Questioni di metodo

 

Vogliamo rilevare che per la prima volta nella scuola Italiana, la consultazione su temi così rilevanti (le conoscenze e le competenze fondamentali da proporre agli allievi della scuola di base) non avviene attraverso un confronto diretto, aperto e argomentato con tutti i soggetti interessati al cambiamento e con le scuole.

In occasione dell’elaborazione dei programmi della scuola elementare del 1985 e dei Saperi essenziali si costituirono gruppi di studio e di analisi preparati dai lavori di autorevoli Commissioni in dialogo continuo con la “scuola” ed accompagnati per molti anni da un forte interesse professionale e formativo dei maestri elementari. Non è un caso che quei programmi abbiano costituito punti di riferimento sicuri per tanti insegnanti e abbiano rappresentato (e ancora rappresentino) un terreno assai proficuo per la crescita della scuola italiana.

A tale scopo, continuiamo a ritenere assolutamente necessario costituire Commissioni di lavoro pluraliste, a garanzia del rispetto delle diverse posizioni culturali e ideali presenti nel nostro Paese, anche al fine di consentire quella condivisione e quella sintesi senza le quali è difficile per gli insegnanti comprendere le motivazioni di scelte e innovazioni che, tra l’altro, segnano la rottura con la migliore tradizione scolastica italiana e con le buone pratiche diffuse negli ultimi decenni dentro le scuole.

 

INCOGNITE E CONFUSIONI

 

¨    Piani anonimi: non sappiamo chi siano gli esperti ideatori, né quali riferimenti epistemologici abbiano utilizzato, non sappiamo quali pratiche e prodotti didattici abbiano avuto presenti nella stesura, né che teorie psico - pedagogiche abbiano preso a riferimento

 

¨    Né è chiaro cosa i decreti attuativi renderanno prescrittivo nella sovrabbondanza di documenti che “indicano e raccomandano!!” e quanto margine è lasciato alla libertà di insegnamento.

 

¨    Siamo estremamente preoccupate per ciò che questa legge e documenti annessi potranno diventare per insegnanti non avvertiti, isolati, che ricevono questi testi come una Bibbia, senza spirito critico.Fare l’esegesi di questi testi d’altronde può apparire un lavoro veramente pesante,

 

¨    C’è una drammatica assenza di dibattito istituzionale con chi ha sperimentato, sui risultati della sperimentazione, sugli aggiustamenti da apportare ai Piani S.P.

 

¨    La scuola deve trasformare le buone capacità individuali in competenze, ma non vengono mai espressamente indicate, né sono indicati i livelli essenziali di prestazione

 

DISCIPLINE

Inesistenti i riferimenti ai valori dell’uguaglianza, dell’intercultura, del valore della persona, del pensare, creare, saper essere

 

Mancano riferimenti all’epistemologia delle discipline e un impianto complessivo e organico che evidenzino il valore formativo delle discipline di studio, il loro effettivo promuovere processi cognitivi, mentre si coglie un ritorno a pratiche didattiche minuziosamente contenutistiche. Manca, inoltre, una necessaria coerenza sul piano metodologico

Osserviamo che manca la messa a fuoco del rapporto dialettico fra diversità e uguaglianza (l’uguaglianza nella diversità), con il rischio che la personalizzazione si traduca in una scuola organizzata per gruppi stabilmente distinti per interesse, livello, attività ecc…, anche in vista delle successive scelte di studio.

La terminologia è poco chiara, i neologismi non spiegati,si usano termini tecnici poco usati, spesso in inglese.

Carenti le competenze cognitive e le conoscenze significative,

contenuti e abilità sono mescolati, confusi, spesso senza alcun collegamento tra di loro, le finalità sono mescolate agli obiettivi specifici e con competenze pratiche,

C’è una generale regressione verso liste di sciatti contenuti,

La metodologia proposta è quella della memorizzazione e dell’imitazione.

