Comunicato di Nunzio D'Erme
"Di quanto effettivamente mi si
contesta prenderò atto quando piacerà ai magistrati di sottopormi gli elementi
concreti che sarebbero a mio carico.
Sono sereno e non mi turbano le conseguenze individuali del provvedimento che
mi espropria delle libertà politiche e mi costringe a limitare la mia attività
di lotta sociale, dentro e fuori le istituzioni, come per gli altri compagni
coinvolti.
D'altra parte, già il dottor Cipolla ci aveva abituati ad essere trattati come
delinquenti associati nella temibile organizzazione criminale ACTIon,
conosciuta dal tanti nella nostra città come l'associazione che ha aperto a
Roma una nuova battaglia per i diritti a partire dalla lotta per l'abitare.
Sono invece indignato per il tentativo di portare anche in questa circostanza
un altro colpo a quella lotta sociale, la lotta di migliaia di senza casa e
senza diritti, la lotta per dare vita ad un'effettiva partecipazione. La stessa
lotta, in fondo, di quei lavoratori ferrotramvieri che, costretti a battersi
per qualcosa di dovuto con i mezzi di chi non ha più strumenti riconosciuti per
farsi sentire, vengono circondati dalla solidarietà popolare e attaccati invece
dal potere come violatori della legalità.
Questo tentativo di attacco va in molte direzioni: quella che prende contro di
noi è evidenziata dalle selvagge dichiarazioni forcaiole degli esponenti della
destra di governo nazionale e di opposizione cittadina, e in particolare di
stretti collaboratori del presidente del Consiglio.
In questi ambienti, evidentemente, quel che brucia ancora e che alimenta
desideri di vendetta è il segno di una verità evidente e sempre più
diffusamente sentita, che fu portato non il 4 ma il 3 ottobre scorso proprio
davanti alla casa romana di Silvio Berlusconi.
Apprendo che le mie compagne ed i miei compagni disobbedienti hanno lanciato
per giovedì
una manifestazione che termini ancora una volta davanti alla reggia del
Cavaliere.
Spero che questa idea sia condivisa dal più ampio spettro di forze democratiche
e di movimenti sociali della nostra città, non perché si parli di me e degli
altri compagni arrestati, ma perché si possa continuare a far sentire le
ragioni della giustizia e della democrazia.
E, dal momento che pare i miei compagni vogliano radunarsi dapprima nei pressi
della casa in cui sono rinchiuso, conto che possano portare anche il mio
messaggio al presidente del Consiglio e ai suoi amici. Ma forse lo conoscono
già".
Nunzio D'Erme