Indagine conoscitiva sulle problematiche connesse alla riforma del secondo ciclo del sistema educativo nazionale di istruzione e di quello di istruzione e formazione professionale.

Presupposti.

Nella XIV legislatura il dibattito sulla riforma del sistema di istruzione scolastica e dell'istruzione e formazione professionale e la loro trasformazione in un sistema unitario è stato caratterizzato da alcuni passaggi normativi che sono rimasti ancora inattuati. Sul tema dell'istruzione scolastica il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (in particolare con gli articoli 138 e 139) aveva delegato alle regioni e attribuito agli enti locali le funzioni amministrative: sulla programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale; sulla programmazione regionale, della rete scolastica, assicurando il coordinamento con la medesima programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale; sulla suddivisione del territorio regionale in ambiti funzionali al miglioramento dell'offerta formativa.
Sulla base dell'assetto definito nella Parte II, Titolo V della Costituzione, a seguito delle modificazioni apportate dalla riforma del 2001, allo Stato è stata quindi assegnata la competenza sull'assetto generale dell'ordinamento dell'istruzione; alle regioni spetta, invece, l'esercizio della potestà legislativa di carattere residuale in materia di istruzione e formazione professionale.
Il processo di concertazione, previsto dagli articoli 27 e 28 del decreto legislativo n. 226 del 2005, recante norme generali e livelli essenziali delle prestazioni relativi al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, a norma dell'articolo 2 della legge 28 marzo 2003, n. 53, ha aperto successivamente una fase di transizione per la definizione specifica delle competenze e delle responsabilità istituzionali tra Stato e regioni, anche in conformità al nuovo assetto istituzionale previsto dal nuovo Titolo V della Costituzione. Sulla base di tali premesse, la Conferenza Stato-Regioni nel corso del 2006 ha approvato un documento recante le linee guida per la predisposizione del piano di azioni da intraprendere per l'attuazione del medesimo Titolo V.
Appare opportuno d'altra parte approfondire i temi delle qualifiche professionali e della trasparenza e trasferibilità dei percorsi educativi necessari per il loro conseguimento, anche secondo quanto previsto di recente da un documento della Commissione europea presentato il 31 ottobre 2006 e oggetto di consultazione pubblica fino a marzo 2007 (European credit system for vocational education and training (ECVET).
A system for the transfer, accumulation and recognition of learning outcomes in Europe SEC(2006)1431). La Commissione si è impegnata con il documento indicato a sviluppare un sistema europeo di crediti accademici nel campo dell'istruzione e formazione professionale. Occorre tenere conto inoltre della disciplina europea in via di elaborazione relativa all'apprendimento permanente. I parametri da tempo indicati dall'Unione europea prevedono, infatti, un sistema di istruzione e formazione professionale forte e organico, capace di far conseguire ai giovani titoli scolastici e qualifiche professionali caratterizzati da solide conoscenze di base e adeguate competenze tecnico-professionali. Si intende così elevare i livelli culturali e le competenze professionali della popolazione adulta nella formazione per l'apprendimento permanente, sostenendo la competitività delle imprese attraverso lo sviluppo del capitale umano, necessario a rilanciare l'economia dell'Unione europea attraverso una conoscenza competitiva e dinamica in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. In questo senso, anche le raccomandazioni dell'OCSE individuano nella valorizzazione dei percorsi di istruzione e formazione professionale lo strumento capace di assicurare un pieno successo formativo.

Oggetto

L'indagine conoscitiva intende, dunque, approfondire gli aspetti più rilevanti relativi
alla riforma del secondo ciclo del sistema educativo nazionale di istruzione e di quello di istruzione e formazione professionale, sia in termini comparativi con i processi normativi europei legati all'attuazione dell'Agenda di Lisbona che in riferimento al processo di attuazione previsto dalle singole regioni.
Da questo punto di vista, l'indagine intende approfondire in particolare, anche in chiave comparata, i seguenti temi relativi al secondo ciclo:

-         raggiungimento degli obiettivi strategici dell'Unione europea in materia di istruzione;

-         il sistema dell'istruzione e formazione professionale quale strumento per l'assolvimento del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, per raggiungere pari dignità educativa, culturale e pedagogica, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 76 del 2005, recante norme generali sul diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, a norma dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 28 marzo 2003, n. 53;