Nelle raccomandazioni troviamo una definizione di laboratorio che condividiamo, ma vogliamo sottolineare che una didattica laboratoriale, operativa, di stile cooperativo non può essere relegata solo ai momenti facoltativi ed aggiuntivi del curricolo

 

 

 

 

ITALIANO

 

¨    I contenuti, esclusivamente grammaticali nei primi 3 anni, sono sovrabbondanti, minuziosi fin nell’indicazione di un contenuto come la punteggiatura forte e debole

( ci riesce peraltro difficile ritrovare un riferimento a questa classificazione nei più comuni manuali di teoria linguistica...)

¨     Grave assenza di alcuni elementi fondamentali nella didattica della lingua: analisi di testi diversi, funzioni comunicative, connettivi logici

¨    I contenuti sono sganciati dalle abilità, non c’è corrispondenza

¨    Confusioni terminologiche tra grammatica, sintassi, lessico, ripetizioni inutili

¨    La riflessione sulla lingua non c’è, perché le regole sembrano senza testo

¨    Manca l’impalcatura teorica e l’analisi delle 4 abilità linguistiche nelle prime 3 classi. In 4° e 5° le abilità sono suddivise, ma in maniera anche confusionaria

¨    Sempre e solo lettura ad alta voce, come esercitazione, non viene evidenziata l’importanza della comprensione

¨    Spesso si propongono, tra gli obiettivi e i contenuti, l’apprendimento di testi a memoria

¨    Solo nelle Raccomandazioni tornano testi e funzioni della lingua

¨     

INGLESE

 

¨    E le altre lingue europee?

¨    Le funzioni grammaticali e i contenuti sono poco rispondenti all’approccio comunicativo

¨    Mancano riferimenti ai più attuali procedimenti didattici per l’insegnamento apprendimento delle lingue straniere: l’approccio comunicativo, drammatizzazione, apprendimento cooperativo, apprendimento con il corpo, mentre si indica come solo riferimento metodologico ( almeno sembra, perché la terminologia è poco chiara) il metodo “audio – orale”: ripetizione di termini e imitazione.

¨    C’è una lunga lista di contenuti eccessivamente dettagliati e anche qui molto sbilanciati sulla parte “contenuti grammaticali”

¨    Molte le incongruenze: nel primo triennio non si parla di lettura

¨    Come obiettivo per la classe prima è presente “Eseguire semplici calcoli”; lo stesso obiettivo NON è presente nella parte di matematica ed è universalmente risaputo che nessuno impara a fare calcoli in altra lingua che non la lingua madre (o della prima scuola frequentata). A parte il ridicolo della cosa, la formulazione citata ci sembra sintomatica di quanto sia sconosciuto ai misteriosi estensori il concetto di lingua come strumento di comunicazione...

¨    Alcuni obiettivi sono impraticabili: percezione del ritmo e intonazione come espressione di stati d’animo (perché in lingua straniera?)

¨    Nella parte dedicata alla conoscenza della civiltà inglese, c’è un accenno alle condizioni climatiche come causa di differenze culturali! La smentita più efficace a questo pregiudizio sta nella nostra attività di analisi e discussione su questi testi in queste giornate di caldo torrido!

¨    Le Raccomandazioni sono in una prospettiva quanto meno più ampia con riferimenti di base corretti, anche se scarni e non attenti ad alcuni aspetti fondamentali: la presenza di altre lingue nelle nostre scuole ( alunni immigrati), la prospettiva europea della lingua straniera,la globalizzazione delle culture, etc.

