Dallo Speciale Il tempo e la storia |
F.M. - 17-05-2007 |
Foibe vere e foibe finte. Quella di Basovizza è finta. La prova? Lo stesso Il Piccolo la fornisce. Da Il Piccolo del 10 gennaio 1995. “...l’elenco dei ritrovamenti è tratto dal punto 3 del rapporto segreto datato 15 ottobre 1945, inviato dal colonnello Earle B. Nicols della sezione informativa G- 2 del Quartier Generale delle Forze alleate all'Assistant Chief of Staff, il tenente colonnello J.G. Sweetman. Il documento è conservato negli archivi del Public Record Office di Londra. ..L'operazione è iniziata il 7 agosto, ma a causa di molti problemi fastidiosi dovuti all'equipggiamento non idoneo, i lavori rimasero bloccati per due settimane fino alla sostituzione della benna, e nessun soddisfacente recupero fu possibile fino al 21 settembre 1945. Il materiale recuperato durante tale periodo comprende sia molti oggetti vari mescolati a pietrisco, sia stivali contenenti i resti di piedi d'un cadavere senza testa. Su 52 tentativi solo 38 furono portati a termine con successo. Il migliore e più efficace recupero fu iniziato il 22 settembre e fu stilato un rapporto giornaliero del materiale recuperato qui sotto elencato. 22 settembre una tunica e un braccio umano 23 settembre: recupero insoddisfacente 24 settembre: due carcasse di cavallo, parti di un'arma automatica e il fodero di una spada. 25 settembre: resti di un cavallo e tre corpi umani (uno di un tedesco WO, un altro presumibllmente di un tedesco), il terzo presumibilmente di sesso femminile. 26 settembre: quattro corpi umani, resti di cavalIo e indumenti 27 settembre: resti umani (human flesh) resti di cavallo e zoccoli. 28 settembre: un corpo umano, resti umani 29 settembre: giorno dedicato alla manutenzione. 4 ottobre: resti umani, resti di cavallo, indumenti e uno stivale. 5 ottobre: resti umani, due piedi, resti di cavallo, capelli. 6 ottobre: resti umani, pietrisco, legname. 8 ottobre: pletrisco, due piedi, uno stivale, un berretto inglese "G.S." (si pensa appartenuto per ultimo a un membro della guardia). (la bora?) 9 ottobre un corpo, due piedi, una mano, pletrisco. Nota: durante il mese di ottobre i rapporti non sono stati ricevuti con continuità." Allora? Da dove salta fuori quella cifra impressionante di corpi? Ecco da dove : ...Il giornalista Giovanni D'Alò, del "Giornale della sera" di NAPOLI, pubblicò nell' edizione del 30 novembre 1945 una descrizione dell'attività di recupero con la benna e propose, per la prima volta, il calcolo a metri cubi delle salme. A 190 metri di profondità - dice il giornalista - uno strato di 18,20 metri di spessore su una superficie di 24 metri quadrati: tre corpi per metro cubo moltiplicati per i 430-480 metri cubi di riempimento ed ecco il prodotto di 1.200-1.500 salme. Da Napoli quindi la notizia rimbalzò a Trieste e poi si diffuse … Seguendo la strada sensazionalista del Giornale di Napoli il " Messaggero veneto" e la "Voce libera" nell'agosto 1948 descrissero una esplorazione del pozzo ad opera di privati che constatarono come la profondità fosse salita a 192 metri contro i 226 indicati originariamente. Ma il fatto che gli unici ritrovamenti fatti immediatamente dagli Inglesi furono quei miseri resti citati in divisa tedesca fa ritenere che sotto non ci possano essere tutti quei corpi! Nell'aprile del 1849 il Consiglio comunale di Trieste deliberò la spesa per il recupero delle supposte salme ivi contenute. Non seguì alcun fatto. Anzi, il pozzo , all'inizio degli anni Cinquanta, divenne discarica del Governo militare alleato. E successivamente una ditta ottenne persino il permesso di recuperare il ferro. Infine lo stesso Comune di Trieste lo usò anch’egli come discarica. Con ogni evidenza il GMA (Governo Militare Alleato) non prese in considerazione i calcoli di quel giornalista di Napoli, ne le esplorazioni "private" di speleologi appartenenti ad associazioni di estrema destra con le loro misurazioni. Quanto alla delibera del Comune di Trieste perchè non ebbe alcun seguito? Perchè il sindaco Gianni Bartoli, democristiano ed esule istriano, autorizzò la discarica delle immondizie comunale quando gli Alleati se ne furono andati? Perchè padre Flaminio Rocchi potè far chiudere appena nel 1959 quella cosiddetta foiba che oggi è divenuta il principale atto d'accusa contro la Resistenza comunista, dapprima jugoslava ed oggi anche italiana? MA SOPRATTUTTO PERCHE' INVECE DI RENDERE QUALCHE ONORE AL NOSTRO "REGIO ESERCITO" SI TIENE NASCOSTA LA SUA SCOPERTA DELLE VERE FOIBE, QUELLE USATE DAGLI USTASCIA NOSTRI ALLEATI? |
Ottaviano Molteni - 18-05-2007 |
Da quella poca esperienza storica e diretta - attraverso conoscenze e persone - credo che di foibe possa e debba parlare solo chi, come i Triestini e gli italiani che abitavano nella zona "Istriana", chiamiamola così, ha vissuto, visto e perso tutto. Tutto senza che NESSUNO sia intervenuto non per difenderli, ma unicamente per ricordare correttamente quello che è accaduto. Solo loro hanno diritto di parlare. solo loro hanno diritto di accusare. Partigiani o ustascia, nelle foibe non ci sono finiti solo fascisti o nazisti, ma gente comune. Non ammetto giustificazioni di sorta. La morte è morte. Che sia un giallo, un rosso o un nero a darla. E se di tante altre atrocità si è parlato sino all'esaurimento, delle foibe si è sempre taciuto e nascosto. Un'altra verità che non si saprà mai esattamente. Come l'aereo di Ustica...come la strage di Bologna...come l'assassinio di Mattei...o di Salvatore Giuliano... Verità nascoste. Come il Cristo della cappella Sansevero a Spaccanapoli...opera in marmo di un realismo di altissimo livello...il Cristo morto giace sdraiato, ricoperto da un leggerissimo velo: dicono che a ben osservarlo sembra di vederlo muovere per il respiro del morente...Ma nasconde l'essenziale: la verità nuda e cruda. Rispettiamo la vita e onoriamo coloro che sono morti. chiunque essi siano. Non pronunciamo inutili condanne o accuse o dovremmo ricordare qualcosa che è stato detto da qualcuno, molto tempo fa..."scagli la prima pietra colui che è senza colpe!"... che vuoto ci sarebbe intorno a noi. |
Fabio Mosca - 19-05-2007 |
Caro sig. Ottaviano, lei dice "...credo che di foibe possa e debba parlare solo chi, come i Triestini e gli italiani che abitavano nella zona "Istriana", chiamiamola così, ha vissuto, visto e perso tutto..." Io sono triestino, ero ragazzino, ed ebbi degli zii acquisiti, ex soldati del Regio Esercito Italiano (e fascista), che dopo l'8 settembre andarono coi partigiani. Nel Natale '44, per sfuggire ad un terribile rastrellamento, passarono l'Isonzo ed andarono nel Territorio del IX Korpus, i partigiani sloveni . Combatterono quindi con i partigiani jugoslavi sino alla fine. Nemmeno avevano sentito parlare di foibe. Di questo vennero accusati al loro ritorno! Lei non sa, quindi legga e non sentenzi. Oppure si metta nei panni di chi, avendo lottato per la libertà, poi è stato accusato di crimini TIPICI DEI FASCISTI. Il documento da me scoperto rimette le cose a posto. Le foibe furono usate, ma dagli USTASCIA. O forse per seppellire i morti dopo aspri combattimenti. Qui, sul Carso, ci fu battaglia, eccome! Il cannone tuonava in continuazione. Il ritrovamento di "carne umana " in divisa tedesca di cui parlo è testimone di come il cannone riduca i corpi. Nelle foibe del Carso sono state rinvenute DECINE di salme. In sostanza io dico, con gli ex partigiani superstiti, che quella delle foibe è una colossale montatura. Ne sono convinto tanto più da questo documento. Perchè la montatura? Perchè le foibe ustascia sono state tenute nascoste? Gli ustascia erano nostri ALLEATI. Non si doveva, allora, far conoscere cosa stavano facendo. Con noi combattevano i partigiani, il "nemico" comune. Perchè nemmeno dopo l'8 sttembre si è mai detto nulla di loro? Credo essenzialmente perchè i nostri generali fuggirono dal loro re a Bari. Quindi tacquero per gli stessi motivi dell'"armadio della vergogna": per salvare "l'onore" di un esercito che di onore ne ebbe veramente poco, come ha scritto il Del Sante nel suo "Italiani senza onore". |
Luigi - 20-05-2007 |
Lei dice che le foibe furono una gigantesca montatura. Quando parla de "le foibe" usa il plurale, però in realtà il famoso documento di cui lei parla si riferisce solamente alla foiba di Basovizza ("LA" foiba: femminile singolare). Mi parli invece - per esempio - della foiba di Vines e mi dica se secondo lei anche lì mai nessuno ci venne gettato dentro, e se anche quella è da considerarsi una montatura. Sarebbe di gran sollievo per tutti quelli che finora credono l'opposto. Oltre a ciò, lei sicuramente saprà che storici italiani e croati hanno compitato l'elenco completo - per quanto può essere completo un elenco di tale fatta - degli italiani morti ammazzati a Fiume durante la seconda guerra mondiale e dopo. Lei conferma questi dati? Mi spiega come e perché Angelo Adam (una persona che sicuramente lei conoscerà) è sparito nel nulla, e con lui pure la moglie e la figlia? La ringrazio per il suo sicuro impegno nella risposta e mi permetto un piccolo consiglio: non utilizzi solamente una fonte per sparare le sue sicurezze granitiche all'orbe terracqueo. |
