breve di cronaca
La giustizia e la dignità
Superando.it - 13-06-2007
A bisogni uguali devono corrispondere uguali prestazioni: è uno dei punti centrali di questo documento prodotto dall'ANIEP* (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati), che invita il Governo ad un impegno anche economico perché i diritti delle persone con disabilità possano diventare effettivi.

Nel riconfermare l'impegno politico e culturale per l'inclusione dei disabili nella scuola, nella formazione, nell'università, nel lavoro, l'ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Hhandicappati) rileva un progressivo deterioramento delle condizioni concrete di vita, nonostante vi sia stata la ripresa dei rapporti con il mondo politico che si erano interrotti durante il precedente Governo.
In particolare l'ANIEP sottolinea come fatto di grande rilevanza l'impegno che il 30 marzo scorso l'Italia ha assunto per la ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e chiede che entro il 2007 il Governo vari una normativa accorpata sull'handicap, un Testo Unico aderente alla Convenzione, rivolto, anche e soprattutto, all'eliminazione delle difficoltà applicative che oggi compromettono l'esigibilità effettiva dei diritti.

Siamo alle soglie di un cambiamento giuridico epocale, ma si tratterà comunque di tempi troppo lunghi per chi deve vivere con problemi impellenti cui ancora a tutt'oggi non si risponde in modo dignitoso, mentre lo stesso trattamento verso i cittadini disabili registra sostanziali differenze da regione a regione, vanificando quanto l'ANIEP ha sempre sostenuto: a bisogni uguali devono corrispondere uguali prestazioni.
La ripresa degli organismi consultivi che assicurano il rapporto continuo con le forze politiche costituisce indubbiamente un segnale positivo, ma è necessario un coinvolgimento anche economico del Governo che dia spessore a scelte di civiltà che sono imprescindibili.
Bisogna constatare amaramente, invece, che gran parte delle richieste rivolte alle forze politiche al termine dell'Assemblea dell'ANIEP del 2006 sono rimaste inascoltate e assumono quindi un'urgenza ancora maggiore.

In particolare sono necessari provvedimenti legislativi in merito a:
- adeguamento delle provvidenze economiche e aumento sostanzioso delle risorse destinate al Fondo per il Sostegno delle Persone Non Autosufficienti;
- attuazione della Riforma dell'Assistenza (Legge 328/2000) e definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza, al fine di garantire le prestazioni su tutto il territorio nazionale in modo omogeneo;
- deducibilità dal reddito di tutte le spese sostenute per l'assistenza ai disabili in situazione di gravità, anche se prestate da personale non professionale;
- divulgazione dei progetti e della pratica della Vita Indipendente, dando i finanziamenti per l'assistenza direttamente all'utente che li gestisce personalmente, anziché destinarli ad istituti, cooperative o professionisti come avviene generalmente oggi;
- sostegno al lavoro dei disabili come mezzo imprescindibile per l'inclusione e per l'integrazione sociale;
- impegno concreto rivolto alla fruizione del diritto alla mobilità delle persone disabili, con particolare attenzione ai servizi di trasporto ferroviario e aereo.


L'ANIEP lamenta inoltre eccessi di burocrazia, al limite dell'accanimento persecutorio, nei seguenti casi:
- visite per l'accertamento dell'invalidità, spesso con attese di anni, i cui criteri è urgente ridefinire e i cui ricorsi dovrebbero prevedere procedure semplici e veloci, con il ritorno al ricorso amministrativo, mentre risultano ancora ingiustamente difficili;
- "verifiche" di controllo con visite mediche mortificanti a persone con disabilità gravi dovute a patologie che non regrediscono col tempo, visite che dovrebbero assolutamente cessare;
- iter farraginosi per ottenere la fornitura degli ausili, spesso insoddisfacenti per il ricorso a "gare di appalto" che peggiorano la qualità e allungano i tempi di attesa.

L'impegno culturale per superare l'immagine delle persone con disabilità come incapaci e bisognose - i cui diritti dipendono da benevolenza e pietismo - rimane per l'ANIEP il compito primario. Occorre quindi sollecitare i disabili ad una vita attiva, di relazione e di reciprocità, ricordando contestualmente alle forze politiche che la civiltà di una nazione si misura sul diritto alla dignità per tutti i cittadini nella concretezza della vita quotidiana.
La grande complessità del welfare non costituisce alibi per dimenticare che giustizia e dignità sono le nostre affermazioni contestuali alla rivendicazione dei diritti, cui le forze politiche e sociali devono rispondere nella pienezza delle loro responsabilità.

*Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati.
ll presente testo riprende la mozione conclusiva approvata dall'Assemblea Nazionale dell'ANIEP di Bellaria (Rimini) il 27 maggio 2007.