-         lo sviluppo dei percorsi triennali sperimentali dell'istruzione e formazione professionale, in attuazione dei protocolli d'intesa tra regioni e Ministero della pubblica istruzione (***), anche in riferimento ad esperienze specifiche per mettere a regime il quarto anno di formazione professionale, quale quella realizzata dalla Provincia di Trento;

-         politiche di contrasto alla dispersione scolastica e formativa, nonché al recupero dei giovani in situazione di disagio e di particolari categorie di utenza (diversamente abili, immigrati, studenti sottoposti a misure restrittive della libertà personale) realizzate attraverso i citati percorsi formativi, analizzando al riguardo i risultati delle rilevazioni più recenti effettuate da alcuni istituti di ricerca tra cui l'ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione dei lavoratori);

-         modalità, flussi e tassi di passaggio tra il sistema scolastico ed il sistema dell'istruzione e formazione professionale;

-         formalità richieste per l'accreditamento delle sedi formative, con riferimento alle strutture, ai docenti e agli altri operatori, con particolare riferimento ai titoli culturali e professionali posseduti;

-         fonti di finanziamento (regionali, statali, fondi UE) dei citati percorsi triennali sperimentali di istruzione e formazione professionale, con particolare riguardo alla quota di finanziamento che le regioni traggono dal bilancio nonché a quella delle risorse destinata all'accompagnamento degli studenti e delle loro famiglie (azioni di orientamento ed altre azioni per contrastare la dispersione scolastica e formativa) ed il grado di coinvolgimento degli enti locali, soprattutto con riferimento ai Comuni;

-         integrazione raggiunta nelle politiche pubbliche di istruzione, di istruzione e formazione professionale ai sensi della legge-quadro in materia di formazione professionale n. 845 del 1978, anche al fine di favorire per i giovani che concludono i percorsi formativi, adeguati e rapidi tempi di transizione al lavoro, in linea con la media europea;

-         livello di collaborazione esistente tra scuole, centri di formazione professionale, servizi per l'impiego e servizi sociali e analisi delle concrete azioni poste in essere per rendere effettiva tale collaborazione;

-         collegamento dell'istruzione e formazione professionale con la finalità di accesso al mondo del lavoro;

-         le prospettive dell'Alta formazione tecnica superiore non accademica - quale la formazione terziaria raccomandata dall'OCSE - per il rilascio di titoli conformi al sistema ECVET (European Credit Transfer System for Vocational Education and Training);

-         attuazione del processo di trasferimento a regioni ed enti locali di funzioni, compiti e risorse per la riorganizzazione istituzionale dell'istruzione a livello nazionale e regionale, con particolare riferimento alle problematiche concernenti l'inquadramento giuridico ed economico del personale della scuola;

-         questioni relative alla dipendenza funzionale del personale scolastico dalle regioni e all'autonomia delle istituzioni scolastiche.

Audizioni.

L'indagine conoscitiva dovrebbe realizzarsi attraverso lo svolgimento delle audizioni dei seguenti soggetti:
Commissari europei competenti nelle materie oggetto dell'indagine, in particolare il Commissario europeo all'istruzione, formazione e cultura Jan Figel; competenti rappresentanti di Governo, in particolare Ministro per la pubblica istruzione e Ministro per l'università e la ricerca; rappresentanti di regioni ed enti locali; rappresentanti di associazioni professionali di settore, di enti di formazione professionale e di organizzazioni sindacali; rappresentanti di associazioni imprenditoriali e altri soggetti che operano nel settore scolastico e della formazione; rappresentanti di istituti di ricerca in campo educativo, economico e sociale, nazionali e europei, pubblici e privati, tra i quali in particolare ISFOL, ISTAT, CENSIS, CEDEFOP (The European Centre for the development of vocational training), OCSE; nonché esperti e studiosi della materia.
Nell'ambito dell'indagine potrà essere previsto lo svolgimento di missioni che saranno sottoposte, caso per caso, all'autorizzazione del Presidente della Camera.

L'indagine conoscitiva dovrebbe concludersi entro il 31 luglio 2007.

*** Mi chiedo se i “protocolli d'intesa tra regioni e Ministero della pubblica istruzione” di cui si parla siano gli ultimi, stipulati per la "definizione degli standard formativi delle competenze tecnico professionali dei percorsi sperimentali triennali”, nel qual caso non si capisce cosa bisogna indagare ora, se si è già a questo punto,  o se l’espressione sia frutto di una fusione linguistica tra “vecchio” (protocolli di intesa tra regioni e MIUR) e “nuovo” (Mistero della pubblica Istruzione)