VII Commissione - Resoconto
di martedì 20 gennaio 2004
ATTI DEL GOVERNO
Martedì 20 gennaio 2004. - Presidenza delpresidente Ferdinando ADORNATO. -
Interviene il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la
ricerca Valentina APREA.
La seduta comincia alle 9.40.
Variazione nella composizione della Commissione.
Ferdinando ADORNATO (FI), presidente, comunica che il deputato Fabio Fatuzzo
entra a far parte della Commissione in sostituzione del deputato Teodoro
Buontempo, che cessa di farne parte.
Schema di decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali
relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione.
Atto n. 303.
(Seguito dell'esame e rinvio).
Titti DE SIMONE (RC), intervenendo sui lavori della Commissione, chiede
che la pubblicità dei lavori dell'odierna seduta per l'esame di atti del
Governo sia assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto
televisivo a circuito chiuso.
Ferdinando ADORNATO (FI), presidente, non essendovi obiezioni, lo
consente. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.
La Commissione prosegue l'esame, rinviato il 3 dicembre 2003.
Ferdinando ADORNATO, presidente, avverte che, con lettera del 19
dicembre 2003, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha trasmesso il
parere della Conferenza unificata Stato-Regioni-Città e Autonomie locali sullo
schema di provvedimento in titolo. Ricorda inoltre che la Commissione ha
svolto, nelle giornate di lunedì 12 e martedì 13 gennaio 2004, una serie di
audizioni informali volte ad approfondire i temi oggetto del provvedimento.
Avverte, inoltre, che il deputato Angela Napoli, che nella seduta del 14
gennaio scorso aveva annunciato la propria intenzione di rinunciare
all'incarico di relatore sul provvedimento in esame, ha manifestato la propria
disponibilità a riconsiderare tale decisione. A tale proposito, esprime
apprezzamento e soddisfazione per il senso di responsabilità istituzionale e
politico dimostrato dal relatore, che permette alla Commissione di non privarsi
della sua competenza.
Avverte quindi che, purtroppo, il ministro Letizia Moratti, per motivi
di salute, non potrà intervenire ai lavori odierni della Commissione,
come era stato richiesto. Il Governo è comunque autorevolmente rappresentato
dal sottosegretario Aprea, che ringrazia per la sua disponibilità.
Titti DE SIMONE (RC), intervenendo sull'ordine dei lavori, esprime
rammarico per la mancata partecipazione del ministro Moratti ai lavori odierni
della Commissione, la cui presenza appare necessaria per fornire chiarimenti
sul suo discutibile modus operandi. Ritiene infatti inaccettabile, e gravemente
lesivo delle prerogative del Parlamento, il fatto che sia stata adottata una
circolare relativa alle materie proprie del provvedimento in esame prima
dell'espressione del parere da parte delle Commissioni competenti sul
provvedimento stesso.
Stigmatizza quindi la scarsa partecipazione dei deputati dei gruppi della
maggioranza alla seduta odierna, che è a suo avviso dimostrazione di un ingiustificabile
disinteresse per l'esame di un provvedimento di tale importanza. Ritiene
impossibile, nelle condizioni date, procedere alla discussione di merito sul
provvedimento.
Chiede infine che il deputato Angela Napoli fornisca dettagliate spiegazioni
circa i motivi per cui ha dapprima rinunciato all'incarico di relatore, per poi
tornare sulla propria decisione.
Ferdinando ADORNATO, presidente, nel concordare con il deputato Titti De
Simone in ordine all'opportunità che i gruppi garantiscano la più ampia
partecipazione ai lavori della Commissione, rileva peraltro che numerose
assenze si registrano non solo nei banchi della maggioranza, ma anche in quelli
delle opposizioni.
Alba SASSO (DS-U) si associa alle considerazioni del deputato Titti De
Simone, sottolineando in particolare che l'esame di un provvedimento così
rilevante per il futuro delle istituzioni scolastiche italiane dovrebbe
pienamente coinvolgere tutte le forze politiche.
Osserva quindi che sarebbe stato più corretto, sul piano istituzionale, che il
Governo trasmettesse alle Camere lo schema di provvedimento in titolo solo dopo
aver acquisito il prescritto parere della Conferenza unificata, anche in
considerazione dell'ampliamento delle competenze delle regioni operato con le
modifiche del Titolo V della Costituzione.
Segnala quindi che i rappresentanti dei gruppi di opposizione hanno sottoposto
all'attenzione della Presidenza della Camera una serie di profili problematici
attinenti alla copertura finanziaria, che configurano a suo avviso la vera e
propria illegittimità del provvedimento.
Sollecita, infine, un intervento del ministro Moratti affinché dia
circostanziate risposte e chiare assicurazioni in merito alle preoccupazioni
espresse dalla società civile e da tutto il mondo della scuola in ordine ai
contenuti del provvedimento.
Ferdinando ADORNATO, presidente, dopo aver ricordato che il termine,
fissato direttamente dalla legge, per l'espressione del parere della
Commissione è già scaduto nella seduta di ieri, sottolinea come appaia comunque
opportuno, al di là di qualsiasi valutazione di merito, che il provvedimento in
esame sia emanato al più presto, al fine di porre rimedio alla situazione di
disorientamento da più parti denunciata.
Angela NAPOLI, relatore, in relazione ai chiarimenti richiesti nei
precedenti interventi, ed al fine di sgombrare il campo da qualsiasi equivoco e
da interpretazioni tendenziose, chiarisce che da una più attenta valutazione
dei contenuti della circolare ministeriale richiamata è emerso che essa non
appare in alcun modo in grado di comprimere l'autonoma determinazione delle
Camere. In particolare, sottolinea tra l'altro che la circolare ha carattere
evidentemente transitorio, precisandosi in più punti che il Ministero si riserva
di fornire ulteriori indirizzi e chiarimenti successivamente all'entrata in
vigore delle nuove norme legislative. Ha d'altronde ricevuto adeguate
assicurazioni, direttamente da parte del ministro, sulla piena
disponibilità del Governo all'attenta valutazione delle proposte di modifica
eventualmente contenute nel parere espresso dalla Commissione.
Precisa quindi che la sua decisione di rinunciare all'incarico di relatore era
motivata esclusivamente da considerazioni di carattere istituzionale.
Considerazioni del medesimo tipo, e in nessun caso riconducibili a mere logiche
di appartenza o «fedeltà» politica, l'hanno quindi indotta a tornare su tale
decisione.
Ribadisce altresì la correttezza del decreto in titolo, non ravvisando a suo
giudizio alcun eccesso di delega. Parimenti corretta e soddisfacente è, a suo
parere, la legge delega di riforma della scuola che necessita della più
tempestiva e sollecita attuazione al fine di superare il clima di
disorientamento e confusione che impera nelle scuole italiane.
