D - anno scolastico 2012-2013
Claudia Fanti - 15-08-2013
Sto pensando al fatto che mi piacerebbe come insegnante che la classe dirigente in generale pensasse al dramma pedagogico della scuola, e non parlo delle singole classi, mi riferisco proprio alla riflessione filosofica, base essenziale della pedagogia, la quale mi pare oggi inesistente sia alla sorgente delle leggi sia dei decreti che da tempo hanno letteralmente scompaginato le categorie su cui si basava l'azione di un adulto che per lavoro si relaziona ogni giorno con le generazioni che intanto si avvicendano dentro le aule. Lo sviluppo di personalità giovani mi pare avvenire dentro un contesto alquanto degradato. Prevalgono negli ultimi anni tecnicismi, attenzione a griglie e schemi all'interno dei quali devono rientrare competenze, abilità, scelta di soluzioni contingenti anziché quell'ampio respiro che non molto tempo fa avevano trovato la pedagogia conversazionale, l'ascolto, lo sguardo riflessivo sulle cose e sulle coscienze di ognuno.
Dezia Tallarico - 22-06-2013
Quando si parla di alfabetizzazione nella scuola, si parla di una problematica complessa.
La scarsa formazione della maggior parte del personale docente influisce negativamente sul rendimento di un numero sempre maggiore di allievi non italofoni e sui loro risultati scolastici.
In molti casi queste situazioni portano ad un abbandono dei banchi scolastici subito dopo il termine della scuola dell'obbligo.
Negli istituti si cerca di organizzare dei brevi corsi di alfabetizzazione in ore extrascolastiche ma spesso i risultati non sono all'altezza delle aspettative e delle necessità.
Molti allievi restano dunque silenziosi e in attesa del suono della campana in fondo alle aule.
Gli stessi vengono spesso marchiati come svogliati.
Eppure le scuole investono fondi per l'alfabetizzazione di questi allievi.
Dove sta l'inghippo,allora?
Claudia Fanti - 16-06-2013
Quello che scriverò è molto triste ma semplicemente vero e la verità non deve avvilire. Anzi, dovrebbe far rialzare la testa e pretendere risposte dal ministero.

Allora, dove eravamo rimasti?
Non ricordo ormai neanche più dove è finita la "mia" scuola elementare. Non c'è più. Ce l'hanno sottratta, volutamente bruciata.
Cova sotto le ceneri però. Eccome. Noi ci incontriamo, noi parliamo di "loro", dei ministri degli anni '90 e 2000! di quelli che non ci hanno impiegato nemmeno un minuto a portarcela via.

