Suggerimenti per
missione terrestre n° 6
Obiettivo
Provare, in un contesto protetto, le
emozioni di un passaggio rapido dal senso di onnipotenza alla frustrazione.
Scoprire come queste forti emozioni sono
legate alla propria voce riverberante.
Prendere coscienza del rapporto tra volume
vocale e potere.
Diventare capaci di scegliere autonomamente
una soluzione di autodisciplina e di riflettere sulle proprie azioni.
Approccio
Si ascolterà il rimbombo in uno spazio del
tipo della palestra.
Contesto
Non tutte le palestre hanno l'acustica
tipica, con tempi di riverbero altissimi, ma a quelle ci riferiamo
considerandole, purtroppo, la condizione più diffusa.
Riflessioni
su questo tema
Riverbero e corpo, ovvero: come dovrebbero
essere le palestre
In uno spazio riverberante è difficile
comunicare perché ciascuno è causa di inquinamento acustico per gli altri.
L'aggressività e la dispersività delle lezioni aumentano.
Questo stress funziona da eccitante in
forme di ginnastica competitive, individualistiche e ripetitive, in cui il
corpo compie movimenti stereotipati.
Si può pensare che, per prepararsi a una
società agonistica, questo modello di corpo, narcisistico e competitivo, sia il
modo giusto per rendere i bambini adatti al mondo. Temiamo che sia vero il contrario.
Stiamo parlando dell’educazione scolastica
di base, non delle pratiche sportive a cui spontaneamente ciascuno si dedica,
che non a caso si chiamano discipline.
Se a scuola, insieme al movimento, non si
coltivano adeguatamente anche la fiducia in se stessi, lo spessore umano, la
creatività, l’amore per come si è (amandosi in quanto imperfetti), si farà
fatica a vivere in un ambiente in cui la tecnologia e la comunicazione cambiano
ogni pochi anni parametri, statuti e metodi. La personalità sarà schiacciata e
annichilita appena non funzionerà più l'azione che, fino al giorno prima,
produceva l’effetto desiderato.
Per questo, in un mondo che cambia
rapidamente, è pericoloso addestrare i bambini a seguire pedissequamente
copioni dati.
Un bambino di città ha bisogno di
riscoprire un corpo da cui è troppo spesso alienato; per questo, più che verso
la tradizionale ginnastica il corpo dovrebbe sperimentare forme di danza
libera, di espressione corporea, di psicomotricità relazionale e di
rilassamento. Quanto all'agonismo, per vivere quello sano, di reciproca sfida e
misurazione, non basta forse buttare una palla in mezzo al prato?
Eco
e senso di onnipotenza
Useremo il peggior difetto delle palestre come risorsa. Useremo le palestre non
per Narciso ma per Eco.
Nella narrazione classica, Narciso si
annullò nell'amore per la propria immagine, che non è l'amore per se stessi
perché noi non siamo la nostra immagine. La percezione del corpo non è
l’immagine del corpo.
Che io
non sono la mia immagine è un tema che i bambini di oggi avrebbero bisogno
di scoprire. A questo servono la psicomotricità relazionale, le tecniche di
benessere, l’espressione corporea. Ogni
insegnante sa quanta fatica in meno e soddisfazione in più troverebbe con una
scolaresca di alunni curiosi, entusiasmabili, affiatati; la spinta a clonare
egocentricamente l’immagine dell’ultimo stereotipo televisivo spinge spesso
nella direzione opposta.
Eco rappresenta l'orecchio come Narciso
rappresenta l'occhio. Eco si annullò per amore dell'altro, e ancora oggi dona
la sua voce, che riecheggia le nostre parole nelle valli e tra le montagne.
Continua ancora oggi nelle palestre, anche
se il termine eco vale in termini psicologici; in termini di fisica
acustica non si deve parlare di eco ma di riverbero.
Se lasciamo un bambino in palestra da solo,
in piena naturalezza comincerà a esercitare la voce esprimendo con creatività
suoni diversi, con una ricchezza che piacerebbe ai musicisti del '900 e agli
educatori musicali.
