La lente del grillo
Giocondo Talamonti - 15-10-2007
Oggi, un "vaffanculo" non si nega a nessuno. Fra l'altro, una recente sentenza della Cassazione ne ha derubricato il reato di ingiuria, squalificandolo a pura disapprovazione dell'altrui parere, privandolo della originaria e salutare funzione liberatoria.
Ma se accanto al candido "vaffa" ci aggiungiamo "day", allora, apriti cielo!
Da destra e da sinistra, dall'alto, dal basso e dal centro si elevano reazioni incontrollate contro Grillo, che del binomio ha fatto la sintesi del suo programma.
C'è chi lo accusa di populismo, perché parla il linguaggio del popolo, chi lo chiama qualunquista, perché tutti la pensano come lui, chi lo definisce antipolitico, perché si scaglia contro una certa politica, chi, infine, pensa di castrarlo chiamandolo comico, perché è ironico e tagliente.
Ma, insomma, chi è questo predicatore da blog?
Nessuno s'offenda, ma è la voce incazzata di tutti quelli che sono, o fingono di essere, onesti e che, a ragione o a torto, sbandierano il vessillo della legalità ferita.
La lente d'ingrandimento, tanto cara a Sherlock Holmes per ricercare indizi nei misfatti, sarebbe uno strumento inutile agli italiani di quest'Italia che riescono a vedere perfettamente le porcherie che li affliggono.
Delle quotidiane ingiustizie patite, noi popolo oppresso dal mobbing prodotto da chiunque ci stia sopra, parliamo volentieri, sfogandoci con amici, a casa, al bar, a scuola e in ufficio, senza mai riuscire a dar corpo a uno straccetto di soluzione.
Ecco, Beppe Grillo è il megafono delle nostre sofferenze, è il grido di dolore di chi inghiotte da tempo in silenzio, di chi cerca il riscatto personale, con il solo difetto di sognare e fare del tutto per essere al posto dei vessatori di turno.
In questa umanissima aspirazione risiede, purtroppo, il precario equilibrio dell'eroico tentativo del comico genovese.
Dove vuole arrivare? Saprà fermarsi alla denuncia delle variegate, italiche incongruenze, o vorrà ergersi a cavaliere senza macchia e senza paura per rappresentare e difendere i pubblici torti?
Se il Beppe nazionale sarà così abile da resistere alla tentazione di sostituirsi ai criticati, non solo ne guadagnerà la credibilità della sua protesta, ma eviterà di fare la fine tragica dei tanti sollevatori di popolo, autori delle pagine più inutili della nostra Storia.

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 Cassandra    - 21-10-2007
Troppo facile criticare, lo dimostra l'estrema sinistra che va al governo e si mette a fare l'opposizione; governare è un'altra cosa: è mettersi in gioco e FARE anche sbagliando, perché solo chi non fa non sbaglia.
Se poi la critica viene da chi "predica bene e razzola male" è ancora meno convincente; cosa propone, infine, questo grillo parlante? Ci faccia vedere. Sommessamente io vorrei dirgli che fare politica è un mestiere duro e difficile che si impara con anni di esperienza e di studio, non si può improvvisare; quelli che pensano di farne a meno sono degli illusi. Chi vuole governare deve salire sulla giostra, nel bene e nel male è questo l'unico modo per partecipare.
Per finire il grillo parlante mi piaceva di più quando era critico in maniera costruttiva e propositiva, ora mi sembra che abbia perso il senso della misura.