Il nostro programma non cambia
Assemblea Nazionale Comitati Buona Scuola - 26-02-2007
Intervento letto (quasi) da Giovanni Cocchi al Convegno di Modena "L'Ulivo cambia la scuola" a nome dell'Assemblea Nazionale

Solo una piccola premessa. Con un tempismo che ci ha stupiti, a Giovanni è toccato di parlare nel momento in cui il ministro si è seduto alla presidenza. Il "quasi" si riferisce al fatto che a Giovanni erano stati concessi 3 minuti (TRE) e che dopo un po' l'on. Rusconi che presiedeva gli ha detto: "sono passati 6 minuti e mezzo, le sembra sufficientemente democratico se le dico di smettere?". Giovanni è stato un signore e non gli ha fatto notare che era stato democratico solo con lui, ma ha detto che avrebbe distribuito l'intervento ai presenti fuori dal convegno, cosa che abbiamo puntualmente fatto insieme all'altro volantino SCUOLA PUBBLICA: NON CI SIAMO, a cartelli, uomini e donne sandwich, lo striscione storico ABROGHIAMOLA in bella mostra e un cartello confezionato lì per lì che riportava: CHE LA SCUOLA CAMBI L'ULIVO!

Ecco il testo integrale, senza interventi democratici


Come Assemblea Nazionale dei Comitati Buona Scuola abbiamo deciso di partecipare a questo convegno perché ci sembrava una utile occasione per interagire, in modo reciprocamente costruttivo, con chi ha gestito in prima persona, in questi primi nove mesi di governo di centro sinistra, la politica scolastica del paese. Abbiamo deciso di partecipare per sentire dalla loro viva voce le ragioni di scelte e decisioni che in buona parte non abbiamo sentito vicine né per lo spirito che sembrava ispirarle né per gli effetti che a nostro avviso avevano sulla scuola del paese.
Guardate, vorremmo davvero che le argomentazioni che seguono venissero lette e discusse serenamente: nella nostra trasversalità e nella eterogenea estrazione culturale e politica che ci contraddistingue, non siamo mai stati, né intendiamo essere, contestatori per partito preso, a maggior ragione in questa difficile congiuntura politica.
Al contrario, avevamo salutato con viva speranza l'avvento del governo di centrosinistra. Noi, che "politici" non siamo, volevamo e vogliamo che si dialoghi davvero con chi vive nella scuola ogni giorno. Riteniamo che solo questo dialogo con i cittadini, reale e attento, possa dare forza e costanza ad una compagine politica così variegata.
Noi cittadini e cittadine dei Comitati Buona Scuola, siamo genitori, insegnanti, studentesse e studenti che pensano che il nostro Paese abbia bisogno di più scuola pubblica statale di qualità. E siamo ancora convinti che le leggi e i decreti della Moratti andavano e vanno abrogati. E con questa convinzione abbiamo iniziato un percorso di riappropriazione della cittadinanza che ha portato dapprima alla scrittura di una legge di iniziativa popolare per una Buona Scuola per la Repubblica e poi oltre centomila cittadini e cittadine a sottoscriverla.
Nella lettera aperta che ha segnato l'inizio della nostra avventura dicevamo:
«Abbiamo capito che il popolo della scuola è competente. Perché la scuola la facciamo noi, tutti i giorni. Aver scritto una legge ci ha messo nelle condizioni di poter comprendere assai bene, oggi e in futuro, le leggi degli "altri".
E dunque, qualunque cosa accada, non regrediremo all'epoca in cui brontolavamo delegando ad altri il "sapere" del governo della scuola.
»
Questo scrivevamo un anno fa quando è iniziata la nostra avventura.
A maggior ragione oggi, alla luce delle recenti vicende politiche, non possiamo non interrogarci su quanto il governo Prodi ha fatto in tema di istruzione, a partire da quanto era contenuto nel programma elettorale dell'Unione, sulla cui base tanta parte del popolo della scuola aveva contribuito con il proprio voto alla vittoria.
Abbiamo aspettato per oltre nove mesi di leggere qualche segnale che ci confermasse la volontà di voltare pagina.
Oggi, possiamo affermare che ad esclusione di tutor e portfolio, tali segnali non sono venuti, e l'azione del governo ci sembra ancora per molti aspetti preoccupante e in contraddizione o al di fuori di quanto contenuto nel programma dell'Unione. Le argomentazioni che abbiamo sentito in questi due giorni non ci hanno convinto. La distanza che avevamo avvertito resta e, a nostro avviso, questo allontana l'elettorato e mina alla base la forza e la stabilità di un governo. Questo è quello che sentiamo tutti i giorni dentro e davanti alle scuole, come docenti, studenti, genitori.
Ma noi intendiamo costruire, non distruggere.

