Avanti
tutta, anche senza decreti: la contro-riforma s’ha da fare!
Il
Ministero sta tentando di imporre a tutte le scuole dell’infanzia ed elementari
un piano di formazione su una riforma che non esiste. Il Parlamento ha
approvato una legge delega che nulla dice sui nuovi modelli di scuola
dell’infanzia ed elementare. Per obbligare le scuole ad introdurre le
innovazioni previste nelle linee guida del piano di formazione occorre almeno
che sia approvato l’apposito decreto delegato. Ad oggi non si conosce nemmeno
la bozza degli annunciati decreti legislativi sulla scuola dell’infanzia ed
elementare, per i quali si prevede un iter piuttosto lungo e anche travagliato.
Tutte
le organizzazioni sindacali e la stragrande maggioranza delle associazioni
professionali, un crescente numero di insegnanti e di scuole stanno esprimendo
valutazioni pesantemente negative nei confronti delle idee del governo sulla
scuola dell’infanzia ed elementare.
Nella
stessa maggioranza di centro destra le acque non sono affatto tranquille:componenti
politiche rilevanti della Casa delle Libertà stanno esprimendo un forte
dissenso, attraverso libri e conferenze, verso i cambiamenti annunciati.
In
questo quadro è tutt’altro che scontato che i nuovi modelli di scuola
dell’infanzia ed elementare, previsti dai documenti validi solo per le
sperimentazione nazionale in corso in 251 scuole (Indicazioni e
Raccomandazioni), diventino, attraverso i decreti delegati, un fatto reale.
Il
governo, invece, di cercare il consenso sulle sue proposte (forse è già certo
di non trovarlo) cerca di imporre la formazione a tutti gli insegnanti su
modelli scolastici che, ad oggi, esistono solo nella mente dei consiglieri
ministeriali, nelle stentate esperienze delle poche scuole che li sperimentano,
ma, certo, non sono norma vigente e, quindi, possono non essere attuati dalle
scuole autonome che non li condividono.
Allo
stesso modo la formazione in servizio non può essere imposta alle scuole su
contenuti che non sono stati approvati e, pertanto, sono privi di consenso e di efficacia. Le stesse scuole che stanno sperimentando
concluderanno la loro esperienza con l’anno scolastico in corso. Per il
prossimo anno ad oggi non è prevista nessuna continuazione della
sperimentazione.
Consapevole
della situazione di incertezza, il Ministero cerca di imporre la formazione su
una riforma inesistente attraverso un vero e proprio piano fantasma.
Il piano fantasma
Con
una comunicazione di servizio del 10 aprile, il Ministero avvia un piano di formazione a sostegno
dell'avvio della riforma degli ordinamenti scolastici per la scuola
dell’infanzia e la scuola elementare. L’iniziativa è presentata come una serie di interventi informativi e formativi
finalizzati a diffondere la riforma. A tal fine sono state elaborate dal
Ministero apposite "LINEE GUIDA", che sono allegate alla
comunicazione di servizio.
L’operazione è avviata senza
il parere del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, senza il confronto
con le organizzazioni sindacali e le associazioni professionali, senza un atto
amministrativo degno di questo nome. La comunicazione di servizio è l’ultimo
grado delle trasmissioni ministeriali, si usa per comunicare dati e
informazioni, non è certo idoneo ad avviare un piano di formazione nazionale.
La nota sostiene che il
progetto è stato elaborato alla luce anche degli esiti del progetto
sperimentale realizzato in base al D.M.n.°100/2002. Anche questa affermazione è piuttosto curiosa visto che la
sperimentazione tuttora in corso non ha avuto ancora nessuna rilevazione degli
esiti, né sarebbe possibile, dato che è ancora in fase di attuazione, né
possono essere considerate tali le sparate propagandistiche avvenute su alcuni
quotidiani nazionali.
Le iniziative formative sono
rivolte a tutti gli insegnanti della scuola dell'infanzia ed elementare e
prevedono momenti informativi in presenza e percorsi formativi e-learning integrati.
Il Ministero ha dato avvio al
piano attraverso una conferenza di servizio nazionale destinata al direttori
scolastici regionali e ai referenti regionali per la scuola dell'infanzia e a
quello per la scuola primaria (16 aprile 2003). Sono poi previsti
incontri/conferenze, rivolti a tutti i dirigenti scolastici e almeno a un
docente referente del processo di innovazione da realizzarsi entro la prima
decade di maggio.
Entro il mese di giugno si
prevede che in ogni scuola dell’infanzia ed elementare si realizzino corsi di
formazione di 20 ore secondo moduli indicati dalle “Linee guida” e si afferma
che le conoscenze acquisite saranno utilizzate “anche ai fini dell'elaborazione
del piano dell'offerta formativa per il prossimo anno scolastico”.
