1.      Introduzione

         La ricerca in corso rientra nel progetto ministeriale "Il '900: i giovani e la memoria" a cui il liceo scientifico "Antonelli" ha aderito.

Durante questo anno scolastico alcune allieve e alcuni allievi delle classi quinta C, quinta e quarta I, con la collaborazione dei loro insegnanti di storia, stanno svolgendo un’indagine sulle conseguenze dell’applicazione delle leggi razziali nelle scuole superiori novaresi.

         Gli obiettivi di questo lavoro sono di carattere didattico, documentario e formativo. Gli insegnanti intendono far acquisire alcune elementari competenze proprie della metodologia dell'indagine storica attraverso la ricerca diretta sulle fonti e la frequentazione di istituzioni preposte alla loro conservazione. Inoltre ritengono significativa una ricerca su alcuni aspetti della storia locale che permetta a studentesse e studenti di contestualizzare meglio gli avvenimenti nazionali del periodo e di acquisire la consapevolezza dell’incidenza della politica nazionale anche sulla vita quotidiana. Infine, data la natura delle questioni trattate, il lavoro dovrebbe stimolare la riflessione  sul problema ancora attuale dell'intolleranza e accrescere la consapevolezza che non si è mai al riparo da nuove forme di razzismo: lo studio di vicende passate per vigilare criticamente di fronte a moderne espressioni di disprezzo della persona e della identità altrui.

2.      Descrizione dell’avvio della ricerca

Dopo una prima fase preparatoria, nel mese di novembre, che è servita per acquisire alcune conoscenze storiche fondamentali, attraverso la lettura di testi relativi al periodo oggetto dell'indagine, e dopo l'incontro con il dott. M. Begozzi dell’Istituto Storico della Resistenza di Novara, che ha fornito le indicazioni di massima per sviluppare il lavoro, sono stati stabiliti i contenuti effettivi della ricerca: individuare docenti ed eventualmente allieve/i allontanate/i per motivi razziali nelle scuole superiori novaresi e ricostruire in parte il clima di quel periodo così come era vissuto a Novara e in particolare nelle scuole.

         Il lavoro avrebbe poi dovuto proseguire con l'analisi degli archivi scolastici dei quattro istituti superiori presenti in città all'epoca: Istituti tecnici "Mossotti" e "Omar"; Istituto magistrale "Bellini"; Liceo classico "Carlo Alberto".

Si sono incontrate però sin dall’ inizio della ricerca alcune difficoltà dovute a problemi tecnici per la consultazione dei documenti archiviati nelle scuole: per quanto riguarda l’Omar, non è stato possibile accedere ai documenti a causa delle condizioni in cui si trovano i documenti d'archivio in seguito ai lavori di ristrutturazione dell'edificio, ma, in base a quanto ha riferito il Preside dell’Omar, e alle ricerche svolte nell'Archivio di stato, presso questo Istituto non risulterebbero persone coinvolte dalle leggi del 1938.

Circa l’ Istituto Magistrale, la ricerca è stata avviata, ma,  mancando i fascicoli personali dei docenti, l’indagine dovrebbe essere condotta su altre fonti e quindi si presenta molto più lunga e complessa; allo stato attuale delle cose la ricerca ha dato esito negativo.

Per quanto riguarda, l'Istituto "Mossotti", si è scoperto che un'analoga ricerca sugli insegnanti di quell'istituto era già stata condotta negli anni passati ed aveva permesso di individuare due insegnanti, le prof.sse Ester Levi e Benvenuta Treves, allontanate per motivi razziali.

Infine, per il liceo Classico si è preferito partire dall'analisi di documenti esistenti nell'Archivio di stato di Novara per procedere solo in seguito ad una indagine più accurata presso l’archivio della scuola stessa.

La ricerca presso l’Archivio di Stato, inoltre ci avrebbe permesso di raccogliere una quantità maggiore di informazioni sulla situazione culturale, sociale e politica dell'epoca.

         Quindi, nel mese di dicembre (vacanze natalizie comprese) si sono consultate alcune buste di documenti relativi alla corrispondenza tra liceo classico e le altre istituzioni scolastiche (Provveditore, Ministero, ecc.), altre relative al Provveditorato agli studi di Novara e altre del fondo Prefettura. Proprio nell'analisi dei documenti relativi al liceo sono emersi altri due nomi: il prof. Giulio Reichembach, di Padova, e la prof.ssa Virginia Finzi Lombroso, di Busto Arsizio. Entrambi insegnanti presso il liceo novarese, risultano allontanati per motivi razziali nell'autunno del 1938.

