breve di cronaca
Cari segretari generali ...
Giorgio Cremaschi - 01-10-2007
Cari segretari generali, ritirate quel volantino

Una consultazione sindacale dovrebbe permettere ai consultati di decidere sulla base dei contenuti reali dell'intesa sottoposta alla loro valutazione. Purtroppo il volantino-manifesto di Cgil, Cisl, Uil per il sì all'accordo del 23 luglio 2007, contiene incredibili e paradossali omissioni e travisamenti della realtà. Se uno legge quel testo non ha davvero ragioni per votare no. Esso descrive una clamorosa vittoria sindacale, con la sconfitta di tutti gli ultimi attacchi ai diritti. Nemmeno la piattaforma presentata era così ottimista. Con quel manifesto Cgil, Cisl, Uil ci fanno capire tutto quello che avrebbero voluto ottenere, ma che non sono riuscite a portare a casa.

Il volantino dice che è stato superato lo scalone Maroni e che l'età pensionabile delle donne resta a 60 anni. Ma quando mai. Con un micidiale meccanismo di scalini e quote, persino peggiorativo per alcune classi di età della legge Maroni, l'età pensionabile nel 2013 sale a 62 anni, un anno prima di quanto prevedeva la vecchia legge. E anche la pensione di vecchiaia viene peggiorata, perché d'ora in poi subirà le famigerate finestre. Per cui le donne non andranno più in pensione a 60 anni, ma dopo quell'età, quando si aprirà la finestra.

Si dice che è stata evitata l'applicazione automatica, da subito, dei nuovi coefficienti di trasformazione di calcolo delle pensioni. Sottile ed iniqua furberia. L'accordo infatti peggiora la stessa riforma Dini, che prevedeva la revisione decennale delle pensioni dei giovani, previa verifica sindacale. Dal 2010, ogni tre anni e proprio con meccanismi automatici, le pensioni verranno tagliate. Già oggi i giovani possono ipotizzare nel 2016 un taglio del 10%-12% della loro pensione.

Il testo esalta la conquista di una nuova disciplina per i lavori usuranti, omettendo però che essa riguarda non più di 5.000 persone all'anno per dieci anni. E dimenticando di dire che i 5.000 fortunati non andranno in pensione tre anni prima di quanto previsto dagli attuali requisiti, cioè a 54 anni. Ma tre anni prima di quanto stabilito dallo scalone Maroni rivisto da Damiano, cioè non prima dei 59 anni a partire dal 2013.

Il testo esalta poi la conquista della centralità del lavoro a tempo indeterminato. Insomma, abbiamo vinto contro la Legge 30 e contro tutta la legislazione che in questi anni ha precarizzato il lavoro. Qui siamo alle favole. Oramai molti sanno che il testo dell'accordo dice l'esatto contrario, consolidando i contratti a termine, il lavoro interinale, il lavoro a progetto, lo staff-leasing, le terziarizzazioni, gli appalti, i subappalti e quant'altro in questi anni il legislatore abbia inventato. La legge viene addirittura peggiorata, visto che dopo 36 mesi di contratto a termine basterà una firma sindacale per andare avanti all'infinito con contratti precari. Sono porcherie, come ha detto il segretario generale della Cgil. Si può evitare il giudizio, ma non omettere il fatto.

Il testo sostiene che ci sono nuove misure a sostegno della competitività, ma non chiarisce che queste sono prima di tutto la scandalosa decontribuzione dello straordinario.
Queste sono le omissioni e le distorsioni più clamorose, ma tutto il volantino parla di un altro accordo, rispetto a quello effettivamente realizzato. Si esaltano consistenti risorse destinate al miglioramento della qualità e dell'efficienza dello stato sociale. Ma dove, ma quando? Si parla di solidarietà tra le generazioni. Certo, nel senso che con l'aumento dei contributi dei lavoratori dipendenti e dei precari a progetto, si pagano gli altri interventi sulle pensioni. Sì, perché l'accordo del 23 luglio è la prima intesa sociale formalmente autofinanziata dai lavoratori. Siamo noi, con i nostri soldi, a pagarla. Se qualcuno ci guadagna qualcosa, qualcun altro paga e ci perde. Non un centesimo viene dai ricchi, dai privilegi, dall'evasione fiscale e contributiva.
Quest'ultima è ovviamente una considerazione di parte. Come lo è il giudizio negativo sulla detassazione del salario variabile e flessibile, quando i lavoratori avrebbero invece bisogno di vedere detassato e rafforzato il salario del contratto nazionale. Su questo e su altri temi ci sono opinioni diverse, ma perché per sostenere il sì all'accordo si deve scrivere nei volantini l'esatto contrario di quello che è realmente contenuto nell'accordo? E' una scelta miope quella di recuperare voti facendo sperare nell'esistenza di conquiste che in realtà non ci sono. Ricordo nel 1995 chi andò nelle fabbriche a spiegare che per gli operai non c'erano problemi con la nuova legge Dini, perché immediatamente sarebbe entrato in vigore il miglior trattamento per i lavori usuranti. O chi teorizzava che il sistema di calcolo contributivo delle pensioni, che ha distrutto per le nuove generazioni la dignità della pensione pubblica e che questo accordo peggiora, sarebbe stato più conveniente del sistema di calcolo retributivo. E, più indietro ancora, ricordo chi sosteneva che eliminando la scala mobile la contrattazione avrebbe dato più soldi. Facendo lo stesso ragionamento che tanti sindacalisti oggi ci ripropongono sul contratto nazionale, che, se più leggero, lascerebbe più spazio all'aumento del salario azienda per azienda. Perché, lo si sa da tempo, i soldi che servono ai lavoratori sono sempre da un'altra parte.