Seguiranno “una pluralità di
interventi formativi articolati lungo l'intero corso del prossimo anno
scolastico, al fine di sostenere, valorizzare e accompagnare l'attuazione del
quadro innovativo della riforma”.
Avanzano nuove figure e forme striscianti di imposizione
Appare evidente che il
Ministero, consapevole delle difficoltà a far approvare in tempi utili il
decreto sulla scuola dell’infanzia ed elementare, tenta di far credere alle
scuole che ormai i giochi sono fatti e che si deve iniziare ad attuare ciò che,
invece, non è stato ancora approvato.
La tecnica è chiara: non si
chiede parere a nessuno, si evita ogni forma di confronto, si utilizza la via
gerarchica (ministero - direttori regionali – dirigenti scolastici – docenti
nominati dai dirigenti scolastici) per far accettare alle scuole corsi di
formazione e poi anche cambiamenti dei piani dell’offerta formativa su materie
che ancora non sono diventate leggi dello Stato, anzi proprio per creare uno
stato di fatto che spinga Parlamento e soggetti istituzionali coinvolti ad
esprimere un parere favorevole.
A questo fine vengono anche
create nuove figure con funzioni di diffusione del consenso nei confronti delle
innovazioni, una specie di “apostoli della controriforma” o di “venditori porta
a porta”: è, infatti, previsto per loro
anche un apposito corso di comunicazione affinché siano più convincenti.
Compare il “docente referente
del processo di innovazione” che partecipa, insieme al dirigente scolastico
alla fase iniziale della formazione riservata solo a loro, il “docente
tutor/facilitatore”, che dovrà svolgere un ruolo fondamentale per l’attività di
formazione “in presenza”, i “gruppi di lavoro a supporto della riforma” dei
quali i Direttori Regionali potranno avvalersi per l’attuazione del piano di formazione.
Nessun criterio né regola
vengono indicati su come devono essere individuate queste figure (in assenza di
chiarimenti la prassi diffusa rischia di diventare la scelta unilaterale del
dirigente scolastico), né è chiarita la loro effettiva funzione.
Istruzioni per resistere alle imposizioni
Deve essere innanzi tutto
chiaro che questo finto piano di formazione nazionale non può essere imposto
alle scuole. Una comunicazione di servizio non ha alcun valore impositivo nei
confronti delle prerogative delle scuole autonome.
E’ illegittimo imporre un
aggiornamento senza apposita
delibera del Collegio Docenti (DPR 275/99, regolamento dell’autonomia, artt. 4
- 5 - 6; CCNI del 31/8/99, artt. 8 – 13).
I decreti di
attuazione non sono stati approvati, per diventare efficaci dovranno seguire un
iter indispensabile attraverso pareri e autorizzazioni che coinvolgeranno
diversi soggetti istituzionali: la conferenza unificata stato-regioni, il
consiglio dei ministri, il consiglio nazionale della pubblica istruzione, le
commissioni parlamentari, il consiglio di stato, la corte dei conti.
Oltre a ciò,
la legge delega prevede che ogni decreto delegato prima di essere emanato debba
avere copertura finanziaria attraverso una apposita norma approvata dal
Parlamento.
Indicazioni e Raccomandazioni
e quanto in esse contenuto (docente tutor, responsabile di laboratorio,
portfolio, ecc.) sono vigenti solo per le scuole che in questo anno scolastico
hanno aderito alla sperimentazione nazionale. Per l’anno prossimo, ad oggi, non
è prevista la prosecuzione della sperimentazione. Indicazioni e Raccomandazioni
diventeranno documenti validi per tutte le scuole solo se e quando saranno
recepiti da un apposito decreto legislativo, fermo restando che le
Raccomandazioni sono considerate comunque non vincolanti, anche oggi per le
scuole che le stanno sperimentando.
Chi afferma,
come ci risulta stia accadendo in alcune conferenze di servizio, che la legge
delega è stata approvata e quindi dal prossimo anno scolastico le scuole
dell’infanzia ed elementari dovranno assumere i modelli di funzionamento
previsti per la sperimentazione in corso e adottare i nuovi documenti culturali
e pedagogici (Indicazioni e Raccomandazioni) sostiene tesi false e prive di
fondamento giuridico.
E’
illegittimo che si sollecitino i Dirigenti Scolastici a individuare fin da
subito i Docenti prevalenti, violando così le prerogative dei Collegi, dei
Consigli di istituto e delle RSU e ignorando il Contratto Nazionale di lavoro.
