Risolveremo tutto con grembiulini e fiocchi?
Sandra Coronella - 06-09-2007
No, non va bene. C'è troppa confusione.
Come ogni volta che la scuola arriva sulle prime pagine dei giornali e dei telegiornali.
Ieri la presentazione delle Nuove Indicazioni, oggi il decreto di inizio anno che - stranamente ma non troppo - mescola i prof "fannulloni" con il ripristino dell'esame di terza media....e di tutto un po'.
Le Indicazioni saranno studiate, discusse, provate dalle scuole, e fin qui tutto bene.
Tutto bene nel metodo, ma pare anche nei contenuti, o almeno in buona parte di questi, e non c'è da stupirsene anche perché nel gruppo che le ha elaborate ci sono nomi di tutto rispetto.
Eppure...
Quando le "cose di scuola" escono dalle aule e dagli uffici e diventano argomento di informazione e di commento per l'opinione pubblica, chissà perché, c'è un'aria di banalizzazione irritante, e direi anche offensiva proprio per il mondo della scuola. E c'è anche altro, forse anche più preoccupante.

Il messaggio che ho ritrovato stamattina su tutti gli organi di informazione era: Tornano le tabelline e la grammatica (solo qualcuno aggiungeva anche la storia e la geografia), via le tre I della Moratti, le tabelline sfrattano il computer...e altre simili amenità.

Quindi...la grammatica e le tabelline. In tutta onestà credo che neppure la Moratti abbia mai detto che non dovevano essere insegnate. Sbaglio?
Ma perché mai queste dovrebbero "cacciar via" il computer e l'inglese?
Si potrebbero contrapporre a questi slogan un sacco di ovvietà, come per esempio il fatto - risaputo da sempre - che le lingue si imparano bene da piccoli. Ma in effetti, nelle indicazioni non c'è scritto di eliminare l'inglese, anzi, si parla perfino di una seconda lingua.
Si potrebbe anche dire che il computer serve da almeno dieci anni agli insegnanti più preparati proprio per insegnare l'italiano, la storia, la geografia, le scienze e la matematica. (Quando ci sono...i computer, perché con quel che è rimasto nelle casse delle scuole il problema si risolve quasi da sé).
Così come si potrebbe dire che c'è progetto e progetto.

Ma veramente credo che queste banalità le conosca benissimo non dico la Commissione per le Indicazioni, ma perfino lo stesso ministro, il quale mi pare - oggi come sempre e purtroppo come molti - più attento all'effetto mediatico di immagine e alle questioni "politiche" (in senso stretto, molto stretto) piuttosto che alla realtà della scuola. (Bisognerebbe però scoprire questa chi gliela racconta...)

Ma bisogna - credo - stare attenti. Soprattutto agli umori, ai modi di pensare, a ciò che si va a smuovere nell'opinione pubblica - dentro e fuori la scuola - con certe uscite.

Perché se metto insieme le tabelline e la grammatica, il rifiuto del computer, i nomi dei fiumi, mari e monti da imparare a memoria, il ripristino dello sbarramento di ammissione all'esame di terza media, l'idea degli esami di riparazione, il taglio ai posti di sostegno e l'idea per ora solo accennata ma presente del ritorno alle classi separate per i disabili e magari per gli extracomunitari, allora c'è veramente da aver paura.
Perché l' immagine di scuola che ne ricavo è quella descritta in un bell' articolo di Franco Frabboni
: E' la scuola delle orecchie d'asino, dell'imparare a pappagallo e delle domande quiz, ma è soprattutto la scuola dell'esclusione, della separazione,.

Se a questa polverosa idea di scuola aggiungo il contemporaneo e pericoloso polverone sulla semplificazione dei provvedimenti disciplinari a carico dei docenti; se ci aggiungo il provvedimento sull'apertura delle scuole al pomeriggio, con quella idea di doposcuola vecchio-stile, magari da appaltare alle parrocchie (o sarà la i di impresa che torna dalla finestra?), se poi mi ricordo le recenti dichiarazioni di Fioroni a Rimini sui finanziamenti alle scuole private "semplicemente perché esistono", se giro indietro di una pagina nella mia rassegna stampa e ritrovo le centinaia di posti di organico tagliati, se infine provo a svelare quello che giustamente l'assemblea delle scuole bolognesi ha definito un esempio di pubblicità ingannevole sul ripristino del tempo pieno approvato oggi....allora mi preoccupo, e molto, per il futuro, ma anche per il presente della scuola.