Svuotata per mezzo di tagli e taglietti, tipo certe torture che non si possono raccontare tanto fanno male, piccole torture centellinate, ma inesorabili.
Gennaro Tedesco - 24-05-2013
Vorrei continuare il mio discorso sulla didattica della storia non disgiunta dalla didattica della geografia e, direi, non disgiunta nemmeno dalla così detta educazione alla cittadinanza.
Vorrei cominciare dal lato dei docenti. Non c'è solo la necessità di conoscere, possedere e saper utilizzare le nuove modalità elettroniche di ricerca, ma anche di una mentalità e di un atteggiamento che non può prescindere da una apertura mentale verso il nuovo e il prossimo che non sempre mi sembra scontata in questa nostra Repubblica da anni ripiegata totalmente su se stessa.
Cosimo De Nitto - 23-05-2013
Ci è capitato spesso, da un po' di anni a questa parte, di ascoltare e leggere della fatwa con la quale sono stati colpiti gli insegnanti. Qualsiasi critica essi abbiano fatto alle politiche scolastiche, qualsiasi osservazione di merito al sistema nazionale di valutazione (INVALSI), anche quando questo riguardava i soli test per gli studenti, essi sono stati tacciati di autoreferenzialità. Un termine piuttosto ambiguo che, portato all'estremo, non legittimerebbe gli insegnanti a parlare di scuola, dell'insegnamento e di tutto ciò che riguarda il loro status professionale e sociale. Se gli insegnanti parlano del proprio lavoro, della propria condizione sono accusati di essere autoreferenziali, di non voler essere valutati dall'esterno (e chi "valuta"poi, e come non se lo debbono chiedere, altrimenti cadono nell'autoreferenzialità). Lascerei stare, per amor di patria, l'assurdità di una categoria così ambigua usata per connotare più di 840.000 persone quanti sono gli insegnanti in Italia.
Cosimo De Nitto - 17-05-2013
Per tanto tempo ho cercato nella mia mente un'immagine, un'istantanea che potesse rappresentare la scuola italiana, la sua peculiarità, la sua identità, le sue radici e il tratto distintivo rispetto agli altri sistemi formativi ai quali ormai cercano di convincerci che dobbiamo assolutamente conformarci. Non mi veniva assolutamente, mi occorrevano molte parole per raccontare la scuola italiana, troppe per una situazione comunicativa che sembra anch'essa improntata ad una sorta di spending review imposta dagli stili comunicativi del web e dei social network in particolare. Quando ormai cominciavo a disperare di poter trovare questa immagine, questa figura, improvvisamente, per una serie di combinazioni forse astrali, l'ho trovata.
Piero Calamandrei - 04-05-2013
così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci).
Cosimo De Nitto - 27-04-2013
La cosa che più colpisce nella parte del documento dei "saggi" dedicata alla scuola è il linguaggio. Un perfetto euroburocratese. Sembra di leggere un brano dei vari documenti, "raccomandazioni", analisi che l'euroburocrazia dedica alla scuola.
E' un fatto positivo che si siano ricordati della scuola (di questi tempi), ma sono, a mio avviso, estremamente limitati, riduttivi, privi di un orizzonte progettuale i termini in cui l'hanno fatto.
D'altronde se chiamano a scrivere di scuola economisti o comunque esperti che adottano come unico approccio quello economicistico cosa ci si può aspettare d'altro se non parole-concetti-paradigmi come: produttività, capitale umano, performance, filiera, sostenibilità, (economica), ecc?
Che l'approccio sia economicistico lo dimostrano gli interventi a breve termine (ma come si fa a concepire un breve termine se non inserito in una visione strategica a "lungo termine"?) suggeriti: abbandono scolastico, merito, salute, digitale.
Claudia Fanti - 27-04-2013
Ancora una volta sosterrò che nulla può portare alla guerra contro la dispersione se non un'attenzione totale ai soggetti, a una reale personalizzazione fatta di gesti, parole e collaborazione in relazione e in apprendimento, e non di piani scritti e poi lasciati morti sulla carta. Ma la personalizzazione va pensata tenendo in massima considerazione il soggetto dentro la collettività nella quale vive. Infatti non ha senso nella scuola fingere che le relazioni fra pari siano ininfluenti all'apprendimento e alla costruzione della propria personalità.
Gennaro Tedesco - 18-04-2013
La mia esperienza diretta e personale dell'Indonesia mi consente di affermare che anche in questo Gigante dell'Asia la Scuola e l'Università non sono all'avanguardia e soffrono anch'esse per il periglioso processo di globalizzazione che le attraversa e le scuote alle fondamenta. Ma, al contrario del perduto Occidente, l'Indonesia, pur con tutte le sue gravi e numerose contraddizioni, non esaurisce né limita alla sola Scuola e all'Università il suo sistema formativo. Un fattore importante della pedagogia indonesiana è la Comunità Educante , un concetto e una pratica, che, quando raramente presente in Europa e in America, rischia di essere frainteso perché interpretato come generico e avulso da qualsiasi contesto concreto, assimilandolo ad un significato quasi esclusivamente mediatico, per quel poco che ne rimane in Occidente. Non è così in Indonesia. Molto spesso in queste contrade la Comunità Educante si materializza nella Strada. Quello che direttamente e personalmente ha potuto constatare chi scrive con le sue persistenti visite "sul campo" è che la Comunità eterogenea e metamorfica della Strada nei quartieri delle città indonesiane si trasforma in una Rete non solo di informazioni e interconnessioni comunicative, ma anche e soprattutto di discorsi e pratiche educative.
Gennaro Tedesco - 08-04-2013
Dalla ricerca elettronica, per quanto certamente parziale, frammentaria e non esaustiva, condotta sulle fonti del Web in italiano e in inglese, relative alla Storia mondiale, alla Storia globale, alla nuova Storia globale e agli Studi post-coloniali e subalterni, emergono alcune indicazioni ed ulteriori ipotesi di lavoro che potrebbero e dovrebbero estendere, confermando o smentendo, quanto da noi faticosamente posto in essere più che in luce.
Innanzitutto i temi e i problemi di Storia mondiale e degli Studi post-coloniali e subalterni sono molto più presenti in ambito italiano nel Web di quanto non lo siano nell'editoria scolastica e soprattutto nella Scuola reale e militante, appena un po' di più nelle nostre Università che solo negli ultimissimi anni e con estremo ritardo e con grandi difficoltà rispetto al mondo anglo-americano stanno prendendo atto della Rivoluzione storiografica, economica e antropologica in corso da decenni sulle due sponde settentrionali dell'Atlantico, ma anche su quelle dell'Oceano Indiano e Pacifico.
Purtroppo questo ritardo culturale e educativo del Bel Paese non è un caso.
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici - 22-03-2013
Il Ministro Profumo ha firmato il decreto sul passaggio dei docenti utilizzati in altri compiti nel ruolo Ata.

Sinceramente dopo quasi nove mesi, potevano partorire un ... prodotto migliore, se non nella sostanza, almeno nella forma! Sfruttando con maggiore efficienza i propri uffici legali che presto dovranno fronteggiare i contenziosi

Non stiamo qui a valutare (e pure si dovrebbe!) l'opportunità di impacchettare il decreto nelle stesse ore in cui si svolgono le consultazioni per un nuovo Governo: le smanie di efficienza dei "Tecnici" sulla pelle degli ultimi ci sono ben note.

Ci soffermiamo soltanto ad esaminare gli aspetti burocratici alla luce di quanto già avevamo denunciato in questi mesi, evidenziando i punti critici di un decreto che, per il rispetto della persona, non avrebbe mai dovuto essere scritto né pensato. ... Avrebbe semmai richiesto un basilare STUDIO, nelle commissioni parlamentari e nelle stanze ministeriali, e un confronto NEGOZIALE vero; invece, a distanza di nove mesi, è lo stesso frettoloso decreto frutto dei tagli ciechi della spending review .
Claudia Fanti - 18-03-2013
Siamo abituati da tanto tempo, troppo, a non venir considerati dal ministero nelle scelte che coinvolgono il nostro lavoro, noi e i nostri alunni, per cui non ci dovremmo stupire più di tanto.

Eppure l'argomento della valutazione non ci può esimere dal commentare, almeno dal commentare. Se non altro, si ha modo di esprimere la contrarietà, la preoccupazione, fors'anche l'avversione per il regolamento sulla valutazione di sistema appena approvato.

