Dalla Fish ( Federazione Italiana Superamento
Handicap)
Nel testo
proposto dal Governo non si trova nessuna disposizione a favore delle persone
con disabilità. E' assente qualsiasi novità positiva. Nessuna delle
indicazioni, chiarissime e ben motivate, emerse dalla Conferenza
Nazionale sulla Disabilità (Bari, Febbraio 2003) è stata recepita, nonostante
in quell'occasione, voluta dallo stesso Governo, gli impegni e le
rassicurazioni si fossero sprecate.
Non è tutto. Nella Manovra (art. 42) vi sono pesanti cambiamenti dell'impianto
di garanzia legato alla concessione delle provvidenze economiche alle persone
con disabilità. Un pericoloso passo indietro.
Se a questo si aggiungono le disposizioni
contenute nell'art.14 del decreto legislativo di attuazione della legge
30/2003, il quadro è completo: la disabilità, per questo Governo è solo un
costo da limitare!
Solo a titolo di promemoria ricordiamo che l'articolo 14, prevedendo
l'adempimento dell'obbligo di assunzione da parte delle imprese con
l'assegnazione, senza limite di data, della quota d'obbligo presso cooperative
sociali, impedisce ai lavoratori, che sino ad oggi hanno lavorato e lavorano
nei normali posti di lavoro, di continuare a lavorarvi, costringendoli a
chiudersi nelle cooperative sociali.
Questa è la direzione intrapresa!
Il presidente della FISH
Pietro Barbieri
Nota da parte di Carlo Giacobini
LA
MANOVRA FINANZIARIA: PRIME ANALISI
Il Consiglio dei Ministri ha dunque presentato la Manovra Finanziaria
per il 2004. Il testo è un decreto legge, già vigente, che, come di
rito, dovrà essere convertito in legge dalle Camere che hanno facoltà di
emendarlo.
Chi confidava sul fatto che, essendo il 2003
l'Anno europeo delle persone disabili, il Governo avrebbe ripreso le
indicazioni, molte e ben motivate, espresse alla Conferenza (governativa)
Nazionale sulla Disabilità del febbraio scorso, rimane ampiamente deluso.
Nessuna misura, nemmeno la più blanda, è prevista a favore delle persone
con disabilità e i loro familiari. E proprio nei giorni in cui si festeggia una
bislacca "Giornata nazionale per l'eliminazione della barriere
architettoniche", voluta dalla Presidenza del Consiglio dei
Ministri, il Governo vara una Manovra Finanziaria in cui di eliminazione
di qualsivoglia barriera e di disabili non c'è traccia.
Queste macroscopiche lacune sarebbero già di
per sé gravi. Ma non è tutto. Un subdolo articolo modifica in
negativo alcuni aspetti di fondamentale importanza per le persone
disabili. Quell'articolo, il 42, di non facile lettura per i non addetti
ai lavori, interviene sui procedimenti di ricorso legati al
riconoscimento dell'invalidità, dell'handicap e della valutazione di
disabilità legata all'integrazione lavorativa.
Per far comprendere esattamente dove il
Governo intende arrivare, bisogna spiegare quali sono attualmente i
meccanismi del ricorso.
IL RICORSO AMMINISTRATIVO.
Attualmente la persona disabile che riceve un verbale di invalidità su
cui non sia d'accordo, può presentare, entro 60 giorni dalla notifica,
ricorso amministrativo alla Commissione Medica Superiore (a Roma). Il
ricorso non ha nessun costo e può essere presentato senza l'assistenza di
un legale. La Commissione ha tempo 180 giorni per esprimersi: rarissimamente lo
fa. Trascorso quel termine, il ricorso si considera rigettato.
L'interessato, a questo punto, può decidere se attivare il ricorso
giurisdizionale (cioè andare dal giudice), oppure rinunciare, oppure
ancora presentare, subito o successivamente, domanda di aggravamento alla
Commissione ASL. Se decide di andare in giudizio, deve essere assistito da un
legale, deve produrre una perizia medica legale e deve attendere i tempi
della giustizia civile (nel più rapido dei casi: due anni).
Cosa propone il Governo: d'ora in poi sono
aboliti i ricorsi amministrativi.
