Repubblica-Torino- 08-10-2003
Rifiutati dalla scuola, è uno
scandalo
Crescono medie e istituti superiori
che negano l´iscrizione "sfruttando" gli
effetti della riforma Moratti
La denuncia dei prof: così tanti adolescenti non arrivano al diploma
La replica: "Non escludiamo nessuno: ma non caricateci di tutti i
problemi"
L´alibi: "Non sono più di nostra competenza: l´obbligo finisce a quattordici anni"
MARCO TRABUCCO
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Alcune scuole medie, superiori, ma anche inferiori, a Torino rifiutano l´iscrizione a ragazzi quattordicenni o quindicenni che non
hanno ancora conseguito il diploma di terza media. La grave denuncia
arriva da alcuni insegnanti di un Ctp, uno dei centri
territoriali permanenti che si occupano di educazione
degli adulti e dei giovani adulti: in sostanza l´eredità
delle ex 150 ore, quelle che servivano un tempo a portare alla terza media chi
non aveva potuto conseguirli «da giovane».
«Noi - spiegano Adriana Baiocchi e Roberto Urbano, che lavorano al Ctp Drovetti, in teoria dovremmo occuparci solo di chi ha più di 16 anni. In realtà
ci troviamo spesso a lavorare con ragazzi di età
inferiore, stranieri soprattutto, ma anche italiani». L´anno
scorso solo al Drovetti sono stati 132 di cui 24
ragazzi italiani. Quest´anno forse saranno di più.
«Sì - raccontano i due insegnanti - a seguito della riforma Moratti
che ha sostituito il vecchio "obbligo formativo" fino a 18 anni, con
la fumosa dizione di "diritto dovere alla formazione" e soprattutto
con l´abbassamento dell´obbligo
scolastico che dai 15 anni è tornato a 14 anni, ci sono state gravi
conseguenze. È scattato un meccanismo per cui alcuni
presidi, nelle superiori, ma anche nelle medie inferiori hanno in sostanza
rifiutato l´iscrizione di ragazzi problematici, pluriripetenti, utilizzando varie scuse e giochetti.
"Non sono più di nostra competenza, noi siamo la scuola dell´obbligo e l´obbligo finisce
a 14 anni" hanno spiegato ai genitori che volevano iscriverli». Un fatto grave, in particolare per quei ragazzi che, non avendo
ancora conseguito il diploma di terza media. «Noi - continuano i due
docenti - costruiamo progetti particolari con i minori, creando percorsi
personali di recupero che passano sia attraverso la formazione professionale
che attraverso l´istruzione. Ma
non possiamo sostituirci alla scuola». E quali sono
gli istituti che rifiutano le iscrizioni? «Nelle medie inferiori, a noi arrivano
molti ragazzi di questo tipo dalla Palazzeschi, dalla
Nigra e dalla Dante Alighieri. Per le
superiori il problema riguarda soprattutto gli stranieri: con alcune,
come il Boselli, ma anche il Plana, si lavora
benissimo. Altre appena possono mettono in mezzo ogni tipo di difficoltà
burocratica pur di non accoglierli».
La replica alle «accuse», arriva da Bartolomeo Montrucchio,
vicepreside vicario della Palazzeschi: «Noi non
rifiutiamo l´iscrizione a nessuno - spiega - Ma sa,
abbiamo 33 classi, tutte con 25 o 26 alunni, metterne di più violerebbe
le norme sulla sicurezza. E quindi non accettiamo le
iscrizioni di chi non fa parte della zona di nostra competenza. Non possiamo
farci carico di tutti i problemi».
Scuolaoggi- 07-10-2003
Desaparecidos e invisibili
A un mese dall'inizio delle lezioni la scuola milanese
ancora non sa chi dovrebbe essere in aula: chi c'è e non risulta esserci, chi
dovrebbe essere ma non se ne ha traccia. Non si tratta di un gioco di parole, perchè sulla mancanza di questi dati non si attivano
iniziative importanti, come quella di assicurare il "diritto dovere"
alla formazione (i licenziati della media scomparsi nel nulla), o assicurare
una seria possibilità di integrazione (ai figli degli
stranieri che ogni giorno arrivano nelle nostre scuole). Per quest'ultimo caso si sa che entro il 10 ottobre le scuole
dovranno comunicare all'amministrazione scolastica i dati sulla presenza di alunni stranieri. Una rilevazione che non si sa quando verrà resa nota, e tanto meno come e quando servirà per
assegnare alle scuole il personale necessario per accogliere questi alunni e
consentire loro di inserirsi adeguatamente nelle classi. Va ancor peggio per
quanto riguarda gli studenti licenziati alle medie: dove sono finiti? Quanti
non sono presenti nè negli istituti superiori o nei
corsi di formazione professionale? Le organizzazioni sindacali hanno chiesto
questi dati qualche giorno fa al direttore scolastico regionale Mario Dutto. I dati non ci sono. Figuriamoci se ci sono le
iniziative per non perdere per strada i ragazzi che non si sono iscritti. Ci si
accontenta di protocolli e convegni che a dire il vero non sfiorano nemmeno
lontanamente questo problema.