Fabio Mosca - 21-05-2007 |
"...Mi parli invece - per esempio - della foiba di Vines ..." Volentieri. Anche se devo citare uno come me. della mia età ('36), che viveva a Vines nell'estate autunno '43. Egli vide coi suoi occhi un camion di prigionieri PARTIGIANI portato sull'orlo di quel pozzo minerario (non foiba) e falciati con la mitraglia e gettati dentro DAI FASCISTI. Gridavano VENDICATECI! UN MESE DOPO I MINATORI, DI OGNI NAZIONALITà, SARDI e siciliani, croati e italiani, ci gettarono i fascisti. Nella miniera di Vines, dovrebbe sapere, nel '40 esplose il grisou facendo quasi 200 morti. Comunque i Tedeschi estrassero i corpi e li fotografarono alla Goebbels montando una propaganda micidiale anti SLAVO-GIUDAICO comunista. La RSI s'impadronì prontamente della scoperta e fece un libro che a scuola, fra un preallarme e l'altro, vidi anch'io. Angelo Adam scomparve, e non si può sapere come. Dopo la vittoria di Tito scomparvero migliaia di persone anche senza processo, è storia. Ma morivano in carcere o in campi di prigionia. Le voglio ricordare che almeno 20000 italiani erano nell'Esercito di Liberazione. La "pulizia etnica" non era nella mentalità comunista, ma in quella fascista. Tito fu stalinista: Adam era un autonomista fiumano. Lungi da me dal giustificare lo stalinismo. Ma le foibe le iniziarono gli ustascia, questo è indiscutibile, PER LA PULIZIA ETNICA di Ebrei e Serbi. |
Fabio Mosca - 21-05-2007 |
Sig. Luigi, ma lei ha letto il documento dell'articolo o solo il mio commento? Aggiungo a quanto scritto prima che su Vines hanno scritto Galliano Fogar e Guido Miglia, non comunisti. Il plurale di foiba l'ho usato per le voragini scoperte dal nostro Regio Esercito nel '41. Sulle quali si è mantenuto il più rigoroso silenzio sino alla mia scoperta. 220 cadaveri sono stati estratti dai Tedeschi nel '43 dalle foibe in Istria e Dalmazia. Tra questi cadaveri si devono annoverare anche quelli di partigiani, come ho detto sopra. Pulizia etnica? Da parte di Ebrei, Zingari, partigiani... E' un paradosso! La pulizia etnica è un concetto fascista, ripeto. |
Luigi - 22-05-2007 |
Egregio signor Mosca, forse non mi sono spiegato bene. Io contesto la sua lettura unidirezionale dei fatti, per la quale - in modo smaccatamente evidente - tutto ciò che non si inserisce in modo coerente con i suoi pre-giudizi va minimizzato o contestualizzato in modo deformante. Lei dice che le foibe sono state una gigantesca montatura, poi dimostra di sapere che in realtà ciò non è vero: il fenomeno degli infoibamenti è esistito e ciò che è necessario - a mio modo di vedere - è definirlo in modo corretto, evitando di sparare a palle incatenate come fa lei. Oltre a ciò, quando le ho fatto notare che in pieno periodo titino (che lei ha correttamente definito - per lo meno in quel periodo iniziale - "stalinista") sono spariti da Fiume dei personaggi come Angelo Adam, un ebreo che dopo la deportazione a Dachau era tornato nella sua città per trovarvi la morte, lei in modo vergognosamente "peloso" fa le pulci: non si sa che bene cosa gli successe. Coraggio, signor Mosca: se si sforza un po' forse si accorgerà che Angelo Adam venne ammazzato dai titini perché era contrario al nuovo ordine politico e sociale imposto dai comunisti, i quali allora fecero fuori non solo lui, ma anche sua moglie e la sua figlioletta adolescente. Oltre a ciò, siccome a Fiume nel 1945 era ancora forte il pluricentenario sentimento autonomista, i comunisti croati non solo andarono alla caccia dei fascisti, ma ammazzarono tutti i capi dell'autonomismo fiumano. Lei saprà certamente che cosa scriveva in quel periodo "La Voce del Popolo" degli autonomisti... o no? Siccome si dà il caso che oltre a tutto il resto io conosca uno degli ultimi personaggi antifscisti ma autonomisti fiumani, che si fecero qualche anno di simpatica carcerazione sotto il periodo di Tito, la invito in modo molto cortese ma fermo a rispettare la storia personale di TUTTI quelli che soffrirono ingiustamente in quegli anni, senza quei suoi distinguo che testimoniano unicamente di una sua mala predisposizione ad una serena disamina dei fatti. Saluti. Luigi |
Luigi - 22-05-2007 |
Dimenticavo: ad estrarre i corpi dalle foibe nel 1943 furono gli italiani. Lei sicuramente saprà che c'è un "famoso" rapporto (c.d. "Rapporto Harzarich") su questi recuperi. Arnaldo Harzarich era maresciallo di terza classe del Corpo dei Vigili del Fuoco di Pola, e procedette ad un recupero *parziale* dei corpi, su incarico del comandante ing. Gaetano Vagnati. Ecco la parte del rapporto Harzarich relativa a Vines. Da quella foiba si recuperarono 84 corpi. Luigi ---------------------------------------------------- 16 ott. '43 - Foiba di Vines Esplorata in mattinata la foiba di Cregli i cui lavori devono essere sospesi perché la corda disponibile non basta per raggiungere il fondo, il personale designato dall'Autorità provinciale di Pola si reca nei pressi di Vines, alla foiba denominata "dei colombi" ove, secondo la denuncia di tale Monti da Albona, vi sarebbero dei cadaveri. Iniziano immediatamente i lavori, organizzati come segue: PERSONALE Maresc. Harzarich caposquadra Vigile Prinz Giuseppe " Biluccaglia Giordano " Dellore Giovanni " de Angelini Mario " Valente Mario Tutti del 41° Corpo V.V.F.F. di Pola. SCORTA Per tema di attacchi da parte di partigiani, ogni spedizione del genere ha una scorta armata che nella presente è rappresentata da 25 uomini forniti dalla Ps di Pola. AUTORITÀ PRESENTI Procuratore di Stato di Pola. Un medico di Pola del quale l'interrogato non ricorda il nome. 2 giudici o cancellieri del tribunale di Pola. 1 fotografo: Sivilotti di Pola. Alcuni parenti di scomparsi. ATTREZZATURA Biga formata da alcuni pali fissi all'estremità superiore e aperti all'estremità inferiore a mo' di piramide. Un paranco da VV.FF. con doppia carrucola: una per fissare l'operatore e l'altra di riserva. L'operatore è munito di elmetto, maschera antigas comune, vestito antipritico. Porta inoltre un telefono (militare da guardiafili) per il collegamento con la superficie. OPERAZIONE Terminata l'impalcatura che si vede nella foto n. 4 dell'allegato n. 2, il Mar. Harzarich scende. Alla profondità di 66 metri, sopra un piano fortemente inclinato, trova alcuni indumenti di vestiario maschili e femminili e due salme che vengono immediatamente portate alla luce. Il Direttore delle Miniere Carbonifere dell'ARSA, presente, riconosce i due per: 1. Stossi Bruno, di Giovanni, di anni 39, elettricista da Pola, operaio nelle miniere dell'ARSA. Vedi foto 1-2-3, alla lettera A, dell'allegato n. 2. 2. Chersi Mario, fu Andrea, capo Operaio nelle Miniere dell'ARSA, da Albona. Vedi foto n. 3 alla lettera B, dell'allegato n. 2. Il giorno successivo, il riconoscimento delle salme viene confermato dai famigliari accorsi. L'interrogato non è in grado di fornire particolari sulle eventuali colpe dei due che hanno indotto i partigiani slavi a prelevarli nelle loro case nella prima quindicina del settembre 43, per gettarli nell'abisso. I polsi dei disgraziati sono legati con filo di acciaio stretto da pinze. I corpi fissati, spalla contro spalla, da un altro cavo d'acciaio lungo circa 20 mt. e dello spessore di 5/6 mm. Il lavoro viene sospeso a sera. 17 ott. '43 I lavori si riprendono di buon mattino. Con materiale e personale messo a disposizione dalla direzione delle Miniere dell'ARSA, viene costruita un'impalcatura più idonea (vedi pag. 4 dell'opuscolo "Ecco il conto", allegato n. 3), dopodiché l' Harzarich scende a 146 metri per trovare un secondo piano. La visione è delle più macabre: il piano è pieno di cadaveri. Una sola salma può essere recuperata perché, per la improvvisa partenza della scorta armata, si devono sospendere i lavori. Il Direttore delle Miniere dell'ARSA riconosce anche tale vittima per suo dipendente, ma l'interrogato non è in grado di dare riferimento fotografico. Essi sono aiutati da 12 uomini della squadra di soccorso delle Miniere d'ARSA, messi a disposizione dalla Direzione di detta Società. Gli operatori scendono muniti di autoprotettore, in sostituzione delle maschere anti-gas, inefficaci per le grandi profondità. La scorta è assente. A sera altre 12 salme sono alla superficie. L'interrogato dichiara che esse sono certamente nelle foto allegate, ma non è in grado di riferire con esattezza. 