Dal 9 all'11 dicembre si terranno in tutte le scuole italiane le
elezioni per le RSU a cui parteciperanno tutti i docenti. I 20.000 docenti di
religione cattolica invece, contrariamente agli altri docenti, potranno solo
votare, ma non candidarsi. Un sindacato di sinistra, denominato
"Associazione Gilda Insegnanti" ha presentato ricorsi ai Comitati dei
Garanti degli Uffici provinciali per il lavoro delle varie provincie italiane
per escludere i docenti di religione cattolica dall'elettorato passivo. Ciò
perchè, a loro dire, i docenti di religione cattolica sarebbero docenti con
contratto a tempo determinato, mentre se fossero docenti assunti con contratto
a tempo indeterminato, il problema non si porrebbe.
È strano che questo minuscolo sindacato, che ha raccolto i delusi della Cgil
scuola, che fa convegni sul mobbing, sulla sindrome che fa
"scoppiare" i docenti (burn out), che restituisce le agende sulla
riforma della scuola al ministro Moratti, che non è firmatario di contratto,
che mette al centro delle sue battaglie quasi sempre le questioni economiche,
abbia dichiarato guerra ai docenti di religione. Anche questo è mobbing!
Anzi sul sito web della Gilda c'è questa definizione di mobbing che riportiamo
integralmente: "attività che in ambienti di lavoro si manifesta con
persecuzione ed emarginazione di un individuo da parte del gruppo in cui è
inserito". Mi sembra un'ottima definizione che deve far riflettere anche i
"compagni" della Gilda. Ma cosa dice la normativa vigente sullo status
dei docenti di religione cattolica? La legge afferma: "i docenti di
religione hanno gli stessi diritti e doveri degli altri docenti". Ma,
evidentemente, per la Gilda i docenti di religione cattolica sono lavoratori di
serie B che devono soltanto avere dei doveri, e non già dei diritti. Vorremmo
ricordare alla Gilda che la legge è sempre vincolante, mai discrezionale. E
allora i loro rappresentanti quando citano le leggi nei ricorsi non omettano di
menzionarle per intero. Altrimenti si dimostrano in malafede e, comunque, con
atteggiamento di disonestà intellettuale. Si, perché l'ostilità nei confronti
di questi lavoratori della scuola è del tutto ingiustificata dal momento che
essi si dedicano nella professione con dedizione, professionalità e impegno per
il bene dei ragazzi e della scuola con la stima delle famiglie, degli studenti,
dei Dirigenti scolastici e del personale docente e non docente.
L'accanimento della Gilda è contro la cultura cattolica nella scuola, contro i
docenti che vanno nelle aule ad insegnare la cultura religiosa e che formano le
nuove generazioni al sapere religioso. A questo sindacato barricadero non
importa la pesante discriminazione che opera contro altri lavoratori che loro
dicono a parole di difendere. Ma quali interessi devono tutelare questi ex
sessantottini nostalgici di un passato che non ritornerà più e che sono tuttora
orfani del muro di Berlino, che contestano da sempre ministri e dirigenti
scolastici per questioni di ore di lavoro e di compiti da correggere!
Ma se un docente non ha più la passione per correggere i compiti, le versioni
di latino, i temi d'taliano o le equazioni di primo o secondo grado che ci sta
a fare nella scuola? Non si possono sempre chiedere soldi e lamentarsi una vita
intera per il carico di lavoro.
A questo punto dobbiamo ritenere che la Gilda non ha capito che l'insegnamento
oltre che una professione, continua ad essere anche una formidabile missione:
quella di trasmettere il sapere alle nuove generazioni. Anche se, nella scuola
di Stato, dobbiamo rivedere il concetto di libertà.
Per alcuni docenti c'è solo la libertà di insegnamento, ma vorrei ricordare a
questi signori che i nostri alunni hanno diritto anche alla libertà di
apprendimento che spesso e volentieri gli viene negata. Ma per fare questo dovremmo
insistere di più sulla centralità dello studente e della didattica.
Io ricordo il mio professore di lettere e altri docenti (di un'altra levatura
s'intende) rigorosi, preparati culturalmente, severi. Ebbene, non li ho mai
sentiti lamentarsi per correggere dei compiti. Mai. Perché la loro cultura era
diversa: era per l'uomo e i suoi valori: non era per il denaro.
Anzi la correzione dei compiti era il momento più alto e più significativo
della didattica. Ma si sa erano altri tempi...
