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Gats, privatizzazione dell'educazione

COS'E'IL GATS?


La sigla sta per General agreement on trade in services, ovvero Accordo generale sul commercio nei servizi. Si tratta di un trattato definito, nelle sue linee generali, nel 1994 nel quadro degli accordi dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc, in inglese Wto). E'composto da 29 articoli, in cui si stabiliscono i futuri passi per l'ampliamento dell'accordo, le regole generali da applicare a tutti i servizi- regole che coinvolgono i regolamenti nazionali, anche a livello locale -, gli impegni precisi relativi all'accesso al mercato e la regola del cosiddetto Trattamento nazionale (trattare allo steso modo prodotti nazionali e stranieri) da applicare ai servizi presenti nelle liste definite dai singoli stati.L'obiettivo dei negoziati in corso, che termineranno con la quinta conferenza ministeriale di Cancun (Messico) del 10-14 settembre, è quello di estendere i trattati per aprire progressivamente al mercato mondiale i servizi e regolamentarne gli scambi, parallelamente a quanto avviene nell'ambito dei beni con i Gatt. Il WTO identifica 16 settori di servizi, da quelli bancari, alla fornitura di energia, all'acqua, all'istruzione e alla sanità. Ognuno di questi settori, su richiesta di uno stato membro del WTO e su approvazione degli altri Stati membri, può essere incluso interamente (o per alcune sue parti) nelle regole del GATS. In realtà il GATS non dovrebbe essere applicato ai servizi pubblici, ma il significato di questo termine nell'ambito degli accordi è molto ambiguo. Di fatto nei corridoi della Commissione Europea a Bruxelles si da già per scontata la privatizzazione di ampi settori dell'istruzione nei prossimi anni. Il GATS ha, poi, una agenda interna per rinnovare negoziazioni con lo scopo di estendere il numero dei settori coperti dal GATS, e questo è contrario agli accordi sul commercio presi dai paesi del G77 (paesi in via di sviluppo).

      QUALI SONO I PROBLEMI?


      La prima conseguenze di un'eventuale inserimento dell'istruzione (o di alcuni settori) nei trattati GATS potrebbe essere un incentivo alla privatizzazione dell'istruzione in tutti i paesi firmatari dell'accordo e porterebbe ad una crisi del settore pubblico a causa della grossa concorrenza. Esso verrebbe, infatti, ridotto a servizio di serie B per i meno abbienti. L'istruzione come mezzo di emancipazione individuale e di crescita collettiva, dunque, verrebbe messo fortemente in discussione da una sua inclusione nei Gats. Essa infatti, in particolare quella secondaria e quella universitaria, subirebbe un progressivo processo di mercificazione che porterebbe tutta l'educazione ad essere un privilegio per pochi piuttosto che un diritto garantito a tutti. Il processo di mercificazione dell'istruzione, in realtà, è già una preoccupante realtà in molti angoli del pianeta dove i piani di aggiustamento strutturale imposti dal Fondo Monetario Internazionale e i programmi della Banca Mondiale nei paesi in via di sviluppo hanno prodotto maggiore esclusione sociale e favorito l'espansione delle agenzie for profit. La privatizzazione delle istituzioni scolastiche e universitarie e il conseguente aumento delle tasse, provocherà una notevole limitazione dell'accesso all'istruzione. Un altro aspetto preoccupante deL GATS è il fatto che scavalca le legislazioni nazionali e non da possibilità di chiudere al commercio determinati servizi una volta che si è dichiarato che essi sono commercializzabili. La destrutturazione del sistema pubblico dell'istruzione e dell'università, provocherebbe inoltre una conseguente ed inevitabile cancellazione di tutti gli organi collegiali.

      PERCHE SI VUOLE LIBERALIZZARE L'ISTRUZIONE?


      I paesi che raccolgono entrate sostanziali dall'esportazione dell'istruzione sono i grandi paesi di lingua inglese come USA, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda. Sono interessati soprattutto a vendere la loro istruzione all'estero, specialmente ai paesi come Cina e altre nazioni asiatiche con un vasto mercato potenziale. Essi hanno chiesto agli altri paesi del WTO di inserire l'istruzione e di liberalizzarla maggiormente.


      La posizione dell'Unione Europea
      Il 1° luglio l'Unione Europea e i suoi stati membri hanno sottoposto all'attenzione degli altri 109 membri del WTO le richieste iniziali per migliorare l'accesso ai mercati.
      Per quanto riguarda il settore dei servizi pubblici, l'Unione Europea ha posto la condizione per cui in tutti gli stati membri dell'Unione Europea i servizi che ricadono nella sfera dei servizi di interesse pubblico a livello nazionale o locale possono essere soggetti a monopolio di stato o a diritti esclusivi concessi a operatori privati.
      Questa clausola dovrebbe escludere i servizi pubblici dai GATS. Il condizionale è d'obbligo in quanto, in sede di trattativa, è molto forte la pressione dei partner commerciali e degli altri paesi membri del WTO per l'eliminazione della clausola in oggetto. Un ulteriore dubbio è dato dalla mancanza di trasparenza in sede di trattativa. Alla data attuale l'Unione Europea non ha ancora fornito informazioni essenziali sulle richieste pervenute alla UE né informazioni sullo stato dei negoziati GATS. Così la raccolta di pareri della società civile è avvenuta in un tempo troppo limitato e solo sulle richieste settoriali che altri stati membri del WTO hanno fatto alla UE, non sulle 109 istanze che la UE ha, a sua volta, inoltrato agli altri stati.

      COSA CHIEDIAMO?


      Noi crediamo che l'istruzione non debba essere un privilegio per alcuni, ma un diritto garantito per tutti. Crediamo che l'istruzione debba essere pubblica, gratuita, interculturale, di qualità. Alla luce di tutto ciò noi chiediamo:

      - che l'istruzione, come servizio essenziale e in quanto diritto umano fondamentale riconosciuto dall'Onu, sia esclusa dal trattato GATS. Il governo belga ha già preso l'iniziativa in tal senso ed ha incontrato l'immediato sostegno di altri Stati membri dell'UE quali l'Austria e la Svezia. Tal iniziativa va sostenuta ed allargata.
      - che l'Italia e l'Unione Europea attuino politiche di maggiore investimento nel settore dell'istruzione pubblica, pari ad almeno il 6% del proprio PIL, limitando il fenomeno della dispersione scolastica e sostenendo leggi di diritto allo studio che permettano realmente a tutti di avere accesso ai canali dell'istruzione superiore e universitaria.
      - che il nostro paese e l'Unione Europea si facciano portavoce di un cambiamento di tendenza rispetto alle politiche neoliberiste che vedono nei sistemi educativi pubblici dei paesi in via di sviluppo solo potenziali ricettori dei programmi della Banca Mondiale.

      Fonte:
      Campagna WTO http://www.campagnawto.org/
      Internazionale dell'educazione http://spazioinwind.libero.it/progressisti/gats2.htm