3.      Legislazione razziale di riferimento

Nel 1938 il governo Mussolini avvia la legislazione antisemita in Italia.

La prima, tra le iniziative più significative, è costituita dall'Informazione diplomatica n° 14 del 16 febbraio, in cui si parla di risolvere "il problema ebraico universale" creando uno stato ebraico, non in Palestina, dove far confluire gli ebrei di tutto il mondo. Si afferma che al momento non esiste un problema ebraico in Italia, ma che il governo vigilerà sui nuovi ebrei giunti nel territorio nazionale, perché il rilievo sociale degli ebrei non sia sproporzionato rispetto all'entità numerica della loro comunità.  

A questa segue il Manifesto degli scienziati razzisti del 14 luglio, in cui, tra le altre questioni, si afferma (art.9) la non assimilabilità della razza ebraica, in quanto costituita da elementi troppo estranei agli italiani e agli europei in genere, e la necessità di evitare qualsiasi forma di meticciato (art.10).  

Il 19 luglio l'Ufficio demografico del Ministero degli Interni viene trasformato in direzione generale per la demografia e la razza (Demorazza), guidato dal prefetto Le Pera, che gestì la politica antiebraica e realizzò in agosto il censimento di tutti gli ebrei presenti in Italia.

L'Informazione diplomatica n° 18 del 5 agosto ribadisce che il razzismo è sempre stato oggetto di attenzione da parte del fascismo italiano (dal 1919) ed esorta a una maggiore coscienza di razza per evitare i fenomeni di meticciato. Inoltre, pur negando intenti persecutori nei confronti degli ebrei, si sottolinea nuovamente che la presenza ebraica alla vita dello stato dev'essere proporzionale alla sua consistenza numerica.

Il 9 agosto il Ministero dell'educazione nazionale invita i Provveditori a escludere gli ebrei da supplenze e incarichi scolastici. Nello stesso mese viene anche vietata l'iscrizione alle scuole di ebrei stranieri, nonché di tutti gli ebrei alle scuole e accademie militari. Il 24 agosto il ministro invia ai provveditori l'elenco dei libri di testo di autori ebrei da sostituire.

Nella corrispondenza del Liceo classico abbiamo trovato la circolare del Provveditore di Novara, in data 5 ottobre, che trasmette al Preside l'elenco dei libri di autori ebrei da vietare o eliminare dalle scuole.

Il 17 agosto il ministro degli interni, Buffarini-Guidi, informa i prefetti di escludere gli ebrei da ogni carica pubblica.

Anche di questo abbiamo trovato riscontro nel fondo Prefettura conservato presso l'Archivio di stato di Novara. In un manoscritto del 24 settembre indirizzato ai prefetti si chiede una relazione dettagliata "sulla situazione degli ebrei nelle cariche pubbliche politiche, amministrative, sindacali o nell'attività commerciale e industriale".

Infine, a partire dalle riunioni del consiglio dei ministri del 2 e 3 settembre vengono varate le definitive norme di legge.

Il RDL n°1390 del 5 settembre  (ripreso poi in un testo unico del 15 novembre, n° 1779) vieta ad alunni e insegnanti "che appartengano ai ruoli nelle scuole statali di ogni ordine e grado" di frequentare e insegnare nelle scuole pubbliche.

Il RDL n°1381 del 7 settembre vieta agli ebrei stranieri la residenza in Italia e li invita a lasciare il paese entro sei mesi. Inoltre revoca la cittadinanza a quanti l'avevano ottenuta dopo il 1° gennaio 1919.  

Il RDL n°1728 del 17 novembre, testo fondamentale di riferimento, proibisce i matrimoni misti; stabilisce i criteri (biologici e culturali) di appartenenza alla razza ebraica; elenca le restrizioni sociali, politiche ed economiche a cui sono sottoposti gli ebrei; prevede alcuni casi, per lo più legati a benemerenze patriottiche e fasciste, di "discriminazioni".

4.      Schede insegnanti allontanate/i per motivi razzisti  

         Questo è il contesto storico e legislativo in cui maturano i provvedimenti nei confronti dei quattro insegnanti novaresi che abbiamo individuato: le professoresse Ester Levi e Benvenuta Treves dell'Itc Mossotti, la prof.ssa Virginia Lombroso Finzi e il prof. Giulio Reichembach del liceo classico. 