19 ott. '43 Recupero di altre 14 salme. L'ing. Vagnati, comandante dei V.V.F.F. ordina la sospensione dei lavori per la mancata assegnazione, dopo la prima azione, di scorta armata, medico e sacerdote. Per interessamento dell'Ecc. Radossi, vescovo di Pola, e a richiesta insistente di molti famigliari di scomparsi, i lavori vengono ripresi il: 23 ott. '43 PERSONALE Maresc Harzarich Vigile de Angelini Mario " Bussano Giordano " Giacomini Bruno con la squadra di soccorso delle miniere d'ARSA. SCORTA 30 marinai tedeschi al comando di un ufficiale. AUTORITÀ Oltre alla regolamentare autorità giudiziaria, presenzia Mons. il Vescovo di Pola. I lavori portano al recupero di n. 12 salme tra le quali due donne che vengono riconosciute per: 3. Cnappi-Battelli Maria, fu Giovanni, di anni 42, ostetrica a S. Domenica di Albona. La sua uccisione è motivata, secondo le voci circolanti ad Albona, dall'assistenza ad un parto di donna slava che ebbe il bambino morto. Anch'essa fu prelevata dagli armati di Tito nei giorni che seguirono l'8 settembre 43, dalla propria abitazione. 4. Paoletti Teresa di Antonio, di anni 49, da Parenzo, casalinga. Ignorato anche il presunto motivo che ha condotto i partigiani slavi all'assassinio della Paoletti. Ott. '43 I lavori continuano, presente oggi, a rappresentanza dell'Autorità eccelesiastica, il parroco di Albona. Vengono estratte n. 18 salme. L'interrogato ricorda il riconoscimento di: 5. Rocco Isacco, fu Antonio, di anni 51, da San Lorenzo del Pasenatico. Il Rocco, pur avendo ricoperto la carica di segretario politico a San Lorenzo, era benvoluto e stimato per la sua onestà e soprattutto per il suo alto senso di italianità. Era ammalato di tisi. La sua salma è riprodotta nella foto n. 5 dell'allegato n. 2. Ott. '43 Con due discese vengono estratte le ultime 25 salme. Diverse sono subito riconosciute, ma l'interrogato non è in grado di fornire dei dati precisi. Terminano così le estrazioni dalla foiba di Vines con i seguenti dati finali: giorni di lavoro n. 8 discese effettuate n. 9 salme di vittime estratte n. 84 Fra queste 3 donne, 1 giovane di 18 anni e 12 militari germanici. Allegato n. 8 alla relazione: il Maresc. Harzarich alla superficie dopo molte ore di lavoro nella foiba di Vines. Varie Ottobre '43 Tutte le salme estratte dalla foiba di Vines hanno i polsi fissati da filo di ferro arrugginito del diametro di mm. 2 circa. L'interrogato dichiara, nella sua qualità di esperto meccanico, che il filo è sempre stato stretto (fino a spezzare il polso), con pinza o tenaglia. Molte salme erano accoppiate mediante legatura, sempre da filo di ferro, nei due avambracci. Da notare che dei due disgraziati sempre soltanto uno presenta segni di colpi di arma da fuoco il che fa comprendere che il colpito si è trascinato dietro il compagno ancor vivo. Nella parte Sud della foiba, a circa 4 metri dall'orlo di essa, vi è un foro cilindrico delle dimensioni di cm 30 diam. per 10-15 di profondità. Tale particolare ha fatto pensare dapprima al piazzamento di un'arma per far fuoco sugli uccisi. In seguito, una donna partigiana di Barbana della quale l'interrogato non ricorda il nome, ha narrato trattarsi di un foro cui veniva inserita una piastra di rame di stazione radio che serviva per la trasmissione delle cronache delle uccisioni in massa. La radiotelegrafista sarebbe stata una donna di circa 25 anni, in divisa, che dava la cronaca degli avvenimenti, in fonia, usando la lingua russa. (Notizie da prendersi con riserva fino alla conferma da altra fonte). Alcune salme colpite da arma da fuoco con penetrazione dei proiettili in vari sensi e tracce di proiettili schiacciate nelle pareti delle foibe a profondità diverse (non oltre i 30 metri), fanno pensare che i partigiani slavi, appostati sugli orli della foiba, si divertissero a sparare con i mitra, dietro ai precipitati. |
Fabio Mosca - 23-05-2007 |
caro sig. Luigi. Che dire... Vines le ho detto quello che ho sentito da un collega che c'era. Come lei dice: "...salme di vittime estratte n. 84. Fra queste 3 donne, 1 giovane di 18 anni e 12 militari germanici..." Dimentica che tra queste si devono calcolare anche i partigiani, non saprei quanti. Dimentica di dire che l'estrazione avveniva sotto la protezione dei Tedeschi, che suggerirono l'utilizzazione propagandistica del fatto. Io ho viste a scuola, nel '44, quelle foto, a 8 anni, coi miei compèagni di scuola. I nazistii sapevano come sfruttare propagandisticamente le vittime dei "comunisti", fra i quali ci mettevano sempre i "giiudei"...La "liberazione" nazista dell'Istria costò quasi 10.000 vittime, fra Italiani e Croati, e venne fatta dalla divisione SS Printz Eugen , formata da Tedeschi "volk-deutschen" jugoslavi, la più feroce dei Balcani. Quella insurrezione dell'Arsa (Vines è nell'Arsa, dove nel '20 i minatori proclamarono una "Repubblica sovietica") fu una "jacquerie" di minatori,, come hanno scritto molti storici e testimoni. Lei ignora che gli autori di quel massacro - modesto al confronto di quelli fatti dai nostri alleati ustascia ...- vendicavano anche i partigiani uccisi qualche settimana prima, oltre ai 200 morti di due anni prima. Lei non risponde invece sul documento. Che forse nemmeno ha letto. |
Fabio Mosca - 24-05-2007 |
"...Per tema di attacchi da parte di partigiani, ogni spedizione del genere ha una scorta armata che nella presente è rappresentata da 25 uomini forniti dalla Ps di Pola...." Quegli agenti erano alle dipendenze dei Tedeschi. Tutta l'Istria era non più italiana ma facente parte dell'"Adriatisches Kunsterland". La PS di tutta la regione era alle dipendenze della SS, il cui capo era Globocnik, quello , per capirci, di Treblinka, Hajdanek, Bergen Belsen, ecc.ecc.... Aveva già esperienza diretta del massacro di 2 milioni di vite, e come premio Hitler lo aveva messo a capo di quelle ex provincie asburgiche passate all'Italia nel '18, assieme a Wirth e Reiner, suoi soci di genocidio. Insomma da quale pulpito viene la predica... Bisogna distinguere le cose. Nel '43 il Movimento di Liberazione in Istria era quasi inesistente, essendo lontano dal centro di massimo sviluppo che era la Bosnia. Dai documenti pubblicati dagli Istituti di Storia di Trieste, Udine, Gorizia e Rovigno (c'è abbondante pubblicistica ignorata dai Media sull'argomento) risulta che i comandi partigiani erano fermamente contrari all'isurrezione spontanea. Le liquidazioni avvennero in un clima caotico, sotto la minaccia dell'avvicinarsi dei Tedeschi, per cui i minatori decisero di uccidere subito i membri della Direzione delle miniere ed i loro guardiani... |
Fabio Mosca - 29-05-2007 |
"...Lei saprà certamente che cosa scriveva in quel periodo "La Voce del Popolo" degli autonomisti... o no?..." No. Allora avevo 9 anni. Non voglio giustificare nulla. Ho solo sottolineato che le voragini carsiche della Dalmazia , che oggi sarebbero definite foibe, vennero scoperte dal nostro Regio Esercito nel '41, e sono state tenute segrete allora perchè usate dai nostri alleati ustascia per eliminare Serbi ed Ebrei , oltre che comunisti ed "anticristi" vari. Quello era il momento del razzismo più bieco. Ma definire, come oggi si fa, la Resistenza jugoslava come "titini infoibatori" non è vero ne giusto. A quella Resistenza parteciparono anche Italiani, assieme ad Ebrei e Rom e tutte le innumerevoli etnie del mosaico jugoslavo. Mi spiace immensamente che dopo la vittoria il nuovo potere si sia posto al livello morale dei vinti. Innumerevoli sono state le vittime, anche fra gli ex resistenti, non solo fra gli autonomisti fiumani. Il modello era l'URSS di Stalin, almeno sino al '48. E dopo lo stesso, con tragedie senza pari (Goli Otok). Anche per questo l'edificio è crollato. |
guido cairo - 26-05-2007 |
Recentemente il Governo di Lubiana (Slovenia) ha trasmesso alle autorità italiane un elenco di 1500 italiani scomparsi nelle foibe slovene. L'elenco ovviamente è incompleto, trattandosi delle sole notizie di infoibamenti di cui il governo sloveno è venuto a conoscenza. E' LA SMENTITA PIU' EVIDENTE DI CHI CERCA ANCORA DI COPRIRE RESPONSABILITA' CHE SONO PER LO PIU' DEL DEFUNTO PCI. Non ho altro da aggiungere. La notizia si commenta da sè |
Fabio Mosca - 28-05-2007 |