L’eventuale
individuazione di nuove figure quale il “referente dei processi di riforma” o
il “docente tutor/facilitatore” deve essere deliberata dal collegio dai docenti
che deve decidere se ritiene o meno opportuno attribuire questi incarichi
attinenti all’area educativa del POF e, in caso di opzione positiva, deve
anche definire i criteri per l’individuazione o indicarli direttamente.
Roma,
4 maggio 2003
Piano di
formazione a sostegno dell'avvio della riforma Moratti
E’ arrivata nelle scuole,
sotto forma di comunicazione di servizio, una
voluminosa nota ministeriale che illustra il piano di formazione a
sostegno dell'avvio della riforma Moratti
Il piano ha esecutività
immediata, si pone l’obiettivo di
informazione e formazione sulla riforma e coinvolge, fin dal mese di maggio,
tutti i dirigenti della scuola primaria e almeno 1 docente per ogni scuola.
Il piano è strutturato in momenti informativi in presenza della durata
di 20 ore organizzati dalle Direzioni
Regionali e in successivi percorsi di e-learning integrato, realizzato
dall’INDIRE.
Secondo l’idea piramidale/
gerarchica dell’ organizzazione che
caratterizza l’Amministrazione sono stati già
“istruiti” i direttori regionali
“spoyl-sistemizzati” in una conferenza di servizio che si è tenuta il 16 aprile; seguiranno i dirigenti
scolastici ed il docente di ogni scuola che saranno formati in maggio a livello
regionale dove è stato costituito ( come, da chi, con quali criteri?? ) un
gruppo tecnico di supporto.
Infine la formazione si
sposterà nelle scuole e, nel frattempo,
tra maggio e settembre a livello nazionale saranno formati alcuni
docenti tutor- facilitatori ( chi sono, chi li ha scelti, con quali criteri,
pagati come ? ) e, a livello regionale,
i “tutor di base” ( e gli interrogativi si ripetono).
Come si farà, a scuola, ad
attuare una legge, certo approvata, ma
senza i decreti attuativi?
In assenza dei decreti
attuativi, scrivono nel documento, le scuole dovranno “adottare” ( nei relativi
organi collegiali ,sottolineiamo noi) l’assetto pedagogico, didattico e organizzativo
previsto nel DM 100/ 2002, decreto che aveva validità annuale.
Per “ lumeggiare
concettualmente” (citazione originale dalla nota ministeriale) occorrerà invece studiare per bene le
indicazioni nazionali dei piani di
studio personalizzati delle attività educative nella scuola dell’infanzia e
nella scuola primaria e le relative indicazioni attuative.
Tra i molti interrogativi che
la lettura delle 39 pagine di documento sollevano, uno sovrasta tra tutti: con
quali risorse finanziarie si attua il piano di formazione sulla legge 53 visto
che non è stato predisposto il piano programmatico degli interventi finanziari
( comma 3, art 1)? E non è certo trascurabile l’ordine del giorno approvato che
lega ogni passaggio attuativo alla
reale copertura finanziaria.
La risposta è scritta
chiaramente nel documento: utilizzate le risorse provenienti dalla legge n.440/
97, appena la direttiva sarà emanata, e
quelle destinate alla formazione dal contratto annuale del marzo 2003 e ripartite
con la direttiva n.36 del 7 aprile 2003.
Avevamo già denunciato,
riportando il dibattito parlamentare, l’illegittimità di usare i finanziamenti
provenienti dalla legge 440 per finalità diverse da quelle che la stessa legge
prevede e ribadiamo con forza il nostro giudizio: la 440 serve per
l’ampliamento dell’offerta formativa e le risorse vanno alle scuole che le
usano in coerenza con il POF che hanno elaborato.
Per quanto riguarda infine le risorse
annuali sulla formazione, basta solo ricordare che le OO.SS . Cgil, Cisl, Uil
scuola e Snals hanno, in sede di contrattazione, specificato a chiare lettere
che “rivendicano lo stanziamento di
ulteriori specifici finanziamenti per l’attività di formazione del personale in
conseguenza della approvazione della legge di riforma degli ordinamenti
scolastici. “
Ancora più illegittima appare
l’indicazione data alle scuole “ autonome costituzionalmente “, contenuta nella
nota: quella di usare a tal fine il 50% delle risorse che il contratto destina
loro per le attività di formazione progettate
e deliberate nel piano annuale.
Insomma, cari insegnanti delle scuole
primarie, i decreti attuativi della legge n.53/ 2003 non esistono, e voi non
siete certo obbligati a “ lumeggiare concettualmente” la riforma…lasciate che
prima la Moratti faccia i decreti
approvati e finanziati.
Roma, 2 maggio 2003