Invita infine le forze politiche presenti in Commissione a procedere con
tempestività sulla discussione generale del provvedimento, affinché possano
emergere in modo proficuo proposte emendative da inserire nella sua proposta di
parere. Ogni ulteriore ritardo rischia infatti di rendere inutile il parere
della Commissione.
Titti DE SIMONE (RC), ritiene insufficienti i chiarimenti forniti dal
relatore ed inaccettabile che si proceda nella discussione sterile di un
provvedimento, in presenza di una circolare che scavalca le prerogative
parlamentari e vanifica la possibilità di influire in modo effettivo sui suoi
contenuti. Nel ribadire la propria totale insoddisfazione per le condizioni in
cui il dibattito si sta sviluppando, annuncia che, in mancanza dei chiarimenti
richiesti, il suo gruppo non è disponibile a proseguire la discussione.
Ferdinando ADORNATO, presidente, sottolinea che l'atteggiamento dei
rappresentanti dei gruppi di opposizione, che continuano ad eludere l'avvio
della discussione nel merito del provvedimento, si traduce unicamente in una
compressione dei tempi a disposizione per un confronto reale e proficuo,
considerato che la data finale per l'espressione parlamentare è già fissata.
Walter TOCCI (DS-U) ricorda che la relatrice aveva motivato le sue
dimissioni ritenendo lese le prerogative parlamentari a causa dell'emanazione
di una circolare anteriormente all'emanazione del decreto in titolo. Ritiene
pertanto che la questione abbia un rilievo politico-istituzionale e che
pertanto sia diritto dell'opposizione chiedere dettagliate informazioni e
chiarimenti in ordine alle reali motivazioni che hanno indotto la relatrice a
ritirare le sue dimissioni.
Ritiene altresì fondamentale che, prima dell'espressione del parere della
Commissione cultura, sia accertato in modo chiaro e compiuto se via sia
adeguata copertura finanziaria per il decreto in titolo, e chiede pertanto che
l'esame del provvedimento sia sospeso, in attesa dell'espressione del parere
della Commissione bilancio. In ogni caso, il Governo dovrebbe fornire anche in
questa sede i chiarimenti di carattere finanziario richiesti dalla Commissione
bilancio, e ribadire formalmente le assicurazioni date al relatore.
Ritiene che, in mancanza di questi elementi di chiarezza, la Commissione non
possa procedere nell'esame del provvedimento.
Ferdinando ADORNATO, presidente, sottolinea come, a termini di legge, il
parere della Commissione bilancio, limitato agli aspetti di carattere
finanziario, segua - in relazione a questo specifico provvedimento - una
propria autonoma procedura, non formalmente connessa a quella in corso presso
la Commissione cultura. Ribadisce quindi la necessità passare alla discussione
di merito sullo schema di decreto legislativo, considerando inopportuno il
persistente rinvio della medesima a causa di continui interventi sull'ordine
dei lavori.
Carlo CARLI (DS-U) ritiene doveroso fare piena luce sui motivi che hanno
in un primo momento indotto il relatore a rinunciare all'incarico,
sottolineando come tale vicenda sia il segnale di un profondo disagio, anche
all'interno della maggioranza, in relazione ai contenuti del provvedimento in
esame.
Ferdinando ADORNATO, presidente, nel sottolineare come la questione sia
già stata ampiamente chiarita dal relatore stesso, ribadisce che
l'atteggiamento dilatorio delle opposizioni rischia di impedire l'effettiva
espressione del parere parlamentare.
Alba SASSO (DS-U) ritiene che la fretta, dimostrata dal Governo e dalla
maggioranza, sembra paradossalmente motivata dall'esigenza di dare legittimità
«successiva» alla circolare più volte richiamata.
Titti DE SIMONE (RC) considera poco chiare e convincenti le motivazioni
del relatore, ritenendo che l'unica difesa efficace delle prerogative sia
quella di pretendere il ritiro della circolare, che ritiene del tutto
illegittima.
Ferdinando ADORNATO, presidente, ritiene opportuno che si inizi una
discussione attinente al merito del provvedimento in titolo e concede così la
parola al deputato Ranieli.
Michele RANIELI (UDC), a nome del suo gruppo esprime soddisfazione per
l'impianto complessivo del decreto e ritiene altresì che il suo esame debba
concludersi tempestivamente, in modo da rendere realmente efficaci i rilievi e
le osservazioni che la Commissione riterrà opportuno di formulare.
Ritiene che il provvedimento abbia una impostazione sostanzialmente positiva ed
apprezzabile, benché alcuni suoi aspetti possano essere opportunamente
migliorati.
Illustra quindi alcune proposte di modifica del provvedimento, sottolineando in
primo luogo l'opportunità di una più adeguata specificazione delle prescrizioni
contenute nell'articolo 1, inerente alle finalità della scuola dell'infanzia.
Appare poi necessario istituire apposite figure professionali che sopperiscano
a specifiche esigenze fisiologiche dei bambini.
Sarebbe inoltre opportuno rimettere all'autonomia scolastica l'individuazione
della lingua straniera da introdurre in tutte le classi della scuola primaria, senza
privilegiare l'inglese ad esclusione delle altre lingue. Sarebbero altresì
auspicabili una migliore determinazione dell'orario dell'attività didattica, la
revisione dell'orario della scuola secondaria di primo grado, e una più
adeguata specificazione degli orari riservati alle regioni. Ritiene anche
indispensabile il mantenimento del gruppo docente, pur riconoscendo la
necessità di affidare il coordinamento delle didattiche ad una singolo
insegnante.
In conclusione, ribadisce la soddisfazione del suo gruppo per il provvedimento
in esame ed esprime apprezzamento nei confronti del ministro Moratti, che ha
sempre dimostrato estrema sensibilità politica nell'accoglimento delle
richieste di approfondimento e delle sollecitazioni sollevate dalle forze
politiche.
Walter TOCCI (DS-U), nell'esprimere disponibilità alla cooperazione con
le altre forze politiche per apportare miglioramenti al provvedimento in
titolo, chiede che tale processo sia agevolato tramite la più sollecita
formalizzazione della proposta di parere del relatore.
Alba SASSO (DS-U) si associa alla richiesta del deputato Tocci.
Angela NAPOLI (AN), relatore, si riserva di presentare la propria
proposta di parere all'esito della discussione di carattere generale, in modo
da poter tenere adeguatamente conto di tutte le sollecitazioni provenienti dai
gruppi.
Ferdinando ADORNATO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire,
sospende la seduta che sarà ripresa, come previsto, alle ore 14.
La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 14.05.
Alba SASSO (DS-U) nel ricordare inoltre che il Presidente della Camera è stato
investito, attraverso una lettera predisposta da parlamentari dell'opposizione,
delle problematiche attinenti alla copertura finanziaria del provvedimento, e
che questi ha sottolineato come tali questioni siano oggetto di specifico esame
presso la Commissione bilancio, chiede che si attende l'espressione del parere
di tale Commissione prima di proseguire l'esame.
Titti DE SIMONE (RC) si associa alle considerazioni e alla richiesta del
deputato Sasso.
