Tarixia - 30-01-2007 |
Bel documento corporativo volto a tutelare il diritto all'insegnamento. Solo una piccola precisazione, e mi riferisco a questa parte del documento: Mobilità E' assolutamente necessaria una forte riduzione della mobilità dei docenti di ruolo. I passaggi di ruolo avvengono tutti nella stessa direzione, dalle scuole materne, elementari a quelle superiori, dove è maggiormente diffuso il precariato storico, con docenti di 45, 50 anni ancora precari. Pur riconoscendo il diritto alla mobilità dei docenti di ruolo, non si può negare che l' attuale mobilità abbassa il livello qualitativo dell' insegnamento nelle superiori e condanna i docenti delle secondarie ad un precariato lunghissimo ed intollerabile. Faccio un discorso a carattere storico: nella storia della scuola, la politica scolastica è sempre stata tesa a SEPARARE l'istruzione "SUPERIORE" da quella "ELEMENTARE", con l'istituzione di contratti che DI FATTO ne sancivano la diversità, a favore di una PRESUNTA SUPERIORITà dell'istruzione della scuola secondaria, nei confronti di quella "ELEMENTARE" vista come INFERIORE, non necessitante di alcuna specializzazione equivocando di fatto sulla parola ELEMENTARE cui si dava l'accezione di FACILE(e perciò non necessitante di specializazioni o lauree) e non quella di scuola atta a fornire i PRIMI ELEMENTI DEL SAPERE. La differenziazione veniva acuita dalla disparità di trattamento economico e contrattuale: i professori venivano pagati maggiormente a fronte di un numero di ore di insegnamento RIDICOLO (16/18 ore settimanali) a fronte delle 24 ore dei MAESTRI di scuola elementare e delle 36 ore delle MAESTRE di scuola materna. La forte differenza di trattamento economico induceva i più ( in primis i PROFESSORI) a ritenere che la scuola che oggi si chiama di primo grado, non fosse appetibile se non per quelle persone che non avessero intenzione o i mezzi di proseguire negli studi oltre il diploma e che pertanto la loro preparazione dovesse essere di serie B o C o zeta. di qui la presunzione dei PROFESSORI e l'aria di sufficienza con cui I MAESTRI (ma sempre più spesso LE MAESTRE) venivano guardati. La differenza fondamentale era che mentre i/le MAESTR* RICEVEVANO UNA FORMAZIONE ATTA ALLA LORO SPECIALIZZAZIONE e che come tale era di per se stessa ABILITANTE alla professione, i PROFESSORI salivano in cattedra del tutto privi della benchè minima nozione di didattica, e quelli che diventavano dei bravi insegnanti, ci riuscivano NON perchè fossero particolarmente ben preparati nella loro materia, ma perchè riuscivano a COMUNICARLA in maniera corretta ai loro allievi. Nel sud specialmente, poi, l'accesso a un diploma o a una laurea, diventava un mezzo di riscatto sociale, per cui si creava la mentalità che il diploma o la laurea dovessero assolutamente essere utilizzati per fare un LAVORO che ne prevedesse l'utilizzo e la messa a frutto. E siccome comunque la mentalità di base era quella per cui i lavori che non prevedessero l'uso delle mani erano lavori DOVE NON SI FACEVA NIENTE (intendendo con questo che non si prevedeva la stanchezza fisica tipica della società agropastorale di quelle regioni), guai se un diploma o una laurea non venivano utilizzati per uno scopo "nobile" e non venivano messi a frutto. Quindi chi conseguiva un diploma era qualcosa meno di chi conseguiva una laurea e quest'ultimo in qualche modo doveva essere "premiato". Capitava e capita ancora del resto di sentire delle persone parlare dei figli e dire che si sono laureati che sono stati assunti e che "NON FANNO NULLA". Il salto di generazione si è compiuto circa 15/20 anni fa, quando la scuola ha cominciato a scricchiolare pesantemente, ed è venuta a mancare quella SOLIDA PREPARAZIONE DI BASE che aveva caratterizzato la scuola del dopoguerra: un anziano con la terza elementare di 30/40 anni fa è oggi culturalmente molto più preparato di un "fuoriuscito" dalle scuole superiori di oggi, un diplomato con la terza media di quel periodo, si mette in tasca molti laureati di oggi che salgono in cattedra e nemmeno sanno scrivere in Italiano corretto. Del resto se le maggiori unversità italiane (vedi per esempio Bicocca) lanciano grida d'allarme sulla incapacità degli studenti di esprimesi correttamente, e in modo consono all'ordine di studi che vanno ad affrontare, nella lingua materna, si suppone che qualche REALE MOTIVO DI ALLARME ci sia. Molti colleghi universitari di facoltà prettamente scientifiche del resto sono arrivati a ritardare le lauree dei loro studenti PERCHE' NON SAPEVANO ARGOMENTARE LA TESI, E NON SCRIVEVANO IN ITALIANO CORRETTO. Io stessa che seguo da anni delle tirocinanti, sono costretta a insegnare loro i rudimenti della grammatica e della sintassi, di cui sono prive (e queste un domani insegneranno nella scuola "elementare"? poveri alunni!) per non parlare dell'uso