Che vuole ne sappia un giovanotto come Jansa, nato 30 anni dopo, dei partigiani? E sarebbe ora di chiamare le cose col loro nome: morti! Che non c'entra nulla con le foibe e rituali simili. Morti in combattimento o morti nei campi di prigionia. Lei invece vorrebbe far credere che i comunisti fecero la "pulizia etnica"... Ma lo sa che fra i partigiani c'erano anche tanti Italiani? 40.000, secondo il suo storico delle foibe, Antonio Pitamiz (Storia Illustrata n.274 settembre '80). O Pitamiz le va bene solo quando scrive di foibe due anni dopo, smentito da Galliano Fogar? Nel Movimento di Liberazione e nell'Esercito di Liberazione della Jugoslavia c'erano di tutte le etnie, compresi Italiani e Tedeschi, oltre che Ebrei. Vorrei ricordarle che "...from September 1943 until the end of the War 2,621 Jews joined the War of National Liberation. Of these 1,926 joined the Army of National Liberation (187 fell) and 695 joined the Movement of National Liberation (48 perished)..." e che "...Ten Jews are on the distinguished Peoples' Heroes list: from Serbia — Mosa Pijade and eng. Isidor Baruh (fell); from Bosnia and Herzegovina — Pavle Goranin (fell) Nisim Albahari and Samuel Lerer (aka Voja Todorovic); from Croatia — Robert Domani, Ilija Engl, Pavle Pap and Adolf Stajnberger (all of them fell); from Macedonia — Estreja Ovadija (fell). da J. Romano pag. 589 La tesi della "pulizia etnica" è 'F A L S A ! |
Fabio Mosca - 30-05-2007 |
Mi è stato segnalato che Raffaele Camerini di Trieste, (87 anni) aveva scritto una lettera - testimonianza a Il Piccolo, ricordando che nel 1941, come coatto ebreo, fu costretto a portare per giorni e giorni dei sacchi di calce viva e sabbia che venivano gettate in varie foibe, dalle quali fuoriuscivano i tipici gas della putrefazione dei cadaveri, e questo in Istria e Dalmazia. Il Camerini pensava che fossero stati i fascisti a far ciò, per cui è stato addirittura querelato dall'"onorevole" Menia, difensore dell'"onore fascista"! Ammetto la buona fede di entrambi, dato che a tuttoggi il segreto delle foibe ustascia permane fitto in Italia. Ma non altrove : oltre che lo Zemljar , che nell'88 in serbocrato ha scritto Haron i sudbine, e Jasa Romano, anche negli USA Filip Cohen ne hanno accennato. Il Camerini non è al corrente ovviamente del segreto di Stato! Tantomeno il Menia, che considera lingua "sporca" il croato e si vanta di ignorarlo (rendendo così onore alla "cultura" fascista), per cui Haron i sudbine non lo leggerà mai, nemmeno tradotto; quanto all'ebreo americano Filip Cohen , chissà, forse potrebbe... Nella Jugoslavia post bellica si tennero ovviamente i processi per i crimini di guerra. Compresi ovviamente quelli -di cui parlano i documenti- commessi a Pag e Velebit. E' a proposito interessante quanto disse alla Commissione d'inchiesta il 2 febbraio '46 (Okruzna Komisija za ratne slocine za Hrvatsko Primorije, n.476/46) l'ex colonello Fioretti Pietro, di Viterbo, comandante del XXVII settore della Guardia alla Frontiera che faceva parte del V° Corpo d'Armata di stanza a Cerquenizza (Crikvenica) comandato dal gen. Riccardo Balocco. La Guardia alla Frontiera aveva nel '41 in Pago (Pag) un distaccamento di 150 uomini al comando del capitano Bertoli Paolo. Questi uomini videro l'insediarsi dei lagher ustascia, sentirono gli spari delle esecuzioni, videro il mare tingersi di sangue, galeggiare cadaveri, trasportare migliaia di civili su barche strapiene dalle quali di tanto in tanto venivano gettate vittime con la pietra al collo E NULLA FECERO PER IMPEDIRLO. Anzi, venne dato l'ordine di trattare amichevolmente con gli ustascia, cosa che il cap. Bertoli fece tranquillamente fraternizzando col capo dei carnefici ustascia Lovre Zubovic ed il prete ustascia Ljubo Magas. Solamente dopo che ignoti abitanti di Pag appesero al cimitero uno striscione con la scritta ZRTVAMA SLANE (Alle vittime di Slano- la deserta località dove s'era insediato il campo "sperimentale" di sterminio degli ustascia) ed una corona, gettando scompiglio fra gli ustascia e gli Italiani, qualcuno decise di chiudere i lagher liquidando gran parte dei detenuti. Poi vennero presi i provvedimenti sanitari di disinfezione e cremazione di cui parla il documento. (tratto da HARON I SUDBINE, di Ante Zemljar, pagg.32 e segg.) |
Luigi - 30-05-2007 |
Chiedo scusa se commento ancora una volta, ma ogni volta il signor mosca mi fa "venire le fumane". Allora: secondo il signor Mosca le foibe sono una gigantesca montatura e la tesi della pulizia etnica è falsa. Oramai pare assodato che qualche migliaio di italiani sono morti dopo la fine della guerra. Assodato resta pure un altro fatto, e cioè che la componente italofona autoctona dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia se n'è andata dalle sue terre per oltre i nove decimi. La conseguenza logica è una sola: gli effetti della politica del regime filostalinista jugoslavo (fino alla questione del Cominform) hanno causato NEI FATTI l'eliminazione di qualche migliaio di italofoni e hanno causato NEI FATTI lo stesso identico effetto di una pulizia etnica "classica". La storiografia jugoslava ha sempre cercato di occultare tutto questo, affermando - come fa tuttora - che gli esuli sono semplicemente andati via a cercar fortuna da un'altra parte, attirati dalle sirene del capitalismo e dai richiami di De Gasperi. Li chiamano pertanto "optanti". Alcuni anche in Italia si sono accodati a questa lettura, e nonostante siano passati oltre sessant'anni e nonostante le chiarissime parole di uno dei bracci destri di Tito al riguardo, Milovan Gilas - "Nel 1946 io e Edward Kardelj andammo in Istria a organizzare la propaganda anti-italiana. Bisognava indurre gli italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. E così fu fatto" - qualcuno ancor oggi pende dalle labbra di Tito e dei suoi sodali. Il punto se i comunisti jugoslavi volessero o meno la pulizia etnica degli italiani è di lana caprina, visto alla luce dei fatti: si sa ciò che accadde. E Nicola Tranfaglia (storico sicuramente non tacciabile di filofascismo o nazionalismo) scrisse sul tema delle parole chiare: "Si tratta di azioni di terrorismo nazionalista che non hanno nulla da invidiare, quanto a metodi e conseguenze, ad ogni altro eccidio di quegli anni e non hanno alcuna giustificazione storica" ("L'Unità", 22 agosto 1996). Legga - signor Mosca - ciò che scrivono da qualche anno gli storici italiani più moderati - Pupo e Spazzali - e non si limiti solamente ad una Kersevan, ad una Cernigoi o a un Sandi Volk (che pure sono da leggere)! Oltre a ciò, sa cosa scrivono i "rimasti", e cioè gli italiani che continuarono a vivere in Jugoslavia? Scrivono che anche nei "loro" anni, e cioè anche dopo l'esodo, quello che si cercò di compiere fu un "tentativo di etnocidio" nei confronti degli italiani. Lo hanno scritto - nero su bianco - sia Furio Radin che Giovanni Radossi, sia Maurizio Tremul che Orietta Moscarda: tutti studiosi - sono certo - che lei conoscerà a menadito. E non cito per carità di patria ciò che scrive Nelida Milani (una che vive a Pola anche oggi, e che ha insegnato nella locale Università), il cui "Bora" (libro scritto assieme ad Anna Maria Mori) dovrebbe secondo me essere reso obbligatorio come lettura a chiunque approcci queste tematiche. Legga che dicono questi signori, vada al Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, giri un po' e cerchi di allargare le sue visioni, signor Mosca! Luigi |
Fabio Mosca - 31-05-2007 |
Rispetto la sua passione, caro sig Luigi, ed in parte la condivido. Lei dice:" ...le chiarissime parole di uno dei bracci destri di Tito al riguardo, Milovan Gilas - "Nel 1946 io e Edward Kardelj andammo in Istria a organizzare la propaganda anti-italiana. Bisognava indurre gli italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. E così fu fatto" - qualcuno ancor oggi pende dalle labbra di Tito e dei suoi sodali..." Appunto, nel '46. Allora, come si spiega che nel '46/47 migliaia di italiani EMIGRARONO IN JUGOSLAVIA per costruire il socialismo? Ci fu uno scambio : italiani anticomunisti se ne andarono ed italiani filocomunisti ci andarono. Lei parla di pressioni: certo che ci furono!. Ma anche da parte dello Stato italiano. Ma questo è vero dal '46 in poi. Nel momento tragico del '41, però, fu l'Italia fascista che invase la Jugoslavia, vennero da Lipari gli ustascia che si insediarono a Zagabria, ricevetytero dall'Italia e dalla Germania le armi. Questo lo converrà, spero. Quale il risultato? Il VERO GENOCIDIO, che fu di Ebrei e di Serbi, oltre naturalmente dei comunisti, socialisti e tutti gli "anticristi", come predicavano i preti . "U ime Krista ubiji antikrista", in nome di Cristo uccidi l'anticristo". Gli Italiani assistettero attoniti, ma passivi. Gli Italiani, non i fascisti, le camice nere, i quali vollero imitare gli ustascia , che ammiravano, (si legga USTACHA di Bolzoni , giornalista de Il Giornale, che ancora li ammira, scritto nell'era berlusconiana anno 2000!) bruciando la sinagoga di Spalato e devastando i negozi e le case degli Ebrei... Intervenne a "proteggere" gli Ebrei nella I Zona, così veniva definita la zona annessa all'Italia della Dalmazia, il Regio Esercito che li confinò però sulle