Un ambiente riverberante restituisce il
suono di ognuno, fa sentire in possesso dello spazio, genera un innato senso di
presenza e potenza che gratifica l'inconscio, specialmente dei bambini che
hanno un'opinione di sé mortificata e insicura.
Ci sono importanti forme di terapia basate
su questo principio.
È evidente che questo uso privato della
palestra non può verificarsi spesso: se ogni suono riverbera per un minuto,
bastano pochi secondi per trasformare il piacere in sofferenza. Il senso di
potenza diventa de-powerment:
mortificazione della presenza e annichilimento. È quell'essere senza ambiente che rende i bambini
disturbati, dispersivi, a volte dispettosi.
1. Errori da evitare
Senza alcune cautele il gioco viene bruciato e assume poco
significato. Quando funziona, invece, dà risultati sorprendenti in termini di
emozione e di scoperte relative all’autocontrollo.
Aspettare
l'autocontrollo
L'insegnante che urla di stare zitti in
palestra può fare precipitare la situazione. Se la consegna è data chiaramente
PRIMA di andare in palestra, dopo un minuto o due di chiasso sono loro stessi a
chiedere che si cominci.
Non
affrettare la presa di coscienza
Non dobbiamo sottovalutare l'importanza e
la fatica di questo autocontrollo. Non vogliamo che si perda l'aspetto profondo
dell'esperienza, di grande portata psicologica, che sarebbe vanificato in una
situazione di mera obbedienza alle regole del gioco.
Non
sottovalutate l'importanza del gioco
Arrivare a impastare le proprie gocce di suono con gli altri significa
riuscire a mantenersi sensibili e tuttavia misurarsi. È un difficile e prezioso
esercizio di atteggiamento adulto.
Per i bambini sarà bello e prezioso che
l'insegnante riconosca loro il successo in questo tirocinio morale.
2. Variabili in ordine all'età
Come la maggior parte delle attività scelte
per questo CD, lo stesso gioco funziona e diverte in età diverse, anche se ogni
classe e ordine ne trae risultati differenti per complessità.
Questo vale anche per l'adulto, che ha
bisogno di sperimentare l'esperienza in prima persona, altrimenti può far
fatica a capirne il senso e la natura.
Gli
esploratori più piccoli
Nessuna difficoltà con i piccoli (anzi, il
gioco in palestra è raccomandabile fin dalle materne).
Non ci sono problemi nel far tirar fuori la
voce ai soggetti più insicuri, perché sentirsi fonicamente accoppiati
all'ambiente scioglie gli eccessi di pudore vocale.
Gli
esploratori più grandicelli
Il problema è l’opposto: possono
impossessarsi fonicamente della situazione, hanno il potere. Se non ci sono
abituati ne abusano. È bene che lo facciano; dopo un po’ si stancano e si
comincia a giocare.
3. Tempo
Il gioco per questa missione richiede circa
un’ora, che dovrà essere gestita senza ansia per il tempo che passa: è
probabile che ci siano diverse false
partenze prima che l'esperienza funzioni.
L'indomani è bene ripensare a quello che è
stato scoperto. Infine si scrivono/realizzano le testimonianze e si prepara la busta (per i piccoli) o la e-mail
(per i grandi) da spedire a Qwrtp.
Cosa
fare prima
Prima di cominciare è necessario che la
consegna sia data in classe: questo aiuterà i ragazzi a prevedere quello che
succederà, ed eviterà situazioni difficili e dispersive quando ci si troverà in
uno spazio troppo rimbombante per dare con calma consegne complesse.
Se nell’edificio scolastico avete uno
sgabuzzino o un piccolo gabinetto, prima di andare nello spazio ampio provate
cosa succede in uno spazio piccolo. I bagni piccoli sono l’ideale, poiché
piastrelle e specchi sono molto riflettenti.
Cosa
fare dopo
Se volete, potete cercare di far raccontare
perché a loro piace produrre il rimbombo. Non è facile abituarli a raccontare i propri stati d'animo e le
proprie emozioni, quindi, quando c'è l'occasione di una situazione atipica ed
emotivamente densa, è utile profittarne.
4. Note tecniche
Per evitare tempi morti è utile aver stampato in anticipo le copie della relazione di Nico d'Aria.