Esecuzioni extragiudiziali, sparizioni, torture: resta critica la situazione in molti paesi, anche in nome della ''guerra al terrorismo''.

 

Esecuzioni extragiudiziali, sparizioni, torture e altre gravi violazioni ai diritti umani. La situazione resta critica in moltissimi paesi secondo il Rapporto Annuale di Amnesty International presentato il 28 maggio a Roma. A rendere particolarmente complicata la tutela dei diritti umani anche a livello internazionale la 'guerra al terrorismo', che dopo l’11 settembre e i conflitti che ne sono scaturiti, ha spinto moltissimi paesi a restringere le libertà individuali.


Nell'ultimo anno, secondo Amnesty, si è assistito a una "spinta globale per l’adozione di misure di sicurezza nazionale" spesso - appunto - a spese dei diritti umani. “Questo clima internazionale ha costituito una concreta minaccia per la difesa dei diritti umani. – si legge nel rapporto - Gli Usa hanno continuato a negare i diritti internazionalmente riconosciuti alle persone arrestate nel contesto della ‘guerra contro il terrorismo’. A migliaia sono stati arrestati nella guerra in Afghanistan nel disprezzo del diritto internazionale umanitario.(…)Molti dei 1200 stranieri – per lo più musulmani di origine araba o sud asiatica – imprigionati negli Usa durante le indagini sull’attacco dell’11 settembre sono stati a loro volta privati delle garanzie previste dal diritto internazionale”.

 
E se l’America ha reagito così di fronte al grave attentato che l'ha ferita, in Europa ciò ha comportato una riduzione dei diritti dei richiedenti asilo. Amnesty ha espresso timori circa nuove legislazioni che hanno creato ancora maggiori restrizioni in Austria, Danimarca, Italia, Regno Unito e Ungheria; inoltre persone sono state rimpatriate a forza, nonostante il rischio di subire torture e maltrattamenti, da Federazione Russa, Germania, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.


Più in generale peggiorano gli abusi in molti paesi dell’Asia e del Pacifico, in molte zone del Medio Oriente e del Nordafrica (oltre alle zone di guerra) e gravi violazioni in situazioni di conflitto e post-conflitto si sono verificate anche nella Federazione Russa e nei Balcani occidentali. In Africa - dove la pena di morte è stata ancora imposta in 14 paesi ed esecuzioni di condanne a morte sono avvenute in Nigeria, Sudan e Uganda - la situazione dei diritti umani è rimasta grave in gran parte del continente: i conflitti armati e le guerre civili hanno prodotto la morte di migliaia di persone e distrutto mezzi di sussistenza. Positiva invece in Sierra Leone l’istituzione di un tribunale speciale patrocinato dalle Nazioni Unite per giudicare i gravi abusi commessi durante il conflitto.


Amnesty International ha continuato a ricevere notizie di uccisioni illegali da parte delle forze di sicurezza in almeno 13 paesi, tra cui Argentina, Guyana, Haiti, Paraguay e Usa. Secondo il rapporto 2003, in Giamaica almeno 133 persone sono state uccise dalla polizia, molte apparentemente in modo illegale, in Argentina la polizia ha ucciso manifestanti e anche dal Venezuela sono pervenute numerose segnalazioni di uccisioni ad opera della polizia. Dure condizioni detentive sono state documentate in Belize, Bolivia, Brasile, Ecuador, Giamaica, Perú, Uruguay e Usa; casi di morte in custodia sono stati riportati in Brasile e negli Usa e molti prigionieri di coscienza sono rimasti in carcere in Perú. Difficile la situazione anche in Cina dove la campagna “Colpire duro” contro la criminalità, lanciata nell’aprile 2001, è stata rinnovata per un altro anno determinando l’imposizione di condanne a morte e al carcere duro, spesso a seguito di processi irregolari, il cui verdetto è stato raggiunto anche a seguito di confessioni estorte con la tortura.

 
Abusi dei diritti si sono verificati anche nella vicinissima Europa, dove secondo Amnesty le minoranze etniche e gli stranieri hanno rischiato torture e maltrattamenti da parte di funzionari statali e di attori non statali, mentre ebrei e arabi sono stati vittime di un'ondata di attacchi razzisti in diversi paesi, come Belgio e Francia. E tra le violazioni più tristi registrate da Amnesty quella di alcuni bambini stranieri abbandonati, per lo più di origine marocchina, che in Spagna hanno denunciato maltrattamenti e abusi sessuali in alcuni centri di accoglienza a Melilla e nelle isole Canarie.

