e non ho mai bruciato una bandiera americana, neanche quando tutti (e molti anche fra i vostri piu' autorevoli leader, ne sono convinto) imitavano Jimi Hendrix, ai tempi del Vietnam. Per capire qualcosa di piu' sul sistema d'istruzione di un paese che idolatra i test, la iper-selezione e specializzazione dei quadri, l'imbarbarimento culturale e il vuoto di coscienza sociale con cui si addestrano tanti giovani a diventare dei panzer, dei robot programmati ad eseguire gli ordini ricevuti in nome della competitività e della concorrenza, insomma per comprendere come un modello educativo possa creare, deliberatamente o meno, anche dei geni "ottusi", cioè di competenza elevata ma settoriale, ipertrofica, vi consiglio di leggere il bel romanzo di Hamid Mohsin, Il fondamentalista riluttante, tradotto da poco da Einaudi.

La scuola italiana ha fallito. Non perché fossero sbagliate le premesse della pedagogia democratica degli anni '60 su cui ha cercato di fondarsi. Ma perché il potere politico, che le temeva, non ha consentito di attuarle. Il permissivismo, contrariamente alla "vulgata" qualunquista di gran moda, di quelle stesse premesse è la negazione, non lo sviluppo logico, essendo fondato sull'obbligo di consumare, non di pensare e studiare Don Milani, sosteneva forse un'affermazione permissiva quando diceva ai suoi alunni "Ogni parola in meno che imparate oggi è un calcio in culo in più che prenderete domani", frase bellissima e di denso significato, che i miei alunni del Professionale in cui insegno imparano a conoscere a memoria, loro malgrado? Mi sembra vero il contrario. E dunque, cari compagni della Rosa nel pugno, domandatevi se non sia il caso di interrogarci, tutti, sulle possibilità non realizzate, secondo l'espressione di Benjamin, piuttosto che rincorrere parole vane, mascherate da moderne ma anch'esse antiche come le pietre e che conservano, almeno alle mie orecchie, un suono classista e reazionario, come il razzismo camuffato dai test scientifici di Watson. Certo non avrete dimenticato Lelio Basso, che dovrebbe far parte, per rientrare in tema, del vostro DNA, e l'articolo 3 della Costituzione, da lui formulato e voluto. Laddove si dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Da li' si mosse Don Milani, che era un cattolico tutto di un pezzo. Sempre da li' si mosse Gaetano Arfè, altro nome che vi dovrebbe esser caro, che da non credente e laico pure collaborò col Priore nella preparazione di Lettera ad una professoressa. E li' siamo rimasti, visto che la provenienza socio-culturale incide ancora in maniera determinante sul successo o l'insuccesso scolastico (andate a leggervi lo sfogo contro Fioroni e accoliti di quel gran pedagogista che risponde al nome di Benedetto Vertecchi: lo trovate sul Corriere di alcune giorni fa). Chi sostiene teorie piattamente meritocratiche, senza affiancarle ed inserirle in un progetto di profonda trasformazione sociale, che vuol dire il superamento dell'attuale modello liberista, semplicemente vende fumo o non sa quel che dice. Sicuramente ha dimenticato la lezione di Basso, Arfè e molti altri con loro (tutti catto-comunisti?). E comunque perpetua un meccanismo di esclusione. Legittimandolo.

P.S. - Cari compagni della Rosa nel pugno, i miei nonni erano socialisti, i miei zii che fecero la Resistenza erano socialisti. Sono stato allevato nei primi mesi di vita a latte fresco di mucca e favole partigiane di nonni e parenti socialisti e anticlericali, che a messa ci andavano solo per poi portarsi le ragazze a bere il profumo del grano e il gusto della terra dei campi. Seguo e condivido molte vostre campagne appassionate: per la libertà di ricerca, per la laicità dello stato, per i diritti umani, per il Tibet. Sono cresciuto sotto la quercia grossa di Lelio Basso e del PSIUP, mi sono beccato fior di insulti su liste varie, ci sono abituato, per non aver mai simpatizzato per Mani pulite e Di Pietro. Questo io sono stato e sono. Un socialista pre-craxiano. E voi? Voi che proponete la moratoria sulle esecuzioni capitali e difendete un sistema che produce in Italia quattro morti sul lavoro al giorno e, in giro per il mondo, milioni di disperati, affamati violati, sfruttati, voi, cosa siete diventati? Un caro saluto, compagni. Marino.


[1] Vedi nei commenti all'articolo Il merito del 13 - 10 - 2007

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 Cristina Braila    - 21-10-2007
Condivido pienamente quello che scrive, Bocchi, ma dubito, seriamente dubito che quelli della "Rosa nel pugno", che lei chiama compagni, e sono giunti a mettersi con ultras del liberismo come i radicali, abbiano mai conosciuto la lezione di Basso, Arfè e si interessino dei suoi parenti partigiani. Se non fosse così, sarebbero immediatamente usciti dal governo Prodi. Lei purtroppo parla di scuola a gente che di scuola non sa praticamente nulla, ma devo dire che in questo quelli della "Rosa nel pugno" sono certamente in buona compagnia. Chi capisce di scuola nel nostro Parlamento?