isole. Forse non poteva far altro. Gli ustascia ne furono scontenti, e soprattutto i Tedeschi protestarono con il Duce. Si legga il libro GLI EBREI SOTTO L'OCCUPAZIONE ITALIANA di Léon Poliakov e Jacques Sabille, che dà ampio risalto a questa protezione, e con riconoscenza. Nella vergogna dell'aggressione fascista, di questo almeno si potrebbe andar fieri! Invece è stato tenuto nascosto. Lei conosce il libro? Penso di no. Comunque i Media in Italia lo ignorano. Come ignorano i due anni di guerra che l'Italia fascista condusse contro la Resistenza jugoslava, assieme ai nazisti e ascari cetnici, e gli alleati ustascia. Guerra che è costata immensi lutti a quel popolo che non se lo meritava. In quella lotta è emerso il Movimento di Liberazione. Tito o meno, sarebbe comunque emerso. Tito allora era solo uno dei tanti comunisti che si posero alla testa della Resistenza. Fu certo il più abile. Basti direi che non era nemmeno mai stato eletto a capo dell'allora KPJ clandestino - decapitato da Stalin nel '37 per "trotzkismo"- ma imposto. In Croazia c'era un altro leader mitico, Andrija Hebrang. di alto prestigio morale (che nel '48 verrà arrestato da Tito e successivamente liquidato). Tito ebbe l'appoggio dei comunisti serbi, e soprattutto , dopo la loro disfatta ad Uzhice (circa 20.000 morti) , qualche migliaio di montenegrini. Tito, quando giunse in Bosnia, vi trovò già i partigiani dalmati, che lo accolsero e protessero. (Si legga SERBIA'S SECRET WAR dell'americano Filip Cohen). Tutto questo per chiarire e capire. Che da noi pare che la guerra l'abbia scatenata Tito e che sia stata la sua banda di "titini" ad invadere l'Italia. Mi sa dire perchè è stato tenuto SEGRETO il ritrovamento delle voragini - "cimiteri provvisori"- cioè le foibe degli ustascia? Perchè SEGRETO? Ora non è segreto per nessuno, dato che Belgrado si decise nell'88 di pubblicarlo, forse nell'ottica di riattizzare i contrasti fra Serbi e Croati che temeva giustamente Tito . Ripreso subito da Filip Cohen e diffuso nel mondo . Almeno anglosassone. Che il terrore delle foibe fosse il motore dell'esodo italiano dall'Istria forse è vero, ma ha funzionato grazie a quel segreto. Ecco a che cosa è servito quel segreto. A continuare in sostanza una guerra segreta non solo dell'Italia fascista e poi repubblichina, ma anche dell'Italia "democratica", che si è rivelata unicamente l'Italia di sempre. Ed ha fatto comodo anche a chi, in Jugoslavia, voleva "omogeneizzare". Anche mezzo milione di "volkdeutschen" se ne sono andati. Ma la Germania ha avuta la sua Norimberga e noi no. Se Atene piange Sparta non ride. Se è fallita la rivoluzione socialista in Jugoslavia, che dire della nostra "rivoluzione democratica"? Non mi comfonda per favore con altri. |
Fabio Mosca - 02-06-2007 |
DEBBO CORREGGERMI. Ho finalmente potuto leggere tutto il libro " Haron i sudbine " (Caronte ed i destini, in serbocroato) ed ho saputo così che quei documenti che ho esposto lo Zemljar li ottenne dallo Stato Maggiore italiano nel 1987. Alla pagina 220, egli dice che richiese, tramite l'Ambasciata jugoslava a Roma, quei documenti, e che il generale Pierluigi Bertinaria, dell'USMEE (Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito), li diede all'ambasciatore di Jugoslavia Ante Skatarastvo, con la risposta n. 35722 del Ministero della Difesa del 10 luglio 1987. Quindi era errata la mia congettura che si trattasse di documenti sottratti agli Italiani dopo il crollo del '43 e tenuti segreti da Tito per non rinfocolare ulteriormente Serbi contro Croati. No. E' l'Italia quindi che ha dato a Belgrado il documento, che è servito a rinfocolare gli odii dei Serbi verso tutti i Croati ... Questo cambia le cose. ALLORA I DOCUMENTI SONO ALL'USSME! Negli archivi "segreti" a Roma ci dev'essere ancora molto altro materiale ... |
Claudia Cernigoi - 06-06-2007 |
Vorrei rispondere in parte al signor Luigi, che parla della foiba di Vines e di Angelo Adam. E' ben vero che esistono le documentazioni dei recuperi del 1943 dalla foiba di Vines, dalle quali risultano i nomi dei morti. Circa metà di essi erano dirigenti o impiegati della miniera e si può presumere che siano stati uccisi e gettati nella voragine per vendetta per quello che era accaduto negli anni precedenti. Per l'altra metà però vi sono quantomeno dei dubbi sui riconoscimenti. Per esempio il signor Rocco Isacco viene in altri documenti dato come morto durante il bombardamento tedesco su Pirano: quindi come mai il suo corpo sarebbe stato ritrovato a Vines (che è piuttosto distante da Pirano)? Inoltre la maggior parte di questi altri "infoibati" sarebbero originari di Parenzo: perché i partigiani avrebbero dovuto portare tante persone da Parenzo a Vines per "infoibarle" così distante dal luogo dell'arresto? Teniamo presente che nel settembre del 43 si combatteva in buona parte dell'Istria e portare prigionieri di qua e di là non era una cosa molto logica. Se poi abbiamo le testimonianze di chi vide i nazifascisti gettare varie persone nella foiba di Vines, quantomeno dei dubbi su questi "infoibamenti" dovrebbero venirci. Per quanto concerne la vicenda di Angelo Adam: egli venne arrestato nel dicembre del 1945, assieme alla moglie ed alla figlia diciassettenne. Il motivo dell'arresto fu che Adam e la moglie facevano da ufficiali di collegamento tra il CLN clandestino filo italiano di Fiume (che voleva che Fiume tornasse all'Italia e non restasse jugoslava) ed i contatti che questa organizzazione aveva a Trieste. I coniugi Adam facevano la spola tra Trieste e Fiume per questa loro attività politica. Non vorrei esser accusata di "giustificazionismo" se dico che qualunque Stato avrebbe proceduto all'arresto di persone che facevano un'attività politica del genere. E' vero peraltro che della famiglia Adam si sono perse le tracce, il che sicuramente non è giustificabile. Però non si può parlare di loro come "infoibati", perché furono arrestati dalla polizia. Si potrebbero definire "desaparecidos", però prima bisognerebbe che venissero fatte delle ricerche serie presso le autorità competenti per verificare se vi sono notizie di una loro detenzione o condanna. Quello che intendo dire è che non si può generalizzare o parlare per slogan. E' vero che nella Jugoslavia post 1945 molte persone furono arrestate e se ne persero le tracce, ma parlare genericamente di "infoibati" è del tutto fuorviante e non serve alla chiarezza storica. Claudia Cernigoi |
Lucio - 06-06-2007 |
Se e' vero che Adam e gli autonomisti furono perseguitati, come autonomisti e contrari al comunismo, non come italiani... la domanda sorge spontanea... cioé, se si dice che ci furono purghe staliniane contro chi avversava il nuovo ordine da qui come si passa alla "pulizia etnica" resta un vero mistero. |
Fabio Mosca - 07-06-2007 |
ma anche Napolitano lo dice.... Ogni razionalità viene esclusa quando si tratta di "MITO". Questa "scoperta" delle foibe ustascia, è una scoperta solo per noi italiani. Matvejevic ne ha scritto nel 2005, citando anche la testimonianza di Raffaele Camerini: "...L'ebreo Raffaele Camerini, che si trovava ai lavori forzati in Istria, alla vigilia della capitolazione dell'Italia, nel luglio 1943 testimonia nel «Piccolo» del 5 novembre 2001: «Sono stati gli Italiani, fascisti, i primi che hanno scoperto le foibe». La peggior cosa che gli è toccata era di trasportare e gettare gli antifascisti uccisi nelle foibe istriane e dover cospargere i loro cadaveri di calce viva..." (Il Piccolo del 27-2-2005). Io ho scoperto solo da poco HARON I SUDBINE di Zemljar del 1988 che riproduce testualmente un ordine del colonello Clemente Primieri di "...provvedere ...alla immissione di calce nelle voragini di cui in allegato n.3 e di ALTRE DI CUI EVENTUALMENTE SI VENISSE A CONOSCENZA IN SEGUITO...." Ed a quanto pare si venne a conoscenza sino alla vigilia della caduta italiana del 43. Ma il segreto ha permesso di attribuire le foibe agli antifascisti. Con buona pace di Napolitano... E gli storici laureati che stanno a fare? |
Fabio Mosca - 08-06-2007 |
SUGLI STORICI LAUREATI In particolare a Trieste, gli storici NON conoscono una lingua slava! Poco male, potrebbero apprenderla in un corso supplementare universitario. Ebbene, il corso di croato c'era ma è stato recentemente soppresso! Allora un servizio di traduzione potrebbe aiutare: ma non c'è! Insomma la barriera linguistica deve esserci per NON andare oltre ... |
Lucio - 10-06-2007 |