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 Laura Tussi    - 13-06-2007
RIPENSARE L’HANDICAP
Incontro con l’Alterità di operatori, servizi e famiglie.
Convegno a cura della rivista Pedagogika, con il patrocinio della città di Arese e il contributo della cooperativa sociale Stripes.

di LAURA TUSSI

Oltre le diverse interpretazioni, le lungimiranti intuizioni, le intenzioni benpensanti, riguardanti l’emergenza handicap, i vari interventi educativi, medici e riabilitativi, a livello professionale, di tipo operativo, risultano spesso “nascosti”, non evidenti, perché l’”altro”, il portatore di diversità ed alterità, è fonte di timore, paura e soggetto a segregazione, emarginazione e pregiudizio.
Un’evoluzione positiva dell’intervento professionale, operativo e riabilitativo, si auspica mediante una presa di coscienza generale di ciascun soggetto in causa, dall’educatore, allo psicologo, al famigliare, coinvolti nell’incontro quotidiano con questo sintomo del male sociale, con risvolti individuali e risposte spesso individualistiche ed egoistiche dove la quotidianità nella sua complessità, sfugge alle maglie attanaglianti delle rappresentazioni, che escludono le difficoltà e riducono spesso il problema all’ambito del diritto e dell’uguaglianza.
Gli interventi corretti rivolti ad handicap gravi non devono avere origine in un umanitarismo pietistico o masochista, ma nel rispetto dei diritti e nella consapevolezza che l’azione professionale ben fatta a favore del diversamente-abile, volta al bene sommo del “diverso”, è vantaggiosa per l’intera società che riscopre, nell’apertura verso le insondabili e poliedriche sfaccettature, le polimorfe caratteristiche dell’umano, dei valori inalienabili, insostituibili, imprescindibili ed arricchenti per una civiltà purtroppo votata al consumismo e al rifiuto dell’inefficienza come la nostra. Dunque il rispetto, il confronto, la tolleranza positiva e non pregna di sufficienza e recondito disprezzo, il dialogo costruttivo, l’interscambio di opinioni, il contatto con ogni aspetto, peculiarità e carattere di “alterità” che permea l’esistenza umana e la sua ontologia.
Gli interventi a favore dell’handicap devono incentrarsi su principi di socializzazione, suscitare stimoli socializzanti e non segreganti, che inibiscono la capacità del dialogo, dell’interscambio dia-logico, nell’assenza di abilità relazionali e socializzanti: la necessità di raggiungere risultati positivi nell’azione operativa, di conseguire una giusta integrazione, buoni livelli di autonomia, sono obiettivi fondanti presi in carico da tutta la comunità sociale ed educante. Abbandonare il problema handicap a se stesso significa impoverire una comunità e aprire una ferita profonda sul piano culturale, a partire dal nucleo famigliare del disabile che diventa decisivo con la sua centralità affettiva, in quanto non deve permettere di ridurre il figlio a un caso, a una categoria di disabilità, ad un’utenza, indirizzato da “politiche societarie” che valorizzano la soggettività sociale, le reti associative e di volontariato e le relazioni interfamigliari, attribuendo rilievo alla centralità dei legami familiari e societari. L’intervento riabilitativo non dovrebbe dunque esasperare la differenza, facendo di questa stessa peculiarità la stigmate stessa dell’emarginazione. La segregazione è un fenomeno imperante e omnipervasivo. Le risposte alle esigenze dell’handicap vanno fornite in organizzazioni di servizi come per altri cittadini.
Un’azione riabilitativa corretta deve permettere al soggetto di vivere in modo agiato la città e il quartiere, evitando l’emarginazione segregante in centri residenziali, con eccessivo concentramento di persone. Occorre consentire un’equa distribuzione sociale del peso materiale e psicologico che non dovrebbe gravare totalmente nell’ambito della famiglia, penalizzandola.
In quest’ottica olistica di intervento risulta auspicabile l’adozione di piccole comunità residenziali o semiresidenziali, interventi qualitativi come servizi aperti che facilitino l’interazione e la partecipazione di tutti i soggetti in causa: gli operatori, il personale medico e riabilitativo, gli educatori e i famigliari, che possano interagire nell’ambito di servizi collocati in zone abitate, facilmente raggiungibili e accessibili, perché l’obiettivo principale, il focus fondamentale sotteso all’azione di ogni intervento consiste nell’integrazione.

I miti della società dell’effimero

Una società fondata sul principio del valore e della sopravvivenza del più forte presenta notevoli svantaggi perché conferma principi ancestrali e primordiali quali il culto della potenza fisica, la rivalità, l’inimicizia, il dissidio, la supremazia e il principio di onnipotenza che emargina o addirittura annienta i più deboli. In una società che incoraggia la competizione economica, il successo del potere, la supremazia dell'arroganza rispetto al dialogo rispettoso e al confronto pacifico, vengono abbandonati principi valoriali basati sull’etica, fondati sulla giustizia che stimolano alla solidarietà ed alla cooperazione solidale per l’emancipazione personale di ogni singolo e distinto individuo, in quanto portatore di una insita diversità.
Una civiltà, una società, una comunità basate sul principio di potere e di onnipotenza, fondate sul primato dell’economico, in un’ottica massificatrice ed edonistica del tempo libero dove riecheggia l’eco del prestigio del dio denaro in chiave strettamente consumistica ed aleatoria, per raggiungere gli scranni del potere con politiche dell’effimero, queste portano di conseguenza ed inevitabilmente, come anche la Storia insegna, all’esclusione degli infermi, dei deboli, delle minoranze, degli anziani, insomma dei diversi, e come è stato, al loro annientamento.
In base a questi presupposti si deduce che il problema, la questione handicap può arricchire una società di valori e principi di apertura al dialogo tra diversità, in un “mito” che qualcuno sta vivendo in una nuova civiltà che finalmente vede nel più debole non più un perdente, ma un’occasione per provare e dare Amore.