Repubblica-Torino- 07-10-2003
Scuola, fuori per sempre chi ha
compiuto 14 anni"
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Denunciano i prof del Ctp Drovetti,
uno dei centri territoriali permanenti che si occupano dell´educazione
degli adulti e dei giovani adulti: «È uno scandalo, sono sempre di più i
ragazzi rifiutati dalle scuole solo perché hanno compiuto 14 anni. Così in
tanti non arriveranno alla licenza di terza media». Tutta
colpa della riforma Moratti che prevede che l´obbligo scolastico finisca a 14 anni. Ma le scuole ribattono: «Noi non escludiamo nessuno, ma non
possiamo farci carico di tutti i problemi del mondo dell´istruzione».
Scuolaoggi-LOMBARDIA: 28-09-2003
LOMBARDIA:
10 MILA RAGAZZI PERSI. E A LORO CHI CI PENSA?
Adesso la riunione si può fare. I dirigenti scolastici degli istituti tecnici e
professionali della Lombardia erano stati convocati per lo scorso 19 settembre,
ma a sorpresa all'ultimo momento la convocazione era stata disdetta. Con una
nuova circolare si stabilisce che la riunione c'è: il prossimo 2 ottobre, al pomeriggio. Perchè anche la
Regione è d'accordo. Ordine del giorno: "Ipotesi di realizzazione di
un'offerta formativa sperimentale di istruzione e
formazione professionale". Significativa la
premessa enunciata nella circolare: "A seguitodell'abrogazione
della legge 9/99 disposta dalla legge 53 e nelle more dell'emanazione dei
decreti delegati previsti per l'attuazione del diritto-dovere di istruzione e
formazione, si rileva l'esigenza di predisporre, in via sperimentale, a partire
dal 2003-2004 e fino all'entrata in vigore delle norme attuative
previste dalla legge medesima, un'offerta formativa in grado di soddisfare le
esigenze dei ragazzi, delle ragazze e delle loro famiglie nel rispetto delle
aspettative personali". Che cosa si intende fare
lo abbiamo già sentito durante un convegno organizzato all'Hotel Michelangelo
di Milano. In pratica si torna a parlare di doppio canale e della filosofia che
ci sentiamo ripetere ormai da un paio d'anni. Un progetto che
ha finora sollevato più contrasti che consensi. Belle e nobili
espressioni sul recupero della dispersione scolastica. La strada che si sta
percorrendo in verità non si sa dove ci possa portare.
Una cosa è certa: solo a Milano e provincia ci sono 5000 ragazzi che hanno
finito la terza media e hanno scelto di abbandonare ogni forma di istruzione, in Lombardia sono almeno il doppio. Per loro
non riusciamo a vedere una sola iniziativa.
GdS-PAlermo- 06-09-2003
I quattordicenni non sono più
soggetti all'obbligo della scuola
Rischio dispersione scolastica
La Cgil sollecita la firma dell'accordo quadro Stato-enti locali
PALERMO – A pochi giorni dall' inizio dell' anno
scolastico la Sicilia non ha ancora sottoscritto l'accordo quadro proposto
dalla conferenza unificata Stato-Regioni-Enti Locali
per fare fronte alla nuova situazione dei quattordicenni, che con l'
abrogazione della legge nazionale 9/99 non sono più soggetti all' obbligo
scolastico. Lo dice la Cgil- Scuola. «Si tratta di
una fascia di studenti - spiega Enza Albini,
segretario regionale della Cgil scuola - ad altissimo
pericolo di dispersione, che rischiano per un anno intero di finire in una
terra di nessuno con pericolose conseguenze. Una quota consistente di
quattordicenni, in una fase evolutiva delicata potrebbe
infatti trovarsi fuori dal circuito istruzione-formazione, con
difficoltà a rientrarvi anche negli anni a venire». In merito alle polemiche
suscitate dai bonus per le famiglie a favore delle scuole private è intervenuta
Mimma Modica Alberti, segretario regionale di Cittadinanzattiva. «I 90 milioni di euro
dati a pioggia alle famiglie - sottolinea - potrebbero essere invece destinati
a costituire un fondo nazionale di sostegno per cominciare a mettere in
sicurezza gli istituti più disastrati». Da un'indagine condotta da Cittadinanzattiva, infatti, è emersa una situazione
drammatica dell'edilizia scolastica in Sicilia. I dati saranno presentati a
Roma il 12 settembre. Intanto oggi pomeriggio l'Assemblea regionale siciliana
riaprirà i battenti, dopo la pausa di agosto. La
seduta d'Aula è fissata alle 17.30, con un solo punto all'ordine del giorno:
Autorizzazione al Presidente della Regione alla promulgazione parziale della
delibera legislativa approvata dall'Assemblea regionale siciliana nella seduta
del 30 luglio 2003 (DDL N. 634 “Proroga dei termini di cui agli articoli 5 e 17
della legge regionale 16 aprile 2003, n. 4”). Tre i punti prioritari che il
presidente dell'Ars, Guido Lo Porto, ha detto di voler
porre all'attenzione dell'Assemblea: adeguamento dello Statuto, legge
elettorale e riforma del regolamento. Lo Porto ha anche manifestato
l'intenzione di istituire una conferenza Regione-Enti locali,
così come previsto dalla legge. E sul ventilato rimpasto nella giunta
regionale, di cui si parla da tempo e che prima del'estate si preannunciava probabile per l'autunno, c'è da
registrare un commento del presidene Lo Porto, il
quale in un'intervista ha dichiarato: «E' giusto che all'importante
appuntamento della legge finanziaria arrivino gli attuali assessori, che sono i
portatori più rassicuranti dei bisogni e delle prospettive della Sicilia in
materia di legge finanziaria».
