Il fannullone
Marino Bocchi - 05-10-2007
Sono un fannullone. Come i miei gatti. Come la mia cagnolina strappata al canile. Come erano fannulloni, pigri, ciondolanti e voraci gli orsi avvelenati nel Parco d'Abruzzo perchè andavano nei campi coltivati a caccia di miele e mele. Sono un fannullone come i miei amici Sinti, i miei amici Rom, che tanto disturbano l'onesta e proba laboriosità dei cittadini di Pavia, così ben rappresentati da quel vero leghista che è il sindaco Ds di quel luogo. Sono un fannullone perchè credo che l'ozio attivo, l'ozio che attiva il pensiero, sia lo stato privilegiato tramite cui si raggiunge la sapienza, come pensavano gli antichi (Aristotele, per fare un esempio). Ma soprattutto sono un fannullone perché sono un insegnante e perché credo che tutti gli insegnanti, se presumono di fare i maestri (io non lo sono, anche se vorrei diventarlo, anche solo per un giorno, magari l'ultimo) debbano esserlo. Sono talmente fannullone da credere che la fannulloneria dovrebbe essere praticata, appunto insegnata, a scuola. Come antidoto alla volgarità dilagante, all'intolleranza, all'ideologia del produrre, produrre..., del sistema paese, delle risorse umane, della competitività, del merito meritocratico, che avvelena la vita, la incattivisce, ci trasforma in macchine al servizio dell'ordine costituito, in servi e schiavi dell'Utile. Che è il peggior nemico del Sapere, della Cultura che affranca e libera, e emancipa. E al di là della vocazione, è la scelta del momento che richiede a tutti noi che facciamo questo mestiere, e proprio perché lo facciamo con passione, di essere, di dichiararci dei fannulloni. Scriviamolo, diciamolo, urliamolo nelle piazze. Siamo fannulloni. Contro un sistema, contro un governo, che taglia risorse e stipendi, che produce dispersione e rifiuto della scuola da parte degli ultimi e lo fa in nome degli ultimi. Questa gente, questi ministri e sottosegretari, questi sindacalisti riformisti e quindi incapaci di un vero disegno riformatore, hanno stabilito che si debba tornare agli esami di riparazione. Che poi vuol dire, in nome dell'autonomia scolastica, questo grande imbroglio, questo inganno voluto da Berlinguer in buona fede e sfruttato abilmente dalla Moratti e poi dal suo attuale erede, più soldi ai privati, che soli potranno permettersi di organizzare nel periodo estivo i corsi di recupero, perché le scuole pubbliche dell'autonomia saranno costrette, autonomamente, ad abdicare, per mancanza di finanziamenti statali, ulteriormente ridotti nella prossima finanziaria ma in compenso ulteriormente incrementati agli istituti confessionali. Dobbiamo dire di no. Dobbiamo avere il coraggio di sfidare la "loro" opinione pubblica. Dobbiamo dire che, in quanto fannulloni, rifiutiamo di lavorare in estate. E quindi non daremo il debito formativo a nessuno. Torniamo protagonisti di una testimonianza provocatoria, intelligentemente provocatoria. Sveliamo il bluff. Mandiamo a quel paese questi ministri che hanno deciso di adottare la "tolleranza zero" come unica forma della politica e dell'amministrazione dell'esistente. E lo fanno in modo subdolo, ipocritica, mistificatorio, perché del destino degli ultimi, dei giovani, a loro non frega niente. Conta lo slogan. Ma sotto lo slogan c'è la realtà di un Paese che spende per la scuola un punto in percentuale in meno della media dei paesi europei, che taglia gli insegnanti di sostegno, che aumenta il numero degli alunni per classe, che ci costringe, date queste condizioni, a bocciarli e perderli i nostri ragazzi e, per sopraggiunta, ci chiede pure di infierire, tanto per accontentare gli idioti che reclamano severità e sicurezza e mai si domandano da quali cause nasca la paura. Diciamolo, scriviamolo, urliamolo in piazza. Siamo fannulloni perché siamo dei bravi insegnanti e siamo orgogliosi di esserlo. Ci importano i ragazzi, il loro destino, la loro vita, il loro essere e crescere di uomini e donne, mentre voi, ex democristiani, ex comunisti, riformisti ma non riformatori, volete solo fare strame dell'intelligenza, dei sogni, del sapere, schiavi come siete di un'ideologia totalitaria che vorrebbe ridurre la vita ad un fattore di produzione, ad un sistema di compatibilità tecniche e contabili.