Rattrista vedere che anche Napolitano si fa affascinare dagli slogan della destra estrema ("Annessionismo slavo" e similaria sono slogan che si possono ascoltare ai raduni pro-Istria italiana di Forza Nuova), che regala libri in Istria alle Comunità Italiane in nome di tale Cristian Pertan, detto il "camerata Boccia". Questo con l'aiuto delle associazioni di esuli, che hanno istituito il "Fondo Pertan". Gratta gratta e il substrato fascista emerge di nuovo. Ma se a legittimare questi revanscisti è perfino il Presidente, beh, allora ha ragione Giorgio Bocca! Certe di queste associazioni dicono che sotto il "fenomeno foibe" vanno anche le fucilazioni, le esecuzioni, gli arresti, etc. etc. non mi pare corretto accomunare tutto sotto "foibe", a meno che non si vuole sfruttare il binomio slavo-feroce che gira da anni nelle teste degli italiani, grazie alla malafede dei massmedia... già... perché campi di concentramento e leggi razziali sono istituzione degli slavi... tedeschi e italiani sono slavi... |
Fabio - 11-06-2007 |
E' stata istituita una giornata della memoria su un normale episodio di regolamento di conti che avviene a margine di ogni guerra, mancando di rispetto alla Shoah, mettendo sullo stesso piano due cose molto molto molto diverse. |
Fabio Mosca - 14-06-2007 |
Ante Zemljar è morto il 2 agosto 2004. Era nato nel 1922 nell'isola di Pago in Croazia. La guerra lo colse nell'aprile del '41 sulla sua isola, che , dopo l'invasione italiana della Dalmazia e gli accordi con Pavelic passò allo Stato fantoccio degli ustascia, venne scielta, per la sua desolazione, come campo di sterminio. Egli, come tutti i paesani, vide arrivare i soldati italiani, 150, e la milizia ustascia. Nessuno vide arrivare le vittime, che, trasportate da barconi, venivano sbarcate in un luogo appartato e deserto cinto da filo spinato. I pescatori per primi se ne accorsero, vedendo masse di persone concentrate nel luogo più inospitale dell'isola. La voce si diffuse. C'era una inquietudine fra la popolazione. Racconta sempre lo Zemljar che il parroco chiese ad un ufficiale ustascia, col quale aveva un rapporto di confidenza, cosa stessero facendo, e questi gli rispose : uno stabilimento di "pulitura", ed una "scuola di ricamo"! La "pulitura" era il lagher maschile di Slano, mentre la "scuola di ricamo" il lagher femminile di Metajna. Dopo qualche settimana le cose furono chiare. Le razioni di pane prelevato in paese cominciarono a calare dopo le sparatorie che si udivano. I pescatori avevano visto il mare tingersi di sangue e gente buttata dalle barche con la pietra al collo. Quando non ci fu dubbio che che si trattava di un campo di sterminio il giovane Zemljar, assieme ad alcuni amici dello SKOJ (la Federazione giovanile comunista della Jugoslavia), appesero nottetempo al cimitero di Pag uno striscione "alle vittime di Slana" ed una corona. Gli ustascia si allarmarono, come la guarnigione italiana. Quel gesto spinse il parroco a chiedere spiegazioni, ed anche i militari italiani intervennero. Ormai il segreto era svelato: gli ustascia furono costretti a spostarse il lagher altrove, non senza aver massacrata la gran parte dei detenuti, sia su Pag, dove riempirono la caverna della localitä di "Furnaza" di cadaveri (forse fu la prima "foiba") , sia in fosse comuni approssimate. Proseguirono il massacro lungo il lungo viaggio verso il nuovo mattatojo di Jasenovac rimpiendo strada facendo le foibe del Velebit. Zemljar ed i suoi amici raggiunsero i primi partigiani coi quali combattè sino alla vittoria finale. Ripresi gli studi si laureò all'Università di Zagabria in Lettere comparate. Esordisce come narratore, poeta, saggista e mosaicista. Subisce una certa influenze del surrealismo. La sua poesia non soggiace alle regole del socialismo realista e i suoi dirigenti rifiutano la pubblicazione. Nel 1949 viene arrestato perché non condivide la rottura sovieto-jugoslava. In prigione, a Goli Otok, una delle più feroci d'Europa dopo la II Guerra mondiale, dov'erano imprigionati anche numerosi italiani, rimane quattro anni e mezzo. Nella prigione, scrive di nascosto una raccolta (L'inferno della speranza) che riesce a pubblicare solo 40 anni dopo. Il libro, ora pubblicato anche in italiano, da Multimedia Edizioni, ha una introduzione del grande scrittore e slavista Predrag Matvejevic e una lettera/poesia di Erri De Luca. Questo libro lirico-elegiaco è una grande accusa contro tutti gli oppressori in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo. Dopo la prigionia, Zemljar ha vissuto in patria come un esule, per 35 anni sotto lo sguardo vigile della polizia. Ha partecipato per conto di Casa della poesia alle manifestazioni Poesia contro la guerra (1999) e Lo spirito dei luoghi. Incontri internazionali di poesia (4ª edizione, ottobre 2000). Una delle sue ultime partecipazioni pubbliche è avvenuta in occasione degli Incontri Internazionali di Poesia organizzati a Sarajevo nell'ottobre 2003 dalla Casa della Poesia di Baronissi. Il suo libro testimonianza sui lagher ustascia , HARON I SUDBINE, quello che riporta di documenti in italiano del nostro esercito, venne mai pubblicato in Italia. Sara forse un caso... |
Fabio - 14-06-2007 |
Il Sig. Luigi non risponde? Ha esaurito gli argomenti? |
Lidia - 25-06-2007 |
caro Fabio, queste notizie che ci porti sono verità nascoste di cui mai nessuno ne ha sentito parlare e dunque è normale che ci sia diffidenza a tal riguardo. Anche se però non giustifico assolutamente l'indifferenza come invece è comune denominatore in tutte le cose che facciamo a parte per le partite di calcio allo stdio o per la formula uno della Ferrari! Ma questo secondo me è ben più grave, delinea infatti il livello d'intelligenza ben più basso di quello di una scimmia!! |
Luigi - 26-06-2007 |
Vedo che mi si invita a commentare nuovamente ciò che è stato scritto. Al di là del fatto che non faccio il commentatore per lavoro, per cui dopo il mio ultimo commento non mi ero più connesso col sito, è assai divertente notare che c'è ancora qualcuno che considera questi argomenti come un prolungamento della guerra (vero Fabio da Muggia?). Convinto di trovarsi di fronte ancora "un nemico", imbraccia la tastiera come se fosse un randello. Bene, bravo! Mi permetto di rispondere solo a Claudia Cernigoi, la cui lettura dei fatti dimostra immancabilmente la giustezza dell'epiteto che le viene rivolto da Raoul Pupo e Roberto Spazzali, gli storici italiani (di sinistra!) forse più noti fra quelli che hanno studiato il fenomeno delle stragi del dopoguerra e dell'esodo: negazionista e riduzionista. So che queste paroline le sta addosso come una camicia di forza e lei si ribella, eppure io trovo nel suo argomentare le stesse identiche metodiche dei negazionisti della Shoah, che ho avuto modo di studiare a fondo e che lei in un articolo di aprile del 2006 afferma di aver conosciuto in modo più approfondito solo in tempi recentissimi. Ecco un esempio solare di "metodiche di analisi negazionista", relativo alla sorte di Angelo Adam. Claudia Cernigoi così scrive: < La mia risposta è la seguente. La di solito così puntigliosa Cernigoi racconta una balla e "dimentica" una particolare. La balla è che Adam sia stato arrestato "assieme alla moglie e alla figlia diciassettenne". Ciò non è vero: la figlia venne arrestata successivamente ai genitori. Perché? Sembra che questa minorenne sia andata a cercare informazioni, e l'OZNA (la polizia segreta di Tito) pensò bene di non lasciare in giro una persona così "pericolosa". Venne quindi arrestata e - come tutto quanto lascia intendere - trucidata insieme ai suoi genitori. "Desaparecidos", li chiama la Cernigoi: chissà se ritiene che questi siano ancora vivi da qualche parte della ex Jugoslavia! Il particolare dimenticato è che quando ricorda il perché - secondo lei - fosse tutto sommato capibile il perché Adam venisse fatto sparire ed ammazzato con la sua famiglia, non spiega quale fosse il grave crimine compiuto dalla figlia diciassettenne. Oltre a ciò, fa perfino ridere il tentativo agghiacciante di giustificare l'omicidio di questo schietto antifascista che si chiama Angelo Adam, un reduce dal confino di Ventotene e da Dachau. In pratica, essendo lui uno che riteneva che Fiume non dovesse andare alla Jugoslavia (ricordiamoci che quando lui sparì, Fiume FORMALMENTE era ancora parte del territorio del Regno d'Italia, sia pure "de facto" annessa alla Jugoslavia), era capibilissimo che venisse ammazzato. E' la stessa identica logica - a parti rovesciate - dei fascisti che giustificano tutte le condanne del Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato: come si può pensare che l'Italia fascista lasciasse impunito - per esempio - uno come Vladimir Gortan, che capeggiò un gruppo di "sovversivi" che spararono contro una colonna di persone che andavano a votare, ammazzandone pure una? Quale sarebbe stato - dicono i fascisti - quello Stato che avrebbe lascisto andare libero uno così pericoloso? STESSA IDENDITA LOGICA DELLA CERNIGOI! Devo dire fra l'altro che Adam non aveva ammazzato nessuno: semplicemente credeva che dopo aver sofferto sulla propria pelle un regime come quello fascista sarebbe stato tragico beccarsi un altro regime come quello comunista di Tito, al tempo perfettamente integrato - nelle parole d'ordine e finanche nelle metodiche - al regime di Stalin. D'altro canto, che potremmo aspettarci da Claudia Cernigoi? Nel 2004 ha aderito al "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia", che fra i suoi "valori fondativi" indica quanto segue: < All'interno di questo "mezzo secolo di vita pacifica" ci fu anche l'assassinio di Angelo Adam, di sua moglie Ernesta Stefancich e della figlia Zuleima. Accettando l' "eredità politica" della Jugoslavia di Tito non si può che assumere su di sé anche la responsabilità "politica" dei suoi omicidi. Saluti. Luigi |
