L'Unicef: ''Si aggravano le condizioni dei bambini
iracheni''
L'Unicef denuncia l'aggravarsi delle
condizioni di vita dei bambini iracheni: le conseguenze sanitarie determinate
dall’emergenza idrica e dalle precarie condizioni mediche e igieniche si
sommano alla crescente miseria.
Nell’ospedale di Al-Noor, in uno dei sobborghi più poveri di Baghdad, il
personale UNICEF segnala un drastico aumento dei casi di diarrea acuta, con un
picco di 300 casi registrati nello spazio di sole tre ore. Queste cifre inoltre
devono ritenersi in difetto: molti bambini continuano ad ammalarsi e morire
soli nelle proprie case, perché non riescono a raggiungere le strutture ospedaliere e, per la
situazione di insicurezza e la difficoltà dei trasporti, risulta estremamente
difficile garantire cure a domicilio.
Nel sud del paese, poi, l’Unicef teme una grave emergenza idrica e sanitaria,
dato che gli impianti di depurazione stanno esaurendo le sostanze chimiche per
la potabilizzazione dell’acqua: a Nassiria, Zubair e Safwan gli impianti di
trattamento delle acque rimarranno senza cloro “prima della metà di maggio;
servono subito altre 400 tonnellate di cloro gassoso”, ha affermato Carel De
Rooy, rappresentante Unicef per l’Iraq. In caso contrario per migliaia di
bambini malnutriti il consumo d’acqua contaminata costituirà il colpo finale.
“I bambini più piccoli hanno un debole sistema immunitario e un basso peso
corporeo. Se sopraggiunge un attacco di diarrea acuta o il colera contratto da
acqua infetta, moriranno in un breve lasso di tempo”.
L’Unicef ha finora trasportato milioni di litri d’acqua potabile e ha creato
presso ospedali e centri sanitari stazioni di rifornimento idrico a gestione
comunitaria. A Baghdad autobotti noleggiate dall’Unicef distribuiscono
quotidianamente acqua potabile nei quartieri di Al-Thawra (l’ex Saddam City,
sobborgo più esteso e più povero della città, a maggioranza sciita) e di Abu
Ghreib, mentre sono in media 20 le autocisterne che entrano ogni giorno in Iraq
meridionale dal confine con il Kuwait. Nel corso degli ultimi giorni l’UNICEF
ha inviato oltre 60.000 litri di acqua potabile nella penisola di Al-Fao, con
un convoglio di 7 camion cisterna provenienti dall’Iran, ha distribuito
Pentostan per la cura della leishmaniosi nei centri di Al-Kut, Al-Qurna e
Al-Amarah e ha trasportato tonnellate di cloro per la depurazione. Ieri altri 4
camion UNICEF hanno trasportato a Baghdad 40 tonnellate di alimenti ad alto
valore proteico, sali reidratanti e medicinali di base.
Ma non è solo la condizione sanitaria a destare allarme: in ogni città e
villaggio visitato, il personale Unicef denuncia la presenza di un crescente
numero di bambini che vagabondano per le strade, molti dei quali ridotti a
mendicare cibo e acqua dai veicoli di passaggio, altri costretti a rovistare
nelle immondizie in cerca di qualcosa da mangiare, mentre si moltiplicano le
notizie di bambini uccisi o feriti a causa di ordigni inesplosi.
L’Unicef rinnova inoltre la preoccupazione per i bambini “scomparsi” negli
ultimi giorni dal centro di accoglienza Al-Rahma di Baghdad: alcuni bambini
sono stati rintracciati, ma nessuno ha voluto tornare nell’istituto, a causa
delle traumatiche circostanze in cui sono stati costretti a fuggire durante la
guerra, nonché per le condizioni in cui il centro è stato ridotto dai saccheggi
perpetrati da bande di vandali. Rimane incerta la sorte di 19 bambine prima
ospitate nel centro; nei giorni scorsi al personale UNICEF è stato riferito che
altri 46 bambini si trovavano presso dei “vicini”, in un susseguirsi di
informazioni frammentarie.
Tuttavia, un segnale di speranza viene dall’“innata saggezza” delle famiglie
irachene, che si stanno attivamente impegnando per il ripristino delle attività
scolastiche in tutto l’Iraq: la scuola è un indicatore fondamentale della
capacità di una società di rispondere ai bisogni sociali primari, ha ribadito
Carol Bellamy, Direttore Generale dell’Unicef. “La scuola svolge un ruolo vitale
negli sforzi di ricostruzione, non solo per la sua funzione educativa - ha
sottolineato Bellamy - ma anche come fulcro intorno al quale le comunità
possono avviare un processo di riconciliazione reciproca e interventi chiave
quali l’educazione sanitaria, l’assistenza psicosociale e il supporto
nutrizionale”. La scuola “costituisce soprattutto un centro di snodo per la
distribuzione dei soccorsi, facendo sì che i bambini, le vittime più
vulnerabili della guerra, ricevano gli aiuti che gli spettano”. In conseguenza
del conflitto, molte scuole sono state oggetto di saccheggi e vandalismi, altre
ancora sono state devastate dai bombardamenti: nella sola Al-Zubair su 124
scuole 5 sono state completamente distrutte, 40 completamente saccheggiate. Tra
le 6.000 e 7.000 scuole necessitano ristrutturazioni, 1 bambino su 4 non riceve
al momento istruzione, il 31% delle bambine non ha accesso alla scuola
elementare e il 17,5% dei bambini non la frequenta regolarmente.
L’Unicef sta inviando in questa prima fase kit scolastici d’emergenza,
distribuendo le cosiddette “Scuole in scatola”, ciascuna sufficiente a fornire
materiali didattici di base per 80 bambini. “Gli ostacoli sono enormi”, ha
ammonito il Direttore Generale dell’UNICEF, ma lentamente “i bambini stanno tornando
a scuola. L’Iraq sta riprendendo a vivere: il nostro compito è sostenere questa
speranza”.
Today in Iraq
28 April 2003