Ferdinando ADORNATO, presidente, ribadisce che, per espressa previsione
di legge, i due procedimenti attivati presso la Commissione bilancio e presso
la Commissione cultura sono del tutto autonomi. Non può quindi accedere alla
richiesta avanzata, anche per non impedire di intervenire, in sede di discussione
generale e con tempi adeguati a disposizione, ai deputati che intendono farlo.
Giovanna BIANCHI CLERICI (LNFP), nell'esprimere la condivisione del
proprio gruppo per il provvedimento in esame, ritiene che il confronto in corso
nel paese abbia assunto toni del tutto inappropriati rispetto alle reali
questioni poste dal provvedimento. In particolare, ritiene assolutamente
esecrabile la strumentalizzazione da parte delle forze di opposizione di
bambini e di adolescenti nell'ambito delle manifestazioni di protesta in corso
nel paese.
Sottolinea quindi la necessità di dare elementi di certezza al mondo della
scuola in ordine alle modalità di applicazione della riforma disposta dalla
legge n. 53 del 2003. Ritiene altresì che vi sia un discutibile boicottaggio da
parte di alcune scuole nell'attuazione delle prescrizioni contenute nella
circolare e che ciò causi una situazione di disorientamento e di caos.
Analizzando il merito del provvedimento in titolo, esprime soddisfazione nei
confronti del medesimo e sottolinea la necessità di ribadire lo spirito di base
della riforma, che è quello di garantire la collaborazione tra scuola e
famiglie. Concludendo, esprime il suo pieno sostegno al Governo che ha
provveduto a predisporre un testo positivo, foriero di innovazioni rilevanti
per la scuola italiana.
Antonio PALMIERI (FI) si associa alle osservazioni espresse
dall'onorevole Bianchi Clerici in ordine alla strumentalizzazione, da parte dei
gruppi di opposizione, dei bambini nelle proteste di piazza contro il decreto
in titolo. Ritiene scorretto l'atteggiamento delle forze di opposizione diretto
alla trasformazione strumentale della riforma scolastica in terreno di
battaglia politica contro la compagine governativa.
Per quel che concerne il provvedimento in titolo, esprime pieno e convinto
sostegno al medesimo, nonché all'operato della relatrice Angela Napoli. Osserva
che il decreto poggia su alcuni postulati fondamentali: l'autonomia scolastica,
il positivo rapporto tra innovazione e tradizione, la valorizzazione della
categoria degli insegnanti ed infine la personalizzazione dell'insegnamento.
Riguardo alla copertura finanziaria, ricorda che l'articolo 7 della legge n. 53
del 2003 prevede la copertura dell'anticipo delle iscrizioni. Intende altresì
precisare che, per quel che concerne le ulteriori coperture finanziarie, non è
ogni singolo decreto a doverne dare indicazione, bensì la legge finanziaria.
Guglielmo ROSITANI (AN) esprime la più ferma condanna per l'uso
strumentale dei bambini nelle proteste contro il provvedimento in titolo e
ritiene che sia assolutamente scorretto l'utilizzo di questo discutibile metodo
di lotta politica da parte delle forze di opposizione. Ritiene che tale
atteggiamento rischi di minare i rapporti tra le forze politiche all'interno
della Commissione e quindi l'efficacia dei suoi lavori. In conclusione, auspica
che possa reinstaurarsi un clima di serenità e collaborazione nei lavori della
Commissione.
Alba SASSO (DS-U) ritiene che gli interventi degli esponenti di
maggioranza, salvo quello del deputato Ranieli, non abbiano riguardato il
merito del provvedimento in titolo, ma abbiano investito soltanto la questione
delle proteste avvenute nei giorni scorsi sul territorio nazionale.
Contesta con fermezza l'accusa che le opposizioni abbiano strumentalizzato i
bambini, sottolineando come le manifestazioni siano sempre state autonomamente
indette da comitati spontanei di genitori e insegnanti, cui i partiti di
opposizione hanno semplicemente aderito, senza partecipare alla loro organizzazione.
Guglielmo ROSITANI (AN) considera prive di fondamento e non veritiere le
affermazioni del deputato Sasso.
Alba SASSO (DS-U) ribadisce che le proteste sono espressione di un
malessere generalizzato nei confronti di un decreto insoddisfacente e poco
consono ad attuare una positiva riforma scolastica. Esprime altresì rammarico
per il mancato ascolto di tali proteste da parte del Governo.
Per quanto concerne la copertura finanziaria, ricorda che la relazione tecnica
che accompagna il provvedimento indica come unica spesa accertata e coperta
quella relativa all'anticipo delle iscrizioni alla scuola primaria già prevista
finanziariamente dalla stessa legge delega.
Nessuna copertura viene indicata nella relazione tecnica per le altre materie,
che comportano inequivocabilmente una spesa: la generalizzazione e l'anticipo
delle iscrizioni per la scuola dell'infanzia, l'inserimento della lingua
inglese in tutte le classi della scuola primaria e quello della seconda lingua
nella scuola secondaria di primo grado.
Precisa quindi che la legge finanziaria 2004, in relazione all'individuazione
delle risorse finanziarie per l'attuazione della legge n. 53 del 2003, si
limita ad autorizzare, all'articolo 3, comma 92, la spesa complessiva di 90
milioni di euro per interventi che, se pur attinenti all'istruzione, non
ineriscono propriamente al primo ciclo di istruzione o vi si riferiscono
soltanto in maniera parziale.
Ritiene pertanto che gli articoli 1 e 7 della legge n. 53 del 2003, relativi
alla copertura finanziaria, debbano essere pienamente attuati, ed esprime
rammarico per il fatto che ciò non sia ancora avvenuto.
Ricorda inoltre che nel piano finanziario approvato il 12 settembre del 2003
dal Consiglio dei ministri è previsto un investimento complessivo pari a 4037
milioni di euro in istruzione e formazione, per il quinquennio 2004-2008, oltre
alle somme già iscritte in bilancio per lo stesso periodo pari a 4283 milioni
di euro. Chiede pertanto che il Governo chiarisca in quale modo intenda
garantire l'attivazione di tali risorse e come intenda fornire idonea copertura
alle spese riguardanti le innovazioni introdotte dal provvedimento in titolo.
Concludendo, ritiene assolutamente indispensabile che si addivenga ad una
soluzione tempestiva del problema della copertura finanziaria del
provvedimento, che appare pregiudiziale rispetto al suo esame, investendone
alla base la legittimità.
Ernesto MAGGI (AN) ritiene inopportuno l'atteggiamento assunto dalle
opposizioni che hanno incentrato tutti i propri interventi su questioni non
direttamente attinenti al contenuto sostanziale e al merito del provvedimento.
Ferdinando ADORNATO, presidente, in considerazione dell'imminenza delle
votazioni in Assemblea, sospende la seduta, che riprenderà al termine delle
votazioni della seduta pomeridiana dell'Assemblea
La seduta, sospesa alle 14.55, è ripresa alle 20.25.
