Carissimo ministro,
in occasione della GIORNATA MONDIALE DELL'INSEGNANTE lei ha scritto una lettera a noi insegnanti in cui ci ringrazia per l'impegno quotidiano nell'istruzione e nell'educazione.
E' significativo che un ministro riconosca il valore della professione docente e lo dica pubblicamente in un contesto sociale che di fatto considera l'insegnamento una professione marginale e del tutto inincidente nella crescita dei giovani. Invece le cose stanno come lei sostiene e di fatto l'esperienza quotidiana di chi vive dentro la scuola è di essere in prima linea di fronte ad un'emergenza educativa che chiede di non perdere tempo. Se è commovente la sua stima per il nostro impegno, signor ministro, mi permetta però chiederla di far seguire alle parole i fatti. Da lei ora ci aspettiamo più libertà nella scuola e più libertà delle scuole. Più libertà a noi insegnanti così che diventiamo protagonisti del nostro lavoro, uscendo da una condizione di fatto impiegatizia, più libertà agli studenti e ai genitori di scegliere gli insegnanti o la scuola più consona alle loro aspettative, più libertà per le scuole di realizzare le loro proposte educative. Mentre mi aspetterei interventi più decisi in tale direzione, ci sono segnali preoccupanti, che mi fanno temere che lei ci stimi solo in modo intenzionale. Quello più eclatante è la sua opposizione alla legge della Regione Lombardia sulla istruzione e formazione professionale, che invece è una delle realizzazioni più interessanti di un pluralismo di offerte scolastiche. Infatti, caro ministro, la Regione Lombardia non farebbe altro che offrire ai giovani un'ulteriore possibilità di scelta oltre a quella liceale. Più libertà di così!
Quindi, caro ministro, se effettivamente ha a cuore la libertà tiri le conseguenze! Altrimenti sorge il sospetto che la sua sia una pura petizione di principio, che ci potrebbe anche risparmiare ..... o no?
Gianni Mereghetti
Insegnante ad Abbiategrasso