E quali sono e restano, allora, i motivi della nostra delusione e della nostra fortissima preoccupazione?
Nonostante quanto abbiamo sentito, ci preoccupa la cornice culturale entro la quale il ministero ha deciso di muoversi, con l'equiparazione alle scuole del regime fiscale di cui godono le Fondazioni. I contributi volontari fin qui versati dai genitori sono la testimonianza di un patto generazionale. Essi hanno permesso alla scuola dello Stato di sopravvivere in questi anni di tagli e disarticolazione della sua funzione universale. Chiunque viva nella scuola reale sa bene che quel denaro è servito ad acquistare l'indispensabile, non a finanziare l'eccellenza. Se le minori entrate per l'erario derivanti dagli sgravi fiscali verranno compensate da futuri tagli alle scuole statali allora è evidente la strada su cui ci si sta incamminando.
La scuola statale sarà finanziata non più solo mediante la tassazione ordinaria ma anche attraverso donazioni di famiglie e imprese, prevedendo l'entrata di queste ultime nelle giunte esecutive delle scuole stesse. Si procederà così a grandi passi verso la destatalizzazione della Scuola Italiana.
Per noi questa è una deriva socialmente ingiusta, ed è ingiusta verso i cittadini e le cittadine che hanno a cuore la natura inclusiva che i Padri della Costituzione hanno voluto conferire alla Scuola della Repubblica, e che ci viene detto invece di voler perseguire.
Ma oltre a questo è lungo l'elenco dei provvedimenti presi o omessi da cui dissentiamo profondamente e che anche dopo questi due giorni conservano per noi tutta la loro gravità:
• Il tempo pieno (40 ore con 4ore di compresenza), abrogato dalla Moratti, non è stato ancora rilegittimato come promesso nel programma dell'Unione. Le compresenze continuano a mancare, esattamente come con la Moratti. L 'organico rimane ancora bloccato e non adeguato alle richieste delle famiglie. Esattamente come con la Moratti. Ce lo diceva anche il sindaco Pighi, del resto.
• Nemmeno le Indicazioni Nazionali sono state ritirate, malgrado fossero già facoltative e criticate dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. In questi due giorni abbiamo scoperto che già da novembre una commissione sconosciuta, di saggi sconosciuti opera in segreto alla loro revisione. Anche questo ci ricorda qualcosa.
• Gli anticipi nella scuola dell'infanzia e nelle elementari, molto criticati da docenti e pedagogisti, sono stati mantenuti, nonostante quanto previsto dal programma dell'Unione.
• Alle bambine e ai bambini immigrati continua a mancare l'aiuto per una dignitosa accoglienza e per il loro reale inserimento, insieme a tangibili segnali di rispetto per la loro cultura d'origine
• Quest'anno ci saranno 28.000 studenti e studentesse in più, ma l'innalzamento di 0,4 unità nel rapporto alunni/classi provocherà il taglio di oltre 14.000 cattedre, con il conseguente maggiore affollamento, fino a 32 per classe, peggiorando la qualità delle relazioni e dell'apprendimento. Questa sarà la REALE conseguenza di quanto previsto nella Legge Finanziaria. Oltre, chiaramente, al risparmio operato sul futuro dei nostri figli e delle nostre figlie.
• Continua a mancare il sostegno che spetta ai bambini e alle bambine diversamente abili, anzi, la situazione viene resa ancora più grave perché si dichiara genericamente che il sostegno "verrà attribuito secondo le reali necessità" senza definire parametri certi e aprendo la porta a qualsiasi possibile ulteriore riduzione da parte di futuri governi.