corretto dei verbi (parlato e scritto in specie con i verbi che terminano in -gn-are.) Trovo OFFENSIVO dire che l'attuale mobilità abbassa il livello qualitativo dell' insegnamento nelle superiori e direi che le superiori ci pensano DA SOLE e da anni ad abbassare il proprio livello, con i debiti formativi mai colmati, i molti colleghi che abiurano la dignità del proprio ruolo rinunciando ad insegnare perchè non sanno più adattarsi alla scuola che cambia o alla maleducazione di molti ragazzi. I peggiori DIRIGENTI SCOLASTICI per le scuole elementari e materne erano e sono PROFESSORI che per non stare più sulle barricate pensano di risolvere tutto COMANDANDO, e di fatto hanno rovinato e continuano a rovinare un ordine di scuola, QUELLA ELEMENTARE che era, fino pochi anni fa tra i primi al mondo per qualità di preparazione. Cosa che mai, nella storia della Repubblica Italiana si è potuta dire delle SCUOLE MEDIE E SUPERIORI. Siccome costoro di scuola elementare non ne capiscono nulla (come potrebbero? mica sono stati formati per quella) i danni sono sotto gli occhi di tutti da Berlinguer in poi Ai giorni nostri, mentre si prevede un'istruzione superiore e la laurea OBBLIGATORIA per chi va a insegnare nella scuola materna o elementare, perchè finalmente si è capito che si tratta di un tipo di insegnamento ad alta specializzazione, e che la laurea non implica la capacità di insegnare dappertutto, che occorre il diploma di maturità magistrale, e che senza quello la strada dell'accesso ai ruoli è SBARRATA, perfino i PROFESSORI cominciano a vedere come "appetibile" l'insegnamento alle SCUOLE INFERIORI (ma a nessuno è saltato in testa che con lauree scientifiche si può aspirare ad altro che non sia l'insegnamento? che i professori di materie umanistiche sono troppi? e che pertanto si doveva prevedere un loro esubero e la difficoltà ad assumerli, specie dopo che per tanto tempo ad opera dei vari governi si è bloccato il turn over? e che sarebbe occorsa una pianificazione proiettata nel tempo, con l'istituzione se necessario di un numero chiuso o sospensione di certi corsi di laurea per un tot di anni? un paese serio pianifica le risorse di cui avrà bisogno nel tempo per ogni settore: ricordo a tutti che la Francia è riuscita risolvere il problema delle future pensioni con un'accorta politica per le famiglie, tanto che da sola attualmente è riuscita riportare su la media europea delle nascite) e a torto contestano come avviene nel documento, che nell'ambito della scuola si può solo andare avanti, ma non tornare indietro se il cammino si è iniziato a metà. Quanto al precariato "lunghissimo e intollerabile" se non si accede ai ruoli della scuola elementare o materna, lascerei perdere. Folena ha sostenuto i precari per un proprio tornaconto politico, facendo leva sulla loro fragilità... com'è che è stato così SCORRETTO con i movimenti, arrivando a affermare il falso in relazione alla LIP? forse perchè si è reso conto che chi la scuola la fa e chi sta dietro ai movimenti è "appena appena" più preparato e molto poco disposto a farsi prendere per il naso da ipotetiche promesse? La parte del documento in esame è pessima e offensiva, se si vogliono fare rivendicazioni, si cerchi almeno di farle appropriate |
Maurizio Balsamo - 30-01-2007 |
Citazione Mobilità E' assolutamente necessaria una forte riduzione della mobilità dei docenti di ruolo. I passaggi di ruolo avvengono tutti nella stessa direzione, dalle scuole materne, elementari a quelle superiori, dove è maggiormente diffuso il precariato storico, con docenti di 45, 50 anni ancora precari. Pur riconoscendo il diritto alla mobilità dei docenti di ruolo, non si può negare che l' attuale mobilità abbassa il livello qualitativo dell' insegnamento nelle superiori e condanna i docenti delle secondarie ad un precariato lunghissimo ed intollerabile Commento Quando due diritti confliggono, in questo caso il diritto alla mobilità e il diritto alla stabilizzazione del rapporto di lavoro, bisogna ricercare una soluzione contrattuale, auspicabilmente equa, che li tuteli entrambi, a meno che qualcuno non pensi che per acquisire maggiori diritti per sè debba negare quelli altrui. Sebbene non fosse questo lo spirito del documento, bisogna considerare però che le parole hanno un peso e che possono fomentare pregiudizi dell’una o dell’altra parte. Che i lavoratori precari chiedano la revisione delle quote rientra nella tutela dei loro legittimi interessi, ma quando si cerca a tutti i costi di massimizzare il proprio particulare è facile scadere nel corporativismo e commettere delle gaffes, come quella di collegare l’abbassamento del livello culturale nelle superiori ai passaggi di ruolo delle maestre; si tratta di un’illazione che non aggiunge nulla alla sostanza delle vostre richieste e non giova alla ricerca di un terreno unitario di lotta. |