 

 

Rapporto Amnesty 2003: in 76 paesi abolita la pena di morte per tutti i reati. Migliora la lotta all'impunità

 

Sul fronte dei diritti umani ci sono anche buone notizie, secondo il Rapporto 2003 di Amnesty International che nell’anno passato ha potuto registrare il rilascio di molti prigionieri di coscienza, la commutazione di numerose condanne a morte e miglioramenti nella situazione di molte altre vittime di abusi dei diritti umani.


In 76 paesi è stata abolita la pena di morte per tutti i reati, in 15 resta in vigore la pena capitale solo per quelli previsti dalle leggi militari o commessi in circostanze eccezionali (ad esempio in tempo di guerra). Inoltre più di 20 paesi mantengono la pena di morte per i crimini ordinari, ma non eseguono condanne a morte da 10 anni. Tra i casi segnalati dall’organizzazione internazionale, Cipro - l’ultima esecuzione risaliva al 1962 - dove il Codice penale militare è stato emendato, rendendo così il paese completamente abolizionista. Analoga situazione anche per la Jugoslavia, da quando l’Assemblea del Montenegro ha modificato il codice penale, eliminando la pena di morte dalle leggi del paese. In Turchia invece è stata adottata una legge che abolisce la pena di morte eccetto “in tempo di guerra o in caso di imminente minaccia di guerra”, mentre la presidente Gloria Macapagal-Arroyo delle Filippine ha sospeso tutte le esecuzioni in attesa che il Congresso esamini un disegno di legge per abolire la pena di morte.


Tra le vicende di violazioni ed abusi risoltesi positivamente grazie ad un’azione di pressione internazionale e segnalate nel Rapporto 2003 quella di Fabián Nsué Nguema Obono, avvocato e oppositore politico nella Guinea
Equatoriale, arrestato per aver pubblicato su internet un comunicato critico nei confronti del governo e rilasciato il 16 ottobre scorso grazie a un’amnistia concessa nell’anniversario dell’indipendenza del paese e quella di Hassan Bility, giornalista del quotidiano The Analyst, accusato di appoggiare il gruppo armato di opposizione Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia e detenuto in “incommunicado” e senza accusa né processo dal 24 giugno 2002: è stato rilasciato il 7 dicembre scorso dopo un’intensa campagna nazionale e internazionale di pressione e consegnato all’ambasciata degli Stati Uniti d’America.


Amnesty giudica positivamente anche la detenzione preventiva dell’ex generale Leopoldo Fortunato Galtieri e di 25 ex membri delle forze armate e il congelamento dei loro beni in Argentina: sono state accusati di responsabilità in rapimenti, detenzioni illegali, torture, “sparizioni” e uccisioni nei confronti di 20 appartenenti al gruppo armato Montoneros nel 1978 e 1980. Sul fronte della lotta all’impunità un passo avanti è stato fatto anche in Perù, dove la Commissione per la verità e la riconciliazione, istituita nel 2001 per stabilire le circostanze delle violazioni dei diritti umani commesse dallo stato e degli abusi commessi dai gruppi armati d’opposizione tra il maggio del 1980 e il novembre del 2000, ha tenuto sette udienze pubbliche.

 

Amnesty International ‘03: violazioni dei diritti umani in Africa

 

ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIALI/ UCCISIONI ILLEGALI

Accertate o possibili esecuzioni extragiudiziali sono state commesse in 17 paesi: Burkina Faso, Burundi, Congo, Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, Liberia, Madagascar, Mozambico, Namibia, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Sudan, Uganda e Zimbabwe.

 
“SPARIZIONI”

Le forze statali si sono rese responsabili di “sparizioni” in 5 paesi: Burundi, Comore, Congo, Etiopia e Ruanda.


TORTURE E MALTRATTAMENTI

Vittime di torture e maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza, della polizia e di altre autorità statali sono state documentate in 21 paesi: Angola, Burundi, Camerun, Ciad, Eritrea, Etiopia, Guinea Equatoriale, Kenya, Liberia, Madagascar, Mauritania, Mauritius, Mozambico, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Sudafrica, Sudan, Togo e Zimbabwe.