         Dalle le carte finora consultate presso l'archivio di stato di Novara e relative alla corrispondenza con il liceo classico, possiamo ricostruire alcune tappe dell'iter burocratico-amministrativo seguito dalla prof.ssa Lombroso Finzi residente a Busto Arsizio.

Siamo in possesso del documento inviato dal Ministero dell'Educazione Nazionale al Provveditorato di Novara nel quale si dice che "la prof.ssa V. Lombroso Finzi, insegnante straordinaria di materie letterarie nel locale Regio liceo ginnasio, viene dispensata dal servizio dal 14 dicembre e ammessa a far valere i suoi titoli per l'eventuale trattamento di quiescenza. [in base all'art. 20 del RDL del 17 novembre, i dipendenti licenziati potevano chiedere la pensione che, per chi non aveva ancora maturato un servizio minimo, consisteva in un'indennità pari agli anni di servizio effettivo]

Il 17 dicembre il Provveditore trasmette la comunicazione ministeriale al Preside del liceo e il 20 dello stesso mese il Preside De Regibus invia la comunicazione alla professoressa Lombroso.

Alcuni mesi dopo, nel marzo del '39, il Ministro manda al Preside la notifica del pagamento dell'indennità per la professoressa e il motivato rifiuto di altri compensi richiesti dalla stessa Lombroso.  

         Probabilmente lo stesso iter seguì anche il collega, prof. Giulio Reichembach. In una lettera, del 9 gennaio 1939, inviata al Preside del liceo classico, l'insegnante, residente a Padova, in riferimento a una comunicazione della presidenza del 20 dicembre, allega i documenti richiesti dal Provveditorato per la richiesta di pensione in seguito al licenziamento per motivi razziali.

Il Preside, il 10 gennaio, invia i certificati al Provveditore e il 28 dello stesso mese manda al Ministero il libretto ferroviario e il libretto di famiglia del professore, premurandosi di specificare che il suddetto ha cessato l'attività "a tempo stabilito", perché di razza ebraica.

         Tra i documenti del Provveditorato agli studi di Novara abbiamo trovato il fascicolo personale, relativo all'a.s. 1937/38, della prof.ssa Benvenuta Treves, nata a Torino il 27/7/1885 e residente a Novara. La Treves insegnava materie letterarie all'Istituto tecnico Mossotti e il giudizio espresso dal Preside su di lei è ottimo per gli aspetti culturali e didattici. Anche le note relative alla sua adesione alle "direttive del governo fascista" (è iscritta al PNF dal 1934) e alle "manifestazioni della vita nazionale" sono buone.

In data 15 ottobre arriva, però, un telegramma, dal Ministero al Provveditorato, in cui si comunica la sospensione della prof.ssa (a partire dal 16 ottobre) ai sensi del RDL 5 settembre 1938.

Dallo stato personale della prof.a Treves, conservato presso l’Istituto Mossotti, una scarna nota precisa “Provvedimento contro gli ebrei. In pensione dal 14.12.1938 – XVII”.

Il 14 dicembre la Treves invia al Ministero una dichiarazione in cui chiede di essere "discriminata" ai sensi "del n° 6 - lettera B - art. 13 del RDL 17 novembre". Allega una breve biografia in cui sottolinea il suo fervido senso patriottico, il suo impegno, a suo tempo, a favore delle famiglie dei combattenti in Libia e il valore militare di un suo zio durante le guerre risorgimentali. La vita dedita alla scuola, con pochi mezzi di sussistenza, e il fatto di essere donna (quindi di non aver svolto il servizio militare), le impediscono di avere altri titoli utili per essere riconosciuta italiana a pieno titolo. Nonostante ciò confida nella decisione della commissione preposta alle "discriminazioni".

In realtà l'art.13 del RDL si riferisce all'impossibilità di lavorare presso Amministrazioni statali. L'art.14 è invece quello che enumera le varie tipologie di "discriminazioni". A questo articolo si riferisce il n°6 - lettera B citato dalla prof.ssa,  in cui si parla di norme non applicabili per coloro che "abbiano acquisito eccezionali benemerenze".

La domanda non fu accolta e altro fu il destino della professoressa. La Treves venne reintegrata nell’insegnamento a partire dal 13 agosto 1945, diventando in seguito una delle figure più significative del dopoguerra e ricoprendo diversi incarichi politici nella giunta e nel consiglio comunale di Novara. Morì nel 1973.