Fabio Mosca - 28-06-2007 |
Luigi, che Tito fosse stalinista lo sappiamo già. Ma che le foibe siano un'invenzione degli ustascia non si sapeva. E che il nostro esercito ne fosse a conoscenza nemmeno. Ma ha mantenuto il segreto: un segreto che ha permesso ai fascisti prima e poi alla DC , ed oggi addirittura all'ex PCI di attribuirle agli antifascisti. Come mai non commenti questo? La pulizia etnica non era nella teoria e nella pratica della Resistenza jugoslava, formata da gente di tutte le etnie, compresi gli Italiani. Che poi avesse al suo interno un nucleo stalinista è fuor di dubbio. Adam? Ma quanti altri antifascisti sono incappati nella macchina poliziesca di Tito! Soprattutto dopo il '48. Questo non c'entra nulla con le foibe. Ciò non toglie nulla al valore della Resistenza e della Rivoluzione sociale conseguente. |
Fabio - 28-06-2007 |
Micidiale la logica del Sig. Luigi per il quale uno va condannato in base alle sue idee politiche, per cui se uno condivide i valori della Jugoslavia multietnica di Tito non merita rispetto! Peggio della caccia alle streghe maccartista. |
Nino - 28-06-2007 |
Mi chiedo come si possa allegramente parlare di "infoibati" per tutti i desaparecidos di quell'epoca. Il caso degli Adam è l'ennesima dimostrazione che si sparano cifre sugli infoibati senza nessuna prova. Si parli di persone uccise, scomparse, si condanni la loro scomparsa, ma non si parli automaticamente di infoibamento! Il tentativo di spacciare tutti gli scomparsi per "infoibati" è agghiacciante come quello di giustificarne la scomparsa. |
Roby - 28-06-2007 |
Accettando l' "eredità politica" della Jugoslavia di Tito non si può che assumere su di sé anche la responsabilità "politica" dei suoi omicidi. Saluti. Luigi - Dirò a tutti i devoti cristiani che conosco che quando vanno in chiesa non possono che assumere su di sé anche la responsabilità degli omicidi della Chiesa. |
Roby - 29-06-2007 |
Adam? Ma quanti altri antifascisti sono incappati nella macchina poliziesca di Tito! Soprattutto dopo il '48. Questo non c'entra nulla con le foibe. - E non c'entra nulla con la Resistenza e con la "pulizia etnica", visto che nella macchina poliziesca di Tito sono incappati tanti liberali ed antifascisti jugoslavi. Luigi dovrebbe chiarirci come mai non commenta le foibe ustascia e le frottole raccontate agli italiani su Basovizza, dove non fu infoibati nessuno. |
Luigi - 30-06-2007 |
E' difficile commentare ulteriormente, quando in realtà né il sig. Mosca, né il sig. Fabio, né il sig. Roby, né il sig. Nino offrono alcuno spunto di riflessione, ma semplicemente ripetono come dischi rotti - e pure "a rate", inviando una riga un giorno e una riga il giorno dopo - due/tre concetti che non c'entrano nulla con ciò che ho scritto io. Evidentemente - a distanza di sessant'anni - non è possibile parlare di questi fatti in modo normale: bisogna pervicacemente continuare a dare la croce addosso a qualcuno al fine di salvare una storia politica - quella della Jugoslavia di Tito - riproducendo esattamente lo stresso schema caro ai nostri nonni, credendo che chi la vede diversamente sia magari un epigono del fascismo o addirittura un negatore degli eccidi degli ustascia! Personalmente io cercherò e cerco sempre di mettermi dalla parte di chi ha sofferto ingiustamente: sempre. Non vedo alternative. Non vedo alcuna giustificazione per cui sopra ad un trucidato innocente si debba pure gettare la croce per pelosi e penosi motivi di polemica politica. Dal punto di vista storico, politico e morale condanno il vergognoso e criminale comportamento dell'Italia nei confronti delle minoranze nel corso non solo del ventennio fascista e conseguentemente - in quanto italiano - assumo su di me la mia parte di responsabilità storica di quanto avvenne. Politicamente invece non ho nulla a che spartire con quel regime, per cui non mi ritengo né erede né responsabile - appunto - "politicamente". Chi invece ancor oggi voglia richiamarsi all'esperienza jugoslava riconoscendola come altamente positiva io ritengo abbia l'obbligo storico, morale e politico di assumere su di sé - per la propria parte - la responsabilità storica e - se si sente in sintonia - pure politica di tutto ciò che questa esperienza comportò: compresi gli eccidi di decine di migliaia di persone alla fine della guerra (decine di migliaia: ovviamente non mi riferisco solo agli italiani, visto che in famiglia mia ci furono per esempio due cugini croati - fratelli fra di loro - partigiani con Tito - ripeto: CON TITO - per due anni, trucidati alla fine della guerra perché non comunisti e fedeli al re), comprese le espulsioni di centinaia di migliaia di persone (centinaia di migliaia), compresa la violenta repressione di qualsivoglia opposizione negli anni della formazione del regime, comprese - ebbene sì - anche le foibe. Quelli che invece di fare questo atto di presa di coscienza e di assunzione di responsabilità continuano a spaccare il capello in quattro e cercano di spiegare anche il perché e il percome un gentiluomo come Angelo Adam avesse le sue belle responsabilità per cui fosse sostanzialmente capibile che fosse ammazzato (lui, sua moglie e pure sua figlia), sono invece il chiarissimo esempio di due cose: 1. di come si possa - ripeto - continuare a vivere negli anni '40 del XX° secolo, pur essendo negli ultimi anni del primo decennio del XXI° secolo: vecchiume ammuffito. 2. di come si possa essere in modo correttissimo essere definiti negazionisti o riduzionisti Tutto il resto, sono chiacchiere di sottofondo: fanno colore, ma non aggiungono nulla di più e perfino annoiano. Saluti e - visto che la polemica se dura troppo diventa stucchevole - addio. Luigi |
Fabio Mosca - 01-07-2007 |
Non per annoiarla, ma per curiosità. Lei dice che le furono uccisi "...due cugini croati - fratelli fra di loro - partigiani con Tito - ripeto: CON TITO - per due anni, trucidati alla fine della guerra perché non comunisti e fedeli al re..." Domanda ingenua: quale re? D'Italia? Croazia? Jugoslavia? Pietro II°? Ajmone di Savoja? Umberto di Savoja? |
Fabio Mosca - 01-07-2007 |
Il gen. Vittorio AMBROSIO , che nel ‘46 dovette difendersi dall’accusa di “criminale di guerra” lanciatagli dalla Jugoslavia che ne chiedeva l’estradizione, conferma le stragi fatte dagli ustascia: “…Nel maggio 1941 si iniziarono da parte della milizia Ustascia, alla quale subito si affiancarono gli "Ustascia Selvaggi", le persecuzioni contro gli ebrei e le popolazioni serbe. I funzionari civili, giusto gli ordini del Governo Pavelic, anziché opporsi a tali sistemi degni dei popoli più incivili, lasciavano fare favorendo così lo sviluppo dei più orrendi delitti, che si possono così sintetizzare : soppressione di intere famiglie comprese donne e bambini; villaggi bruciati - vaste zone agricole devastate - indebite appropriazioni di beni dei perseguitati - concentramento di ebrei in campi di sterminio (classico quello dell'isola di Pago dove furono trucidati circa 7/8 mila ebrei)…” “… Questi fatti (che) purtroppo si svolgevano sotto gli occhi delle nostre truppe…” “… il 23 agosto 1941 venne decisa ed iniziata l’occupazione della seconda zona, ed in settembre della terza. Gli ustascia furono così evacuati oltre la linea di demarcazione fra le zone di occupazione italiana e tedesca. Per questi provvedimenti dovuti all’iniziativa del comandante della 2a Armata, migliaia di persone furono sottratte a sicura morte…” Il gen. Mario Roatta , difendendosi da analoga accusa, conferma : “…Appena caduta la Jugoslavia, e costituiti i nuovi Stati di Croazia e di Serbia, gli attriti fra i gruppi di razza diversa crebbero e diedero luogo ad una serie di conflitti locali e di delitti (intere famiglie, compresi donne e bambini, trucidati; sevizie; mutilazioni). Più grave di tutte, e sistematica, fu in Croazia la persecuzione delle popolazioni serbo-ortodosse da parte degli "Ustascia", i quali in nome della razza croata e del