A. Riforma delle pensioni e riforma fiscale.

 

Nel presentare alla pubblica opinione le loro proposte in materia economica e sociale, Berlusconi, Tremonti, Fini e Maroni pongono sempre l'accento sull'equità delle stesse, sul dialogo con i sindacati e con l'opposizione ( il famoso metodo repubblicano di Tremonti ).

Anche sulla riforma fiscale stanno riproponendo il solito copione fatto di annunci roboanti,  di precisazioni, di creativi giochi contabili e non contabili ( anche il blocco del contratto del pubblico impiego ? ) per reperire i fondi necessari per l'applicazione della stessa.

Nel merito della questione mi permetto solo di dire che per il lavoratore dipendente  il risparmio fiscale "medio" sarà in un anno, con molte probabilità, di 200-300 euro lordi e che l'aliquota unica del 33% per i redditi alti ed altissimi è una vera ingiustizia perchè, come sostiene Massimo Baldini, economista del Centro di analisi politiche pubbliche di Modena, "nessun paese dell'Europa occidentale prevede, per le classi di reddito più elevate, un'aliquota così ridotta......In Gran Bretagna e negli Stati Uniti è del 40%, in Francia addirittura del 50%".

Per capire meglio cosa intendono costoro per riforme giuste ed eque , penso che sia utile riflettere sul come il "Quartetto"  ha affrontato il problema delle pensioni:

 

1. Resta lo "scalone" del 2008 e gli "scalini" sulla necessaria gradualità, sbandierati ai quattro venti da alcuni politici della stessa maggioranza ( De Michelis, Alemanno, ecc.), sono crollati sotto le picconate del "Quartetto";

i lavoratori che al 31 dicembre 2007 avranno i requisiti previsti dalla riforma Dini potranno accedere alla pensione di anzianità mentre coloro che maturerebbero  tali requisiti il 1° gennaio 2008 ( ben 24 ore più tardi ! ) dovranno avere 40 anni di contributi o 60 anni di età.

Il Governo, al Senato, ha accettato comunque la proposta della Lega di "permettere" alle donne di  andare in pensione con 57 anni di età e 35 di contributi pensando così di essere ricompensato, per il "bel regalo", alle prossime elezioni europee.

In realtà, questa "concessione" a me pare una "polpetta avvelenata", non solo perchè le stesse andranno in pensione con un "assegno" dimezzato, calcolato tutto con il sistema contributivo,  ma anche per l'impronta classista che la soluzione proposta  sottende:

infatti, le mogli  di  coloro che possono contare su stipendi mensili elevati  potranno farlo con una certa tranquillità, mentre le mogli di tutti gli altri  difficilmente potranno cogliere questo "fortunoso privilegio"  a causa della forte penalizzazione, per non parlare delle donne sole !

E queste "cose", i signori,  le chiamano giustizia ed equità!

 

2. La riforma pesa solo sui lavoratori dipendenti, non tocca le tasche dei lavoratori autonomi ( unificazione dei contributi ),  non elimina i regimi pensionistici privilegiati di alcune categorie ( parlamentari, dirigenti, ecc.) e le false pensioni di invalidità.

E questa la chiamano giustizia!

 

3. Le proposte dei sindacati e dell'opposizione sono state subito cestinate. 

E questo lo chiamano dialogo!  

 

Se il buon giorno si vede dal mattino, si può ragionevomente pensare che a "pagare",  anche per la riforma fiscale, saranno ancora una volta i "soliti noti" e cioè i lavoratori.

E' possibile che nel D.N.A. di questo centrodestra ci sia sempre e solo la difesa dei privilegi dei "ricchi" e delle loro consorti?

 

B. DARWIN E "LA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA DELLA SCUOLA" (PARDON, DELLA SPECIE).

 

a. Gli investimenti e/o glisprechi nella scuola "morattiana".

 

In uno dei tanti e costosi manifesti elettorali giganti, Berlusconi dice che, con il suo Governo, sono stati spesi per la scuola circa 8000 miliardi delle vecchie lire in più e chi legge è indotto a pensare ai 18000 miliardi di lire promessi quando fu annunciata la riforma Moratti.

In una tavola rotonda del 14 maggio, organizzata dal giornale "La Repubblica", il Ministro Moratti ammette che in quelle cifre va incluso anche il contratto degli insegnanti ( sembra quasi che il rinnovo sia stato un regalo e non un atto dovuto ) e che per la riforma sono stati spesi solo 90 milioni di euro previsti dalla legge finanziaria 2004 ( soprattutto per gli studi preliminari della commissione Bertagna, per la propaganda ministeriale fatta con "affascinanti" spot televisivi, con insulsi e incomprensibili libricini per le famiglie, con il "dono" di agende ai "poveri" insegnanti,ecc.). 

