L’Udc contraria alla proposta della Prestigiacomo. Lei: le cause durano troppo

Divorzi più veloci, maggioranza divisa

ROMA - Hanno scatenato una raffica di polemiche trasversali le dichiarazioni del ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo. «Tre anni di attesa tra separazione e divorzio possono essere troppi, anche perché nella prassi giudiziaria i tempi si allungano ulteriormente». Questo in sintesi aveva detto al Corriere della Sera il ministro, facendo un piccolo passo, con prudenza, nella direzione della Ds Elena Montecchi, che nella sua proposta di legge vorrebbe tagliare da tre a uno gli anni di attesa. Subito, a intercettarla, intervengono le batterie dell’Udc: «Siamo contrari a qualsiasi riduzione dei tempi» - dichiara Olimpia Tarzia, responsabile nazionale del partito per la famiglia. «La Prestigiacomo ha idee un po’ confuse - spara Riccardo Pedrizzi, An, anche lui responsabile per le politiche della famiglia -. Da una parte è favorevole al consumismo matrimoniale, dall’altra dice che bisognerebbe educare alla responsabilità del matrimonio». Ma un altro deputato di An, Nino Strano, componente della direzione nazionale del partito, corre in soccorso del ministro: «La sua è una posizione di buonsenso. Tre anni di liti non possono che ricadere pesantemente sulla crescita dei figli». «Sono loro a fare le spese di separazioni troppo lunghe - concorda Barbara Pollastrini, della segreteria nazionale Ds -. Spero che a settembre, quando si discuterà la proposta Montecchi, prevalga in tutte le parti politiche il senso di responsabilità».
A conferma della trasversalità polemica, arriva un fendente da Roberto Giachetti (Margherita): «Povera Prestigiacomo, tutte le volte che rilascia un’intervista viene sconfessata dal governo di cui fa parte».
Sulle dichiarazioni del ministro (rilasciate a commento della sortita di Vittorino Andreoli, famoso psichiatra, che propone di vietare il divorzio quando i figli non abbiano compiuto almeno tre anni) litigano anche i tecnici del diritto. Da una parte Cesare Rimini e Anna Maria Bernardini de Pace, tra i più noti avvocati matrimonialisti, sono favorevoli a una riduzione dei tempi. «Tre anni di attesa sono un’ingiustizia», afferma il primo. «Se non fossimo un Paese così cattolico - rincara la seconda - elimineremmo il periodo obbligatorio di separazione, dando la possibilità ai coniugi, come si fa in Francia, di scegliere subito il divorzio».
Contrario Enrico Vitali, professore di diritto ecclesiastico alla Statale di Milano: «Ridurre i tempi vuole dire sfaldare le coppie al primo scontro». Perplessa Maria Carla Gatto, consigliere presso la sezione minori della Corte d’Appello di Milano: «La riforma andrebbe fatta in toto. Bisogna creare presso i tribunali, come prevede il decreto Castelli, una sezione dedicata alla famiglia».
Al polverone sollevato dalla sue dichiarazioni, Stefania Prestigiacomo risponde composta, ma pungente: «Su un tema così delicato non esiste una posizione di governo. Io ho soltanto richiamato l’attenzione sul problema della durata eccessiva della cause di divorzio. Sono una persona sposata e coerente, a differenza di altri che manifestano posizioni diverse dalle mie». «Le dichiarazioni del ministro non vanno fraintese - interviene Francesco Giro, responsabile di FI per i rapporti col mondo cattolico -. Non vuole trasformare il divorzio in una passeggiata, ma rendere più snelle le procedure».
«Sono favorevole alla proposta di ridurre a un anno i tempi di attesa», dichiara un altro deputato di FI, Maurizio Paniz, relatore sia della proposta della Ds Montecchi, che di quella sull’affidamento condiviso dei figli, che fu presentata nel 2001 da Vittorio Tarditi, ma è rimasta impantanata negli emendamenti. «Forza Italia difende la famiglia - puntualizza il relatore - ma su questa materia non assume una linea ufficiale, nel rispetto delle posizioni individuali».

 

Claudio Lazzaro

                                                                                           Corriere della Sera