In relazione alla prof.a Ester Levi, non abbiamo trovato nulla presso l’Archivio di Stato. Invece, all’Istituto Mossotti è conservato lo stato personale di servizio, dal quale risulta che la professoressa, nata a Torino il 13 marzo 1897, insegnante in ruolo di materie economiche, era giunta a Novara, da Cremona, nell’ottobre del 1937.

Anche per lei poche brevi note ricordano il servizio presso il Mossotti “dal 16.10.1937 al 13.12.1938, esonerata dall’insegnamento perché di razza ebrea.”

5.      Informazioni sulla situazione culturale, sociale e politica dell'epoca, desunta dai documenti d’archivio

Per cercare i documenti relativi all’allontanamento di docenti ebrei, abbiamo consultato presso l’Archivio di Stato di Novara il fondo riguardante la corrispondenza tra il liceo classico “Carlo Alberto” e il Provveditorato relativa agli anni 1937-38, durante i quali in Italia il Ministro della Pubblica Istruzione, all’epoca “Educazione Nazionale”, era Bottai e il Provveditore agli Studi di Novara era Viglio.

Come è già stato detto, abbiamo trovato solo qualche traccia su ciò che cercavamo, ma ci siamo imbattute invece in una quantità enorme di circolari di vario genere, che danno conto della situazione culturale, sociale e politica dell’epoca e che intendevano impartire alle scuole regole  adeguate ai principi del regime.

Alcune di esse, ad esempio, sollecitavano a recitare ad alta voce, ogni mattina prima dell’inizio delle lezioni, una sorta di giuramento in onore del duce e della difesa della Patria.

In moltissime altre circolari si invitavano i professori ad insegnare a studenti e studentesse la rigida disciplina imposta dal Regime, all’interno della quale un posto di rilievo veniva svolto dall’educazione fisica. Ragazzi e ragazze quindi dovevano partecipare attivamente e con onore alle diverse manifestazioni politiche e non; in queste occasioni ognuno doveva indossare la propria divisa così come quando il sabato pomeriggio si dovevano recare, obbligatoriamente, agli addestramenti militari. Non si tolleravano assenze ingiustificate e per esse venivano applicate severe punizioni.

Un trattamento a parte doveva però essere riservato agli allievi impegnati negli addestramenti militari, che per questo motivo si assentavano spesso dalle lezioni: relativamente a questi casi le circolari esortavano i docenti a giustificare le numerose assenze e, invitavano addirittura a promuoverli anche in presenza di uno scarso profitto scolastico per merito del loro impegno per la causa fascista.

Una circolare che ci ha particolarmente colpite, inviata dal Provveditore Viglio, è datata 10 novembre 1938. In essa si raccomandava agli insegnanti di educare

“gli studenti al rispetto e alla protezione verso gli animali, rinnovando nei cuori degli alunni quell’indispensabile sentimento di fierezza virile del carattere che non deve essere disgiunta dalla gentilezza dei costumi e della pietà verso gli esseri inferiori”.  

 In coincidenza con l’emanazione dei  provvedimenti legislativi del 38 contro gli ebrei, che li escludevano dall'insegnamento e dalla frequenza nelle scuole italiane e mentre le leggi razziste cominciavano già ad essere applicate con grande zelo, si consigliava, dunque, di insegnare ad amare gli animali …

Altre circolari, e ne abbiamo trovate proprio tantissime, sollecitavano i presidi all’adozione di particolari libri di testo che, come specificato dallo stesso Bottai, erano ritenuti fondamentali

“per una guida valida e sicura della cultura militare fascista”.

 

In particolare si cercava di diffondere tra gli studenti e le studentesse giornalini di stampo militare come “Il balilla”, o riviste inneggianti il regime fascista e il duce. Viglio, in una circolare del 6 dicembre 1937, consigliava di “svolgere, al fine di diffondere tali giornalini, una propaganda attiva e proficua fra gli alunni e di vietare di favorire in qualsiasi modo la lettura di altri testi per ragazzi ritenuti dannosi alla crescita del vero fascista”.

Altri tipi di propaganda fascista a scuola riguardavano l’adesione di massa a particolari associazioni, in genere di carattere militare, come per esempio la Lega Navale Italiana che addirittura conferiva dei viaggi premio a presidi ed insegnanti che maggiormente si distinguevano nell’azione di propaganda marinara, come si rileva dalla circolare del 29 dicembre 1937.