(venerdì 5 settembre 2003)
Repubblica-Bari- 26-08-2003
Corsi sostitutivi per "tappare
un buco" nella riforma
Scuola dell´obbligo? No, anzi sì 45mila ragazzi sono
in sospeso
Assegnati alla Puglia 24 milioni Critici i sindacati
ANNA GRITTANI
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Nella bufera di tagli e di nomine un´unica
certezza incombe sull´anno che verrà: sarà il primo
anno scolastico senza obbligo scolastico.
Proprio così. In Puglia 45mila ragazzi di 14 anni non sono più
"costretti" dallo Stato ad andare alle superiori.
Che fare? Una mega-sperimentazione triennale, con
diploma di qualifica finale, rivolta a tutte le scuole della Puglia che ne
faranno richiesta in parternariato con i centri di
formazione professionale. I protocolli d´intesa tra
il Miur e dieci Regioni sono stati
già firmati. La Puglia, che di sperimentazioni ne ha già messe in campo tre,
non poteva non essere tra le firmatarie. E così parte,
più decisa che mai, alla volta della sperimentazione numero quattro, la più
importante di tutte perché coinvolge non un numero limitato ma tutte quante le
scuole che ne faranno richiesta. Tant´è che per l´anno 2003-2004 sono stati stanziati dal ministero del
Lavoro 22.944.087 di euro e dal Miur
991.223,16, per un totale di quasi 24 milioni. Tutti per la Puglia.
Per capire la portata dell´operazione, occorre fare
un passo indietro, nella storia della scuola dell´ultimo
quinquennio. Correva l´anno 1999 quando una legge, la
numero 9, aveva innalzato l´obbligo portando in prima
superiore tutti i ragazzini italiani «altrimenti
arrivavano i carabinieri». La riforma Moratti ha
abrogato la legge 9. Il risultato? Un buco di un anno tra obbligo scolastico e
obbligo formativo che parte invece dal quindicesimo anno di età.
Che fare dei quattordicenni? Un buon numero di questi,
una volta saputo che non è più obbligatorio, potrebbero non presentarsi a
scuola il 18 settembre, giorno di inizio delle
lezioni. Perché i 45mila ragazzini si sono iscritti entro il 25 gennaio, cioè due mesi prima che la riforma Moratti
diventasse legge. E su quei 45mila sono stati
formulati gli organici. Ecco dunque l´importanza del
test numero quattro, di cui è soddisfatto il direttore
regionale dell´Istruzione Giuseppe Fiori. Il suo vice
Ruggiero Francavilla se ne è
occupato direttamente: «Calcoliamo di organizzare 150 corsi per circa 3500
studenti, perché gli iscritti al primo anno che non si presentano costituiscono
circa il 7% del totale». «Questi ragazzi – continua il dirigente – saranno
invitati a seguire dei percorsi integrati triennali di 1200 ore annue nei quali
si cercherà di bilanciare l´aspetto culturale con
quello professionale». Le qualifiche non sono state ancora definite, ma i
sindacati non ci stanno. «Con la Cisl, la Uil e lo Snals
avremmo voluto la titolarità della scuola e non dei centri di formazione
professionale e una durata del test al massimo di un anno e non fino all´emanazione dei decreti attuativi della legge di
riforma», commenta Gianni Milici, numero uno della Cgil scuola della Puglia.
Gli
articoli sono estratti da http://www.cgilscuola.it/