 Anna Pizzuti    - 21-10-2007
Tantissimi anni fa un ispettore ministeriale visitò la classe di mia madre, maestra elementare. La prima domanda che pose ai ragazzini fu: “Chi è il più bravo?”. Passato il timore e l’imbarazzo, uno di loro si alzò e rispose, indicando i compagni: “Lui è bravo in questo, lei in questo, lei in quest’altro”. Riuscì a trovare qualcosa per tutti, perché tutti potevano, quotidianamente - stando al racconto di mia madre – mostrarlo e dimostrarlo.
Confesso che le ho sempre invidiato, a mia madre, questo suo “merito”, l’unico per il quale, credo, valga la pena di fare questo mestiere, e mi sarebbe piaciuto molto essere al suo posto, in quel momento.
Mia madre se ne è andata giovedì scorso, ad ottantacinque anni suonati e, ad accompagnarla, c’erano tanti dei suoi alunni, ciascuno con un episodio da raccontare.
Era una donna particolare, che negli anni aveva accumulato manie, fissazioni e un modo di vedere e comportarsi tutto suo. Non badava affatto, ad esempio, al suo aspetto esteriore. Una volta, esasperata per l’ennesimo rimprovero per il modo in cui andava in giro, sbottò: “posso anche uscire con le ciabatte, ma per tutti io sono sempre la maestra Pizzuti, ed è questo quello che conta”.
Ho seguito come potevo, in questi giorni, la discussione sul “merito” ; con una cosa sola domanda da porre a chi sovrappone merito ad addestramento ,anche il più complesso: ma ce lo ricordiamo, ogni tanto, che stiamo/state parlando di scuola, e di persone?

 Arnaldo Radovix    - 23-10-2007
NO!

Ho avuto il privilegio di insegnare (privilegio per gli allievi che ho avuto e non per i colleghi che ho avuto) e dissento!
Non esiste un uomo perfetto perche' NON conosce la matematica o la fisica e invece lo e' perche' sfarfalleggia friggendo l'aria delle ideologie!
Perche' mai un incompetente, che non sa NULLA di come funziona oggi il mondo, nel bene e nel male, ma ha imparato a memoria le declinazioni latine e' una personalita' completa?
NON lo e' , e' solo una preda dei vari venditori di fumo.
Questo e' l'uomo che la s(q)uola italiana, piena di docenti ignoranti aspiranti a babypensionarsi, ha creato.
La conoscenza approfondita di materie scientifiche e della economia permette di entrare, a buon diritto, fra quelli che sanno quali DOMANDE fare al mondo che li circonda e non vivono cullandosi delle risposte dei friggitori d'aria.

 Franco D'Alfonso    - 23-10-2007
Condivido pienamente quello che scrive, Bocchi, dubito, seriamente dubito che quelli della "Rosa nel pugno", che lei chiama compagni, e sono giunti a mettersi con ultras del liberismo come i radicali, abbiano mai conosciuto la lezione di Basso, Arfè e si interessino dei suoi parenti partigiani. Se non fosse così, sarebbero immediatamente usciti dal governo Prodi. Lei purtroppo parla di scuola a gente che di scuola non sa praticamente nulla, ma devo dire che in questo quelli della "Rosa nel pugno" sono certamente in buona compagnia. Chi capisce di scuola nel nostro Parlamento?

Per iniziativa di raffaele mauro , sul sito www.perlarosanelpugno.it c'è un vivace blog intorno a quanto detto dal prof Bocchi , e li rimando gli interessati per non tediare nessuno con ripetizioni.
Voglio solo dire alla prof (suppongo) Cristina che la supponenza con la quale interviene gratificando interlocutori attraverso affermazioni temerarie non è molto consona ad una persona che dovrebbe avere nella capacità di dialogo e comprensione delle ragioni degli altri la propria cifra.
Se la signora/ina vuole impiegare un po' del tempo che certamente impegherà normalmente per il bene del popolo a conoscere e dibattere con qualcuno degli ignoranti della Rnp per metterla sul piano della conoscenza di Arfè , Lelio Basso , i partigiani e , non so, Mondolfo, Turati, Faravelli, Ernesto Rossi e qualche altra decina di giornalisti, storici, pensatori, riuscirà perfino a prendere non dico una lezione ( non sia mai ) ma qualche sparsa, piccola notizia che non conosce.
La presunzione della prof Cristina è la stessa che porta la sinistra-sinistra che uscirebbe dal governo prodi come da quello Craxi o D'Alema o Chiunque, a seguire lo slogan di Brandirali( versione servire il popolo, non quello Cl di adesso) : "Di sconfitta in sconfitta verso la vittoria "...