• Nelle superiori rimane, anzi, a nostro avviso si aggrava, il doppio canale, un vero monumento all'immobilità sociale, che divide chi può continuare gli studi da chi è destinato a essere avviato al lavoro, assolvendo l'obbligo scolastico anche attraverso percorsi di formazione professionale, vanificando quell'innalzamento dell'obbligo a 16 anni, che noi consideriamo sì positivamente, ma se inteso come tappa intermedia verso l'obbligo a 18 anni tutto nella scuola, che per noi rimane la scelta di valore.
• A fronte dei tagli alla scuola statale, sono state ulteriormente finanziate con denaro pubblico istituzioni private.
Guardate, anche in questa due giorni ci è stato detto che la situazione è difficile, che la contingenza economica ci ha imposto delle scelte dolorose. Noi diciamo che comprendiamo benissimo, in tempi di disoccupazione e precarietà, tutti abbiamo imparato cosa vuol dire avere delle priorità. Per noi però, è normale scegliere il benessere dei nostri figli, salvaguardare il loro futuro, proprio lo stesso futuro che Ranieri ha detto di avere a cuore. Non ci sembra però che chi è stato eletto con i nostri voti abbia fatto altrettanto. Non possiamo accettare che a fronte degli oltre 3 miliardi risparmiati sulla pelle di chi ha solo la scuola dalla sua parte, questo governo aumenti le spese militari, e parliamo di oltre 20 miliardi di Euro, quasi 7 volte ciò che viene tagliato all'Istruzione.
Per quanto riguarda noi e gli oltre 100.000 firmatari della Legge di Iniziativa Popolare, si tratta purtroppo, di una distanza significativa su molti temi che fino allo scorso anno sembrava condividessimo. Durante gli anni bui della Moratti l'Unione ha avuto il popolo della scuola dalla sua parte; l'evoluzione politica delle ultime ore aggiunge preoccupazione a preoccupazione.
Da parte nostra ribadiamo con forza che il nostro programma non è cambiato, era e rimane la difesa della Scuola della Repubblica e dello spirito originario della Costituzione. Questo il programma che sosterremo con fermezza e atteggiamento critico, puntuale e costruttivo.

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 Tuttoscuola    - 26-02-2007
Al convegno di Modena protesta di precari


La crisi di Governo sembra abbia attenuato la portata del convegno di Modena sulla scuola, organizzato il 23 e 24 febbraio dall'Ulivo.

Diversi parlamentari non hanno potuto presenziare e lo stesso ministro Fioroni ha dovuto contenere i tempi della sua presenza in terra emiliana.

Il vice ministro, Maraingela Bastico, (che, da modenese giocava un po' in casa) ha dovuto attenuare anche qualche contestazione verso Fioroni, venute, da quanto riferiscono le notizie di cronaca, da precari e da esponenti del mondo della scuola locale.

Bastico ha messo in evidenza limpegno politico della attuale maggioranza per risolvere il problema del precariato (150 mila assunzioni di docenti in tre anni, 70 mila subito e graduatorie ad esaurimento).

Tra le questioni che non hanno avuto risposta da parte di Fioroni c'è stata quella relativa al tempo pieno della scuola elementare che qualcuno vorrebbe maggiormente protetto, oltre che nella sua attuazione (anche quest'anno vi è stato comunque incremento di posti e di alunni), soprattutto sotto l'aspetto legislativo, dopo l'incursione della riforma Moratti.