documento 2
(articolo tratto da CGIL
scuola)
General Agreement on Trade in Services
Che
cos'è il GATS
Quando nel 1994 furono firmati gli Accordi
di Marrakech, che sancirono la conclusione degli Accordi GATT e la nascita
dell'Organizzazione Mondiale del commercio (WTO), si stabilì che entro il 2000
si dovessero avviare negoziati relativi ad un accordo sul commercio dei
servizi. Nacque, così, il cosiddetto Gats o, in italiano, Accordo generale sul
commercio dei servizi (AGCS), che comprende, sulla carta, 160 settori dalle
telecomunicazioni, ai servizi bancari, alla sanità e alla pubblica istruzione.
Il GATS è un accordo quadro piuttosto
complesso, composto da 29 articoli, in cui si stabiliscono i futuri passi per
l'ampliamento dell'accordo, le regole generali da applicare a tutti i servizi-
regole che coinvolgono i regolamenti nazionali, anche a livello locale -, gli
impegni precisi relativi all'accesso al mercato e la regola del cosiddetto
Trattamento nazionale (trattare allo steso modo prodotti nazionali e stranieri)
da applicare ai servizi presenti nelle liste definite dai singoli stati.
Le liste con gli impegni
nazionali contengono l'elenco dei settori che ogni paese apre al mercato
esterno.
Secondo l'Accordo sono quattro i modi di scambiare servizi e quindi le strade
per liberalizzare:
- fornitura
transfrontaliera, cioè da un paese all'altro, com'è il caso dei servi bancari;
- consumo
all'estero, ad es. utilizzo di un'università in un paese straniero;
- presenza
commerciale, cioè presenza fisica di una filiale straniera che fornisce servizi
in un altro paese membro;
- presenza
di persone fisiche, cioè la possibilità di esercitare in un paese terzo.
L'agenda del GATS 2000
Le negoziazioni sull'internazionalizzazione del
commercio si svolgono in seno al WTO, attraverso incontri periodici. A tutti i
governi membri del WTO è stato richiesto di presentare entro il 30 giugno 2002
le loro prime richieste in favore di un'apertura del mercato. Entro il 31 marzo
2003, ciascun governo dovrà depositare la sua offerta iniziale in favore di
un'apertura del mercato. Le negoziazioni sui servizi dovranno concludersi entro
il gennaio 2005.
Attualmente 46 paesi membri del WTO hanno già
dato il loro assenso a liberalizzare almeno un settore del loro sistema educativo,
impegnandosi a ridurre o ad eliminare completamente le barriere nella fornitura
di servizi educativi da paesi terzi..
Per quanto riguarda il settore dell'educazione,
alla data attuale solo tre paesi, Giappone, Nuova Zelanda e Stati Uniti, hanno
presentato le loro richieste soprattutto per quanto riguarda l'istruzione
superiore e la formazione continua, dove il giro di interessi e di affari è
molto rilevante.
GATS e servizi pubblici
Il valore globale dei servizi nel 1999 era di
1340 miliardi di dollari, circa un terzo di quello del commercio globale; dato
sottostimato in quanto non si tiene conto degli scambi che avvengono
all'interno delle stesse aziende.
Due settori pubblici che fanno particolarmente
gola sono quello sanitario e dell'istruzione. Per la sanità si tratta di un
mercato potenziale di 2000 miliardi di dollari l'anno per i soli paesi OECD;
nel caso dell'istruzione un documento di lavoro redatto dall'OECD nel 2001 fa
una stima , al ribasso, degli scambi commerciali del valore di circa 30 bilioni
di dollari, l'equivalente del 3% del totale dei servizi dei paesi
industrializzati.
L'attenzione è soprattutto concentrata su quella
superiore, un mercato in fortissima espansione poiché si stima che il numero di
giovani che seguiranno gli studi universitari raddoppierà nei prossimi venti
anni. Un mercato, inoltre, su cui è anche possibile esercitare una forte
egemonia culturale, come già avviene per gli USA, il cui modello universitario
è orami prevalente in molti paesi del Sud est asiatico e dell'America Latina.
In teoria il GATS esclude esplicitamente dal suo
mandato, secondo quanto dichiarato nell'articolo 1.3, i "servizi forniti
nell'esercizio dei poteri governativi", " servizi, cioè, che non sono
forniti su base commerciale o in concorrenza con uno o più fornitori". Per
fare alcuni esempi, la banca centrale o il prelevamento fiscale sono monopolio
pubblico, quindi non sottoponibili alle regole del GATS
Tale definizione lascia, però, adito a molte
ambiguità per quanto riguarda settori connessi a diritti fondamentali, come
quello dell'istruzione e della sanità. A rigor di logica anche la scuola e la
sanità sono requisiti del potere pubblico, ma in pratica, nella maggior parte
dei paesi, sono già oggetto di liberalizzazione e di concorrenza tra pubblico e
privato, e soprattutto in molti paesi in via di sviluppo sono quasi
esclusivamente in mano al settore privato. IL WTO e i fautori della
liberalizzazione, inoltre, spingono i vari Paesi membri alla privatizzazione
attraverso l'argomento dell'alleggerimento della spesa e del debito
pubblico. Il varco è quindi già aperto.