Mentre come docenti d'aula (la cui opera è sempre meno nominata e valorizzata dai vari documenti ministeriali, come fosse di irrisoria importanza per i livelli di apprendimento e di tenuta del sistema) ci rendiamo conto di quanto sia preziosa la nostra azione puntuale, attenta alle discipline che insegniamo e contemporaneamente alle dinamiche relazionali delle classi su cui lavoriamo e ai singoli con le loro evoluzioni, la loro crescita fisica, psichica ed emozionale, chi ci governa rema esattamente in direzione opposta producendo materiali documentali poco chiari, complessi, forieri di altre alchimie gerarchiche dentro la scuola.
Cosimo De Nitto - 01-03-2013
Leggendo l'articolo "SCUOLA - Lo stratagemma dell'astuto Bertoldo piace a (certi) cattolici e alla Cgil" di Giovanni Cominelli mi è venuto di fare le seguenti schematiche riflessioni.


1) L'articolista fa un'analisi delle correnti culturali, filosofiche, pedagogiche che hanno influenzato e in-formato il sistema scolastico italiano statale. Croce, Gentile, il personalismo cristiano, l'umanesimo marxista, filoni che caratterizzano la radice e l'identità culturale del nostro paese e ne costituiscono una sorta di marchio di made in Italy, spesso studiato all'estero, talvolta apprezzato, in qualche caso tenuto presente nelle riforme dei sistemi formativi di quei paesi. Buttarli a mare? Come dire agli anglosassoni di buttare al mare le loro radici pragmatistiche, Dewey, ecc. e tutta una loro tradizione che ne ha caratterizzato finora la cultura, la scienza, la filosofia, gli orientamenti pedagogici.
La "tradizione", l'identità storica, non si butta al mare. Si arricchisce, se ne ampliano i confini, se ne aggiornano aspetti e modalità, la si "fallibilizza", se ne cambiano aspetti, si contamina se si ritiene, certo. Ma non si butta al mare.
Trapiantare modelli che sono assai distanti dalla tradizione e dai filoni culturali che la caratterizzano farebbe cantare al compianto Carosone "Tu vuò fa L'Americano"...ma si' nato in Italy.
Cosimo De Nitto - 23-02-2013
"Scommettere sugli insegnanti", "investire sugli insegnanti", "valorizzare gli insegnanti" et similia sono ormai espressioni che cominciano a logorarsi se non si accompagnano a specificazioni concrete.
L'insegnante è pane, cultura, lavoro. Una metafora? No, la realtà. Coniughiamoli.
Claudia Fanti - 22-02-2013
Supplenza prima ora, terza elementare. (Vengo utilizzata, come tutti, in una delle compresenze con la collega che dovrebbero servire ai recuperi di un alunno in difficoltà. Ormai nessuna di noi ci fa più caso.)
Non conosco per nulla le bambine e i bambini della terza. Entrano alla spicciolata. Capisco subito che ieri hanno ricevuto le schede di valutazione del primo quadrimestre dai loro discorsi assolutamente spontanei: non si accorgono quasi della mia presenza e con lo zaino ancora in spalla iniziano a sciorinare dei numeri...
Claudia Fanti - 12-02-2013
Una delle materie più bistrattate e strapazzate dai programmi, pardon, Indicazioni Nazionali, è la Storia nel primo ciclo di istruzione. Sono sicura che tra gli estensori del documento qualcuno avrebbe compiuto scelte diverse, ma si è trovato in minoranza. Tuttavia in questo campo tanto importante per la formazione dei cittadini e delle cittadine, non dovrebbe contare la contrapposizione minoranza/maggioranza in un gruppo ristretto, bensì sarebbe auspicabile un'indagine a tappeto nelle scuole. Vogliamo riparlarne?
Gennaro Tedesco - 12-02-2013
Ho qui il piacere di raccontare le fasi di una ricerca conclusasi nel dicembre 2002 presso la sede dell'Irre-Lombardia a Milano e rivolta ai docenti del Biennio delle Superiori .
Si sono privilegiati gli spazi aperti, e tutti da esplorare, delle contiguità interdisciplinari in funzione dell'organizzazione di un laboratorio interattivo. Le modalità organizzative di un atelier sono aperte alle esigenze di un costante interscambio allievo-docente e sono indispensabili, oggi , rispetto alla perdita di "memoria" del mondo adolescenziale, per recuperare interesse, motivazione e attenzione.
Claudia Fanti - 05-02-2013
Leggo tanti contributi in rete, a volte mi piacciono molto. Ce ne sono di varia tipologia e ognuno accentra il proprio interesse su qualche ambito di rilevanza per la scuola: dagli ambienti fisici ai problemi organizzativi, alle risorse che occorrerebbero per essere al passo con l'Europa...altri denunciano situazioni di emergenza, altri ancora rilevano i fallimenti delle politiche...mi piacciono, mi entusiasmano anche, ma...la scuola si fa, si fa ogni mattina e nel caso della scuola a tempo pieno, anche ogni pomeriggio. E allora? Be', io voglio scrivere nero su bianco che la scuola non si pensa a tavolino, perché leggendo i programmi elettorali e i commenti di autorevoli opinionisti, ho l'impressione che questo fare quotidiano non sia nella testa di coloro i quali ne scrivono, magari colti, dotti, appassionati, ma lontani, sempre più lontani. Il lavoro di una insegnante è il qui e l'adesso, non è il domani, non è il futuro . E' qui.
Cosimo De Nitto - 31-01-2013
Quello della scuola non è mai stato un argomento di facile approccio e di facile "consumo" nella comunicazione sociale e nei media. Soprattutto in tempi di campagna elettorale come questi in cui ognuno ha impacchettato la propria "Agenda"-manifesto con su scritte le "cose" che si vogliono realizzare. Le "cose" sono elencate e gli elenchi formano i "programmi". I programmi, si sa, sono una scommessa, sono una carta di intenzioni buone sempre, ma nessuno può scommettere che saranno realizzate tutte-in parte-per niente. Specialmente i "programmi" elettorali la cui finalità prima e ultima è quella di avere il massimo dei voti possibili. Ma allora cosa dovrà fare il povero malcapitato cittadino che di ingegneria istituzionale non si intende, capisce poco di geometria variabile degli ordini di scuola spesso enunciati come schemi di formazioni di calcio (5-3-5, oppure 5-3-4, oppure 4-3-5, oppure 10-3, oppure 5-5-3, oppure ancora 8-5 anticipato ecc. ecc.)? Cosa dovrà fare se si imbatterà nella "dematerializzazione", lui, che non ha neanche il materiale, e gli dicono che ha un figliolo "nativo digitale"?
Giocondo Talamonti - 24-01-2013
La "Giornata della Memoria" vuole essere un invito ai giovani a riflettere su una delle pagine più buie della storia dell'umanità e nello stesso tempo serve per far prendere coscienza ai giovani della realtà triste e disperata dei lager nazisti nei quali si è consumato il più vile oltraggio alla dignità dell'uomo ed ai valori di libertà e giustizia.