Oggi invece conosco alcune professoresse (quelle che più si lamentano)
borghesi, benestanti e un po' snob, con il cuore a sinistra e il portafoglio a
destra, a cui lo stipendio in sostanza sembra servire solo per fare shopping in
via Montenapoleone o per pagarsi il domestico, e il cui pensiero prevalente non
è certo per la didattica, ma sempre e solo per i quattrini, allora abbiamo
detto tutto. Senza contare che per farsi il week end comodo al mare o in
campagna ottengono (sempre) da anni il sabato libero o, in subordine, il
lunedi...
Ritornando al livore contro i docenti cattolici nella scuola, la Gilda, credo,
che voglia farsi pubblicità essendo un piccolo sindacato certamente non in
crescita. E allora la battaglia contro i cattolici potrebbe dare dei consensi
laicisti e anticlericali a questo sindacato che per essere rappresentato nelle
delegazioni sindacali deve ancora associarsi all'UNAMS e ad altre piccole
sigle.
Ciò significa che non è un sindacato rappresentativo come lo sono per la CISL,
lo SNALS, e la CGIL scuola.
Ci piacerebbe sapere quando i vertici della Gilda renderanno pubbliche le
adesioni reali dei loro iscritti, visto che amano così tanto la trasparenza. Su
un milione di lavoratori della scuola (personale docente e personale non
docente quanti sono iscritti a questo sindacato? Davvero è così rappresentativo
di tutta la categoria dei docenti? Aspettiamo che rendano noti i dati dei loro
associati, per capire il grado di rappresentanza effettivo della Gilda in
Italia. Anche se - mi dicono fonti attendibili - che la Gilda si attesta
intorno al 4- 5%, neanche 50 mila iscritti in tutta Italia: davvero un po' poco
per contestare l'ottimo ed efficiente ministro Letizia Moratti che invece
dimostra passione e grande dedizione nel suo lavoro.
E questa sarebbe l'autorevole rappresentanza di un un sindacato che nel Terzo
millennio ha ancora dei pregiudizi verso i cattolici, verso altri lavoratori
della scuola?
Concludo spiegando le ragioni dei docenti di religione cattolica che qualcuno
vorrebbe che nelle scuole fossero defilati, rasentassero i muri, e tacessero
negli organismi collegiali. Oppure fossero esclusi del tutto dalla scuola. I
docenti di religione cattolica possono presentarsi nelle RSU per cinque
ragioni:
1) Sono assimilabili ai docenti a tempo indeterminato perché si intendono
riconfermati in presenza dei requisiti previsti dal Concordato e dalla Intesa
successiva del 1985; si tratta di un automatismo teso alla pluriennalità che
solo il Vescovo può interrompere e solo se l'insegnamento della religione
scomparisse (art. 309 del Dl 297 del 1994);
2) Dopo quattro anni di servizio hanno lo stesso trattamento economico degli
altri docenti a tempo indeterminato e il diritto alla ricostruzione di carriera
(legge 312/1980);
3) L'applicazione della disciplina delle assenze prevista per il personale con
rapporto di lavoro a tempo indeterminato, CCNL scuola attualmente in vigore;
4) Partecipa a pieno titolo agli organi collegiali la cui durata è pluriennale
come i docenti a tempo indeterminato;
5) Il 18 luglio 2003 il Parlamento italiano, dopo lunghi anni di contrasti, ha
varato una legge sullo stato giuridico dei docenti di religione ponendo fine al
loro precariato.
Da ultimo: molti docenti di religione cattolica sono RSU uscenti.
Secondo la Gilda, che considera inammissibile la loro candidatura nelle RSU,
tutti gli atti e i contratti firmati nelle RSU dai docenti di religione, sono
da ritenersi nulli o annullabili ? Il quesito lo giriamo alla Gilda.
Questa polemica, che vorrebbe relegare i cattolici in un angolo, è impregnata
di ideologismo becero e fazioso che neanche nei tempi bui del Novecento abbiamo
visto, ed è motivo di profonda amarezza e tristezza.
L'indignazione e l'irritazione non devono prevalere sul buon senso e sulla
ragione. Siamo convinti che ci sarà resa giustizia. Adesso noi docenti
cattolici abbiamo di fronte due atteggiamenti: la resistenza o la resa. Noi
scegliamo il primo. Se verremo esclusi in qualche Comitato dei garanti faremo
ricorso al Tar e poi, in sede civile, chiederemo i danni patiti e patiendi,
personalmente, a chi si è reso responsabile di tale atto grave e ostile. Ma
soprattutto non ci rassegneremo alla mancanza di rispetto della nostra dignità
di persone e di lavoratori della scuola e chiediamo che il governo, il
Parlamento e la Conferenza Episcopale Italiana intervengano immediatamente per
ristabilire la legalità.
Alberto Giannino*
Presidente nazionale Adc (Associazione docenti cattolici)