Di seguito vorrei proporre un elenco degli investimenti, tutti stimati per difetto,  che una corretta applicazione della riforma della scuola  richiederebbe:

 

1. 5-10  milioni di euro per il lavoro delle commissioni che hanno preparato le proposte di "tempo scuola" da sottoporre ai genitori ( per inciso, molte  proposte, elaborate dopo "interessanti indagini di mercato", ripropongono, con altre diciture, le offerte formative precedenti ); la procedura, che sta trasformando le scuole in supermercati del 3 X 2 ( soprattutto dove lavorano dirigenti più "realisti del re" o "talebani" della riforma ) va ripetuta ogni anno; tutto ciò per far credere ai genitori di essere protagonisti delle scelte educative e didattiche. 

 

2. Per la formazione degli "aggiornatori" e di tutto il personale, per i prossimi due - tre anni, si può ragionevolmente pensare ad altri 150-200 milioni di euro ( 300-400 miliardi delle vecchie lire ), con l'aggravante, se analizziamo la questione da un punto di vista etico e della moralità pubblica, di pagare  alcuni dirigenti  scolastici, utilizzati  quasi a tempo pieno come formatori, anche per il lavoro che dovrebbero fare nelle scuole e che invece delegano a piene mani ai collaboratori. 

Per inciso,  un docente può fare il formatore ma non certo nell'orario di servizio come fanno invece alcuni dirigenti; sarebbe opportuno che i provveditori agli studi, su sollecitazione del Ministro, vigilassero su questa prassi moralmente discutibile soprattutto perchè nei prossimi anni il numero dei formatori aumenterà e di molto.

 

3.  Per l'attività del tutor, se non si definisce all'interno dell'orario di insegnamento una quota oraria per svolgere la funzione ( con evidenti ricadute sugli organici ), occorrerà procedere contrattualmente alla sua monetizzazione come prestazione aggiuntiva; ipotizzando, per i "primi" 160000 tutor ( uno per classe )  un compenso mensile minimo di 100 euro, per 10 mesi, bisognerà prevedere, solo in questa prima fase,  la spesa di circa 160 milioni di euro ( circa 320 miliardi delle vecchie  lire ).

 

4.  Per l'attività di coordinamento degli altri docenti del gruppo classe e dei gruppi di laboratorio con il tutor, a meno che non si voglia risolvere il problema aumentando ulteriormente il già gravoso carico di lavoro dei docenti e/o con la solita prassi del "tirare a campare", occorrerà prevedere un'ulteriore spesa minima annua di circa 150 milioni di euro ( 300 miliardi delle vecchie  lire ).

 

In sintesi, per una prima applicazione di questa riforma tanto reclamizzata e che, non solo per i "soliti ipercritici" dei sindacati e dell'opposizione ma anche per alcuni esperti di area governativa, potrebbe peggiorare ulteriormente la qualità dell'istruzione, rischiamo di buttare al vento, ogni anno, come minimo circa 500 milioni di euro ( 1000 miliardi del vecchio conio ).

 

A regime, per le attività sopracitate, soprattutto se il tutto viene riproposto anche nella scuola superiore, si può ipotizzare una crescita esponenziale della spesa:

 

CON TANTI SALUTI  ALLA LOTTA AGLI SPRECHI  DA PARTE  DEL "QUARTETTO"  DEI MIRACOLI.

 

 

b.  Metodologie e contenuti nella scuola "bertagnana".

 

In molte interviste e lettere, il prof. Bertagna ( la "mente" della riforma ), pur dicendo di "non essere un esperto di materie scientifiche" e di "non essere l'autore dei programmi di Scienze" che, fino al termine della scuola secondaria di 1° grado, non prevedono l'insegnamento della teoria dell'evoluzione di Darwin,  sostiene di "condividere le scelte di fondo che hanno elaborato gli esperti" ( del Miur, n.d.r.) e  "la scelta delle Indicazioni nazionali di ritenere importante partire dai dati empirici controllabili per abituare i ragazzi ad elaborare criticamente ipotesi, leggi e teorie" perchè "prima di Newton c'è Galileo, ovvero prima di lavorare con le formalizzazioni teoriche si può lavorare bene, da parte dei docenti, anche con le sensate esperienze" perchè "la scienza ha come fondamento proprio l'esperienza".