I temi della tolleranza e della comprensione nel contesto di ogni moderna democrazia non possono rinunciare alla memoria di eventi drammatici, quali quelli legati alla discriminazione razziale nazista; anzi, riproporli nella loro crudezza alla sensibilità dei giovani di oggi vuole essere un monito ad evitare altri errori e trasmettere valori della vita e della fraternità nelle differenze etniche ed ideologiche.
Enrica Guidotti - 23-01-2013
Studenti sfiduciati, annoiati, con rapporti difficili in classe. In Italia sono sempre di più i ragazzi che manifestano i primi sintomi di un disagio che può portare all'abbandono precoce della scuola: si parla di due studenti su dieci (50mila su due milioni e mezzo) che lasciano i banchi prima di terminare le medie. Un fenomeno che investe in modo talora significativo le scuole del Tigullio e che anche gli insegnanti del territorio hanno imparato a riconoscere e a temere come punto di partenza di percorsi sbagliati, dalla microcriminalità al bullismo e all'abuso di alcol e droghe.
Gennaro Tedesco - 21-01-2013
Oggi più che mai crediamo che i problemi del Bel Paese siano strettamente intrecciati con quelli della sua Scuola e della sua Università.
Se volessimo un po' arbitrariamente scomporre la nostra storia nazionale e quella della nostra Scuola, potremmo forse individuare quattro fasi : dal Risorgimento alla Resistenza e alla Repubblica, dal Sessantotto alla Globalizzazione.
Tutte e quattro queste fasi determinanti nel processo di modernizzazione della Nazione e della sua Scuola oggi sono sottoposte a un tentativo, al momento ancora in corso e con esito ancora mal definito, di screditamento prima storico e poi politico ed educativo.
Claudia Fanti - 19-01-2013
Tutto è ormai virtuale, dalla politica nazionale a quella locale. Gli annunci di risoluzioni epocali, la politica delle belle parole sull'utilità della buona formazione, il longlife learning, la lotta che si dovrebbe fare agli abbandoni e alla dispersione sono appunto annunci e belle parole. La politica vorrebbe forse dematerializzare per non doversi più occupare di quisquilie come i bambini, le maestre, le loro scuole sgarrupate? La scuola sempre più femminilizzata è forse vittima pure essa del femminicidio?
Presidenti Consigli Istituto provincia Bologna - 18-01-2013
Lei si candida al Parlamento della Repubblica Italiana, Repubblica che nel suo atto Costitutivo, all'art.3, assegna alla scuola il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Ebbene, negli ultimi anni, tali ostacoli non solo non sono stati rimossi, ma anzi sono accresciuti.
Si è smesso di pensare alla scuola come al luogo di formazione primario per garantire uguaglianza di opportunità e mobilità sociale, come risorsa ed investimento sul futuro.
Studenti in occupazione - 15-01-2013
Noi pensiamo che non ci vuole chissà che economista per evitare i tagli scolastici: si potrebbe come già detto risparmiare sulle armi, strumenti di morte, invece che sulla scuola - strumento per migliorare la propria vita - sulla politica (autoblu, stipendi enormemente abbondanti, ristoranti pagati dallo stato, riduzione di politici ecc...) invece che sugli insegnanti e sui diversi indirizzi. Sia chiaro non pensiamo che anche nella scuola non ci siano sprechi inutili, ma pensiamo che sia meglio abbondare/sprecare sulla scuola che su una politica malata e corrotta o sui giochi di guerre che fanno i potenti fra loro con le nostre vite.
Vorremmo rendere più ampio questo discorso, non vi vogliamo parlare solo della scuola, perché noi non occupiamo solo per quello.
Gennaro Tedesco - 15-01-2013
A chi scrive sembra evidente lo stretto rapporto tra assenza di un progetto politico nazionale di ampia e profonda apertura culturale e sociale, fobie xenofobe e chiusura totale e, per certi aspetti, violenta nei confronti di ogni riforma e innovazione educativa, che si può riscontrare in gran parte dei media, dei giornali e dell'opinione pubblica nazionale, del resto più cripticamente latente nella stessa Comunità Europea. Questa involuzione degenerativa è particolarmente evidente nel caso della Didattica della Storia.
Studenti Centro Asai, Torino - 14-01-2013
Siamo gli studenti di alcune scuole secondarie sparse qua e là per l'Italia. Cosa possiamo fare per cambiare la scuola? Molto, moltissimo, perché il cambiamento parte proprio da noi.
Abbiamo cominciato questo cammino già da qualche mese. Insieme agli insegnanti, abbiamo ragionato sulla nostra esperienza scolastica leggendo il libro Allora che ci faccio nel mare? Il libro raccoglie le riflessioni di un gruppo di ragazzi torinesi che, per tre anni, si sono incontrati per parlare di scuola. In seguito alla discussione generata dal testo, abbiamo stipulato un patto tra studenti e professori, basato su ascolto, rispetto e fiducia. Il patto è stato il punto di partenza per la progettazione e realizzazione di azioni di cambiamento, messe in atto nella nostra classe. Il prossimo obiettivo è il CONTAGIO.
Cosimo De Nitto - 10-01-2013
Stimolante l'articolo di Paolo Bertinetti sulla Stampa di oggi "Leggi romanzi se vuoi fare l'ingegnere"