Ferdinando ADORNATO (FI), presidente, in relazione all'esigenza di
assicurare temi adeguati all'esame, in sede referente, presso le Commissioni
riunite VII e IX, del progetto di legge recante riassetto del sistema
radiotelevisivo, propone che la seduta per il seguito dell'esame del
provvedimento in titolo, già convocata per domani alle ore 15, abbia luogo
nella medesima giornata di domani al termine delle votazioni pomeridiane
dell'Assemblea. Ricorda che in tale seduta la Commissione procederà alla
votazione del parere.
La Commissione concorda.
Piera CAPITELLI (DS-U) sottolinea che la maggioranza sembra non tenere
conto in alcun modo delle questioni emerse nel corso delle audizioni informali
svolte nelle scorse settimane. Stigmatizza inoltre il fatto che il ministro
abbia adottato la circolare più volte richiamata senza attendere l'espressione
del parere parlamentare. Questi due fatti dimostrano la scarsa attitudine della
maggioranza a prestare il dovuto ascolto alle obiezioni provenienti
dall'opposizione e dalla società civile.
Considera fondamentali e prioritari i problemi di carattere finanziario su cui
la Commissione bilancio sta conducendo i necessari approfondimenti. Ritiene
perciò opportuno, al di là di qualsiasi considerazione informale, che non si
proceda alla votazione del parere prima che si sia espressa la Commissione
bilancio.
Si sofferma quindi sulle questioni di merito che motivano la radicale opposizione
del suo gruppo rispetto al provvedimento in esame. In primo luogo appare
illegittima la scelta di determinare direttamente con il decreto legislativo le
indicazioni nazionali per i piani delle attività educative, che determina
rigidità applicative e impedisce di procedere sulla base un adeguato
approfondimento. Nella sostanza, poi, tali indicazioni appaiono inadeguate e
riduttive rispetto alla complessità delle esigenze degli alunni.
Il processo in atto sembra ridurre la scuola a strumento di mero e meccanico
apprendimento cognitivo, moltiplicando i momenti di confronto e crescita comune
della classe nel suo complesso. L'enfasi posta sul tema della libertà di scelta
delle famiglie appare demagogica, ed è contraddetta dall'inerzia della
maggioranza in relazione ad latri provvedimenti ben più rilevanti ai fini
dell'effettiva partecipazione dei genitori, come soggetto collettivo, alla
definizione del progetto complessivo di insegnamento. Ritiene inoltre
insufficienti le aperture del Governo sul tema degli istituti comprensivi, che
non appaiono idonee a garantire la continuità curriculare.
Nell'insieme viene confermata l'impostazione originaria della riforma, che
introduce forti momenti di rigidità e di cesura tra i diversi cicli di
istruzione e al loro interno, limitando tra l'altro indebitamente l'autonomia
delle istituzioni scolastiche. Esprime contrarietà e preoccupazione per la
reintroduzione della valutazione dei comportamenti ai fini della promozione o
bocciatura degli alunni, che rappresenta un vero e proprio alto all'indietro.
Grave appare poi la mancanza di qualsiasi indicazione in merito alla
generalizzazione della scuola dell'infanzia, e non vengono forniti i necessari
chiarimenti sul tema del diritto-dovere all'istruzione, anche in relazione alla
previsioni costituzionali in materia.
Le preoccupazioni più gravi riguardano comunque il tema dei tempi scolastici,
di cui il provvedimento determina una sostanziale riduzione. Al proposito
sottolinea la centralità politica che la questione del tempo pieno ha assunto
anche grazie all'autonoma mobilitazione delle famiglie e degli insegnanti.
Sottolinea che le norme vigenti assicurano attualmente la piena valorizzazione
educativa dei vari momenti che costituiscono la giornata scolastica.
L'intervento del Governo tende invece a frammentare questa realtà introducendo
un modello di scuola «a domanda».
L'introduzione della figura dell'insegnante tutor contraddice poi i principi di
base relativi ai rapporti tra i docenti, improntandoli a un modello gerarchico
che dovrebbe essere loro estraneo, investendo materie riservata alla
contrattazione collettiva e senza che si precisino le modalità per la sua
individuazione né per ala definizione del suo trattamento economico.
Conclusivamente, manifesta apprezzamento per i rilievi e le richiesta di
modifica avanzate dal gruppo dell'UDC, che auspica possano essere accolti nella
proposta di parere del relatore.
Carlo CARLI (DS-U) sottolinea che la legge n. 53 del 2003 e questo primo
provvedimento attuativo legittimano le più gravi preoccupazioni, ponendosi in
controtendenza rispetto alle linee evolutive della scuola in tutti i principali
paesi occidentali e mettendo a rischio tutte le più recenti conquiste del
nostro paese in questo campo. Ritiene che le manifestazioni spontanee che si
sono succedute in questi giorni debbano essere ricondotte a questa legittima
preoccupazione e non a presunti «complotti delle opposizioni».
La riforma in atto riduce la scuola a semplice fornitrice di contenuti di base,
piuttosto che mirare al progressivo innalzamento dei livelli culturali e civili
della generalità dei cittadini. La società contemporanea richiede un
ampliamento della formazione di base di tutti. Il modello di scuola che viene
proposto dal Governo è quindi, a suo avviso, radicalmente sbagliato. Anche le
esperienze di punta realizzate in alcune realtà della scuola italiana sono
messe a rischio da questo provvedimento. In questo senso segnala la mancanza di
adeguati interventi per la generalizzazione della scuola dell'infanzia, che
contraddice processi in atto da ormai diversi anni.
L'istituzione della figura del docente tutor lede poi il principio della
collegialità delle decisioni, introducendo gravi elementi di disparità tra le
varie discipline insegnate.
Nel complesso, la riforma in atto contribuirà a suo avviso a confermare ed
accentuare le divisioni socio-economiche già esistenti nel paese, a danno dei
bambini di oggi che saranno domani adulti più poveri e meno liberi.
La riduzione degli organici degli insegnanti e in particolare di quelli di
sostegno, determinerà inoltre gravi disagi per gli studenti portatori di
handicap, e potrebbe preludere alla reintroduzione delle classe differenziali.
Ritenendo che il provvedimento dovrebbe senz'altro essere ritirato, auspica comunque
che il Governo e la maggioranza manifestino disponibilità almeno ad accogliere
proposte di significativa modifica del provvedimento.
Titti DE SIMONE (RC) ritiene deprecabile il metodo utilizzato dal
ministro Moratti circa la emanazione della circolare prima della espressione
del parere delle competenti Commissioni sul provvedimento in esame. Considera
tale gesto assolutamente scorretto e ritiene che un atto amministrativo quale
la circolare, calato dall'alto, senza l'ascolto dei soggetti interessati, leda
le prerogative parlamentari. Il rispetto di queste ultime dovrebbe essere
garantito, a suo avviso, in ogni circostanza e a fortiori in tale frangente in
cui si discute di un provvedimento particolarmente rilevante e pregno di
significato politico.