 

Non si può non  essere d'accordo con questa impostazione metodologica ma il Professore, le cui conoscenze, peraltro, dello stato a dir poco pietoso dei laboratori di scienze nelle scuole ( laddove esistono locali utilizzati per tale scopo ) non mi sembrano molto aggiornate, non riesce affatto a chiarire alcune contraddizioni della riforma Moratti:

 

1. Come si concilia, ad es. nella scuola media, la necessità delle "sensate esperienze" che richiedono  tempi lunghi e distesi di lavoro, con la riduzione ( da 9 ore settimanali a 7,6 )   dell' orario di Matematica, Scienze e Tecnologia ( prima 6 + 3 ) ? Sa il Professore che solo per gli spostamenti e la sistemazione degli alunni nelle aule laboratorio di Scienze ed Informatica occorrono circa 10 minuti ?

 

2. Come si concilia la necessaria attività sperimentale con la produzione, da parte delle case editrici ( anche con la riforma ),  di corposi libri di testo che sembrano enciclopedie ?

 

3. Come si concilia la necessaria "personalizzazione" ( il principio cardine della riforma ) delle "sensate esperienze" con le prove nazionali per la verifica periodica e sistematica sulle conoscenze ed abilità degli studenti da parte dell'Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema dell'Istruzione ( INVALSI ) ?

 

4. Come mai il docente di Religione continuerà a parlare di creazionismo e a "trasmettere nozioni non controllabili sul piano empirico e a spostare le discussioni su quello ideologico" ( operazione che il Professore considera pericolosa, se praticata dagli altri docenti, per "i rischi che conseguono a tutti gli ismi" ) mentre l'insegnante di Scienze non potrà nemmeno fare un accenno  a Lamarck e a Darwin ? 

 

Mentre scrivevo, il Ministro Moratti ( 28 aprile ) ha fatto retromarcia, ha smentito, di fatto, Bertagna ed il Miur, e ha annunciato la creazione di una commissione scientifica ( l'ennesima ), guidata da Rita Levi Montalcini, per reintrodurre, fin dalle elementari, la teoria dell'evoluzione:

Non è mai troppo tardi!

 

c. Per quale scuola lottiamo?

 

Ma tanti altri "pezzi" della riforma restano e faranno male a tutti ( allievi, genitori, docenti ):

la divaricazione, troppo precoce, tra formazione professionale e scuola superiore; la demolizione dei modelli di tempo pieno e di tempo prolungato e la loro trasformazione in semplici e "frammentati" contenitori scolastici;  la riduzione degli organici;la riduzione delle ore di lettere ( italiano, storia e geografia ) e delle lingue straniere; la trasformazione della tecnologia in materia "residuale" ed in "ancilla" delle scienze; i "paradossi" temporali  del programma di storia;  il tutor, il portfolio e l'estrema "burocratizzazione" del lavoro dei docenti; le contraddizioni del sistema valutativo.

Sulla valutazione degli allievi e della qualità dell'istruzione, mi sembrano importanti le risposte date  dal Ministro Moratti, nella tavola rotonda sopracitata: "Fatta salva la libertà dell'insegnante di bocciare l'allievo alla fine dell'anno, i ragazzi comunque al termine di ciascun biennio dovranno dimostrare di avere tutte le conoscenze che permettono il passaggio al biennio successivo.......La valutazione biennale è esterna ed è affidata all'I.N.V.A.L.S.I. Ogni studente sarà valutato sulla base d'una metodologia nazionale fissata secondo i parametri dell'Ocse. Dovrà rispondere ad alcuni questionari, che poi la scuola provvederà a rispedire all'Istituto di Valutazione".

Alla giusta osservazione, di uno dei partecipanti al forum, relativa al fatto che il compito dell'Istituto di Valutazione è quello di "fare rilevazioni statistiche campionarie, non certo stabilire il livello di apprendimento del singolo studente", il Ministro, meravigliata e abbastanza piccata, replica: "Ma chi lo dice ? E' un sistema già partito in via sperimentale in moltissime scuole italiane; nel 2003 l'hanno adottato 9800 scuole su 11000. Diventerà legge all'incirca tra due mesi. Non sarà una panacea, ma è un criterio di valutazione".

Finalmente delle parole chiare sulle vere intenzioni del Ministro  che però, come spesso capita a manager troppo sicuri di sé stessi, non ha valutato attentamente le conseguenze delle dichiarazioni:

 

- Gli allievi dovranno rispondere bene a tutte le domande dei test ?

- Se così non sarà, chi decide sulla "soglia di sufficienza" delle prove ( relative, senz'altro, alle cosiddette "materie importanti" e cioè italiano, lingue straniere, matematica e scienze, per le quali, nell'orario obbligatorio, si riducono addirittura le ore di lezione ) ?