Il ricorso può essere solo giurisprudenziale
(con buona pace della Giustizia civile già abbastanza ingolfata). Anziché
perfezionare i procedimenti di ricorso amministrativo, in modo da evitare
più pesanti contenziosi, il Governo preferisce quindi incentivare la via
giudiziale. Una scelta che non gioverà certo al disabile, anche se
aumenterà il giro di affari per avvocati, medici legali, patronati
sindacali (loro malgrado, forse). Era invece quanto mai opportuno
rivedere e ripensare l'iter del ricorso amministrativo, trasferendo le
competenze della Commissione Medica Superiore in seno alle singole
Regioni. In quel caso, i ricorsi amministrativi potevano essere risolti
all'interno di ogni singola Regione, accelerando i tempi e limitando il
ricorso alla giustizia civile.
LA COMMISSIONE MEDICA SUPERIORE
Verrebbe da pensare che, visto che è abrogato il ricorso amministrativo,
la Commissione Medica Superiore (Roma) sia soppressa e le competenze
ispettive sulle Commissioni Mediche di Verifica (periferiche) siano
trasferite ad altro organo. Non è così: la Commissione Superiore rimane
"attiva" anche se ne verranno rimodulate composizione e
competenze (ed anche qui forse avremo delle sgradite sorprese).
IL RICORSO GIURISDIZIONALE
Il Governo non si accontenta però di abrogare
il ricorso amministrativo, ma interviene anche nel ricorso
giurisdizionale.
Perché?
Nei fatti il Ministero dell'Economia si è accorto che nella gran parte
dei ricorsi davanti al giudice risulta soccombente lo Stato. Il motivo è
che quasi mai Avvocatura dello Stato, Regioni o INPS sono presenti al
processo e controdeducono. Pertanto non il dibattimento può essere
sbilanciato a favore del ricorrente. Per colmare queste lacune si impone
ora per legge che gli "atti introduttivi dei procedimenti
giurisdizionali" siano comunicati anche al Ministero dell'Economia
che può quindi difendersi anche attraverso propri funzionari.
Se sotto il profilo della correttezza è giusto
che sia garantito il dibattimento, si ravvisa una pericolosa inversione
di tendenza rispetto al trasferimento delle funzioni dallo Stato alle
Regioni.
Nel 1998 (D. Lgs. 112) le funzioni concessorie
relative alle provvidenze economiche per gli invalidi civili sono state
trasferite alle Regioni cui è stata affidato quindi anche il compito di
resistere in giudizio. Con la Manovra Finanziaria, in barba al
federalismo e al principio di sussidiarietà, il Governo dimostra nei
fatti, ancora una volta, di non fidarsi delle Regioni riprendendosi una
competenza che ritiene elusa. Sarebbe stato più corretto e più efficace, oltre
che più coerente con il principio di un auspicabile federalismo,
incentivare la presenza in giudizio delle Regioni, magari utilizzando
nella fase istruttoria e di dibattimento le competenze e le conoscenze
delle Commissioni ASL che poi sono quelle che hanno emesso il verbale
oggetto di contenzioso.
È, quella del Governo, un'entrata a gamba tesa
sulle competenze e sulle potenzialità delle regioni su cui, ci auguriamo,
ci sia una doverosa reazione da parte di queste ultime.
IL CONTROLLO BUROCRATICO
Attualmente tutti i verbali (invalidità civile, cecità civile,
sordomutismo, handicap, disabilità ex L.68/1999) una volta perfezionati
dalle Commissioni ASL devono essere inviati alla Commissione di Verifica
(dipendente dal Ministero dell'Economia). Nel caso delle minorazioni
civili la verifica è sulla correttezza burocratica (formale) e sulla
sostanza. Nel caso delle certificazioni di handicap e di quelle di
disabilità (legate al collocamento mirato) il controllo è meramente
formale. La Commissione di Verifica ha tempo 60 giorni per esprimersi dopodiché vige il principio del
silenzio assenso.
Il Ministero dell'Economia che cosa propone?
Le Commissioni di verifica verranno
integrate con un operatore sociale ed un esperto nei casi da esaminare.