Ritiene che il disegno strategico delle forze di maggioranza sotteso a tale
provvedimento sia quello di smantellare la scuola pubblica e la sua natura di
«laboratorio di democrazia dal basso». A suo avviso, infatti, si introduce una
visione «aziendalistica» della scuola, basata sulla flessibilità e sulla
precocizzazione, elementi questi ultimi funzionali e rispondenti a quella
visione liberista dei paesi capitalisti europei. Non condivide l'impianto del
provvedimento in esame, in quanto ritiene che con esso si diminuisca l'obbligo
scolastico, nonché il tempo scuola. A tal proposito, ritiene che la maggioranza
introduca nel provvedimento elementi di innovazione non rispondenti alle
domande della collettività nazionale e ritiene d'altra parte particolarmente grave
la sottovalutazione della mobilitazione e delle proteste di piazza. Evidenzia
che il tempo pieno richiesto da più parti sociali non rappresenta una pura
operazione di natura aritmetica, ma piuttosto risponde ad una domanda di
qualità cui deve rispondere adeguatamente la scuola pubblica. Espone rilievi
critici circa la fine dell'esperienza pedagogica del tempo pieno e circa la
predisposizione di un modello basato su 27 ore obbligatorie, 3 facoltative e 10
dedicate al tempo mensa. A quest'ultimo proposito ritiene ingiustificata la
scorporazione del tempo mensa dal tempo scuola ed espone dubbi circa la mancata
definizione puntuale nello schema di decreto dei soggetti deputati alla
gestione del suindicato tempo mensa. Stigmatizza la scelta dell'anticipo a due
anni e mezzo dell'ingresso nella scuola d'infanzia: in tal modo si declassa la
medesima facendole assumere un ruolo puramente assistenziale. Parimenti, espone
rilievi critici circa l'anticipo riguardante la scuola primaria e secondaria di
primo grado e stigmatizza fermamente tale precocizzazione ritenendola
funzionale ad una visione della scuola assolutamente lontana da quella
emergente dal dettato costituzionale.
Contesta altresì la figura del tutor, in quanto decreta la fine della
collegialità nell'insegnamento e determina una deprecabile gerarchizzazione tra
insegnanti e materie. Grave, a suo avviso, è anche la personalizzazione dei
curricula, ritenendo questo uno strumento diretto a creare una scuola
«classista». Ritiene infatti iniqua la cristallizzazione della situazione di
partenza di un alunno, che invece dovrebbe essere superata per consentire allo
stesso di raggiungere gli obiettivi di studio più elevati.
Esprime, in sostanza, forti critiche nei confronti del decreto attuativo della
riforma scolastica, in quanto dequalifica e destruttura la scuola pubblica,
allontanandola dal modello prefigurato nelle prescrizioni costituzionali.
Concludendo, ritiene che il decreto, se emanato, possa essere estremamente
dannoso per la scuola pubblica italiana ed è inoltre fermamente convinta che la
mobilitazione delle forze sociali e politiche contrarie alla riforma scolastica
persisterà, ove non siano apportati congrui ed opportuni aggiustamenti al
provvedimento in titolo.
Antonio RUSCONI (MARGH-U) esprime la propria profonda delusione per la
scarsa disponibilità del Governo a riconsiderare l'iter del Governo, nonostante
il grande disagio e le preoccupazioni espresse dalla famiglia e dal mondo della
scuola.
Si sofferma quindi sulla mancanza di certezze in ordine alla copertura
finanziaria di alcuni dei principali interventi previsti dal provvedimento,
ritenendo che anche le integrazioni alla relazione tecnica fin qui presentate
appaiano del tutto insufficienti rispetto alle questioni poste. Sottolinea
infatti come i fondi stanziati dall'ultima finanziaria siano finalizzati ad
interventi non pienamente congruenti con quelli del provvedimento in esame, e
comunque del tutto insufficienti rispetto alle effettive necessità, anche in
relazione ai contestuali tagli ai trasferimenti agli enti locali. Occorrerebbe
inoltre chiarire in che modo il Governo intenda attivare le risorse previste
dal piano programmatico approvato nel settembre del 2003.
In relazione alla questione del tempo pieno, evidenzia come la proposta del
Governo, pur rispettando il monte ore rispettivo annulli il modello didattico
educativo fin qui adottato, sostituendolo con quello che ritiene un semplice
«doposcuola». Ritiene assolutamente necessario che il Governo assicuri un
rapporto partecipativo dei genitori nella definizione dei progetti educativi.
In tal senso auspica che sia sollecitamente ripreso l'esame parlamentare del
progetto di legge concernente gli organi collegiali della scuola.
Manifesta quindi apprezzamento per le posizioni espresse, nella seduta di
questa mattina e in pubbliche dichiarazioni, da autorevoli esponenti del gruppo
dell'UDC. In particolare si sofferma sulle dichiarazione rese alla stampa
dall'onorevole Brocca, in cui si prospetta la necessità di introdurre
significative modifiche su alcuni degli aspetti fondamentali del provvedimento.
Segnala quindi la necessità di un approfondimento in relazione al destino degli
insegnanti di educazione tecnica, che sembrano avviati a confluire in altre
discipline. Ritiene che tale scelta non abbia un fondamento educativo, ma sia
dettata da semplici considerazioni di carattere finanziario.
Anche alla luce di tali considerazioni, auspica pertanto che la maggioranza sia
disponibile ad accettare le proposte di modifica avanzate nel corso della
discussione.
Fabio GARAGNANI (FI) rileva con soddisfazione come dal dibattito in
corso emerga chiaramente una netta contrapposizione tra maggioranza e
opposizioni sul tema della scuola. Nel condividere le ragioni di fondo del
decreto, che apporta significativi, sebbene a suo avviso insufficienti,
elementi di innovazione nel panorama scolastico, constata come il sistema
scolastico italiano, dal dopoguerra sino ad oggi, si sia sviluppato sulla base
di linee di continuità che hanno determinato carenze e difetti che non possono
essere superati senza interventi di radicale riforma. Il Governo, giustamente,
si propone di «sbloccare» questa situazione cristallizzata e non più
rispondente alle reali esigenze della società italiana, introducendo elementi
di cambiamento diretti a migliorare sensibilmente la struttura e il
funzionamento della scuola italiana. Solo un intervento radicale, infatti,
appare idoneo a gettare le premesse per creare un sistema scolastico libero,
dinamico e competitivo come quello di paesi come la Germania e gli Stati Uniti.
Personalmente, ritiene che la piena modernizzazione del sistema scolastico
richiederebbe una revisione radicale del rapporto tra scuole pubbliche e scuole
private, superando l'attuale assetto di sostanziale monopolio del settore
pubblico. Si rende conto, peraltro, delle difficoltà connesse alla piena
esplicazione di tale principio.