Università di Princeton:
"considerare lo studio letterario come «utile» per la formazione professionale nei settori scientifici, economici, medici."
"La letteratura è «utile» per fare bene cose che nulla hanno a che fare con la letteratura. "
Questo in America, e in Italia?
Tremonti: "con Dante non si mangia." Azz...che la Divina Commedia non fosse un panino ce ne eravamo accorti.
Monti continua la politica di Tremonti-Gelmini. Evidentemente anche lui non mastica Letteratura.
Dunque, mentre nelle più prestigiose università americane si scopre l'utilità dell'"inutile" (gli studi umanistici), in Italia che è la culla di quegli studi che si fa?
Claudia Fanti - 28-12-2012
Caro ministro, che ancora non sei tale, ricordati di Alice e sappi pensare in grande, un grande che non è fatto di grandi cose costose, ma di libertà di azione, di sperimentazione, di autonomia reale delle singole scuole affinché esse crescano e, liberando la propria inventiva e originalità, producano mirabilia. Caro ministro, lascia che la scuola vada oltre il regime dell'azienda, pensala al di sopra, pensala un po' folle, per nulla irregimentata, dalle fiducia, abbi coraggio. Sii diverso da ogni altro ministro della storia, pensala in grande, non fare che essa divenga un carnaio di centinaia e centinaia di persone gerarchizzate, dispiega la tua fiducia, sii grande e fai volare lo spirito di iniziativa di tanti e tante che vogliono misurarsi con idee di organizzazioni e gestioni inimmaginate, serviti dei docenti che ancora vivono ai margini della scuola con l'angoscia del precariato, non umiliare la loro professionalità giovane e compressa, gioca anche tu a fare Alice.
Ida Oliva - 26-12-2012
Condivido con voi l'augurio che ho fatto ad una delle due scuole dove insegno quest'anno. il preside ci ha fatto gli auguri scritti e invitato noi tutti a rispondere qualora avessimo voluto. Poiché questa è una delle poche scuole dove mi sono trovata davvero bene per tanti motivi allora ho sentito di dire loro grazie e ho accolto la richiesta del dirigente rispondendo come segue. La condivido con voi, perché ci dia forza che ancora del bene c'è nella scuola.

Al preside
ai miei colleghi
al personale della segreteria
ai collaboratori tutti

Non so da dove iniziare, ma qualcuno un giorno mi disse: l'importante è farlo, anche in modo maldestro ma farlo. Allora lo faccio e dico subito GRAZIE. Grazie di essere miei colleghi e amici, grazie per il fatto di trattarmi alla pari, grazie di farmi sentire in famiglia.