Sarebbe ora di smetterla di raccontare illusioni. Se Cgil, Cisl, Uil sono convinte che questo sia un buon accordo, hanno il dovere politico e morale di spiegarlo così come esso è e non come si vorrebbe che fosse. Se si racconta altro si può strappare lì per lì qualche consenso in più, ma poi i guasti saranno più gravi. Perché chi ha votato sì, chiederà giustamente conto delle promesse mancate e lo farà magari ingrossando le fila dei tanti che oggi pensano di non potersi più fidare di nessuno e che l'unica parola da usare in pubblico sia il "vaffa".

No, cari segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, non è serio scrivere la piattaforma al posto dell'accordo e presentare quella alla consultazione. Anche perché qualcuno potrebbe chiedere per quali ragioni quella piattaforma sia stata così velocemente abbandonata.
Cgil, Cisl, Uil hanno scritto un documento, non l'hanno presentato alla consultazione dei lavoratori, non l'hanno sostenuto con la lotta, si sono fatte in luglio travolgere dalle pressioni e dalle contraddizioni del governo. Ora vorrebbero presentare ai lavoratori quello che magari intendevano davvero chiedere, ma che non hanno né sostenuto né ottenuto.
Si possono fare brutti accordi, ma prima bisogna averci provato e, in ogni caso, si deve avere il coraggio di spiegare la realtà, senza nascondere nulla. Non c'è niente di peggio di un sindacato che mostra di avere vinto quando tante lavoratrici e lavoratori pensano di stare perdendo tutto.
Per questo, cari segretari generali di Cgil, Cisl, Uil vi chiedo di fare un piccolo atto che aiuti la correttezza e la trasparenza del rapporto tra sindacato e lavoratori: ritirate quel volantino e distribuite un'informazione precisa e corretta su quello che avete firmato.

Giorgio Cremaschi
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 dalla Rete    - 01-10-2007
Welfare/ Cremaschi (Fiom) ad Affari: Epifani ha perso la bussola. Il sindacato è come la Bulgaria comunista, è la stampella del governo...

Welfare/ Assemblee calde. Fischi e contestazioni a Mirafiori


"L'intervista di Epifani è la dimostrazione della crisi del gruppo dirigente della Cgil, che da tempo ha perso la bussola. Non è un'intervista sindacale, ma politica. In secondo luogo, però, dà completamente ragione alle ragioni del no al referendum sul welfare". Il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Cremaschi, intervistato da Affari, attacca a testa bassa Guglielmo Epifani ('Soltanto il sì al referendum può salvare questo governo', ha dichiarato il leader della Cgil).

"Epifani ci dà ragione. Da tempo diciamo che questo accordo è un disastro, perché peggiora le condizioni di tanta gente. Non ci sarebbe nessuna ragione di firmarlo, se non quella di sostenere il governo. Purtroppo Epifani dice la verità - non che il voto dei lavoratori faccia cadere il governo, una sciocchezza - ma nel senso che questo accordo è stato fatto avendo in mente solo gli equilibri politici e non gli interessi reali del Paese".

Quello di Cremaschi è un affondo durissimo: "Questo apre un problema evidente nel sindacato, che non ha il compito di far cadere i governi ma nemmeno quello di sostenerli. Questa intervista dimostra che c'è un problema grande come una casa di autonomia del sindacato e che Epifani dà ragione a tutti coloro che nelle fabbriche dicono che il sindacato, a seconda di chi è al governo, cambia la propria politica. Basti pensare appunto allo scalone Maroni e alla legge 30, contro cui siamo scesi in piazza e che adesso sono rafforzati nell'intesa. L'intervista di Epifani è la più chiara affermazione delle ragioni del no".