Sempre in ambito della propaganda fascista, abbiamo trovato una comunicazione del 1 dicembre 1937 proveniente dal Provveditorato in cui si invitavano gli allievi ad  “evitare l’indicazione con denominazione straniera di apparecchi che possono trovare rispondenza in quelli di ideazione e fabbricazione nazionale”.

Tutti erano quindi tenuti ad acquistare preferibilmente prodotti italiani per rafforzare l’economia del Paese e ad utilizzare nel linguaggio corrente solo parole italiane eliminando cioè tutti quei vocaboli di derivazione straniera ormai entrati comunemente nell’uso quotidiano.

L’attenzione del regime nei confronti dei libri di testo adottati nelle scuole si accentuò nel periodo di applicazione delle leggi razziali del ’38; a questo proposito, infatti, abbiamo trovato alcune circolari del Provveditorato agli Studi riguardanti il divieto di adozione nelle scuole di libri di testo di autori di razza ebraica aventi entrambi i genitori ebrei. In una di esse, datata 27 agosto 1938, il Viglio comunicava che il Superiore Ministero avrebbe inviato un elenco di nomi di tali autori, compilato di intesa con la Federazione Fascista Industriali Editori. Una circolare del 12 settembre 1938, in particolare, indicò poi il divieto di adozione del libro di testo “Aritmetica per le scuole medie inferiori” di Giuseppe Verri.

Con la comunicazione del 31 agosto 1937 si stabilivano le norme per ottenere l’incarico di insegnante e di supplente. Gli aspiranti professori dovevano far parte necessariamente al Partito Nazionale Fascista poiché un documento richiesto per la domanda di assunzione era proprio il certificato di appartenenza a tale partito.

E’ del 29 agosto 1938 la circolare indirizzata a tutti i capi d’istituto che recitava:

 “il Ministero dell’Educazione Nazionale ha ordinato un censimento del personale di razza ebraica; all’uopo ha inviato delle schede da riempire. Vogliate dichiararmi quanti individui di razza ebraica sono alle vostre dipendenze. La risposta, anche se negativa, deve essermi inviata non oltre il 31 di agosto corrente”.

Il 22 settembre 1938, poi, il Provveditore invitava gli alunni stranieri ebrei a lasciare l’Italia entro i sei mesi successivi. Il 12 ottobre 1938 venne divulgata invece questa circolare:

 “Il Ministro ordina quanto segue: avverto che il divieto d’iscrizione degli alunni ebrei alle scuole statali e parastatali italiane non ammette eccezioni in dipendenza delle benemerenze familiari. Gli alunni ebrei potranno essere iscritti alle scuole elementari e medie istituite e da istituirsi ad essi riservati”.

Forse in relazione a questa circolare, abbiamo trovato una comunicazione interna in cui si dichiarava che uno studente della IV B, Aldo Iberti, non risultava iscritto all’Istituto di Cultura Fascista insieme ad altri otto ragazzi e ragazze. E’ del 30 dicembre 1940 la comunicazione dell’abbandono del liceo da parte di Aldo.

La nostra ricerca a riguardo proseguirà ancora con un’indagine più approfondita sui registri della scuola per verificare se l’abbandono della scuola è da ritenere la conseguenza dell’applicazione delle leggi razziste.

Un’altra discriminazione è evidenziata dalla circolare del 18 ottobre 1939 in cui il Ministero dichiara che gli orfani di guerra di razza ebraica, a differenza degli altri orfani di guerra, non potevano essere esonerati dall’obbligo del pagamento delle tasse per gli esami.

Addirittura in data 7 novembre 1938 il Provveditorato richiedeva ai capi d’istituto di segnalare al Ministero tutti gli Enti e le Istituzioni di assistenza scolastica (casse scolastiche, borse di studio, premi) intitolati ad Ebrei del cui organo interno facessero parte persone di razza ebraica. Gli Ebrei insomma non potevano più neanche fare beneficenza per aiutare gli studenti meritevoli che necessitavano di un aiuto economico per continuare gli studi.