La posizione dell'Unione Europea
Il 1° luglio l'Unione Europea e i suoi stati
membri hanno sottoposto all'attenzione degli altri 109 membri del WTO le
richieste iniziali per migliorare l'accesso ai mercati.
Per quanto riguarda il settore dei servizi
pubblici, l'Unione Europea ha posto la condizione per cui " in tutti gli
stati membri dell'Unione Europea i servizi che ricadono nella sfera dei servizi
di interesse pubblico a livello nazionale o locale possono essere soggetti a
monopolio di stato o a diritti esclusivi concessi a operatori privati".
Questa clausola dovrebbe escludere i servizi
pubblici dai GATS. Il condizionale è d'obbligo in quanto, in sede di
trattativa, è molto forte la pressione dei partner commerciali e degli altri
paesi membri del WTO per l'eliminazione della clausola in oggetto. Un ulteriore
dubbio è dato dalla mancanza di trasparenza in sede di trattativa. Alla data
attuale l'Unione Europea non ha ancora fornito informazioni essenziali sulle
richieste pervenute alla UE né informazioni sullo stato dei negoziati GATS.
Così la raccolta di pareri della società civile è avvenuta in un tempo troppo
limitato e solo sulle richieste settoriali che altri stati membri del WTO hanno
fatto alla UE, non sulle 109 istanze che la UE ha, a sua volta, inoltrato agli
altri stati.
LA POSIZIONE DELL'INTERNAZIONALE
DELL'EDUCAZIONE
¨ la
commercializzazione dei servizi educativi comporta rischi di inequità,
discriminazione e approfondimento delle disparita'
¨ Il Gats è
un accordo commerciale, un accordo sugli investimenti multilaterali e sulla
mobilità dei lavoratori, con effetti a lunga durata e restrizioni sulle
capacità decisionali dei governi nazionali. In sostanza, il Gats impegna i
membri del WTO ad una liberalizzazione, non solo attraverso l'eliminazione
delle barriere al commercio ed agli investimenti nei servizi, ma anche
incoraggiando la privatizzazione, riducendo i servizi pubblichi e ampliando la
deregolamentazione
¨
L'educazione, la salute pubblica ed altri servizi sociali fondamentali
dovrebbero essere esclusi dagli accordi tra i governi nazionali nella cornice
del GATs, o di accordi commerciali bilaterali o regionali; ciò richiede che i
governi sostengano l'inserimento esplicito dell'educazione al punto 1.3 del
GATS in quanto " servizi forniti nell'esercizio dei poteri governativi"
¨ Nel caso
della formazione professionale e dell'istruzione superiore, il Gats rappresenta
una minaccia attuale. Questi settori dell'educazione variano da un paese
all'altro, ma sono comuni sistemi in cui sono presenti sia il settore pubblico
che quello privato, aprendo la porta all'inclusione di questi settori nel
sistema del Gats
¨
L'inclusione dell'educazione nel Gats condurrebbe allo smantellamento del
sistema pubblico d'istruzione e il rafforzamento delle tendenze alla
privatizzazione
¨ I governi
nazionali hanno il diritto e il dovere di regolamentare i servizi educativi,
incluse le licenze per l'apertura di scuole ed università, l'accreditamento dei
corsi, assicurando che i contenuti dei corsi diano culturalmente adeguati
¨ Sono da
rigettare i tentativi di diminuire la sovranità nazionale su queste materia
attraverso l'utilizzo delle procedure del WTO. Per esempio, è sbagliato che sia
demandato a panel stabiliti in ambito WTO la decisione se le qualifiche debbano
essere giudicate "restrittive della liberalizzazione del
commercio"
LA COMMERCIALIZZAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI
- IN CHE DIREZIONE ANDARE?
I funzionari del WTO hanno espresso un crescente
disappunto di fronte alle campagne contro l'accordo generale del WTO sul
commercio nei servizi (GATS). Nel sito Web del WTO è ora presente un nuovo item
finalizzato a " ridimensionare i miti e le falsità intorno al GATS".
Una volta compreso che nell'accordo l'educazione
e la sanità erano nella lista dei servizi suscettibili di apertura alla
liberalizzazione commerciale, si è estesa la pressione sui governi nazionali
perché fossero trasparenti e responsabili. In altri termini, perché
praticassero la democrazia. La richiesta è che ogni accordo commerciale
che renderebbe possibile per un governo la liberalizzazione del commercio nei
settori dei servizi pubblici debba essere preceduto da un vasto dibattito
nazionale. L'internazionale dell'Educazione e le organizzazioni membri
devono prendere parte a tale dibattito a tutti i livelli.
