Ad oltre 60 anni dalla fine della Shoah, dalla liberazione degli ultimi supersiti dei campi di concentramento sparsi in Europa, celebrare l'annuale "
Giorno della Memoria" ha riacquistato il senso originario, quello dei primi anni, gli anni della condanna del nazifascismo ed il monito esteso all'intera umanità di non ripetere in futuro gli errori e gli orrori di una generazione colta dal delirio della discriminazione.
Oggi, a dispetto della enorme documentazione storica, oltre che delle testimonianze dirette dei sopravvissuti, delle registrazioni video e fotografiche, delle ammissioni di colpa di chi per ordine o per scelta si è reso protagonista degli stermini di milioni di persone, si fa strada insistentemente un nuovo modello di imbecillità collettiva: il negazionismo.
Otto paesi della comunità europea, fra cui la Francia, la Germania, l'Austria puniscono, per legge, chi lo professi.
In Italia, si intende presentare un disegno per allinearsi, con il rischio di dare legittimazione alla falsità storica oltre che a redivivi provocatori.
E' il fallimento del buonsenso, il trionfo dell'ignoranza storica e culturale.
Negare l'ovvietà dei massacri vuole essere un lasciapassare ideologico al separatismo razziale, come revisione ottusa dei crimini contro l'umanità.
Non servono leggi che condannino atteggiamenti simili, occorre invece che le giovani generazioni abbiano perfetto conoscimento dei fatti, chiaro svolgimento degli eventi dalle cause agli effetti che li hanno determinati.
In una parola, educazione .
il nazifascismo è in crescita in tutta Europa, specie in quei paesi che condannano con legge il negazionismo.
La schiera dei revisionisti si allarga ad Oriente con Ahmadinejad, facendo proseliti in gran parte dell'Asia.
Rinasce l'odio razziale contro gli Ebrei, legittimando ogni tipo di odio: tribale, politico, economico.
La "
Giornata della Memoria" non può essere, allora, dedicata esclusivamente alla Shoah, i cui aspetti di crudeltà non smetteranno mai di pesare sulle coscienze dell'umanità, ma deve rivolgersi ad ogni realtà del mondo che vede soffocata la libertà di un popolo in ragione di elementi distintivi come la razza, il colore della pelle, la cultura o il livello economico.
Celebrare l'Olocausto significa opporsi alla violenza, da qualsiasi parte provenga e per qualsiasi ragione praticata, significa avere il coraggio di difendere i diritti di chiunque sia offeso dall'arroganza della discriminazione e restituirgli la libertà ideologica di sentirsi partecipe della comunità del mondo.
Le pagine della Storia sono piene di Olocausti ed in continuazione se ne consumano ad ogni latitudine della terra: in Africa, nel Medioriente, in Cina e in America Latina.
Solo una conoscenza culturale degli eventi e l'esercizio dell'uguaglianza, come principio morale collettivo, può salvare il nostro tempo e quello a venire da catastrofi umanitarie.
Sapere ed educare è il compito che devono assumersi coloro che aspirano alla parità di diritti e di doveri fra gli uomini e che si pongono di fronte alla diversità con l'animo e l'occhio di chi vi riconosce un'opportunità di crescita per ogni essere della Terra.
Visitare i luoghi dove si sono consumate e si consumano azioni di spregio contro la dignità umana, è esercizio utile a capire le sofferenze di tante vittime che hanno portato e portano al disprezzo della vita di nostri simili.
pino arpaia, verbania - 04-02-2007
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Voglio ringraziarti per questo importante contributo, che mi conforta. Nella mia scuola (media), dedichiamo alla Memoria percorsi di approfondimento che poi (dall'istituzione della Giornata della Memoria) sfociano in un recital. Come scrissi a suo tempo al sig. Violante, non abbiamo bisogno di leggi che ci ricordino il nostro dovere di insegnanti. Non abbiamo bisogno di parlamentari che ammantano di retorica tragedie umane da cui sono distanti. Da sempre, nella mia scuola (media), abbracciamo idealmente ogni vittima, ogni sfruttato, ogni sofferente a causa del potere, scegliendo ogni anno un tema. Quello di quest'anno era l'identità, e ci siamo occupati di Bosnia e di Burundi, di Italia e di Armenia, di Ebrei e di Palestinesi, di Afgani e di immigrati.
Mi piacerebbe condividere con te le azioni positive che stiamo cercando faticosamente di mettere in cantiere, trovare spunti e stimoli; quanto ai luoghi, noi siamo stati a Fossoli, a S.Sabba, ad Auschwitz; ed in molteplici luoghi memoria di cui, come saprai, la Val d'Ossola è piena.
Grazie, spero di sentirti.
pino |