In ogni caso, ritiene non condivisibile lo spirito oggettivamente
«conservatore» dimostrato anche in questa occasione dalle forze di opposizione
e da alcune componenti della maggioranza, che rischiano di aggravare
ulteriormente la già difficile situazione della scuola italiana. Un effettivo
innalzamento dei livelli di istruzione impone di superare le vecchie logiche
consociative, che hanno favorito il costituirsi di rendite di posizione in
vasti strati del corpo docente, e consentito l'adozione di comportamenti
gravemente scorretti da parte di dirigenti scolastici, che svolgono attività
politica approfittando della propria posizione istituzionale. Altrettanto gravi
appaiono anche gli atteggiamenti assunti in alcune scuole, che - anche
disapplicando disposizioni vigenti, come quelle relative all'obbligo di
esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche - rischiano di minare le basi
della nostra cultura, conducendo a una progressiva scristianizzazione del
paese.
Auspica che la questione della scuola possa divenire elemento qualificante
della contrapposizione tra maggioranza e opposizioni in Parlamento e nel paese,
perché le innovazioni proposte dal Governo devono essere affermate con forza, e
non passivamente difese.
Condivide in particolare le nuove norme in materia di tempo pieno e docente
tutor, che appaiono idonee a garantire una adeguata valorizzazione della
possibilità di scelta delle famiglie, e ribadisce, conclusivamente, il giudizio
positivo sul provvedimento che, sia pure con alcune timidezze, si pone in linea
con il programma riformatore e innovatore del Governo.
Walter TOCCI (DS-U) auspica che la maggioranza dia segnali concreti di disponibilità
a confrontarsi con le opposizioni della società civile sui possibili interventi
migliorativi del provvedimento in esame.
Sottolineata la centralità della questione della scuola rispetto allo sviluppo
sociale e democratico del paese, ricorda come, nel corso della cosiddetta
«prima Repubblica», la democrazia cristiana abbia saputo gestire tale delicata
materia con grande responsabilità istituzionale ed evitando qualsiasi
contrapposizione frontale con l'opposizione. L'attuale maggioranza di Governo
dovrebbe chiarire se questo spirito di fondo debba essere completamente
rinnegato, come sembra emergere dall'intervento del deputato Garagnani, o se
esso possa essere in qualche modo recuperato.
Invita quindi alla massima cautela rispetto ad ogni intervento sull'assetto
attuale della scuola primaria, che rappresenta un punto di eccellenza del
nostro paese nel panorama internazionale. Al proposito giudica particolarmente
grave la decisione di introdurre la figura dell'insegnante tutor, che
contraddice il principio della cooperazione paritaria tra i diversi insegnanti
che operano nell'ambito di una medesima classe e vanifica il processo di
specializzazione dei docenti che è stato portato avanti nell'ultimo decennio.
Pur riconoscendo l'esigenza di individuare una figura che costituisca un
riferimento per le famiglie ritiene possibile, conformemente a quando richiesto
anche dal gruppo dell'UDC individuare modalità per rendere questa innovazione
compatibile con il mantenimento del équipe degli insegnanti. L'attribuzione di
diciotto ore di insegnamento all'insegnante tutor appare inoltre difficilmente
compatibile con l'obiettivo della personalizzazione dei percorsi scolastici.
Tale previsione costituisce a suo avviso un irrigidimento delle norme vigenti
del tutto ingiustificate.
Il medesimo irrigidimento si registra nella scelta di definire i programmi
scolastici direttamente negli allegati al provvedimento legislativo in esame,
invece che ricorrere allo strumento ben più flessibile del regolamento. Si
sofferma quindi sulla cattiva formulazione di tali allegati, segnale, a suo
avviso, della mancanza di un adeguato approfondimento nella fase della loro
predisposizione.
Invita quindi ad una riflessione di carattere più generale, sottolineando come
la radicale contrapposizione tra le due principali coalizioni politiche del
paese, nell'attuale sistema bipolare, rischi di condurre ad una indefinita
situazione di stallo su una questione creata a massima rilevanza per lo
sviluppo complessivo del paese che richiederebbe pertanto, per sua stessa
natura, continuità di indirizzo e coerenza di comportamenti, pur
nell'alternanza delle diverse maggioranza politiche. Auspica pertanto che il
relatore includa nel proprio parere una osservazione relativa alla necessità di
trovare una base comune e condivisa a cui debbano essere ricondotti tutti gli
interventi volti alla riforma complessiva del sistema scolastico.
Alba SASSO (DS-U), dopo aver sottolineato che dall'esame del
provvedimento risultano confermate le preoccupazioni dell'opposizione circa
l'inopportunità di procedere a una riforma del sistema scolastico mediante una
legge delega, esprime la convinzione che la scuola italiana necessiti certo di
essere riformata, ma attraverso un processo di graduale adattamento alle nuove esigenze,
condotto tramite un continuo confronto con i protagonisti del mondo della
scuola e valorizzando le migliori pratiche che le diverse istituzioni
scolastiche, nell'ambito della propria autonomia, mettono in campo.
Sottolinea che la nuova disciplina del tempo pieno attribuisce alle famiglie
una libertà di scelta eccessiva, che contrasta con l'esigenza di assicurare
l'unità e la coerenza del progetto educativo dell'alunno.
A suo avviso, il provvedimento limita l'autonomia didattica e introduce una discutibile
gerarchia tra i saperi, attraverso la previsione della controversa figura del
docente tutor. Parimenti grave è la previsione dei programmi negli allegati: vi
è una evidente forzatura della legge n. 53 del 2003 e una conseguente
discutibile compromissione della autonomia scolastica.
Esprime notevoli perplessità in ordine al provvedimento in titolo ed auspica
che si intervenga in materia di scuola in modo più proficuo al fine di
perfezionare la funzione precipua della scuola medesima, che consiste
nell'innalzamento del livello culturale dei componenti della collettività
nazionale.
Chiede infine alla relatrice del provvedimento in titolo quali proposte delle
richieste di modifica avanzate dal deputato Ranieli intenda accogliere nella
sua proposta di parere.
Angela NAPOLI, relatore, sottolinea che rilievi e considerazioni sono
state avanzate nel corso del dibattito non solo dal gruppo dell'UDC.
Alba SASSO (DS-U) osserva che, nell'ambito dei gruppi di maggioranza, il
gruppo dell'UDC è stato l'unico ad avanzare espressamente delle proposte di
modifica. Precisa che la sua richiesta di chiarimenti è legata alla possibilità
che il suo gruppo riveda la posizione di netta contrarietà fin qui espressa in
caso di accoglimento delle principali richieste di modifica nella proposta di
parere del relatore.
