Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica "Medicina del
lavoro" dal titolo inquietante ("Golgota") indica negli
insegnanti la categoria professionale a maggior rishio "stress" (o
"burnout" ... il termine inglese col quale se ne indica la
patologia). Lo studio evidenzia - se mai ve ne fosse il bisogno - che, il
nostro, è un "mestiere" usurante che richiede, non solo, notevoli
competenze relazionali e culturali ma anche - e, diremmo, soprattutto -
considerazione e serenità sociale. Due condizioni "minime" in uno
Stato di diritto che - negli ultimi tempi - ci appaiono inesistenti e a poco
serve - "per addolcire la pillola" - la considerazione secondo la
quale i colleghi d'Oltralpe verserebbero nelle stesse condizioni.
Primo studio in Italia: stress record tra i lavoratori a contatto con il
pubblico. I sindacati: ora si intervenga
Gli insegnanti come i medici. O, se vogliamo, gli operai. Categoria a
rischio, soprattutto psicologico. Dopo l’allarme lanciato un anno fa
dall’inchiesta del Corriere sull’Italia dei docenti, settembre porta novità
importanti: la pubblicazione su La Medicina del Lavoro di uno studio (dal
significativo nome di «Golgota») sul rischio di patologia psichiatrica per
professori e maestri. Con risultati sconcertanti: tra gli insegnanti, il
rischio è 2-3 volte superiore rispetto a impiegati, operatori sanitari,
colletti blu. Un fenomeno, quello del burnout (letteralmente «scoppiato»), in
crescita costante. E contro il quale, sottolineano i ricercatori (ma anche i
sindacati), poco o niente è stato fatto finora.
LA CRISI - Il termine inglese non deve trarre in inganno: il burnout , la
sindrome da «esaurimento» professionale che colpisce le helping professions ,
c’è anche in Italia, eccome. Soprattutto tra maestri e professori. «Golgota»
(da metà mese sul sito della Fondazione Iard, http://www.fondazioneiard.org/)
prende in esame 3.447 domande di inabilità al lavoro presentate alla Asl di
Milano tra gennaio 1992 e dicembre 2003. Insegnanti, operai, colletti
bianchi, settore medico. Risultato: tra i docenti (a prescindere da età,
sesso e ordine di scuola) la causa più diffusa di malessere è legata a
patologie psichiatriche, dall’ansia ai disturbi dell’umore, alla
schizofrenia. Con percentuali due, perfino 3 volte superiori alle altre
categorie. Lo studio sarà ripreso anche su Le Monde de l’ Éducation ,
supplemento del quotidiano d’Oltralpe, che ha realizzato un’indagine analoga
con il ministero scolastico francese. I risultati, c’è da scommettere, non
saranno diversi. Come a dire: non sono i prof italiani a lamentarsi troppo.
E’ il mestiere ad essere usurante.
I MOTIVI - A far scattare l’allarme è anche la crescita costante del
fenomeno: dal 44,5% sul totale delle domande del ’92-’94 al 56,9% del
2001-2003. «L’insegnamento - commenta Enrico Panini della Flc-Cgil - è un
mestiere di relazione con gli altri, che nel tempo è diventato sempre più
pesante: il professore si fa carico di una serie di mediazioni che prima
spettavano alla famiglia, alla parrocchia, alla società». «Oggi il docente -
conferma lo psichiatra Massimo Biondi, docente alla Sapienza di Roma - è
molto più in prima linea. E c’è un problema di formazione e selezione: l’idea
che tutti possano fare tutto è sbagliata, questo è un lavoro difficile che
richiede aggiornamenti continui, un impegno non solo creativo, ma anche
burocratico. E’ qui che lo stress viene alla luce, soprattutto se si è soli
ad affrontarlo».
IL FUTURO - Dato il problema, bisogna trovare una soluzione. «Una strada
percorribile - propone Francesco Scrima della Cisl Scuola (che nel 1979 con
l’ateneo di Pavia aveva pubblicato uno studio profetico: "Insegnare
logora?") - è la mobilità intercompartimentale: ai docenti che dopo
vent’anni di stare con gli alunni non se la sentono più, dovrebbe essere
concesso di spostarsi in altri settori. Per contratto». «E poi - gli fa eco
Rosa Mongillo - bisogna informare. Il primo convegno Cisl Scuola sul burnout
si è tenuto a Prato nel 2003. Ora il tema andrà affrontato a livello
nazionale». Anche la Flc-Cgil, racconta Panini, ha dedicato al tema seminari
e iniziative. «Ma dopo i nuovi dati è necessario che il ministero prenda in
mano la questione, convocando una riunione con tutti i soggetti coinvolti.
Servono luoghi di ascolto, sedi di aiuto. Per rendere questo mestiere non
dico più leggero, ma almeno non così solitario». «La Fondazione Iard -
commenta Vittorio Lodolo D’Oria, responsabile dell’area Scuola e sanità della
fondazione e primo firmatario di "Golgota" - sta lavorando per
offrire servizi di supporto a docenti, presidi, medici (per informazioni, vittorio.lodolodoria@fastwebnet.it).
D’altronde lo ha detto lo stesso presidente Ciampi: "Alto e nobile è il
compito degli insegnanti. E’ dovere di tutti non lasciarli soli"».
Gabriela Jacomella
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