Non si risenta la gente per bene
se non mi adatto a portar le catene.
Ti diedero lavoro in un grande ristorante
a lavare gli avanzi della gente elegante
ma tu dicevi -il cielo è la mia unica fortuna
e l'acqua dei piatti non rispecchia la luna
(Fabrizio De André, Il fannullone)


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Paolo Vecchio    - 05-10-2007
Questo articolo ha due volti e due verità. Di quali fannulloni parliamo? Di quelli, tutto sommato romantici, che lottano da soli contro tutti, si può avere stima, ma l'autore sembra dimenticare che di fannulloni veri tra noi ce ne sono anche troppi. Io poi capisco il fascino delle posizioni un poco eccentriche, ma la difesa d'ufficio delle buone e ingenue intenzioni di Berlinguer mi pare proprio stravagante, perché a distruggere la scuola quello s'è impegnato molto, almeno quanto la Moratti e Fioroni ai quali anzi ha aperto la strada.

 C66    - 06-10-2007
Condivido completamente l'intervento di Paolo Vecchio, inoltre vorrei sottolineare che c'è una sostanziale differenza fra l'essere "improduttivi" dedicandosi (per fare un esempio) alla speculazione filosofica e l'esserlo (sempre per fare un esempio)passando le giornate alla playstation.
Temo che buona parte dei fannulloni dedichi il proprio tempo libero ad attività lobotomizzanti come la seconda piuttosto che ad attività intellettualmente arricchenti come la prima.



 Giovanni p.    - 07-10-2007
Non a caso l'elogio dell'ozio è stato un tipico atteggiamento della piccola borghesia intellettuale emarginata, sradicata, impaurita. In generale, per ogni fannullone, romantico oppure no, ci dovrà essere da qualche parte un contadino, un operaio che si devono rompere la schiena anche per lui. Se questo è il massimo del pensiero alternativo di sinistra, ho paura che ne vedremo delle brutte.

 Marino Bocchi    - 07-10-2007
Accetto la critica. Piccolo borghese e impiegato statale lo sono per condizione sociale, facendo l'insegnante, anche se vengo da una famiglia di operai e contadini, le cui lotte di tutta una vita mi hanno insegnato che la liberazione dal tempo di lavoro per ottenere sempre più tempo libero da dedicare a sé, ai propri bisogni spirituali, culturali, ecc., era e resta una conquista che valeva e vale il costo di tanti scioperi, di tanti sacrifici e vessazioni e accuse di luddismo (vi ricordate la polemica sulle 35 ore?). Ma forse ho capito male. Ringrazio Giovanni per avermi fatto finalmente capire che lo spaccarsi la schiena è invece una condizione eterna a cui è destinata una gran parte dell'umanià, la quale va presa ad esempio della universale condizione esistenziale dell’uomo. Credo che la “sinistra” di Veltroni, Fioroni e del futuro partito democratico, la sinistra saggia, prudente, pragmatica, sarebbe d’accordo. Per cui, essendo ormai quella la “sinistra” trionfante, non sarei così pessimista, Giovanni. Ci aspettano invece tempi bellissimi.