Angela NAPOLI, relatore, esprime preliminarmente il proprio dispiacere
per il fatto i rappresentanti delle opposizioni non abbiano minimamente tenuto
conto dei chiarimenti forniti fin dalla relazione introduttiva in ordine ad
alcuni degli aspetti più controversi del provvedimento in esame, procedendo
invece a un'opera di vera e propria disinformazione che non trova alcuna
giustificazione nel testo del provvedimento stesso. In particolare, sottolinea
come sia del tutto infondata l'opinione che il provvedimento elimini o metta in
discussione l'istituto del tempo pieno, che, nonostante quanto sostenuto dai
gruppi di opposizione, non svolge oggi purtroppo un ruolo effettivamente
educativo, essendo per lo più utilizzato per lo svolgimento di attività
parascolastiche.
Ritiene poi del tutto inaccettabile l'accusa che il provvedimento in esame
«smantelli» gli attuali assetti del sistema scolastico, quando uno dei
principali meriti del Governo in carica è proprio quello di aver impedito
l'applicazione della cosiddetta «riforma Berlinguer» che introduceva elementi
di discontinuità ben più radicali ed era stata approvata a colpi di maggioranza
dal Governo di centro sinistra nella scorsa legislatura. Analoghe considerazione
possono essere fatte valere in relazione alla questione della presunta
riduzione di risorse e di personale, in relazione alla quale le misure
introdotte dalla precedente maggioranza appaiono ben più radicali e
restrittive.
Sottolinea quindi l'estrema urgenza di giungere a una rapida definizione del
procedimento in corso, anche per fornire alle famiglie e alle scuole quegli
elementi di certezza richiesti a gran voce. Occorre infatti procedere a dare
effettiva attuazione, sia pure in modo graduale, a una riforma che, al di là
delle legittime obiezioni, è ormai legge dello Stato e deve quindi trovare
applicazione.
Infine, sottolinea la necessità di procedere a una attenta valutazione delle
richieste di modifica avanzate nel corso della discussione, e si riserva
pertanto di depositare presso la Commissione la propria proposta di parere
entro la mattina di domani.
Il sottosegretario Valentina APREA, esprime il ringraziamento del
Governo, anche a nome del ministro Moratti, per la chiarezza con cui i deputati
intervenuti hanno indicato gli aspetti del provvedimento meritevoli di
approfondimenti e modificazioni, manifestando particolare apprezzamento per il
lavoro svolto dal relatore Angela Napoli, il cui paziente e costruttivo
contributo ha costituito per il Governo un elemento di conforto nelle scelte e
anche di sicura mediazione tra le prerogative e le attese del Parlamento e gli
impegni che il Governo è andato man mano assumendo, dal momento in cui ha
deciso di riformare il sistema educativo nazionale.
Entrando nel merito delle innovazioni che il decreto introduce, chiarisce
innanzitutto che esse sono state previste tenendo presente servizi e attività
già consolidate in questi ordini di scuola, soprattutto con riferimento al
tempo scuola e all'arricchimento delle attività formative che hanno
tradizionalmente caratterizzato sia il tempo pieno delle elementari che il
tempo prolungato della scuola media.
Ritiene singolare che dubbi in proposito abbiano potuto essere mantenuti anche
successivamente al passaggio del decreto in Conferenza Unificata, che ha visto
l'esplicitazione di tali elementi di continuità (la frequenza scolastica fino a
40 ore settimanali nelle scuole primarie, e secondarie di primo grado; la
completa gratuità delle attività educative facoltative opzionali; l'assistenza
educativa da parte dei docenti al tempo mensa).
Tutti questi servizi e le modalità di erogazione degli stessi erano, del resto,
già garantiti nel testo approvato il 12 settembre 2003 dal Consiglio dei
Ministri. Una dimostrazione ulteriore della volontà politica del Governo può
essere desunta dalla lettura comparata del vecchio e del nuovo ordinamento, che
nei punti richiamati utilizzano le medesime formulazioni. In più, ancor prima
del confronto in Conferenza Unificata, l'Amministrazione aveva avuto modo di
diffondere anche attraverso il sito del Ministero l'interpretazione autentica
ed il commento agli articoli del decreto che rassicuravano circa il
mantenimento nel nuovo ordinamento dei tempi lunghi e dell'erogazione gratuita dei
servizi ad essi connessi.
Sottolinea che, in ogni caso, il Governo è stato ben lieto di accogliere le
proposte emendative della Conferenza Unificata, ed auspica che esse siano
recepite nel parere parlamentare.
Rispetto all'obiezione circa i mutamenti del modello pedagogico e didattico del
tempo pieno e del tempo prolungato, ricorda che l'articolo 21 della legge n. 59
del 1997 («legge Bassanini») ed il successivo decreto del Presidente della
Repubblica n. 275 del 1999 hanno introdotto e regolamentato l'autonomia
didattica e organizzativa all'interno dei piani di studio e degli orari di
lezione, superando la rigidità e l'uniformità che fino a quel momento avevano
caratterizzato gli ordinamenti e le relative disposizioni attuative. È appena
il caso di ricordare, a titolo di esempio, che la norma che aveva introdotto
l'organizzazione per moduli nella scuola elementare è stata abrogata proprio
dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999.
La legge n. 53 del 2003 ed anche il decreto in discussione sono stati
predisposti sulla base dell'articolo 8 del decreto del Presidente della
Repubblica n. 275 del 1999, che ha profondamente innovato il percorso di
definizione dei piani di studio in regime di autonomia. Tale percorso prevede,
tra l'altro, proprio come stabilito nel decreto in esame: l'indicazione degli
indirizzi generali; gli obiettivi generali del processo formativo; gli
obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni; le
discipline e le attività costituenti la quota nazionale dei curricoli e il
relativo monte-ore annuale; l'orario obbligatorio annuale complessivo dei
curricoli; i limiti di flessibilità temporale per realizzare compensazioni tra
discipline e attività della quota nazionale del curricolo; gli standard relativi
alla qualità del servizio».
Così pure, sempre l'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n.
275 del 1999 al comma 4, prevede che «agli studenti e alle famiglie possono
essere offerte possibilità di opzione nelle attività didattiche». Questo comma
va inoltre letto insieme a tutti gli altri articoli che valorizzano l'autonomia
organizzativa di ogni istituzione scolastica, in relazione alle esigenze del
territorio e delle famiglie.
Sottolinea come non sia perciò più possibile determinare per legge un unico
modello pedagogico e didattico, così come avvenuto nelle precedenti riforme
degli ordinamenti. Per queste ragioni il provvedimento in esame conferma,
assicura e valorizza ulteriormente la piena autonomia organizzativa e didattica
delle scuole e dei docenti, ed amplia la libertà di scelta educativa delle
famiglie. In tal senso va interpretato il comma 5 dell'articolo 7 del decreto.
Fornisce quindi esplicite rassicurazioni in ordine alle questioni sollevate dal
deputato Ranieli, evidenziando che la responsabilità didattica resterà
collegiale pur in presenza di nuove articolazioni della funzione docente.