- In che modo, i docenti dotranno tener conto della situazione iniziale degli allievi ( attitudini, capacità, competenze, ecc. ) e dei relativi "contesti" familiare, culturale e sociale in cui gli stessi vivono ?

- Se a ciò aggiungiamo la valutazione del "comportamento degli alunni" ( chiunque "mastichi" un pò di scuola sa che, spesso,  esiste una correlazione positiva tra "comportamento" che non rientra nella norma e basso livello di preparazione scolastica ), non si rischia di fare "il tiro al piccione" e quindi un "bel gioco al massacro" ?

- E, a questo punto, a cosa servirà la cosiddetta "personalizzazione"  dei piani di studio?

 

Ma il Ministro, continuo a domandarmi, "padroneggia" bene la materia o  parla a vanvera?

 

SE IL MOSAICO E' QUESTO, non possiamo continuare a protestare contro singoli pezzi della riforma e per la "conservazione" dell'esistente ma dobbiamo cercare di riaprire una discussione ampia, vera, critica e propositiva, sulla riforma nel suo complesso  e, quindi, preparare una grande "battaglia" per una nuova riforma che abbia come principale obiettivo la richiesta di  "Una scuola con il tempo per pensare, per provare, per crescere" ( come recita l'efficace slogan della marcia di Barbiana del 16 maggio ).

Non si tratta, quindi, di giocare sulla difensiva ma di far crescere, negli operatori scolastici e nei cittadini, la consapevolezza  della necessità  per tutti di un "tempo scuola"  disteso, lento, e, pur se suddiviso in discipline, centrato sulla ricerca, sul lavoro coordinato e creativo dei docenti, sulle compresenze, in poche parole su metodologie e modalità di lavoro che il decreto legislativo nemmeno lontanamente prende in considerazione. 

L'imbroglio vero della riforma consiste, infatti, nel far credere ai genitori che sia possibile fare ricerca con "sensate esperienze", fare "opera di ascolto" dei messaggi impliciti ed espliciti degli alunni, discutere, acquisire competenze, conoscenze, abilità, ecc., in poche parole, insegnare ed apprendere in modo efficace e rigoroso anche con un tempo scuola "corto" ( per alcuni alunni, solo 27 ore ).

 

Per una lotta come quella delineata, non sono  sufficienti  le dichiarazioni sporadiche sulla scuola o la partecipazione alle manifestazioni da parte di Epifani, Pezzotta, Angeletti e dei dirigenti dei partiti di opposizione ( Dedalus parla, non certo a torto, di "silenzio assordante" del centrosinistra e dell'ultra sinistra ); è necessario, per non lasciare soli i docenti, i genitori ed i sindacati della scuola che in questi mesi si sono mobilitati ( anche per il rischio di una "vietnamizzazione", scuola per scuola, della conflittualità ), che le Confederazioni aprano "UNA VERTENZA SCUOLA"  con il Governo ( come hanno fatto con gli autoferrotranvieri, gli operai di Melfi ed i dipendenti dell'Alitalia ) e che i dirigenti dell'opposizione si ricordino di parlare di "formazione" sempre e non solo all'inizio e alla fine dell'anno scolastico:

 

la questione "scuola" è forse meno importante dei problemi dei settori sopracitati?   

 

Dopo la marcia di Barbiana ( che è stata completamente ignorata dai massmedia ) e nel ricordo di Don Milani, penso che sia doveroso concludere la parte relativa alla scuola  con alcune recenti riflessioni di Raffaele Iosa   ("Una sonata in re minore per i silenzi del Nutini", Scuolaoggi.org):

"Io non amo il bambinismo, né mi piace il naturalismo fanciullesco. Credo che diventare adulto sia una bella e difficile impresa, e che l’educazione sia una sfida forte e dura per entrare nel mondo.

Ma che altro dire dopo questi versi? Non stiamo facendo scomparire i bambini reali in una melassa di adultismo insopportabile ed esagerato?

Se li vogliamo adulti saggi e felici, dobbiamo forse dar loro un’infanzia più realisticamente saggia e felice con tempi, modi, stili decisamente diversi dalla frenesia dell’attuale surmodernità.

Lasciare ai bambini respiro, lentezza, sogno.

Per rompere i nostri assordanti silenzi adulti, basterebbe ascoltare un po’ di più i bambini".

 

D. Il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, i datori di lavoro, le lotte dei lavoratori ed il ruolo dei sindacati.