 Cristina Braila    - 24-10-2007
La supposizione è errata, signor Franco o magari, non so, signorino. Non insegno. Credo però che la capacità di dialogo e comprensione delle ragioni degli altri dovrebbe essere segno di civiltà. Per tutti, anche per chi non insegna.
Mi spiace, è capitato male: ha sbagliato supposizione e non ci ha azzeccato nemmeno con le insinuazioni. Non sono di sinistra-sinistra e sui Brandirali sono scarsina: uno me lo ricordo a stento perché con LC non ci ho avuto a che fare, e l’altro non so nemmeno che esiste. Sono stata e sono socialista: una di quelle che non hanno più un partito e non riescono a votare Pannella o Bonino perché non si sentono di sinistra-destra.
Come socialista “informata dei fatti”, glielo dico sorridendo, dopo Arfè, Basso e Turati, io Craxi non l'avrei nominato. Le sembrerà poi strano, ma Mondolfo, Nenni, Pertini e gli altri, che assommano a molto più che qualche decina, non sono proprietà privata della Rosa nel Pugno.
Sulla conoscenza che questo Parlamento ha della scuola, la signora/ina Cristina e il signore/ino Franco hanno opinioni diverse: Cristina pensa che nella stragrande maggioranza i nostri deputati a scuola dovrebbero tornarci. Franco ritiene invece che siano esperti di problemi scolastici. Tanto basta perché Franco definisca Cristina presuntuosa. Non mi pare un modello di quella capacità di ascolto, dialogo e comprensione delle ragioni di cui a parole si fa sostenitore.
Che rimane? Ah! Il blog. E chi le dice che io non ci sia andata prima di scrivere? Forse non mi è piaciuto e credo che il suo commento confermi la mia cattiva impressione. Comunque, Franco, lei non rende un buon servizio al suo sito. Bene o male, Bocchi ha provato a ragionare di scuola. Lei no. Lei si è messo a fare ipotesi sulla mia vita privata – signora o signorina – mi ha accusata di estremismo e di supponenza, ha fatto un elenco di socialisti che se una non sta nel blog della Rosa nel Pugno non saprà mai chi sono e in ultimo ha disquisito su vittorie e governi e ci è mancato poco che non desse dell’idiota a chi ritiene che la sinistra – quale? – farebbe bene ad uscire dal governo.
Bel commento per uno che fa discorsi sulla capacità di dialogo. Davvero un bel commento. Grazie compagno. Non si finisce mai d’imparare.

 Franco D'Alfonso    - 25-10-2007
Lyndon Johnson diceva che se due persone sono immediatamente d'accordo, è piuttosto probabile che una sola abbia analizzato a fondo la questione. Questa situazione difficilmente si verifica quando a discutere si trovano persone di formazione socialista, note per produrre usualmente tre diverse posizioni discutendo in due : mi pare che questo sia il piccolo caso che si sta verificando , dando vita ad una accesa ed interessante discussione sull'articolo del prof Bocchi.
Nessuna polemica personale con Cristina e nessuna insinuazione . L'unica supposizione ( a parte il signora/ina, che non voleva certo essere minimamente offensivo, semplicemente indicava il fatto che non la conosco personalmente ) formulata riguardava l'essere o meno insegnante : Cristina mi e ci comunica che non è tale. Bene, nemmeno io .
Ciò detto , ribadisco che definire in blocco i Parlamentari degli ignoranti in materia di scuola e quelli della Rnp ignoranti e traditori , è indice di un atteggiamento politico e personale supponente e presuntuoso, molto simile a quello della sinistra-sinistra che citavo.
Come è piuttosto evidente, il mio parere non è simile a quello del prof Bocchi non sulla "scuola", ma proprio sulla "meritocrazia": non mi pare però che nè io nè altri (sul blog o da altre parti: lo cito solo per coinvolgere solo gli interessati e non altri sulle quattro parole spese, non certo per promozione editoriale!) nè tantomeno il prof Bocchi stesso abbiamo usato toni ed espressioni poco rispettose l'uno dell'altro.
Chiunque legga il commento di Cristina può valutare se sia o meno egualmente rispettoso della posizione altrui.

 Cristina Braila    - 25-10-2007
Caro Franco, metto insieme i suoi complimenti rispettosi delle mie opinioni. Ora che non posso essere più una sinistra-sinistra (un sintetico elogio della sinistra che non è di sinistra come lei vorrebbe che fosse la sinistra?) ora sono presuntuosa, supponente e pretestuosa. Bene. La ringrazio, le auguro buona fortuna e, naturalmente, chiudo qui la nostra discussione.