BUON ANNO...
MA CHE ANNO E' ?

Il tempo in dimensione interculturale

 Il 2004 è appena iniziato e l’eco degli auguri, assieme al senso di festa, già si perde nel freddo delle giornate invernali.
Un anno si è chiuso, un altro si è aperto.
Ma, a pensarci bene, non sappiamo neppure cosa sia il tempo. E le domande restano quasi sempre senza risposta. Ad esempio: il tempo, questa strana e spesso incomprensibile realtà che si snoda tra calendari, lunari, agende, orologi,.. si arrovella su se stesso oppure si distende lungo una linea ed una direttrice che pare (ma sarà vero?) indicare un senso, una finalità, un traguardo cui tendere, un luogo dove giungere?
Chissà… non è qui neppure il caso di tentare di indagare simili complesse questioni.

Molto più semplicemente questa prima rubrica interculturale del 2004 è dedicata alla diversa percezione del tempo ed anche alla sua diversa "contabilità" nelle molte e differenti culture che popolano il nostro pianeta ma che si incrociano quotidianamente anche nelle nostre città. 2004, dunque. Si, per l’occidente siamo nel 2004. Dopo Cristo, come si suole dire. Ma basta spostarsi all’interno del solo Mediteranno per incontrare almeno altre due fondamentali contabilità.

Il 2004 corrisponde infatti al 5764-5765 dell’era ebraica (che impressione quel cinquemila….) ed al 1424-1425 dell’era islamica.
E siamo nelle religioni monoteiste. Ma il mondo è ben più grande.

In che anno vivono, ad esempio, in Cina, oppure quanti prendono a riferimento il buddismo o lo shintoismo?  Una curiosità a cui ho cercato di rispondere utilizzando internet (che a sua volta ha un suo tempo, cronologicamente precisissimo) e soprattutto la pazienza di due fratelli che vivono e lavorano in oriente.

In Cina, dunque…

Il calendario cinese è lunisolare e si presenta simile, per molti aspetti, al calendario ebraico. Anche il calendario cinese prevede, infatti, anni comuni, composti da 12 mesi e da 353, 354 o 355 giorni, e anni embolismici, composti da 13 mesi e da 383, 384 o 385 giorni.
L'inizio di ogni mese avviene ad ogni fase di luna nuova, considerata tale dai cinesi nel momento della congiunzione della Luna col Sole, ovvero quando la Luna è completamente invisibile, per le zone in prossimità del meridiano a 120 gradi a est di Greenwich, che è il meridiano delle coste orientali della Cina.
Quando si hanno 13 lune piene tra l'undicesimo mese di un anno e l'undicesimo mese dell'anno successivo (ovvero tra un solstizio e il successivo), l'anno che segue diventa di 13 mesi.
Nel calendario cinese gli anni sono contati seguendo un ciclo di 60 anni. Fino al 1911 venivano contati partendo dal momento dell'ascesa al trono di ogni imperatore. Ad ogni anno viene assegnato un nome composto da due parti: una radice celeste e un ramo terrestre. Le parole che costituiscono la prima parte del nome, ovvero le radici celesti, sono dieci, e non sono traducibili: jia, yi, bing, ding, wu, ji, geng, xin, ren, gui.
Le parole che costituiscono la seconda parte, quella terrestre, sono le seguenti dodici: zi (topo), chou (bue), yin (tigre), mao (coniglio), chen (drago), si (serpente), wu (cavallo), wei (pecora), shen (scimmia), you (gallo), xu (cane), hai (maiale). I nomi degli anni vengono creati partendo dal primo nome 'celeste' e dal primo 'terrestre', e utilizzando successivamente i secondi, i terzi, ecc. delle due liste; quando si arriva all'ultimo di una delle due liste, si ricomincia dal primo di quella lista. In questo modo è possibile costruire 60 combinazioni, ossia 60 nomi di mesi, che sono quelli che compongono un ciclo completo.

Si usa contare questi cicli sessantennali a partire dal 2637 a.C., quando, secondo la tradizione, il calendario cinese fu inventato. La tabella che segue riguarda gli ultimi anni:

ren-wu

gui-wei

jia-shen

yi-you

Cavallo

Pecora

Scimmia

Gallo

2002

2003

2004

2005

In sintesi: il 22 gennaio 2004 (capodanno cinese) inizia jia (la terza radice del cielo) shen (nome della radice della terra che coincide con l'animale zodiacale, che e' la scimmia. Quindi il nome "tecnico". dell'anno è jia-shen.

All'inizio dell'anno si possono comprare calendari che sono anche degli oroscopi, e che dicono, in base a combinazioni di questi segni e tradizioni associate - ad esempio alle ore del giorno corrispondono le parti del corpo - quali sono i giorni buoni o cattivi, e per che cosa. Ad esempio alcuni giorni non vanno bene per cominciare a costruire una casa, o un forno, o per sposarsi, o per funerali; altri si... E in Cina nessuno fa queste cose fuori dei giorni buoni. Si tratta di un bisogno di unità e di armonia con il tutto.

In Giappone… l'anno 16cesimo dell'era Heisei

Dal Giappone mi giungono informazioni altrettanto interessanti.

Tiziano (che da anni lavora su complicati testi di filosofia giapponese e dirige un centro culturale ad Osaka) così ha risposto alla domanda su che anno sia in Giappone: "date sicure sicure nei calendari Buddhisti e Shintoisti non esistono (neanche nel Cristianesimo, a dire il vero...). Per quanto riguarda il Buddismo mi sembra di poter dire che nel siamo nell'anno 2547.

Nello Shintoismo, invece... siamo nell'anno che vogliamo esso sia. Per due semplici ragioni:
1. Visto che il Giappone - e con esso l'imperatore- sono figure divine non credo che il loro tempo sia misurato cronologicamente.
2. In Giappone il tempo è ciclico, non lineare. Il tutto ri-inizia con oggi (cioè con il tuo capodanno...).

Le date che i Giapponesi usano per i documenti ufficiali possono contenere 2 diverse menzioni: o usano il calendario gregoriano(e quindi anche per loro siamo nell'anno 2004... ma ricordati che è una misurazione importata), oppure usano la data degli anni in cui un imperatore sta regnando, e di cui lui stesso ha scelto il nome (in questo caso, siamo nell'anno di reggenza numero 16 del tempo detto Heisei - che vuol dire "raggiungere la pace" – perché l'imperatore attuale, Akihito, ha pensato bene di imprimere il suo nome con il consolidamento della pace in Giappone. Quindi, ricapitolando, siamo nell'anno 16cesimo dell'era Heisei. Ti risparmio poi il racconto su come nel passato uno stesso imperatore imprimesse nomi (e quindi ere) diversi per sottolineare periodi particolari (inizio o fine guerre, calamità naturali...) durante la sua stessa reggenza. Un vero labirinto per uno storico non-giapponese... e che in fondo non fa altro che sottolineare la misteriosità impressa dai giapponesi al loro tempo (o, al contrario, la sua semplicità, dato che qui si vive nell'attimo...)."

…saggezza orientale.. Comunque sia (e qualunque anno sia) buon anno a tutti e a tutte.

Ma forse sarebbe meglio dire: "buon tempo a tutti e a tutte".

 

Aluisi Tosolini  in  P a v o n e R i s o r s e - 04.01.2004