 Corsera    - 01-10-2007
Prodi: «Con Rifondazione anche stavolta finirà bene, troveremo l'accordo» Welfare, assemblee calde a Mirafiori Fischi e contestazioni alla fabbrica Fiat dove i segreteri generali stanno esponendo ai lavoratori i contenuti dell'accordo di luglio

TORINO - Alla Fiat di Mirafiori assemblee calde dei lavoratori: i sindacati conferedali stanno spiegando (le riunioni sono ancora in corso) il protocollo su welfare e pensioni siglato lo scorso luglio con il governo. Ma sono stati spesso interrotti da fischi e contestazioni da parte dei lavoratori. Poco dopo mezzogiorno è terminato l'intervento del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, mentre è in corso quello di Morena Piccinini della segreteria nazionale della Cgil. Prenderanno la parola anche la segretaria confederale della Cisl, Anna Maria Furlan, e il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini.

FISCHI - Il clima è decisamente vivace: secondo quanto è trapelato, gli interventi dei rappresentanti sindacali avrebbero sollevato contestazioni. Fischi, invece, sarebbero stati indirizzati a un delegato della Fiom che si è detto «favorevole» al protocollo, mentre applausi avrebbero accompagnato le dichiarazioni dei delegati che hanno manifestato la propria contrarietá al documento.

A PORTE CHIUSE - I giornalisti non partecipano alle assemblee sul protocollo firmato il 23 luglio scorso. Sulle porte chiuse alle assemblee c'era stata una forte polemica nei giorni scorsi, culminata con una lettera aperta firmata da 211 lavoratori di Mirafiori. La stampa era presente nelle assemblee del dicembre 2006, alle quali intervennero i leader nazionali di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Nel corso di quelle assemblee ci furono fischi e contestazioni nei confronti dei segretari generali.

PRODI - Con Bertinotti «tutte le volte sembra che debba andare male e invece va bene. Credo che anche questa volta si metterà bene». Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, si mostra fiducioso sul confronto con Rifondazione comunista sul protocollo sul welfare al termine di un incontro con i candidati alla segreteria del Pd. «Troveremo l'accordo», ha aggiunto Prodi. E poi: «I lavoratori votino pure, ma il protocollo aiuta i poveri».

 Coordinamento nazionale Rsu    - 02-10-2007
Scivoloni Sindacali: Bonanni (Cisl) ed Epifani (Cgil) a furia di lasciare interviste si lasciano scappare la verità.


Grazie alla sua intervista su Repubblica del 30 settembre sappiamo finalmente che Epifani chiede ai lavoratori di votare Sì all'accordo "altrimenti cade il Governo".

Di fronte a questa affermazione cadono come mele marce tutte le argomentazioni sindacali in difesa dell'accordo. E' lo stesso Epifani a riconoscerlo ammettendo che questo accordo è stato firmato solo per dare ossigeno al Governo permettendogli di trasferire somme ingenti dal conto previdenziale (in attivo) alle spese per l'assistenza (che dovrebbero essere a carico della fiscalità generale), tanto che un eventuale NO dei lavoratori all'accordo farebbe cadere il Governo.

Altrettanto sbalorditivo il commento di Bonanni rilasciato ai TG nazionali e ripreso dalle agenzie di stampa: 'E' penoso che il governo abbia motivato la scelta di approvare il protocollo sul Welfare il 12 ottobre per rispettare la consultazione dei lavoratori, che si tiene l'8, 9 e 10 ottobre'

Come a dire che per Bonanni questo Referendum è una farsa e che il parere dei lavoratori sull'accordo è qualcosa di assolutamente marginale per lui.

A ragion di cronaca registriamo che Epifani è subito corso a smentire la sua intervista a Repubblica dicendo di essere stato frainteso. Ma è una smentita che lascia il tempo che trova, sia perchè Repubblica la conferma in toto esibendo la registrazione e sia perchè lo stesso Epifani non si smentisce altrove quando, per sostenere l'accordo, dichiara nelle assemblee che senza l'approvazione dell'accordo si aprirebbero periodi bui e tempestosi.

A conti fatti queste dichiarazioni fanno capire una cosa molto semplice e cioè come ormai sia avanzato il processo di trasformazione del sindacato da movimento dei lavoratori a organizzazione autoreferenziale che presume e pretende di esistere a prescindere dal rapporto con quella che dovrebbe essere la sua base e la sua ragione di esistere, e quanto sia compromesso il grado di autonomia sindacale verso la politica.


Coordinamento RSU