PRIGIONIERI DI COSCIENZA

Accertati o possibili prigionieri di coscienza sono finiti o rimasti in carcere in 6 paesi: Ciad, Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Mauritania e Togo.

 
DETENZIONI SENZA ACCUSA O PROCESSO

Si sono registrati arresti arbitrari e detenzioni senza accusa né processo in 17 paesi: Angola, Burundi, Camerun, Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Gambia, Liberia, Namibia, Niger, Repubblica Centrafricana, Ruanda, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan e Togo.


PENA DI MORTE

Sono state emesse condanne a morte in 14 paesi: Burundi, Etiopia, Kenya, Malawi, Mauritania, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Sudan, Tanzania, Togo, Uganda e Zambia. Sono state eseguite condanne a morte in 3 paesi: Nigeria, Sudan e Uganda.


ABUSI DEI DIRITTI UMANI DA PARTE DEI GRUPPI ARMATI DI OPPOSIZIONE

I gruppi armati di opposizione hanno commesso gravi abusi dei diritti umani, come uccisioni deliberate e arbitrarie di civili, torture, rapimenti e cattura di ostaggi in 14 paesi: Angola, Burundi, Camerun, Ciad, Congo, Gambia, Liberia, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Ruanda, Senegal, Sudafrica, Sudan e Zimbabwe

 

Amnesty International ‘03: violazioni dei diritti umani in Medio Oriente e Africa Settentrionale

 

ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIALI/UCCISIONI ILLEGALI

Accertate o possibili esecuzioni extragiudiziali sono state commesse in 5 paesi: Autorità Palestinese, Iraq, Israele/Territori Occupati, Libano e Yemen.


“SPARIZIONI”

Persone “scomparse” o che rimangono “scomparse” dagli anni precedenti si segnalano in 6 paesi: Algeria, Iraq, Kuwait, Libano, Libia e Marocco/Sahara Occidentale.

 
TORTURE E MALTRATTAMENTI

Vittime di torture e maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza, della polizia e di altre autorità statali sono state documentate in 18 paesi: Algeria, Arabia Saudita, Autorità Palestinese, Bahrain, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran, Iraq, Israele/Territori Occupati, Kuwait, Libano, Libia, Marocco/Sahara Occidentale, Qatar, Siria, Tunisia e Yemen.


PRIGIONIERI DI COSCIENZA

Accertati o possibili prigionieri di coscienza sono finiti o rimasti in carcere in 13 paesi: Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Iran, Iraq, Israele/Territori Occupati, Kuwait, Libano, Libia, Marocco/Sahara Occidentale, Qatar, Siria e Tunisia.

 
DETENZIONI SENZA ACCUSA O PROCESSO

Si sono registrati arresti arbitrari e detenzioni senza accusa né processo in 12 paesi: Algeria, Arabia Saudita, Autorità Palestinese, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran, Israele/Territori Occupati, Kuwait, Libano, Siria e Yemen.


PENA DI MORTE

Sono state emesse condanne a morte in 15 paesi: Algeria, Arabia Saudita, Autorità Palestinese, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran, Iraq, Kuwait, Libano, Libia, Marocco/Sahara Occidentale, Qatar, Siria e Yemen. Sono state eseguite condanne a morte in 10 paesi: Arabia Saudita, Autorità Palestinese, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran, Iraq, Kuwait, Siria e Yemen.

 

Amnesty International ‘03: violazioni dei diritti umani in Europa e Asia Central

 

ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIALI/UCCISIONI ILLEGALI

Accertate o possibili esecuzioni extragiudiziali sono state commesse in 2 paesi: Macedonia e Federazione Russa.

 
“SPARIZIONI
Persone “scomparse” o che rimangono “scomparse” dagli anni precedenti si segnalano in 6 paesi: Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Federazione Russa, Repubblica Federale di Jugoslavia e Ucraina.


TORTURE E MALTRATTAMENTI


Vittime di torture e maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza, della polizia e di altre autorità statali sono state documentate in 27 paesi: Albania, Armenia, Austria, Azerbaigian, Belgio, Bielorussia, Bulgaria, Federazione Russa, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Italia, Kazakistan, Macedonia, Moldova, Portogallo, Repubblica Federale di Jugoslavia, Romania, Spagna, Svizzera, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Ungheria e Uzbekistan.