Così pure, l'organizzazione delle attività nell'arco temporale della giornata
non trova nel decreto vincoli secondo cui alcune attività (magari, quelle
obbligatorie) dovrebbero essere previste al mattino ed altre (magari quelle
facoltative opzionali) al pomeriggio per gruppi di alunni appartenenti a classi
diverse. Ricorda che, anche in questo caso il superamento dell'unità della
classe intesa in senso amministrativo quale unico modello organizzativo di
insegnamento-apprendimento e l'articolazione delle lezioni in attività
antimeridiane e pomeridiane non sono innovazioni di questo decreto, ma
appartengono alla legislazione scolastica del nostro Paese già da tempo. La
legge n. 517 del 1977, gli articoli 129, 130 e 131 del testo unico, l'articolo
4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 rappresentano,
infatti, le fonti normative di un modello pedagogico-didattico che - nonostante
i vincoli mantenuti fino al decreto oggi in discussione - è radicalmente
cambiato, aprendosi a forme flessibili di organizzazione e di modalità di
apprendimento.
Quanto all'introduzione della figura del docente tutor, ribadisce che il
Governo auspica che le famiglie e gli studenti ritrovino in questa figura un
sicuro punto di riferimento dell'attività educativa collegiale dei docenti e
del gruppo-classe, al fine di realizzare da un lato un rapporto più stretto e
più significativo tra scuola e famiglia, e dall'altro una reale
personalizzazione dei piani di studio a servizio dell'integrazione di ciascun
allievo in una vera e propria «comunità di apprendimento» (il gruppo classe).
Un ulteriore momento di forte coinvolgimento delle famiglie sarà costituito
dalla collaborazione con i docenti nella stesura del portfolio delle competenze
personali degli alunni. Questo strumento rappresenterà, inoltre, un elemento
chiave per realizzare la continuità educativa orizzontale (verso l'alunno, la
sua famiglia e il territorio) e quella verticale, rappresentando più di quanto
non siano stati finora le certificazioni tradizionali (valutazioni trimestrali
o quadrimestrali, esami) la storia personale di ogni alunno, i suoi successi, i
momenti di difficoltà, le sue competenze, inclinazioni, attitudini. Sarà
assicurato in questo contesto l'orientamento ed il riorientamento continuo.
La valorizzazione del ruolo delle famiglie si realizzerà, altresì, nel
riconoscimento della responsabilità di decidere sia gli anticipi di iscrizione
alla scuola dell'infanzia ed alla scuola primaria, sia nella scelta della
quantità e delle attività del tempo-scuola per gli alunni, i cui tetti massimi
- come ha avuto già modo di ricordare all'inizio del suo intervento -
coincidono con le opzioni massime di tempo scuola garantite finora dal nostro
sistema scolastico.
In merito all'iter procedurale seguito dal Governo, richiama l'attenzione della
Commissione sul fatto che esso risulta coerente con la delega concessa al
Governo dal comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 53 del 2003. In merito,
invece, alla circolare amministrativa avente per oggetto le iscrizioni all'anno
scolastico 2004-2005, sottolinea che essa ha costituito un atto amministrativo
dovuto per porre rimedio alla situazione di confusione e incertezza che si era
venuta a determinare, e non può in alcun modo pregiudicare eventuali nuove
disposizioni di livello primario, che saranno adottate al termine del
procedimento in corso.
In merito alla necessità di definire le nuove figure professionali nella scuola
dell'infanzia comunica che nel confronto con l'ANCI si è deciso di utilizzare
l'avvio delle sperimentazioni sull'anticipo di iscrizione dei bambini di due
anni e mezzo per definire le eventuali nuove figure necessarie all'inserimento
organico e generalizzato di questi bambini.
In riferimento, invece, alla necessità di specificare che nella scuola primaria
si studierà la lingua inglese e non altra lingua, fa presente che gli studenti
italiani presentano un gap di competenza linguistica molto alto rispetto ai
loro coetanei dei Paesi più avanzati. Inoltre l'Unione europea, ha approvato
una direttiva che chiede, entro il 2010, di favorire in tutti i sistemi
educativi europei l'inserimento di due lingue comunitarie, al fine di favorire
una reale cittadinanza europea. Dunque, in considerazione della incontestabile
preminenza della lingua inglese nella società della conoscenza in virtù degli
impegni assunti a livello comunitario, il Governo ha deciso di scegliere la
lingua inglese come prima lingua comunitaria obbligatoria nella scuola
primaria, cui si aggiunge una seconda lingua comunitaria, a scelta delle
famiglie e delle scuole, nella scuola secondaria di primo grado.
Quanto all'importanza di altre rilevanti lingue sul panorama internazionale,
sottolinea che alle scuole viene data la facoltà di inserire tali insegnamenti
tra le attività educative facoltative opzionali, utilizzando esperti come
docenti e quindi dare comunque risposte a contesti socio-culturali che avanzano
questa domanda, o anche favorire con queste scelte politiche di sviluppo e/o di
integrazione.
Infine, con riferimento alla questione della copertura finanziaria, chiarisce
che essa rimanda alla legge di bilancio 2003, essendo stato questo decreto
approvato nell'esercizio finanziario 2003. Per le obiezioni relative alla
generalizzazione dell'offerta formativa, alla alfabetizzazione informatica e
nella lingua inglese, rinvia ai chiarimenti forniti alla Commissione Bilancio
in data 19 gennaio, che sono a disposizione della Commissione.
Sottolinea infine che il decreto è corredato da una serie di norme transitorie,
decisive per sostenere con gradualità il passaggio dal vecchio al nuovo
ordinamento. Nel corso dell'esame del decreto, ed in particolare dal dibattito
parlamentare che si è svolto in questa Commissione e nell'altro ramo del
Parlamento, è emersa la necessità di chiarire ulteriormente alcuni passaggi
della fase transitoria che partirà il prossimo anno scolastico. Auspica
pertanto che il parere parlamentare possa aiutare il Governo ad individuare
azioni e strumenti che possano agevolare ulteriormente questa delicata fase. In
questo contesto devono essere valutati anche gli allegati recanti le
indicazioni massimali per i programmi scolastici, che sono introdotte in via meramente
transitoria, per garantire una corretta e graduale applicazione della riforma,
e non pregiudicano in alcun modo eventuali successive deliberazioni assunte in
sede regolamentare.
Assicura che il Governo proseguirà la propria azione affinché i docenti possano
senza difficoltà e con i dovuti supporti farsi presto interpreti delle nuove
finalità educative, e le famiglie possano, altresì, cogliere le nuove
opportunità loro offerte e contribuiscano con le scelte loro affidate, a
migliorare complessivamente la qualità degli insegnamenti e degli apprendimenti
dei propri figli, raccogliendo la sfida di una corresponsabilità sul piano
delle scelte educative tanto avvertita ed attesa.
Ferdinando ADORNATO (FI), presidente, nessun altro chiedendo di
intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di mercoledì 21 gennaio
2004.
La seduta termina alle 0.10 di mercoledì 21 gennaio 2004.