Per ribadire il concetto antirazziale, il 14 dicembre 1938 al liceo arrivò dal Provveditorato la seguente comunicazione che metteva definitivamente fine alle possibilità di libera istruzione e libero insegnamento per gli Ebrei di tutta Italia:

“Per il disposto dell’art.1 del R.D.L. 15 novembre 1938 n°1779 (integrazione e coordinamento in unico testo delle norme già emanate per la difesa della razza nella scuola italiana) pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n°272 del 29 novembre 1938, a qualsiasi ufficio od impiego nelle scuole di ogni ordine e grado pubbliche e private, frequentate da alunni italiani, non possono essere ammesse persone di razza ebraica. Mentre il superiore Ministero sta provvedendo, in base agli accertamenti a suo tempo eseguite alla dispensa del personale di ruolo di razza ebraica nelle scuole regie, vi invito ad accertarvi con la massima urgenza se nelle scuole dipendenti presti servizio personale non insegnante (amministrativo, tecnico, di vigilanza, di servizio) di razza ebraica. In caso affermativo dovrete sollecitare l’Ente (Comune o Provincia) dal quale il personale stesso dipende, affinché voglia disporne l’immediata sostituzione, in relazione ai provvedimenti di dispensa previsti dall’art. 13 del R.D.L. 17 novembre 1938 n°1728. Se il vostro istituto è amministrato da un consiglio di amministrazione vogliate in pari tempo comunicarmi se vi siano membri di razza ebraica”.  

Per quanto riguarda invece i dati raccolti esaminando il Fondo della Prefettura e relativi al periodo compreso tra il 1938 e il 1944 possiamo sintetizzare quanto segue:

a partire dal novembre del 1938 vennero mandate continue disposizioni dal Ministro dell’Interno Buttarini-Guidi alla Prefettura novarese affinchè ci fosse un severo controllo su tutte le attività economiche svolte dagli ebrei nella provincia. In particolare era richiesta un’attentissima sorveglianza sulle aziende agricole e alimentari. Agli ebrei era anche vietata la partecipazione a tutte le attività nel mondo dello spettacolo di qualsiasi genere e importanza, addirittura venne impedito loro il mestiere di traduttore e di orchestrale.

Con una circolare del 6 dicembre 1938, inviata dalla Demorazza, l’Ufficio demografico presso il Ministero dell’Interno si impedisce alle famiglie ebree il mantenimento di domestici ariani tranne in caso di necessità: in questo caso sarebbe intervenuta l’autorità per valutare il reale stato di bisogno.

Nel 1940 un’ulteriore circolare ministeriale dispone che la polizia provveda all’allontanamento da alberghi e luoghi di ritrovo di individui di razza ebraica; la stessa lettera sottolinea la necessità di applicare questa disposizione in modo piuttosto riservato.

Dopo la fondazione della RSI non si hanno più notizie di presenze ebraiche nella provincia di Novara, tuttavia sorsero alcuni contrasti tra l’autorità italiana e quella tedesca. Riguardo al mobilio di una ricca famiglia ebrea nacque una divergenza tra il capitano tedesco Lang che riteneva il bene di proprietà tedesca e l’autorità italiana che ne rivendicava a sua volta il possesso. La diatriba, in base ai documenti esaminati, si concluse col rifiuto da parte degli italiani di consegnare alla polizia tedesca gli arredi requisiti agli ebrei.

6.      Considerazioni conclusive:

La ricerca condotta sui documenti presso l’Archivio di Stato ci ha permesso di scoprire alcuni nuovi nomi di insegnati allontanati dalle scuole per motivi razzisti e di ricostruire attraverso le circolari inviate a tutte le scuole dal Ministero per mezzo del Provveditorato i massicci interventi di costruzione del consenso e di limitazione delle libertà effettuate durante il fascismo.

Tuttavia si è potuto constatare anche l’inconsistenza dei documenti che sarebbero serviti per la nostra ricerca. Per quale motivo, ad esempio, mancano i fascicoli personali dei docenti ebrei citati ? Qualcuno, a voce, ci ha detto che nel ’45, dopo la liberazione molti di questi documenti, forse ritenuti compromettenti, sono stati bruciati.

L’unica possibilità, dunque, per trovare ancora qualche notizia e approfondire il lavoro iniziato, è quella di rivolgersi alle singole scuole, ottenerne la collaborazione e cercare i documenti utili, senza scoraggiarsi di fronte alla caoticità e alla quantità delle carte conservate.

La nostra ricerca quindi continuerà fino alla fine dell’anno scolastico e proseguirà con la consultazione dei documenti d’archivio del Liceo Classico e dell’Istituto Magistrale sia per indagare su eventuali allontanamenti di alunne ed alunni, sia per consultare altre fonti quali le circolari interne all’Istituto e i verbali dei Collegi dei Docenti, sia, infine, per rilevare il clima di intolleranza diffuso a Novara attraverso la propaganda antisemita condotta attraverso i giornali locali.