 

Aumento dei prezzi,  peggioramento della situazione salariale della maggior parte dei lavoratori dipendenti ( gli autonomi, secondo alcune ricerche, hanno migliorato la loro situazione economica ), aggravamento delle condizioni di lavoro: ne sono testimonianza le continue denunce delle associazioni dei consumatori, diversi scioperi generali ( anche troppi per le tasche dei lavoratori ) per l'art. 18, per le pensioni e le lotte, anche con modalità che l'attuale legislazione considera "illegali" o perlomeno non in linea con le normali "relazioni sindacali".

Il sociologo Luciano Gallino ( La Repubblica del 27 aprile ), analizzando la protesta operaia di Melfi, scrive:

"Se i futuri sviluppi confermassero che il ritorno dei metalmeccanici come classe sociale non è un fatto contingente, la Fiat ha un problema, ed i sindacati ne hanno un altro. Se vuole continuare a produrre mantenendo entro limiti tollerabili il livello di conflittualità in azienda...........deve forse innovare radicalmente il modello di relazioni industriali........Dovrebbe aprirsi all'idea che trattare con i sindacati può portare a forme di organizzazione del lavoro non solo più umane , ma più utili a tutta la filiera produttiva.....Dovrebbe provare a retribuire meglio i lavoratori..........Soprattutto dovrebbe rendersi conto che il modello militar - burocratico di organizzazione aziendale è oggi perdente..............Per affrontare la concorrenza bisogna puntare a mobilitare l'intelligenza e le capacità professionali dei lavoratori..........Per i sindacati, ovviamente, il problema è quello della rappresentanza. .......l'unità sindacale diventa un dovere non meno che una necessità.......Bisognerebbe trovare un percorso - accidentato quanto si vuole, costellato di compromessi e dispute aspre quanto occorre - affinchè anche le federazioni dei meccanici procedano nello stesso senso. Con il maggior potere contrattuale ...potrebbero contribuire a farci finalmente vedere un film sull'industria moderno, in luogo di uno degli anni ' 60, con un diverso modo di lavorare in fabbrica e senza le scene della polizia che carica i dimostranti come ai tempi di Scelba."

 

Utopia? Forse. Comunque, parole sante che, a mio parere, possono essere utilizzate anche per capire, pur nella diverse specificità, le situazioni degli altri lavoratori ( scuola inclusa ).

 

Con due aggiunte:

 

1. La necessità, da parte dei dirigenti nazionali delle Confederazioni e delle categorie, di ascoltare i lavoratori, di capire meglio le situazioni di disagio crescente ( nella scuola dobbiamo arrivare al blocco degli scrutini e degli esami, delle gite e delle altre attività collaterali all'insegnamento, per fare "audience"? ) e di contrastare seriamente ( con forme di lotta nuove, "creative" dal punto di vista mediatico e che non si limitino allo sciopero occasionale ma che diano l'idea della continuità e della sistematicità ) la nefasta politica e le continue provocazioni del Governo.

 

2. L'urgenza e il dovere, per le forze politiche di opposizione, di presentare un serio progetto alternativo di  governo ( fatto di proposte precise sullo sviluppo del paese, sulla scuola, sulle pensioni, sul fisco e sulla sanità ) per  poter diventare  un credibile riferimento unitario e per ridare una ragionevole speranza di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro a tutti, cittadini e lavoratori.  

 

P.sI maggiori dirigenti sindacali e politici darebbero un forte segnale in questa direzione se, qualche volta, trovassero il tempo di discutere delle più importanti questioni non solo con gli iscritti alle loro organizzazioni ma anche con i tanti interlocutori della "rete" ( soprattutto quelli non "allineati" ); inoltre, i dirigenti dell'opposizione, per contrastare con una certa efficacia lo strapotere mediatico del centrodestra, dovrebbero, nel poco tempo che viene loro concesso dalle reti televisive e radiofoniche, rispondere in modo sistematico e ripetitivo ( come faceva, quando era all'opposizione, il "superesperto" Berlusconi ) con slogan del tipo:

 

- Faremo una nuova, seria e praticabile riforma della scuola.

- Faremo una nuova, rigorosa ed equa riforma delle pensioni

( Per inciso, dopo l'approvazione, con un voto blindato di fiducia, della riforma al Senato,  Angius ha dichiarato in modo chiaro ed efficace: "Cambieremo questa legge ingiusta" ).

- Faremo una nuova  e giusta riforma fiscale.

- Faremo una nuova e più giusta politica dei prezzi e dei salari. 

 

Non è necessario frequentare corsi universitari  per capire queste elementari regole della comunicazione.