Cosimo De Nitto - 17-12-2012
Sul Corriere della Sera Alessandra Mangiarotti cerca di riflettere sul "Perché le nostre bambine leggono peggio di 5 anni fa" come segnala l'IEA con le sue rilevazioni che servono a compilare la classifica PIRLS. Nell'articolo si intervistano Mauro Palumbo, sociologo, e la scrittrice Chiara Gamberale, per due passaggi veloci e, soprattutto, viene affidato a Roberto Ricci il compito principale di un'analisi dettagliata del perché le bambine leggono peggio di 5 anni fa.
Se prima di aver letto questa intervista di Roberto Ricci, responsabile dell'area prove dell'Invalsi, ero solo per una diversa gestione e funzione dell'INVALSI, dopo averla letta sono per la totale chiusura e bonifica dell'Istituto, capendo sempre più quanto male facciano questi signori alla scuola, quanta responsabilità hanno dell'arretramento della stessa, dell'insignificanza della loro azione basata sull'incapacità di "leggere", interpretare la realtà scolastica, indicare soluzioni sistemiche strutturali.
Claudia Fanti - 17-12-2012
Caspita, che analisi meticolosa e rigorosa!
L'articolo di oggi, 16 dicembre, sul Corriere della Sera, indigna ancor più di ogni corbelleria che ci è stata propinata negli ultimi anni sia dal potere politico, sia da quello "tecnico", sia dai vari cocchieri obbligati a diramare, sostenere, formare secondo i diktat di persone lontane anni luce dalla scuola, quindi non certo abilitate a decidere di organizzazione, metodi, didattica e pedagogia.
Chissà se a qualcuno interessa ancora, oltre alla politica spicciola e alle enormi difficoltà contingenti, indignarsi dinanzi ad articoli e analisi del tipo qui proposto! Un vero schiaffo all'intelligenza di tutti coloro che insegnano nella scuola primaria.
Corrado Mauceri - 11-12-2012
La "pensata" del Governo dei Professori di prevedere un aumento a 24 ore dell'orario di lezione del personale docente della scuola secondaria è stata dal Parlamento (vista la prossimità delle elezioni) tolta di mezzo, anche se la scuola subirà ugualmente tagli alla spesa in misura equivalente.
Difatti l'idea di fare cassa sulla scuola statale non è stata per niente superata. La scuola non è più un impegno primario dello Stato; ma soprattutto l'istruzione scolastica non è più considerata una funzione istituzionale dello Stato, è un servizio pubblico che può essere gestito indifferentemente o da scuole statali, organizzate però con i criteri privatistici delle aziende o da scuole paritarie (in gran parte confessionali) alle quali si riconosce la stessa funzione di servizio pubblico e che pertanto hanno diritto ad essere finanziate anche dallo Stato, Regioni e Comuni.
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici - 30-11-2012
Come docenti-documentalisti ci sentiamo di dover esprimere la nostra opinione sulle "Pillole del sapere": abbiamo visionato in molti i video circolanti, proviamo quindi ad abbozzare una valutazione "in proprio" sulla loro "fattura". La valutazione è rivolta principalmente ai possibili costi di produzione, visto che da Report si evidenziavano costi FARAONICI , rispetto a quella che è, nei fatti, la produzione realizzata ...
Claudia Fanti - 30-11-2012
Dopo anni e anni di lavoro in mezzo all'infanzia, con le immagini negli occhi delle violenze di ogni tipo che essi subiscono nel mondo, mi sono giurata che non mi fiderò mai e mai più (qualche volta l'ho fatto ed è stato un fallimento!) dei venditori di fumo, degli annunci, delle promesse, di programmi altisonanti, di dichiarazioni d'amore verso l'infanzia e il rinnovamento. Negli ultimi vent'anni soltanto peggioramento di dotazioni, di risorse, sprezzo dimostrato in mille modi nei confronti del nostro immane lavoro.
Assemblea genitori ed insegnanti delle scuole di Bologna - 21-11-2012
Gentile Segretario,
ci permettiamo di disturbarla in occasione della chiusura bolognese delle primarie perché ameremmo moltissimo ricevere da lei una risposta sincera alle domande che le rivolgiamo nella lettera in allegato.
Grazie comunque per l'attenzione.
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici - 21-11-2012
Abbiamo letto il testo della Legge di stabilità 2013 così come approvato
dalla Commissione Bilancio, in particolare l'Art 3 comma 41.
A noi sembra che ci siano margini perché il MIUR e gli altri Ministeri interessati facciano presente al Parlamento e al Governo l'inapplicabilità dell'art. 14 -commi 13 e 15- della Legge n. 135 del 14 agosto 2012 e individuino altre aree di risparmio per permettere ai docenti inidonei di rimanere nei posti e con la qualifica attualmente occupati.
Secondo noi è ancora possibile reperire la "modesta" cifra di 95 milioni di euro necessaria per il 2013 ...
Oriano Modenini - 06-11-2012
Se uno mi chiedesse oggi perchè ho fatto il dirigente scolastico risponderei: "Per scelta!". Avevo esaurito le mie esperienze di insegnante di scienze matematiche, chimiche. fisiche e naturali nell'allora scuola media e desideravo fare una nuova esperienza.
La prima occasione fu l'incarico annuale di dirigente scolastico in attesa del concorso che poi feci nel 2004 con due prove scritte e una orale fatta di due parti: un focus group con 6 aspiranti che discutevano di un tema estratto a sorte e poi un colloquio individuale. Lo scritto era a Venezia in un'aula accogliente per un totale di 6 ore ciascuno, poi ammissione all'orale per avere l'idoneità al corso di formazione di varie centinaia di ore a Padova.
Claudia Pepe - 03-11-2012
Oggi, ragazzi, non ci siete. Tutti e due siete ad incontrare la vostra vita, siete presi con un futuro da costruire e un bagaglio in più: una mamma che non smette di lottare. Tante volte mi chiedo se è giusto che mi vediate sempre così: assurdamente giovane e caparbia. Tante volte troppo arrabbiata per essere una madre di due splendidi ragazzi. Non sono qui per chiedervi scusa ma per spiegarvi perché avete una mamma così diversa, una mamma che qualche volta pensa più alla scuola che a stirare bene le camicie o a rattoppare un buco nei vostri jeans o a infornare torte di mele. Essere precaria non è da tutti, ci vuole forza, ci vuole carattere, ci vuole il cuore gonfio di passione e di memoria.
Fausta Dumano - 03-11-2012
Ieri volontariamente uno di noi, un docente precario napoletano, è volato via: la disperazione per un salvaprecari che non esce, avere 50 anni e stare ad aspettare una telefonata che non arriva, essere eternamente in attesa di un lavoro che ogni anno è sempre più irraggiungibile, tutto questo può portare ad estremi gesti.

Che la terra ti sia lieve Carmine...

Certe notizie ti fracassano lo stomaco, sono una pugnalata allo stomaco, ti rendono impotente, mentre nell' archivio della memoria ti si squadernano i ricordi di tante lotte e manifestazioni. Carmine Cerbera, uno dei precari storici, si è suicidato...
Claudia Fanti - 02-11-2012
Non basta soffermarsi su ciò che si "vede" nelle relazioni e nei comportamenti di superficie quotidiani del mondo giovanile, non basta. Non si può come educatori-insegnanti non lottare in modo esplicito, nero su bianco, contro schede, test, analisi formali del testo, grammatica in pillole esplicite, accumulo di informazioni. E non lo si deve fare soprattutto nella scuola primaria: qui si dà il la al modo di rapportarsi al sapere e alla ricerca personale.
Prof. delle medie Il Guercino - 30-10-2012
Più ore di cattedra per gli insegnanti non significa miglior qualità della scuola, ma più classi per ogni insegnante. Più classi vuol dire calo della qualità dell'istruzione. Maggior carico di lavoro significa meno approfondimento ed attenzione per tutti, meno energie per il recupero degli svantaggiati.
Le ore di lezione sono solo la punta di un grande iceberg. E per far sì che quelle ore di lezione portino frutto, occorre fare molte altre cose, al di fuori di quelle ore passate in classe.