Ma se esco un attimo dall'ambito scolastico e provo - come si dice - a contestualizzare, e faccio caso che le notizie sulla scuola stasera al telegiornale venivano subito dopo quelle sulla "tolleranza zero", e quindi su un uso che personalmente considero demagogico e sbagliato del bisogno di sicurezza che indubbiamente le persone hanno...se mi accorgo del silenzio che sta coprendo i ripetuti e sempre più espliciti attacchi della chiesa alla legge sull'aborto e alla laicità dello Stato, se penso ai partiti e al modo come si muovono, se insomma ancora una volta provo a respirare "l'aria che tira" in questo paese, la preoccupazione diventa qualcosa di più.

Per questo dico a tutti noi: Stiamo attenti. E lo dico - per quanto riguarda la scuola - anche a coloro (e tanti ne conosco) che - a sinistra - in questi ultimi anni hanno spesso avuto un atteggiamento secondo me un po' troppo chiuso e un po' nostalgico verso un certo tipo di scuola.
Parlo di coloro che nella scuola del "Non uno di meno" vedevano prevalentemente il cosiddetto "promozionismo". E che nell'autonomia vedevano quasi esclusivamente il "progettificio" (termine non a caso ripreso proprio dal ministro.
Non è sempre tutto uguale. Non è sempre notte e non tutti i gatti sono grigi allo stesso modo.
Contrariamente a quanto alcuni dicono, non sono uguali tutti i governi che si susseguono e non sono uguali neppure le cose che vengono proposte.
Stiamo attenti per favore. Non facciamo e non accettiamo polveroni, perché altri ne approfittano.
Oggi, ad esempio, la chiarezza è indispensabile per distinguere dove si tratta di recuperare serietà e impegno nello studio e dove invece la scuola si ridurrebbe soltanto a prendere atto del proprio fallimento nei confronti di una gran parte, forse una parte sempre crescente dei giovani.

Per quanto riguarda le Nuove Indicazioni Nazionali, credo che sia giusto raccogliere l'appello a discuterne, anche perché è un modo per riportare nelle scuole il confronto culturale e pedagogico, così come nelle superiori bisognerà per forza fare in relazione al decreto sull'obbligo.

Nello stesso tempo nessuno, né ministri né forze politiche, può pensare che si sia così ingenui da dimenticare o da lasciare sotto silenzio la realtà concreta che anche in questo inizio di anno rende difficile ripartire con serenità.

Ma cerchiamo anche di rispondere a questa volgarizzazione dilagante nella rappresentazione di ciò che accade o dovrebbe accadere a scuola. Qui si tratta anche di decidere se una scuola che - come dice Fioroni - costituisce solo una modesta parte delle occasioni di apprendimento e di crescita dei giovani, pensa per questo di chiudersi in se stessa, fingendo di risolvere tutto con una presunta maggiore severità, buttando quindi fuori o ai margini tutto ciò che disturba; o se invece magari proprio la scuola è (come del resto finora ha saputo spesso essere) un luogo dove nasce una cultura diversa, che faccia da antidoto a questo virus davvero pericoloso che rischia di contaminare un po' tutti, tutta la società, chi la governa e chi è governato, una malattia che ci porta indietro, ma in questo caso putroppo non al "buon tempo antico".


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 C66    - 10-09-2007
Siamo proprio sicuri che questa idea di "scuola diversa" non sia stata solo l'ennesima utopia che risulta devastante quando viene tradotta in pratica?
Un'analisi dei risultati non viziata dall'ideologia dovrebbe far riflettere sul fatto che "nuovo" non è necessariamente sinonimo di "migliore".

 Isabella Vacondio    - 16-09-2007
Ma dove è scritto che non bisogna usare il computer e non bisogna insegnare l'inglese? E' dal 1987 (allora con il "Logo" e oggi con tutta la ricchezza che offrono software e rete internet) che io utilizzo in classe il computer come strumento didattico che mi aiuta a meglio "incontrare" le diverse intelligenze dei miei alunni di scuola media. Credo moltissimo che il computer sia uno strumento molto importante! Sono stata però molto contenta di questa "novità" delle tabelline, mi pare che lo sguardo sia stato posto su ciò che è davvero importante. Gran parte degli alunni che arrivano in prima media non conosce le tabelline, non sa eseguire le divisioni e scrive con tanti errori! E allora, va bene il computer, ma con moderazione. Specialmente alle elementari facciamo di tutto affinchè gli alunni acquisiscano "le conoscenze di base", poi o insieme benissimo anche il computer e l'inglese.
p.s. Benissimo anche la possibilità di non ammettere all'esame di terza media!
E poi MALISSIMO tante altre cose!!