breve di cronaca
Titolo V a gambe all'aria
www.adiscuola.it - 01-02-2007
Corporazioni in pole position - Nuovi dropout in marcia

Nessuno avrebbe dovuto gioire più di noi nel vedere mantenuti gli istituti tecnici, con la prospettiva di "potenziarne le attività laboratoriali, di stage e tirocini". Abbiamo infatti sempre denunciato la loro rovinosa "licealizzazione" culminata nella riforma Moratti. E ancora avremmo dovuto essere i primi a rallegrarci della costituzione degli Istituti Tecnici Superiori, considerato che da anni andiamo dichiarando la gravissima assenza in Italia di percorsi strutturati e stabili di Alta Formazione Professionale, paralleli all'Università. Eppure c'era qualcosa nei provvedimenti varati che lasciava di primo acchito l'amaro in bocca, prima ancora di un'analisi attenta dei testi. Che cosa? L'immediata sensazione di "provvedimenti azzeccagarbugli". L'uso della furbizia come strumento del fare politica. E infatti quei provvedimenti, sotto mentite spoglie, hanno in un sol colpo: 1) fatto piazza pulita del Titolo V, 2) assecondato le corporazioni, 3) aperto la strada a un nuovo esercito di drop out.
Questi i "geniali" passaggi che hanno condotto in porto l'operazione:

• 1° passaggio (decreto legge): la composizione del 2° ciclo morattiano è stata ridefinita in istruzione secondaria superiore e istruzione e formazione professionale;

• 2° passaggio (decreto legge): gli istituti professionali non attribuiranno più qualifiche triennali, ma solo diplomi e con questo espediente sono stati fatti transitare nell'istruzione secondaria superiore e sottratti alle regioni;

• 3° passaggio (disegno di legge): gli istituti tecnici e gli istituti professionali diventano istituti tecnico-professionali, e vengono definiti "istituti d'istruzione". Aggregati, fusi?? Si vedrà. Viene assunto per tutti l'orario dei licei economici e tecnologici definito nel dlgs 226/2005, ora sospeso;

• 4° passaggio (disegno di legge): verranno impartite linee guida per i percorsi di "istruzione e formazione professionale" di competenza regionale. Questi percorsi offriranno qualifiche e diplomi. Che cosa sia rimasto di "istruzione professionale" una volta tolti gli istituti professionali, non è dato sapere. Non importa se "sotto al nome niente" ciò serve per giustificare due operazioni contemporanemente: a) rispettare formalmente il Titolo V che assegna alle Regioni sia l'istruzione professionale che la formazione professionale; b) consentire che l'obbligo d'istruzione, previsto dalla finanziaria 2007, abbia luogo anche nella formazione professionale che, all'uopo, assume anche la veste di istruzione.

Bel colpo, signor Ministro! Peccato che ancora una volta si sia ragionato in base alle corporazioni, con la sola preoccupazione di accontentare insieme insegnanti e centri di formazione professionale.
Ma i ragazzi? Tutti quelli che andavano negli istituti professionali per la qualifica triennale dovranno necessariamente andare nella formazione professionale. Non abbiamo nulla contro la formazione professionale, né contro l'apprendistato, li abbiamo sempre difesi, ma non si può fare un salto nel buio. L'Italia non è tutta come Trento, dove la formazione professionale è ben strutturata e consolidata, né i Centri salesiani, particolarmente compententi in questo campo, sono diffusi ovunque. Ci sono zone d'Italia dove la formazione professionale è assolutamente carente e clientelare.
In questa situazione avere stabilito, con una disposizione urgente come il decreto legge, che gli istituti professionali offrono solo "diplomi" e non più "qualifiche", significa creare un vuoto spaventoso. Istruzione e formazione professionale anziché unirsi si allontanano ancora di più, e chi ne pagherà le conseguenze saranno solo e sempre i più deboli con un incremento dell'esercito dei drop out.

Se è vero che la Costituzione assegna allo Stato solo norme generali, principi fondamentali, livelli essenziali delle prestazioni, ciò che si doveva fare era la decentralizzazione dell'amministrazione e gestione di TUTTA l'istruzione, di TUTTE le scuole alle Regioni, fatta salva l'autonomia scolastica.
Solo così si potevano evitare sia la deleteria frattura fra i "due canali", sia l'ingiusta separazione giuridica degli insegnanti degli istituti professionali dal resto dei docenti. Si è invece fatto ricorso a soluzioni furbesche che, per non dividere gli insegnanti degli istituti professionali dal resto dell'istruzione, hanno soppresso questi istituti facendoli assurgere al rango di istituti tecnici. Todos caballeros. Contenti gli insegnanti, contenti i centri di formazione a cui viene assegnata tutta l'istruzione e formazione professionale, e ai più deboli ... ci si penserà un'altra volta


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