PRIGIONIERI DI COSCIENZA

 
Accertati o possibili prigionieri di coscienza sono finiti o rimasti in carcere in 6 paesi: Armenia, Bielorussia, Federazione Russia, Finlandia, Svizzera e Turchia.


DETENZIONI SENZA ACCUSA O PROCESSO

Si sono registrati arresti arbitrari e detenzioni senza accusa né processo in 4 paesi: Bosnia-Erzegovina, Federazione Russa, Regno Unito e Repubblica Federale di Jugoslavia.



PENA DI MORTE

Sono state emesse condanne a morte in 6 paesi: Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turchia e Uzbekistan. Sono state eseguite condanne a morte in 4 paesi: Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan.



ABUSI DEI DIRITTI UMANI DA PARTE DEI GRUPPI ARMATI DI OPPOSIZIONE

I gruppi armati di opposizione hanno commesso gravi abusi dei diritti umani, come uccisioni deliberate e arbitrarie di civili, torture e cattura di ostaggi in 4 paesi: Federazione Russa, Macedonia, Regno Unito e Spagna.

 

ABUSI DEI DIRITTI UMANI DA PARTE DEI GRUPPI ARMATI DI OPPOSIZIONE

I gruppi armati di opposizione hanno commesso gravi abusi dei diritti umani, come uccisioni deliberate e arbitrarie di civili, tortura, rapimenti e cattura di ostaggi in 5 paesi: Algeria, Autorità Palestinese, Israele/Territori Occupati, Kurdistan Iracheno e Marocco/Sahara Occidentale.

 

Amnesty International ‘03: violazioni dei diritti umani nelle Americhe

 

ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIALI/UCCISIONI ILLEGALI

Accertate o possibili esecuzioni extragiudiziali sono state commesse in 9 paesi: Argentina, Brasile, Colombia, Giamaica, Guyana, Haiti, Honduras, Repubblica Dominicana e Venezuela.



“SPARIZIONI”
Le forze statali si sono rese responsabili di “sparizioni” in 12 paesi: Argentina, Cile, Colombia, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Paraguay, Perú, Repubblica Dominicana e Uruguay.

TORTURE E MALTRATTAMENTI


Vittime di torture e maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza, della polizia e di altre autorità statali sono state documentate in 20 paesi: Argentina, Bahamas, Belize, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Giamaica, Guatemala, Guyana, Haiti, Messico, Paraguay, Perú, Repubblica Dominicana, Santa Lucia, Trinidad e Tobago, Usa e Venezuela.


PRIGIONIERI DI COSCIENZA

Accertati o possibili prigionieri di coscienza sono finiti o rimasti in carcere in 2 paesi: Cuba e Perú.

DETENZIONI SENZA ACCUSA O PROCESSO

Si sono registrati arresti arbitrari e detenzioni senza accusa né processo in 7 paesi: Cuba, Ecuador, Giamaica, Messico, Trinidad e Tobago, Usa e Venezuela.


PENA DI MORTE

Sono state emesse condanne a morte in 7 paesi: Bahamas, Cuba, Giamaica, Grenada, Guyana, Giamaica, Santa Lucia e Usa. Sono state eseguite condanne a morte in 1 paese: Usa.


ABUSI DEI DIRITTI UMANI DA PARTE DEI GRUPPI ARMATI DI OPPOSIZIONE

I gruppi armati di opposizione hanno commesso gravi abusi dei diritti umani, come uccisioni deliberate e arbitrarie di civili, torture, rapimenti e cattura di ostaggi in 1 paese: Colombia.

 

Rapporto Amnesty 2003: ''Altro che burqa alle ortiche! In Afghanistan continuano le violazioni''

 

"Altro che burqa alle ortiche! In Afghanistan continuano le violazioni dei diritti umani delle donne e sono ripresi gli episodi di acidificazione”. È la denuncia di Luca Lo Presti, responsabile del coordinamento Sud Asia della Sezione Italiana di Amnesty International, di ritorno da Kabul, intervenuto alla presentazione odierna – presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana - del Rapporto Annuale 2003 di Amnesty International. “Intendiamo risvegliare l’interesse dei media su una realtà rispetto alla quale i riflettori sono ormai spenti – ha evidenziato lo Presti -, anche se continuano le violazioni dei diritti umani”. In particolare, la condizione delle donne afgane ha registrato qualche miglioramento, “perché il governo ha eliminato le leggi scritte dei talebani, ma la maggioranza delle donne in carcere è accusata di atti immorali”. Inoltre la componente femminile del paese muore spesso di parto e non ha accesso a pari diritti sanitari degli uomini; le donne non hanno neppure la possibilità di aprire attività commerciali, ad esempio i bazar. E i casi di acidificazione sono ricominciati nei confronti delle donne che mostrano il viso, comunque “additate o minacciate” per la loro scelta.

