La Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime
delle mafie è ormai un appuntamento fisso. Come l’arrivo della primavera che
spazza via il freddo e chiude l’apparente morte dell’inverno. Una scadenza
che ci pungola a rinnovare il nostro Impegno, a guardare in avanti senza però
mai perdere di vista la ricchezza e la testimonianza di chi ci ha preceduto
ed ha pagato con la vita il sogno di un Paese migliore e liberato dalle
troppe illegalità e ingiustizie che ancora ci affiancano.
Quest’anno siamo a Gela, in provincia di Caltanisetta, il perché della scelta
è facile a dirsi. Considerata una dei simboli delle contraddizioni e delle
potenzialità del Mezzogiorno, Gela costituisce una realtà complessa, in cui
si riflettono le luci e le ombre di un progetto di sviluppo che per molti
anni è rimasto incompleto. Un progetto, cioè, che ha teso a privilegiare
quasi esclusivamente gli aspetti economici, tecnici, quantitativi del
processo di industrializzazione, senza considerare l’importanza di un
investimento altrettanto concreto e tangibile nella dimensione sociale,
culturale, politica e istituzionale di questa comunità.
Ma qualsiasi processo di sviluppo che miri a promuovere soltanto un
determinato modello di produzione e di consumo, mantenendo la collettività in
uno stato di esclusione, se non addirittura di passività, è destinato a
percorrere una strada breve. E a generare effetti perversi che Gela,
purtroppo, si è trovata in questi anni a dover fronteggiare. Pensiamo al
degrado del territorio, alla diffusione delle illegalità, allo sfruttamento
intensivo dell’ambiente e delle sue risorse, all’abusivismo, al radicamento
di forme assai gravi di criminalità mafiosa. Parliamo di un passato recente,
di pochi anni fa, che è importante mantenere ben vivo nella nostra Memoria.
Oggi la
città di Gela si trova in una fase nuova. Sta cercando di riprendere in mano
la propria storia, il proprio presente e il proprio futuro. Gela è oggi
scossa e animata da un desiderio di riscatto che è portato avanti e sostenuto
dai suoi concittadini: donne, uomini, anziani, bambini e giovani che hanno
deciso di non fuggire da queste povertà e di “restare” su questo territorio
per dare il proprio contributo ad una vita sociale migliore: più giusta e
all’insegna della legalità. Gela si è riappropriata oggi di un diritto
fondamentale, che in passato le era stato sottratto: il diritto di sognare.
Solo dal collaborare e dall’unire forze diverse (ma accomunate dall’uguale
passione e voglia di giustizia) può scaturire la forza per ri-portare sui
“nostri” territori la fiducia per un cambiamento possibili. Il tema della
Giornata è significativo: “No lavoro nero, Si lavoro vero. Dignità per la
persona, qualità per lo sviluppo” come a dire: se le risposte ai bisogni dei
cittadini non vengono soddisfatte come diritti, prima o poi qualcuno
intercetta quelle necessità per soddisfarle con un “favore”, negando dignità
alle persone e possibilità di vita decorosa perché libera e autonoma.
Anche per questo motivo quest’anno oltre a Libera, associazioni, nomi e
numeri contro le mafie e ad Avviso Pubblico, enti locali e regioni per la
formazione civile contro le mafie si affiancano, nell’organizzazione di
questo appuntamento le realtà del sindacato nazionale e locale: perché non si
ha legalità, giustizia e sviluppo se non si creano le opportunità concrete di
un “lavoro vero” per tutti e per ciascuno; non si restituisce dignità alle
persone e qualità per lo sviluppo se non si investono risorse, energie e
sforzi anche legislativi e politici, non solo per contrastare la piaga del
“lavoro nero” ma anche per offrire percorsi lavorativi all’insegna della
legalità e della solidarietà, come quelli avviati da diverse cooperative
sociali, soprattutto in Sicilia, sui beni confiscati alla mafia.
Non a caso
nella Giornata verrà presentato anche il “nostro” documento programmatico
sottoscritto con CGIL, CISL, UIL su “Le illegalità nel mondo del lavoro e il
ruolo della criminalità organizzata”: per denunciare le infiltrazioni
criminali nel mondo economico e del lavoro (appalti, agricoltura, commercio,
caporalato, lavoro minorile, racket e usura, sicurezza sul luogo del lavoro…)
e proporre tutte quelle iniziative politiche, legislative e sociali per
tutelare davvero i diritti dei lavoratori. Un Oggi dunque carico di proposte,
di stimoli e di denuncia. Un Impegno vissuto all’insegna del “sogno” e della
speranza possibile, ma reso forte dai traguardi, dalle testimonianze e dal
sacrificio di chi, nel passato, non si è accontentato di una sterile lamentela
per l’ingiustizia constatata, ma si è rimboccato le maniche e ha reso
possibile il nostro “preparare” un domani migliore.
don Luigi
Ciotti
Presidente nazionale di Libera
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