Eratostratismo
Antonio Vigilante - 27-01-2007
Qualche giorno prima di Natale ho assistito alla seguente scena: due ragazzini sui tredici anni tenevano un terzo per le mani ed i piedi e lo sbattevano ripetutamente contro la serranda abbassata di un negozio. Mi sembrò una scena di violenza e pensai di intervenire: ma il terzo, quello sbattuto contro la serranda, rideva e si divertiva come un matto. Un quarto ragazzino tirò fuori il cellulare. Gli altri si misero in posa e rifecero tutta la scena, mentre il quarto riprendeva con il cellulare. Poi scapparono tutti ridendo.
Ieri passeggiavo per il centro. Sotto i portici c'erano tre ragazzi sui vent'anni. Stavano lì immobili, silenziosi. Erano vestiti con una cura straordinaria, con acconciature molto elaborate; uno aveva le sopracciglia attaversate da tagli, come se avesse sostenuto qualche difficile battaglia, riportandone cicatrici. Mentre gli passavo davanti, ha pronunciato questa parola: "Amore". Era rivolta a tre ragazze che passavano alla mia destra. Ho avvertito qualche profanazione, nel pronunciare in quel modo quella parola. Una parte di me ha pensato per un attimo alla "Autorizzazione all'eliminazione delle vite indegne di essere vissute" di Binding e Hoche. Un'altra parte di me mi ha rimproverato aspramente, ricordandomi che sabato è la Giornata della memoria. Una terza parte di me si è chiesta cosa mai potranno dirsi, di cosa mai potranno parlare quei ventenni, ed ha concluso che certamente non parlano, stanno lì in vetrina silenziosi per tutto il tempo, e solo raramente pronunciano una o due parole: profanandole. Una quarta parte di me mi ha fatto notare che sono ormai otto anni che insegno, e con ogni evidenza sto diventando un moralista che odia i giovani. Le quattro parti di me si sono dileguate quando una quinta parte di me - quella che, essendo consapevole del corpo, ha il privilegio di dire io - ha dovuto concentrarsi nella delicata impresa di attraversare la strada. Provvidenzialmente, perché chissà dove sarebbero arrivati, quei quattro.

Erostrato era un pastore, ed essere pastore non gli bastava. Aveva in sé una brutta inquietudine: voleva diventare immortale, e tuttavia non aveva nessuna delle qualità che rendevano immortale - per così dire: non c'è memoria che prima o poi non ceda al tempo - un uomo nell'antica Grecia: non era un poeta, né un atleta, né un politico. Era solo un pastore. Erostrato decise che, se non poteva diventare famoso ed immortale, sarebbe diventato almeno famigerato ed esecrato nei secoli. E così diede fuoco al tempio di Diana.
L'inquietudine di Erostrato è l'inquietudine del nostro tempo. Se non proprio immortali, è imprescindibile essere famosi, farsi guardare, avere su di sé gli occhi di tutti almeno per un momento. E' l'imperativo televisivo: esisti solo se ti sporgi e cadi sotto lo sguardo di una moltitudine. Ci sono due vie per questo esistere televisivo. La prima è quella della bellezza. Non, attenzione, della semplice bellezza, quella che abbiamo o non abbiamo dalla nascita, quella che è opera della natura - qualunque cosa sia la natura. La bellezza che permette di esistere è la bellezza resa possbile dal consumo. Si esite esteticamente attraverso la Cura - intesa non heideggerianamente, ma come ornamento del proprio corpo attraverso tutti i rimedi offerti dal mercato: vestiti di marca, cosmetici, gioielli, tatuaggi, prodotti per il corpo. Senza questi rimedi, un corpo non può essere davvero bello. La nuda bellezza, la bellezza senza ornamento, è fuori del mondo. La seconda via è quella del mostruoso. E' la via più semplice, in fondo. Se non puoi perfezionare con la Cura una bellezza che non hai, puoi diventare senza grosso sforzo quello che compie l'atto di forza - violento o comico - che costringe tutti a voltare lo sguardo. La televisione ti mostra bene come fare. Se non puoi stare davanti a una telecamera come bellezza adornata, puoi starci come mostro che fa ridere o piangere, che diverte o scandalizza (o entrambe le cose). Poiché la bellezza resta infrequente, se non rara, dobbiamo abituarci all'erostratismo. Notizie come quella che è sui giornali di oggi - adolescenti che a scuola filmano col telefonino una scena di sesso durante l'assemblea di classe - presto non scandalizzeranno più nessuno. Sarà interessante, allora, vedere qualche altra via per esistere escogiterà quel sistema che il dottor Avenarius ne "L'Immortalità" di Kundera chiamava Satania.

Antonio Vigilante


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