In Seattle, gran parte della protesta diretta al
WTO era stata causata dall'assenza di trasparenza e di apertura nei lavori
dell'organizzazione. Una sessione speciale del Comitato Servizi WTO si era già
accordata sulle linee generali e le procedure per i negoziati. Era già stata
preparata una bozza su cui definire un accordo a Seattle, ma, al volgere del
millennio, anche le procedure per i negoziati subiscono un blocco. I comunicati
stampa successivi al Comitato Servizi dichiarano che i governi hanno
inequivocabilmente sottoscritto uno dei principi fondamentali del GATS: il
diritto dei governi a regolamentare ed introdurre nuove norme nella fornitura
dei servizi finalizzati ad obiettivi di politica nazionale; il loro diritto a
specificare quali servizi vogliano aprire a fornitori di paesi terzi e a quali
condizioni." Il WTO insiste sul fatto che i servizi pubblici sono
salvaguardati negli accordi GATS, perché i servizi forniti dallo stato su basi
non commerciali e non competitive sono al di fuori delle finalità del GATS.
Per essere esclusi dal quadro delle applicazioni
del GATS, il sistema educativo deve essere finanziato e regolato dallo Stato e
non avere finalità commerciali. Ben pochi sistemi educativi rispondono a
questi criteri. Nella maggior parte dei paesi esistono sistemi
d'istruzione in cui il settore privato gioca un ruolo più o meno rilevante.
C'è, quindi, una preoccupazione più che legittima tra coloro che richiedono un
impegno più preciso per sottrarre i servizi pubblici dal GATS, ora che la
protezione per regolamentazione nazionale si è incrinata. C'è, inoltre,
un'altra legittima preoccupazione tra coloro che richiedono uno specifico
impegno a far uscire i servizi pubblici dal GATS e riguarda il fatto che le
attuali politiche possano non essere più quelle necessarie domani, in un mondo
a rapido cambiamento tecnologico. Le attuali normative potrebbero in un futuro
lasciar i pubblici servizi vulnerabili alle contestazioni in giudizio.
Se il WTO vuole convincere gli scettici,
piuttosto che demonizzarli, dovrebbe emendare il GATS ponendo il diritto dei
paesi ad esentare i servizi pubblici da ogni accordo. I governi dovrebbero
essere in grado di decretare le norme nazionali necessarie a salvaguardare e
sviluppare i servizi pubblici nel futuro. Nel settore educativo deve
essere chiaro che tutti i settori - dalla scuola dell'infanzia all'istruzione
superiore - adesso e in futuro sono e rimarranno al di fuori del GATS, non
importa quale sia la commistione tra pubblico/privato. I paesi devono avere il
diritto di prendere la decisione di incrementare nel futuro i servizi
pubblici se lo ritengono opportuno. Al momento, un nuovo governo
potrebbe essere citato in giudizio se tentasse di apportare cambiamenti nei
settori aperti, dai predecessori, ai GATS.
A partire da Seattle, numerosi paesi hanno
avanzato le proprie proposte per i negoziati. Gli Stati Uniti
vogliono perseguire una negoziazione aggressiva nell'esportazione dei
servizi educativi. Molti paesi industrializzati hanno affermato
l'intenzione di non aprire i servizi pubblici ai negoziati. Molti, comunque,
sono interessati nell'esportare le loro competenze nell'educazione a distanza e
virtuale. Ciò ha maggiori implicazioni nel settore dell'istruzione superiore
per quanto concerne le norme, le qualifiche, i controlli di qualità e i carichi
di lavoro.
Per i paesi in via di sviluppo le implicazioni
sono ovvie. Piuttosto che fornire assistenza per rafforzare i sistemi
nazionali di educazione, la pressione ad aprire i sistemi educatici al business
sarà all'ordine del giorno. L'università virtuale africana già fornisce
un esempio di che cosa ciò possa significare. I corsi per i paesi
africani anglofoni sono preparati in Gran Bretagna e negli USA. Nell'Africa
francofona sono in offerta quelli provenienti dal Belgio, dalla Francia e dalla
Svizzera.
Occorre che le organizzazioni sindacali prestino
molta attenzione a quanto sta avvenendo e facciano causa comune con le
organizzazioni non governative che sostengono la fornitura di servizi pubblici
di qualità, in particolare modo nell'educazione e nei servizi. I governi
devono essere trasparenti e consentire che la popolazione sappia quali tipi di
accordi si stia negoziando. Non possiamo permettere che la liberalizzazione dei
commerci determini il futuro dei pubblici servizi. Fino a tanto che il
GATS non sia emendato secondo quanto detto, occorre che sindacati e ong
mantengano la pressione su coloro che trattano per salvaguardare il futuro
dell'educazione pubblica.
Articolo pubblicato sulla rivista
dell'Internazionale dell'Educazione.
Fonte: http://spazioinwind.libero.it/progressisti/gats2.htm