Arrivare in classe ed insegnare significa aver preparato prima la lezione. Arrivare in classe e distribuire il testo della verifica significa averla preparata prima e correggerla poi. Decidere quale voto dare ad un alunno significa valutare dal punto in cui è partito e il punto in cui è arrivato.
Aggiornamenti, progetti, riunioni, confronto tra colleghi della classe, colloqui con i genitori. Questo tempo è tempo di lavoro. Gli insegnanti non svolgono solo il lavoro in classe, ma anche prima di entrare in classe, e anche dopo esserne usciti.
Cosimo De Nitto - 26-10-2012
Sette, quattordici, ventuno e ventotto, questa è la storia di paperotto...una bella conta molto nota e usata dalle insegnanti di scuola dell'infanzia. Lasciamola lì, la conta, ancorché simpatica, così come dobbiamo lasciare lì Profumo, il maestro di strada Rossi Doria &C, e quanti in questi anni hanno coniugato un attacco frontale alla scuola pubblica con colpi tremendi portati agli insegnanti e al personale tutto sul piano del discredito sociale, del peggioramento delle condizioni di lavoro, dell'immiserimento economico condiviso con tutta la cosiddetta classe media. Hanno colpito le risorse con tagli lineari, e siccome la principale risorsa della scuola è quella umana data dal dal suo patrimonio che sono gli insegnanti, hanno colpito questi ultimi in tutti i modi. Li hanno colpiti nei livelli occupazionali prima, in modo virulento, la Gelmini ne sa qualcosa con i suoi 8 miliardi tagliati e con la soppressione di 150.000 posti di lavoro.
Alessandro Grussu - 24-10-2012
Dott. Porro, chi Le scrive è un docente di una scuola superiore italiana. Mi sento di contraddire quanto da Lei affermato nel Suo intervento "I politici e le 18 ore dei prof": la proposta governativa da Lei approvata non è una buona proposta, anzi una pessima proposta, e intendo dimostrarglielo dialetticamente, cioè mostrando l'inconsistenza delle tesi che Lei avanza.
Spiace vedere che un individuo come Lei, persona della quale non condivido affatto le posizioni politiche, ma della quale non posso non riconoscere l'intelligenza e l'acume, si lasci ingabbiare dai più vuoti e triti luoghi comuni sulla scuola e sugli insegnanti italiani, e basi il proprio giudizio su una conoscenza distorta e superficiale della questione. Insisto: entri nelle scuole, parli con i docenti, venga a vedere cosa facciamo e come viviamo il nostro ambiente di lavoro e il nostro rapporto con gli alunni. Mi auguro che ciò serva a fare breccia nel muro delle sue granitiche convinzioni.
Claudia Fanti - 19-10-2012
Ciò che indispone, stupefà, quasi annichilisce è la totale mancanza di conoscenza dei bambini e delle bambine da parte di tutti coloro che annunciano, decretano, legiferano in nome del bene del bambino.

E' tanto difficile "far vedere" all'esterno il lavoro dei nostri alunni e il nostro, eppure mi preme il farlo prima di "finire", perché ritengo sia un dovere irrinunciabile di chi crede nella professione. E non parlo di bambini/e speciali, ben educati, corretti ...e nutriti. Parlo di bambini/e veri che già hanno sulle spalle esili il peso delle dfficoltà di un mondo che pare aver dimenticato loro, le loro famiglie e le estreme difficoltà in cui versano. Un mondo che non protegge la scuola, che la tormenta e la impoverisce ogni giorno di più...sia economicamente, sia contenutisticamente.

E' il mondo degli adulti esperti, professorali, scandalizzati dagli errori e dalle lacune di chi faticosamente si applica nella quotidianità per tirar su cittadini liberi e indipendenti.
Cosimo De Nitto - 16-10-2012
Se manca un progetto è inutile aumentare l'orario, così Benedetto Vertecchi su un interessante articolo apparso su l'Unità e riportato dalla rassegna stampa dell'FLC-CGIL qui 1). Sono considerazioni giuste, elementari se vogliamo. Infatti, come si fa a toccare l'orario di lavoro degli insegnanti senza tener conto che questo è una variabile che agisce in un contesto complessivo che è il sistema dell'istruzione e formazione italiano? Si interviene rozzamente su cifre, numeri, quantità perché, a quale fine? "Risparmio", diminuzione di spesa. Fanno le stime di quanti soldi si risparmiano, 723 milioni di euro 2) nessuno fa le stime di quanto danno si arreca al sistema già fiaccato della scuola. Nessuno calcola le "perdite" in termini di "efficacia", "efficienza" e "qualità" del sistema scolastico. Nessuno calcola in cifre cosa vuol dire impedire il turn over nella scuola. Nessuno calcola quanto costa alla collettività la diminuzione della "produttività" del sistema scolastico.
Claudia Fanti - 14-10-2012
Ciò che mi ha sempre stupito è come sia possibile che quando si fanno riforme, tagli, si emanano disposizioni, non si tenga conto del substrato in cui precipitano. Substrato che è la tipologia di cultura scolastica diffusa tra gli insegnanti, le loro competenze in materia di curricoli, le loro tradizioni, le loro modalità di esistere dentro gli orari, le programmazioni, le progettazioni, i loro rapporti fra ordini di scuola.

Si procede a colpi di spugna, la storia dell'Italia scolastica, dei suoi Programmi, delle sue tradizioni in ogni ordine di scuola, università compresa... via tutto! Ho visto spazzar via intere esperienze preziose... via!

