COSÌ LA RIFORMA STA PER SCATTARE

 

 

Con la legge numero 508 del 1999, i conservatori italiani e gli istituti musicali pareggiati diventano alta formazione, come le accademie di belle arti, l’Accademia nazionale di arte drammatica, l’Accademia nazionale di danza e gli Istituti superiori per le industrie artistiche.

 

L’applicazione della legge, per i conservatori e per l’accademia nazionale di danza, è più problematica, in quanto entrambe le istituzioni si sono fatte carico fino a oggi della formazione di base, irrinunciabile proprio per la specificità di queste discipline così particolari.

 

Trasformandosi in una sorta di "università della musica e della danza", dovranno richiedere per l’ammissione il diploma di scuola media superiore, pur essendo tenute a seguire "a esaurimento" gli allievi attuali.

 

Ormai il processo di riforma dovrebbe essere in dirittura di arrivo. Il primo regolamento attuativo sull’autonomia dovrebbe essere infatti registrato a giorni dalla Corte dei conti.

 

Dopo di che i singoli istituti avranno 90 giorni di tempo per predisporre i relativi statuti e il ministero, a sua volta, 60 giorni per approvarli. La volontà è quella di stringere i tempi, per essere pronti già all’inizio del nuovo anno accademico, il prossimo novembre.

 

Tempi più lunghi – ma al ministero giurano non lunghissimi – sono prevedibili per il secondo regolamento attuativo, quello sugli ordinamenti didattici, un testo più complesso che dovrebbe raccordarsi con i nuovi programmi dei futuri licei musicali.

 

Nell’orientamento del ministero i conservatori, pur trasformandosi in università della musica, dovranno continuare a fare formazione di base nella fase transitoria, fornendo una docenza qualificata alla scuola riformata.

 

Anche in futuro poi, quando tutto fosse "a regime", dovrebbero continuare a farsi carico dei "talenti", fin da bambini.

 

 

 

 

  

 

UGHI: «RAGAZZI IN GAMBA, AIUTIAMOLI»

 

 

L’istruzione musicale che la scuola italiana dà ai nostri ragazzi «è molto approssimativa e carente, a differenza di quanto avviene, invece, in molti altri Paesi».

 

Il maestro Uto Ughi, violinista che tutto il mondo ci invidia, è stato voluto dal ministro Moratti come suo prezioso consigliere. Ma non nasconde le sue preoccupazioni per il futuro della musica nel nostro Paese.

 

«L’educazione musicale dovrebbe far parte a pieno diritto della nostra formazione umanistica: l’Italia e la Germania sono i Paesi che hanno dato di più alla musica in tutto il mondo, quindi si tratta di un patrimonio di cui dovremmo veramente fare tesoro. Ma i nostri ragazzi non sanno nemmeno chi siano Giuseppe Verdi, o Antonio Vivaldi, o Gaetano Donizetti».

 

 

Diverso è il giudizio che il grande artista esprime sullo studio specialistico all’interno dei conservatori. Lui stesso ha selezionato alcuni giovani studenti, provenienti dalle principali città italiane, chiamandoli a far parte dell’orchestra di "Omaggio a Roma", il festival che ha voluto dedicare proprio ai giovani.

 

«Sono ragazzi di talento, davvero molto bravi. Devo dire che chi studia musica lo fa in genere con grande passione e serietà e anche con sacrificio. Purtroppo la nostra realtà è quella che è: basti pensare alla chiusura delle orchestre della Rai, che ha impoverito moltissimo la vita musicale del nostro Paese».

 

Ughi continua la sua analisi, con una speranza: «Oggi il ministro Moratti promette di fare della musica una materia importante, a cominciare dalla scuola elementare. Io me lo auguro davvero, anche se penso che non sia una cosa facile da attuare. È una cultura ancora tutta da costruire e certamente la nostra televisione non ci aiuta. Una volta era possibile ascoltare ottima musica sia alla radio sia in Tv, oggi trasmettono i concerti soltanto all’una di notte».