 Anna Zambito    - 08-10-2007
I commenti malevoli che sta ricevendo sono ingiusti e non colgono secondo me il significato del suo messaggio, che io condivido quasi del tutto. Sono d'accordo quando descrive il "tipo" di inegnante che stanno attaccando e quando ci invita a reagire contro certi Ds sono peggio dei leghisti. Non mi piace invece il tono che in altre occasioni ha usato, perché lei certe volte si mette un poco più in alto degli altri, come se facesse parte di una piccola schiera di eletti.Quello è un tono che non si concilia con ciò che scrive oggi. Mi rifersisco ad un commento in cui scrive che, come Francesco Mele lei fa parte di "quelli ai quali di respirare la stessa aria di un secondino non ci va". Un po' snob insomma, mi scusi, e poi molto in contrasto con altre parole sue, in cui dice che la sua pigrizia, che non pare più tanto ribelle, la spinge a rimanere nella Cgli. Dice che lo fa perché ci sono i metalmeccanici e il mito operaio, ma lei però è iscritto alla Cglil scuola, che è indifendibile; e poi l'assistenza legale ai migranti o ai pensionati non la offre solo la Fiom., ma molti altri. Io credo che se sceglie di opporsi e di ulrare per le strade non può stare con un piede dentro e uno fuori. Si dovrebbe decidere: o dentro o fuori.

 Marcel L.    - 09-10-2007
Caro fannullone, sono quelli con le idee come le tue, quelli che confondono i pari diritti per tutti con l'egalitarismo a tutti i costi, ad avere affossato l'Italia. La situazione delle promozioni a pioggia è attualmente scandalosa. Se trovi corretto insegnare ai ragazzi che fra impegno e risultati non c'è nesso alcuno, se credi che instradarli alla vita significhi insegnare loro che senza applicarsi si riesce ugualmente, hai delle grosse responsabilità sulle spalle. Il merito è l'unico strumento realmente democratico di cui disponiamo, l'unico che possa metterci tutti sullo stesso piano. Se vuoi promuovere i ragazzi che non studiano probabilmente ti sta anche bene che a scuola si assumano docenti prescindendo dal loro merito ma solo sulla base del criterio aberrante dell'anzianità di servizio pre ruolo. Strano che questa Italia non ti piaccia perchè con queste idee contribuisci non poco a costruirla

 Marino Bocchi    - 09-10-2007
Cara Anna, la ringrazio per il tono gentile, che è poi quello a cui anch’io ho sempre cercato di attenermi nei miei interventi. Che sono poca cosa, ultimamente. In passato, forse, ne ho scritti di meglio. Rileggendo gli ultimi mi accorgo che sono confusi e contradditori (ha ragione Paolo Vecchio, quando dice che Il fannullone contiene due volti e due verità) e dunque condivido la sostanza del suo giudizio critico e aggiungo che, proprio per questa mia nebulosià, mi fa molto piacere che lei abbia comunque colto il senso del mio messaggio. Per il resto, le assicuro che non mi ritengo affatto uno snob. E’ solo che sono stanco di sentire ripetere da sempre le stesse cose nello stesso linguaggio. E qui non distinguo tanto il linguaggio della destra da quello della sinistra, dato che ormai sono comuni ad entrambe. Secondo me stiamo vivendo una fase un cui si dovrebbe avere il coraggio intellettuale e morale di andare oltre, di saper “vedere” al di là dei nostri steccati mentali, di tentare il “folle volo” e puntare la rotta verso il mare aperto, verso l’ignoto che ci abbraccia. E non mi riferisco solo alla scuola ma al progetto di società che vorremmo per noi e per quelli che verranno dopo di noi. Ma io non ho la mente così lucida, per questo apprezzo e sostengo gli sforzi di coloro che, come Francesco Mele e gli altri, ci stanno provando. Fuoriregistro è nato anche per questo. Spero di aver chiarito un pò quello che provo e sento. La ringrazio ancora per la sua gentilezza e la sua intelligenza critica, che sono una gran virtù. Specialmente di questi tempi. Un caro saluto. Marino.