In questo modo potrà entrare anche nel merito dei verbali di handicap e
di quelli di disabilità e, se lo ritiene opportuno, sospenderli. Questa ipotesi
lascia esterrefatti.
Definire le possibilità di collocamento
mirato è il risultato di un lavoro di servizi per l'inserimento
lavorativo, della conoscenza della persona e delle sue possibilità che
comporta (o dovrebbe comportare) un approfondito lavoro da parte delle
Commissioni ASL.
Questo lavoro potrebbe essere messo in
discussione da una Commissione completamente slegata dalla rete dei
servizi territoriali, dal mercato del lavoro, dalla conoscenza della
realtà territoriale. E ancor più scombinate dai Comitati Tecnici
Provinciali che operano istituzionalmente, per compito del Ministero
dell'Welfare, per l'inserimento lavorativo
Altra entrata a gamba tesa, quindi, sulle
competenze delle singole Regioni e delle singole ASL.
Altro schiaffo alla sussidiarietà, cioè al principio che impone
che l'applicazione e la modulazione di alcune norme siano attuate
localmente e non imposte dall'autorità centrale.
Il Ministero avrà poi l'esatta dimensione del
costo di funzionamento delle Commissioni di Verifica?
Ha effettuato una valutazione dei costi e
dei benefici? Come motiva l'incremento di bilancio autorizzato (2 milioni
di euro per l'oramai concluso 2003, 10 milioni di euro per ogni anno
successivo?
La
FISH, Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap cui la nostra
associazione aderisca, ha più volte sostenuto l'opportunità della
soppressione delle Commissioni di Verifica ed il trasferimento delle
competenze ad una Commissione presso ciascuna Regione.
LE GRAVI MENOMAZIONI
Nella Finanziaria per il 2001, era stato approvato un articolo, il
97, piuttosto bizzarro: "I cittadini affetti dalla sindrome di Down
e i soggetti portatori di gravi menomazioni fisiche permanenti nonché i
soggetti disabili mentali gravi sono esonerati dalla ripetizione annuale
delle visite mediche, finalizzate all'accertamento della disabilità, ad
esclusione dei casi in cui vi sia specifica richiesta del medico di
famiglia." Il dettato è inapplicabile poiché nessuna norma prevede la
ripetizione annuale delle visite in questione.
Ecco allora che il Governo prevede una nuova
definizione: "I soggetti portatori di gravi menomazioni fisiche
permanenti, di gravi anomalie cromosomiche nonché i disabili mentali
gravi con effetti permanenti sono esonerati da ogni visita medica, anche
a campione, finalizzata all'accertamento della permanenza della
disabilità." A prescindere dalla dimenticanza delle patologie di origine
genetica (sono contemplate solo le anomalie cromosomiche), la definizione
sembra più corretta.
Ma potrà mai essere applicata?
Il Governo si dà tempo 180 giorni per
individuare, con Decreto, l'elenco delle patologie esenti dalla
ripetizione delle visite. Sarà un'operazione di una difficoltà
metodologica e scientifica enorme che produrrà, oltre che delle ovvie
discriminazioni, una pressione enorme da parte di tutte le
associazioni grandi e piccole per far inserire nell'elenco
questa o quella patologia. Invece di attuare ciò che è previsto dalla legge
quadro sull'assistenza (328/2000) e cioè la revisione dei criteri di
accertamento della disabilità rifacendosi agli standard internazionali
(ICF), si preferisce introdurre un ulteriore elemento di complicazione
burocratica alla cui base dovranno convivere principi scientifici e
interessi clientelari.
Un particolare significativo: il decreto verrà
emanato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze di concerto con il
Ministero della Salute.
Una ennesima riprova di come il superministero
stia allungando le mani su tutto il comparto assistenziale. Anche in questo
caso la proposta della FISH è di tutt'altro segno: accelerare i tempi per
la revisione dei criteri di accertamento della disabilità tenendo
presenti gli standard ICF e con una determinata attenzione al carico
assistenziale. Cioè "a ciascuno secondo i suoi bisogni" e non
più "a ciascuno a seconda della percentuale di invalidità".
Carlo Giacobini
FISH - Federazione Italiana per il Superamento
dell'Handicap