” DOPOSCUOLA DA INVENTARE
il rebus del tempo pieno
De Rienzo Giorgio”
articolo apparso sul supplemento Milanese del
Corriere. giovedì, 4 dicembre, 2003
(…………..)
La
scuola è di nuovo in agitazione. Molti sono i licei e gli istituti superiori
milanesi occupati: gli studenti contestano la riforma, la legge Fini sulla
droga e l' occupazione in Iraq. I Cobas hanno fatto un gesto simbolico: hanno
restituito alla Prefettura le agende avute in dono dal Ministero. E' un modo
singolare per protestare, non solo in genere sulla Riforma, ma più in
particolare per la «salvaguardia del tempo pieno» nel ciclo dell' obbligo. E'
questo un tema di dibattito che coinvolge tutto il Paese, con situazioni
altrove ben più drammatiche, già nell' immediato e non solo (o almeno in
prevalenza) in prospettiva futura, di quelle che esistono o si profilano per i
prossimi anni in Lombardia. Non sempre si hanno notizie certe dalle fonti
ministeriali, ma da ciò che si comprende il nucleo del problema sarebbe questo.
Dall' anno prossimo gli alunni dovrebbero stare in classe per 40 ore: 27
saranno dedicate alle attività obbligatorie, 10 alla mensa, mentre le altre 3
avranno una destinazione su cui avrà peso la decisione dei genitori. Tutto appare
però molto incerto. I tagli della Finanziaria creano problemi di personale e
innescano rivendicazioni sindacali che complicano ulteriormente le cose. Ma il
punto di discussione fondamentale è quello che riguarda la facoltà offerta dal
nuovo orientamento di rendere flessibile il tempo pieno e nello stesso tempo di
restituire alle famiglie l' opzione di usufruirne o meno. Per questo si
mobilitano soprattutto i sindacati, nel timore che si possa retrocedere - di
fatto - al vecchio doposcuola. Le concezioni opposte si muovono tra l' idea se
le ore extracurricolari debbano far parte o meno di un progetto didattico
coerente scelto da ogni scuola e presentato alle famiglie. Il contrasto sta
nell' accettare o no (al di
là delle dichiarazioni formali) il peso determinante delle scelte dei genitori.
Nonostante tantissimi episodi di effettiva integrazione tra orario curricolare
e complementare (o aggiuntivo), nella maggior parte dei casi il tempo pieno si
è risolto - concretamente - in un parcheggio più o meno bene organizzato, per
venire incontro alle esigenze dei genitori che lavorano. I tempi di crisi
consentono talvolta di far chiarezza, oltre che imporre l' obbligo di misurarsi
con la realtà.
Il tempo pieno flessibile e magari facoltativo può diventare un' occasione
buona per ripensare a un' organizzazione, magari meno fantasiosa e velleitaria,
che risponda alle necessità e ai desideri delle famiglie, che le coinvolga
nell' organizzazione e nella formulazione di un progetto. In questa
prospettiva, se c' è una buona organizzazione, potrebbe determinare addirittura
un passo avanti.