cattolicismo, e col consenso del loro Governo, presero a devastare intere zone, ed a sopprimere barbaramente le popolazioni di interi villaggi. Meno estesa - per ovvie ragioni - ma altrettanto crudele fu la persecuzione agli ebrei, di cui parecchie migliaia, concentrati nell'isola di Pago, furono dagli "Ustascia” così maltrattati che quasi tutti perirono. Il comando della 2a Armata si oppose decisamente a tali procedimenti, e - per meglio garantire le popolazioni perseguitate - procedette - come si è detto - alla occupazione totale del territorio di influenza italiano, spingendo le truppe sino alla "Linea di demarcazione", ed evacuando al di là di essa gli "Ustascia”. Furono così salvate da sicura morte molte diecine di migliaia di persone…” Ed il gen. Pelligra, comandante della divisione “Re” , anch’egli nella sua autodifesa, afferma: “Azione svolta nei confronti delle popolazioni e per la estrinsecazione della lotta contro i partigiani» “ E’ noto a tutti che la guerra contro i partigiani in Croazia, scatenatasi sul finire del 1941 e divampata in tutta la sua violenza negli anni 1942 e 1943 assunse ben presto carattere di particolare accanimento e, per parte dei partigiani, anche di odio; sul quale odio si assommavano lo spirito ultra nazionalista e le ideologie politiche proprie di quelle regioni. Giova ricordare al riguardo che la guerra stessa seguiva nel paese ad un periodo di persecuzioni da parte dei croati contro i serbi e gli ebrei, determinatosi con la sconfitta della Jugoslavia e la creazione dello stato Croato e culminato negli ormai conclamati massacri e devastazioni compiuti dagli ustascia. Ora, in tali lotte, i nostri comandanti e gregari avevano per istinto parteggiato per i colpiti, operando il salvataggio di numerosissime famiglie serbe ed ebree perseguitate dagli ustascia e aiutando con tutti i mezzi possibili i reparti armati di serbi (cetnici) che, a seguito di ordini dei comandi militari italiani, si erano venuti a costituire un pò dappertutto con lo scopo di difendere le popolazioni vittime della prepotenza ustascia. Ciò che naturalmente determinò uno stato di tensione tra noi ed i croati più esaltati e con gli ustascia in genere, i quali del resto, sin dal loro sorgere, si erano dimostrati nostri nemici giurati, ostentando al contrario una viva ammirazione per i tedeschi…” “… Ho cercato in tutte le maniere di proteggere l’elemento serbo ed ebreo dalla feroce prepotenza ustascia, favorendo l'allontanamento dalla zona, su nostri automezzi e treni militari, di numerosissime famiglie perseguitate; ciò che richiese talvolta l’impiego di reparti per togliere agli ustascia ogni velleità di reazione e procurò all'indirizzo mio e delle mie truppe le più ampie espressioni di riconoscenza, non solamente da parte dei salvati, ma anche di tutti i ben pensanti della zona…” Queste righe sono state tenute nascoste, invece di essere proclamate ai quattro venti, essere un titolo di vanto, pur nella vergogna di una guerra d’aggressione per la quale l’Italia era sotto accusa. Ma qualcuno, negli ambienti politici e militari riciclati col governo Badoglio e che hanno costituito la “continuità dello Stato”, ha pensato che far conoscere la natura dei nostri alleati ustascia, peraltro cattolici, i loro efferati crimini, avrebbe potuto favorire le simpatie per la Resistenza jugoslava. A cosa sarebbe servito far sapere che ciò era nel rituale degli alleati ustascia? Non era meglio riversare sui “titini” vittoriosi le colpe degli ustascia? In fin dei conti erano essi i vincitori cui si doveva pagare … Ecco allora che il “segreto” imposto su quei documenti scottanti sin dal ’41 è durato oltre, sino almeno al 1988, quando è stato rotto da una pubblicazione uscita però a Belgrado ed in lingua serbocroata. E la campagna sulle “foibe” ha potuto culminare nella “Giornata del Ricordo”. |
Luigi - 03-07-2007 |
Egregio sig. Mosca, le avevo scritto addio, ma vedo che lei continua a porre delle domande - a cui risponderò - e continua a mettere in relazione cose che non hanno alcun rapporto. I due cugini di cui parlo erano fedeli al re di Jugoslavia, ma non essendo né collaborazionisti né serbi né cetnici erano andati "in bosco" nel 1943 con i partigiani che si trovavano nella loro zona: quelli di Tito. Finita la guerra erano sicuramente vivi (sono stati visti a Spalato), poi sparirono nel nulla. La loro madre andò molto ingenuamente a chiedere informazioni al comando, e per fortuna trovò sulle scale un amico di famiglia che le chiese cosa cercava lì. Saputo il motivo, la risposta fu la seguente: "Torna a casa, perché se passi da quella porta non torni più indietro". Da varie informazioni raccolte a spizzichi e bocconi qui e là, si è ricavato che essi vennero ammazzati perché contrari al comunismo. Durante la guerra comunque erano buoni combattenti; finita la guerra, i nodi sono venuti al pettine. I loro corpi non sono stati mai più trovati, e gli unici che li ricordano ogni tanto siamo un paio di persone qui in Italia (uno sono io), un paio di persone in Croazia e un paio di persone emigrate in Australia sessant'anni fa: in famiglia trovi italiani, dalmati di etnia italiana, dalmati di etnia croata croata e serbi. Fine della storia. Rispetto alla questione generale, io ripeto per l'ennesima volta che mille e più di mille sono state le manipolazioni fatte sulla testa di chi soffrì da tutte quelle questioni. E' però vergognoso che per difendere la propria posizione politica si getti la croce addosso a chi - innocente - è stato eliminato con la violenza sessant'anni fa, trovandogli delle inesistenti colpe o addirittura affermando che non è mai esistito il fenomeno di eliminazione fisica in base al quale migliaia di persone sono sparite nel nulla e centinaia di migliaia di persone hanno dovuto lascisre - loro malgrado - le loro terre. Basta speculare sui morti! Saluti. Luigi PS Adesso però le dico proprio basta. Chi ha letto senza preconcetti si sarà fatto una sua idea, mentre lei ovviamente vedo che rimarrà tetragonamente abbarbicato alle sue tesi. Addio. |
Fabio Mosca - 03-07-2007 |
Ancora un'ipotesi (noiosa per il luigi vari). Ad oltre sessant'anni, certo. Forse che il FALSO col tempo diventa VERITA'? A rate, certo, perchè il cervello è lento nel ragionare... (quanto ci mise Newton ?) E dalle cause lentamente si deducono le conseguenze , mentre da queste si risale alle cause... Le famose foto delle foibe, quelle che si vedono sui moltissimi siti dedicati all'argomento (mai noioso in tal caso) dove si vedono militari italiani che estraggono vittime coi vericelli: che non riguardino quelle del '41 , per caso? Cioè la pulizia etnica VERA, quella ustascia? Cioè cadaveri di Serbi ed Ebrei, magari nel Velebit e nella Lika, dopo l'allargamento della Zona seconda dell'autorità italiana. Spacciate come di ITALIANI UCCISI SOLO PERCHE' TALI DAI TITINI! Alla faccia di ogni prova... Hanno forse la data? Sarò noioso e ripetitivo, ma il solo sospetto mi fa sobbalzare dall'indignazione. Tornerò in autunno , se dio (uno qualsiasi) lo vorrà, spero con nuove scoperte d'archivio. (Per annioare i vari Luigi...) Il quale può star tranquillo, essendo il falso talmente consolidato che divenuto è ormai un mito fondante della nostra "giovane" Repubblica... Auguro ai lettori di questo sito che mi hanno sin qui seguito di passare bene le ferie e di cercare essi pure sempre la verità. Chissà che un giorno questa possa emergere... Senza eccessive illusioni, ma con speranza. |
Fabio Mosca - 04-07-2007 |
Sig.Luigi, la ringrazio della risposta, dalla quale si desume proprio ciò che dico io: NON ci fu "pulizia etnica" da parte comunista! Ci fu pulizia politica, certamente. La Giornata del Ricordo e Napolitano fanno tutta una confusione, e le foibe degli ustascia sono divenute dei partigiani, Ma per rispetto anche dei suoi parenti -che combatterono per la libertà- anche lei lo deve ammettere. Altrimenti darebbe degli infoibatori anche ad essi... Nella guerra di liberazione c'era una parte giusta ed una sbagliata. O erano tutti eguali? Dopo cominciò un'altra storia: la lotta per il potere. I monarchici soccombettero. In Grecia invece vinsero. Si sono comportati meglio? Il ventenne re Pietro se ne stette in comodi alberghi mentre al suo paese c'era l'inferno. Il suo "ministro" nel bosco, il gen.Mihajlovic coi suoi "cetnici", collaborò sin da quasi subito con gli invasori, preferendo rivolgere le armi contro i partigiani. Mi spiace per i suoi parenti croati "monarchici", ma forse non erano bene informati. .. |
Dusan Bastasic - 10-12-2009 |
Dear Mr. Fabio, do you speak English? I`m interesting in documents about Zemljar and Slana in august 1941. My E mail adress is bastasic@gmail.com Please to contact me. Regards, Dusan |