 

Anche nelle carceri afgane si moltiplicano le violazioni dei diritti umani; Amnesty International ha avviato corsi di educazione ai diritti umani di guardie carcerarie e polizia, “che per rapina uccide”, ha riferito Lo Presti, aggiungendo: “L’Afghanistan è un paese in cui l’impunità è dettata dagli accordi. Nelle prigioni si tortura e la sicurezza per le strade non è garantita”. Per il momento Amnesty ha stabilito una sua presenza a Kabul e svolge ricerche nelle diverse province del paese, con l’obiettivo di avere un quadro oggettivo della situazione dei diritti umani e di segnalare specifici casi di violazione dei diritti umani all’Autorità transitoria.

 

In Iraq casi di tortura e maltrattamento nei confronti dei prigionieri di guerra

 

In Iraq si stanno verificando casi di maltrattamento e tortura nei confronti dei prigionieri di guerra da parte dei militari statunitensi e del Regno Unito: lo ha riferito Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, di ritorno da Baghdad, nel corso della presentazione del Rapporto Annuale 2003 di Amnesty International, svoltasi stamani all’Istituto della Enciclopedia Italiana.


Da circa un mese AI, che era stata esclusa dall’Iraq per un decennio, è tornata ad operare nel paese, potendo quindi verificare direttamente gli episodi di maltrattamento e tortura, denunciando i casi e gli abusi che si stanno compiendo nelle fosse comuni. Infatti questi luoghi sono privi di protezione, quindi i parenti delle vittime cercano di recuperare le salme, “inquinando così le prove necessarie per incriminare i responsabili delle stragi”, ha osservato Bertotto. “Il post conflitto? È il secondo tempo della guerra”, ha rilevato ancora Bertotto: a 50 giorni dall’ultima bomba gettata sull’Iraq “il paese è ancora nel caos e non è stata presa ancora nessuna decisione in merito agli osservatori dei diritti umani. Viene profuso più impegno nel commercio del petrolio, nel fare affari e stipulare contratti, dimostrando l’ipocrisia dei governi che usano strumentalmente i diritti umani”, ha affermato il presidente della Sezione italiana di AI, ricordando “la sospetta ma ancora non dimostrata presenza di armi di distruzione di massa.

 

Intanto proseguono le scoperte delle fosse comuni e le 3 settimane di conflitto hanno evidenziato come siano stati “calpestati i diritti umanitari con attacchi indiscriminati – alla tv irachena, all’Hotel Palesatine, al mercato di Baghdad – e uso di bombe a grappolo: lo dimostrano i feriti nei 40 ospedali di Baghdad”. “Occorre garantire un futuro sul rispetto dei diritti umani – ha concluso -, assicurando il soccorso ai 26 milioni di cittadini iracheni”

 

Genocidio nel Congo orientale. Apm chiede all'Ue l'invio di un contingente di pace

 

L'Associazione per i Popoli Minacciati ha accusato il governo del Ruanda di favorire il genocidio nel Congo Orientale; secondo Apm infatti il governo ruandese, che ha rifiutato l'arrivo di un contingente di pace dell'Onu sotto il comando della Francia, continua sistematicamente ad armare le milizie che da anni saccheggiano il Congo e terrorizzano la popolazione civile. L’organizzazione ha fatto appello all'Unione Europea affinché il contingente di pace possa entrare in azione il prima possibile ed ha ricordato che finora 20 paesi si sono dichiarati disponibili a partecipare ad un intervento dei Caschi Blu.


Martedì scorso fa sapere Apm sono scoppiati nuovi scontri nella città di Bunia, durante i quali sono morte 2 persone e altre cinque sono rimaste ferite. I collaboratori dell'Onu hanno finora ricuperato 350 cadaveri di civili che sono stati uccisi in aggressioni che secondo l'organizzazione "somigliano molto a un genocidio".