 

 

STORIA

 

¨    Dall’uomo primitivo alla nascita di Gesù……………….2000 anni di storia regalati alla media!…

¨    Mancano le operazioni cognitive: organizzazione spaziale e temporale, classificazione delle informazioni sui mutamenti e le permanenze, confronti relazioni, mappe concettuali

¨    Unica la visione semplicistica e temporale lineare,

¨    I quadri di civiltà spesso citati implicano una visione non valutativa dei popoli, invece si dividono gruppi umani civili da quelli non civili, cioè preistorici

¨    Le capacità attivate per comprenderli non possono essere solo di natura descrittiva ma anche interpretative, di confronto, di relazione temporale, in una visione ampia e sistemica delle funzioni

 

GEOGRAFIA

 

Si studia solo l’Italia: scompare l’Europa e il resto del mondo. Ancora una volta scompare l’idea del mondo globale, della presenza di bambini di altre culture e Paesi, per regalarci una lista di contenuti.

 

MATEMATICA

 

¨    Scompaiono i problemi, ridotti ad esercitazione dopo i calcoli

¨    Manca il riferimento al concetto di conservazione della quantità

¨    Manca l’impostazione metodologica per la costruzione alle competenze

¨    Eccessivo tecnicismo in sostituzione del bagaglio concettuale(addestramento)

 

ARTE 

 

¨    Semplicistiche riduzioni

¨    Si pone come obiettivo l’individuazione corretta della linea di terra con quello che c’è in mezzo. Povero Mirò!

 

ATTIVITA’ MOTORIE

 

¨    manca il riferimento alla psicomotricità

 

ED. ALLA CONVIVENZA CIVILE

 

¨    banale elenco di conoscenze e abilità , le più variegate, dai segnali stradali agli stemmi regionali, alla predisposizione corretta di menù equilibrati….

¨    Manca l’intercultura

¨    Non vengono chiariti i percorsi trasversali delle educazioni

¨    EDUCAZIONE ALL’ AFFETTIVITA’: impostazione moralista, discriminatoria e sessista

¨    Manca la valorizzazione della diversità

¨    Riferimenti alla legittimità morale dell’espressione personale.

¨     

 

CON LE PAROLE DI UN COLLEGA

E LE SUE CONTRO-INDICAZIONI

VOGLIAMO CONTINUARE A

pensare la scuola come luogo di processi viventi, cognitivi ed affettivi, relazionali, aperti, problematici, in cui "il contributo di ciascuno porta alla soluzione dei problemi di tutti" , l’"essere consapevole delle modalità relazionali da attivare con coetanei e adulti di sesso diverso (solo di sesso diverso?), sforzandosi di correggere le eventuali inadeguatezze, porta all’accettazione di sé, aumenta l’autostima, fa  crescere"

NON VOGLIAMO CHE

tutta questa roba venga codificata nelle forme di una programmazione classificatoria per obiettivi, contenuti sciatti, profili, unità d’apprendimento, crediti, debiti portfolii ecc..

Come se all’analfabetismo delle emozioni si potesse rispondere con una didattica breve dei comportamenti emotivi o dei codici etici

E all’ignoranza con liste di cose da memorizzare.

La scuola non è formalizzabile in questionari e tabelline,

perché è in una dimensione altra e fluida,

in un altrove che è costruito non da libretti d’istruzione "usa e getta"

ma dalla grammatica profonda delle biografie dei ragazzi e delle ragazze.

Non tutto deve entrare nel processo produttivo essere monitorato,

ricevere voti, richiedere ripetenze.

Sento già i colleghi e le colleghe che mi dicono: che t’importa, lascia perdere, tanto in classe ci andiamo noi e faremo sempre cose un po’ più umane.
Io un po’  spero che abbiano ragione. Ma poi non mi sembra che mi basti. Non mi basta per niente e vorrei che ogni tanto si dicesse forte che certe cose non si fanno proprio,

che non è giusto farle. Che fare scuola non è quella roba lì, organizzazione di una megamacchina che imprigiona tutti i desideri e uccide tutte le domande.

Questa riforma ci dovrebbe ancora offendere.

Andrea Bagni

 

Gruppo di lavoro del 109° circolo di Roma

Giugno 2003