Miracoli da Draghi per le banche italiane
Doriana Goracci - 18-05-2007
Il gergo usato sopratutto nei settori del credito di alto profitto come gli uffici Mutui è quello della guerra.

All'Unicredit le agenzie immobiliari accreditate sono chiamate gli Alleati. Noi continuiamo infatti ad essere
in trincea, come clienti, dipendenti, pensionati.

Troppo spesso e luogo comune è il dichiararsi indifferenti, quasi con fare snobistico, a queste strategie di mercato e di borsa.

Chi è in rosso perchè
pensa che non ha nulla da investire e nel frattempo è "cravattato".
Chi ha un po' di risparmi perchè pensa di essere al riparo con i suoi fondi obbligazionari.
Chi ha un po' più tanto di risparmi perchè spesso crede di avere capito il sistema e azzarda qualcosa in più e poi il Sole 24 ore o Milano Finanza sono dei bei quotidiani da leggere, fa tendenza...

Poi ce ne sono tanti, tanti parecchi che non hanno neanche il conto e si ritrovano un giorno obbligati ad aprirlo dall'agenzia interinale o dal padroncino di turno.

Poi ci sono quelli che sono convinti che pagheranno ma intanto mangiano...hanno la carta a rate e nessuno li ferma il sabato. Il loro carrello è pieno: di debiti vertiginosi e ignorati.

A grandi passi il mondo delle banche e delle assicurazioni, aspetta il grande silenzio-assenso dei lavoratori per banchettare con il loro Tfr a fine giugno.
Slurp, sono ingordi, si sa . No anzi, bisogna dirlo a voce alta o con un passa parola, con ogni mezzo.

Di seguito una rassegna stampa ri-titolata dalla sottoscritta, esodata Banca Intesa volontariamente, con altri 6500, parecchi obbligati a fare le valige,
perchè la Banca navigava intorno al 2003 in cattive acque... E' vero, infatti il nostro Fondo pensione è andato a gambe all'aria.

Loro ridono ancora...

Doriana Goracci


PROMESSA DI MATRIMONIO

Questa mattina l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo e il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, sono stati ricevuti in Banca
d'Italia dal governatore Mario Draghi. I due banchieri sono arrivati a Palazzo Koch a bordo della stessa auto. Successivamente sono andati, sempre
insieme, alla sede della Consob l'organo di controllo di Borsa.

Le due banche daranno vita a un colosso creditizio dal valore di 100 miliardi. L'operazione dovrebbe essere formalizzata già domenica, con i consigli di amministrazione dei due gruppi bancari.

Nascerà, con uno scambio azionario interamente carta su carta, il quinto gruppo bancario europeo, che avrà il presidente e l'amministratore delegato di UniCredit e la vicepresidenza di Capitalia, con Cesare Geronzi. Uno dei nodi da sciogliere è l'assetto di Mediobanca e Generali.

MIRACOLI DA DRAGHI

Sei grandi operazioni tra banche italiane e due importanti acquisizioni da parte di gruppi stranieri. Tutto in 17 mesi. Quelli trascorsi da quando Mario Draghi ha assunto la guida della Banca d'Italia.
Domenica, una decina di giorni prima delle Considerazioni finali, i consigli di amministrazione delle banche coinvolte daranno il via libera alla fusione tra UniCredit e Capitalia e a quella tra le Popolari di Milano e dell'Emilia Romagna. Nei mesi scorsi sono nate Intesa Sanpaolo (che sta per rilevare Carifirenze), Ubi Banca e Banco Popolare. Sono sbarcate in Italia Bpn, con Bnl, e Abn Amro, con AntonVeneta. Ma anche il Crédit Agricole,che ha
rilevato gli sportelli "di troppo" in Intesa Sanpaolo. E non è escluso che il Santander possa fare altrettanto con UniCreditCapitalia.
L'appello di Draghi a rafforzare il sistema aumentando le dimensioni medie attraverso aggregazioni è stato raccolto dai banchieri con solerzia.

LA MEMORIA DELLE PRIME PRIVATIZZAZIONI

Sono nate due grandi banche, italiane ma di dimensioni europee: Intesa San Paolo e UniCredit, che manterrà il nome dopo la fusione. Ed è curioso notare che esse si sono sviluppate partendo dalle strutture della Banca Commerciale e del Credito italiano che erano le due più grandi banche italiane già nel 1920.

I SINDACATI

I sindacati che pure si dicono soddisfatti per il fatto che verranno mantenuti centri direzionali a Roma e nel Sud, tuttavia sottolineano che "destano preoccupazioni e saranno oggetto di un'accurata verifica le notizie che attribuiscono le sinergie per il 65% a risparmio sui costi e per il 35% a maggiori ricavi".

I CONSUMATORI

Bene la fusione tra Unicredit e Bankitalia purché smentisca la pratica già diffusa con le passate fusioni bancarie, "di vessare ulteriormente" i clienti, più che portargli benefici. E' l'opinione di Adusbef e
Federconsumatori, secondo le quali "se l'operazione di fusione, oltre al bel nome Unitalia che evoca unità e concordia, riuscisse anche ad abbattere gli alti costi dei servizi bancari, i consumatori potrebbero riconciliarsi con le banche".

Le operazioni di aggregazione, denunciano le associazioni, "non sono finora riuscite a ridurre gli elevatissimi costi dei servizi bancari, che restano
tra i più cari del mondo, né a produrre alcun tangibile vantaggio ai consumatori, che al contrario, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno dovuto subire un evidente peggioramento della qualità dei servizi".

Dai dati elaborati dall'Adusbef emerge infatti che "nel 1994 (anno fatidico di fusioni e concentrazioni bancarie) un conto corrente non convenzionato con 11,5 operazioni mensili, costava 217,88 euro, le banche erano 1.037 con 22.133 sportelli bancari, mentre gli utili netti si attestavano a 7,8 mld di
euro, conseguiti principalmente sulla forbice dei tassi di interesse a due cifre. Le operazioni di fusione e concentrazioni (ben 398 dal 1993 al 2005), spacciate per produrre economie di scala con ricadute positive per i correntisti,hanno sì ridotto il numero delle banche, da 1.037 a 778, facendo aumentare il numero degli sportelli, passati da 22.133 a 31.000 (+8.867), ma - continuano - invece di far abbattere i costi dei conti corrente, li hanno fatti aumentare del 155,39%, mentre gli utili sono più che raddoppiati,
passando da 7,8 mld di euro a 18,7 mld di euro".


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