Non ho mai capito, e qualcuno in gamba prima o poi dovrà pur spiegarmelo, come mai invece di fare ristrutturazioni epocali per mezzo di Indicazioni Nazionali, verticalizzazioni sulla carta e curricoli in verticale, concorsi epocali, aumento di ore frontali, Sistemi nazionali di valutazione... non si pensi a piccole cose che vivificherebbero il sistema nella sua globalità.

Gruppo di Firenze - 14-10-2012
"Il dato per certi versi più sorprendente riguarda l'altissima incidenza di diagnosi psichiatriche (64%) che tocca livelli impensabili, se si considerano gli stereotipi che gravano sulla professione docente considerata una sorta di "mezzo servizio". D'altra parte quella dell'insegnante è una helping profession, cioè un lavoro di relazione con il prossimo tra i più delicati in assoluto: riguarda infatti un'utenza particolare (bambini e adolescenti) e prevede con la stessa un rapporto unico nel suo genere perché "continuato" per più ore al giorno, tutti i giorni, per nove mesi consecutivi e per cicli di 3 o 5 anni. Ne consegue un'usura psicofisica importante che, proprio in ambito psichiatrico vede le sue maggiori conseguenze." (Vittorio Lodolo D'Orìa, Inidoneità dei docenti: le patologie che la determinano, ottobre 2012).
Ermenegildo Caccese e altri - 05-10-2012
Ma di che cosa sta parlando, signor sottosegretario? Non conosce i provvedimenti e le leggi che il governo di cui egli stesso fa parte sta realizzando, e gli effetti devastanti che questi hanno su scuola ed università? Di che parla? Forse pensa che la sua - mai autentica - 'integrità' di maestro di strada possa realizzarsi con delle dichiarazioni generiche di intento, che non verranno mai attuate? Basta: finisca di prenderci in giro, il maestro di strada, torni alla bella tavola imbandita a saziarsi, con le risorse che il governo di cui fa parte sta sottraendo al sostegno a scuola, università e sostegno alle categorie a rischio. Basta: non sa, l'ex maestro di strada, ora sottosegretario, che non può raggirarci? Perché non se ne sta zitto?
Cosimo De Nitto - 02-10-2012
«Laurearsi per laurearsi serve a poco. Se ci si laurea male si hanno competenze modeste, che portano poco lontano, meglio non inseguire il titolo per essere dottori per forza. Meglio avere una formazione tecnica spendibile. Bisogna ridare dignità al lavoro tecnico e operaio».

(Voglio simulare una domanda da quiz, tipo Musichiere, Lascia o raddoppia, ... o una domanda del concorso-Profumo p.v.)

Domanda: secondo voi chi ha pronunciato queste parole?

A questa domanda io avrei risposto: Adolfo Pick. Non è molto noto, forse, ma non è un Carneade qualsiasi. Perché proprio lui?
Claudia Fanti - 29-09-2012
E' lecito pensare a un reclutamento che successivamente valorizzi i percorsi universitari e i tirocini rendendoli tutti abilitanti per i giovani che hanno studiato e aspirano all'insegnamento? Qualcuno mi può spiegare che senso ha tutto ciò che sta invece avvenendo? Tra l'altro i concorsi hanno più volte dato prova della loro assoluta inaffidabilità e del fatto che inducono il candidato a farsi pecora più che professionista libero e indipendente in previsione di una giusta e costituzionale libertà d'insegnamento.
Ilaria Donatio - 27-09-2012
Ma guarda un po' se la cosa più sensata, quasi banale, ma al tempo stesso politica, la doveva dire un ministro tecnico come Francesco Profumo, titolare del Dicastero all'Istruzione del governo Monti: "Il nostro Paese è sempre più multietnico, e nelle nostre scuole ci sono studenti che provengono da culture, religioni e paesi diversi. Bisogna perciò cambiare modo di fare scuola". Perché oggi la scuola è "più aperta, più multietnica, capace di correlarsi al mondo". E dunque c'è la "necessità di una revisione dei programmi, non solo di religione, ma anche di geografia, in questo senso, in questa direzione".
Claudia Fanti - 20-09-2012
Non ho più parole per descrivere e raccontare la lontananza che si è instaurata negli anni tra scuola reale e immaginario collettivo su ciò che la scuola è nella quotidianità...Vorremmo soltanto essere lasciate in pace a lavorare con il niente che abbiamo e che là, al quartier generale, si mettessero in testa, in quelle teste dure, che ormai è da tempo immemore che stiamo tappando le falle di un sistema dimenticato dalla politica e dai governi, quando si tratta di investire nella scuola e rispettare i lavoratori della conoscenza per il ruolo vitale che hanno nel Paese, un sistema ricordato invece quando si tratta di "rimpicciolire", "tagliare", ridimensionare. E vorrei ricordare, a scanso di equivoci e recriminatorie da parte di chi snocciola numeri sulle scuole europee, che la scuola italiana integra, include, accoglie, prende, ingloba...e perciò non va superficialmente confrontata ad altre ben diverse scuole per qualità e rispetto della dignità umana.
Cosimo De Nitto - 19-09-2012
I governi e i governanti fanno tante cose. Spesso hanno mille incarichi e quanto rendano su tanti fronti solo il padreterno lo può sapere. Quanto all'attività di governo la loro azione si può schematicamente dividere su due piani: quello più propriamente politico che investe le decisioni, gli atti legislativi e quelli di governo più tecnicamente intesi; e quello della presentazione e della comunicazione, diciamo pure della "giustificazione" degli orientamenti e degli obiettivi che guidano l'azione di governo.
Relativamente al governo attuale della scuola ciò che lo connota in modo marcato è la discrasia al limite della contraddizione tra ciò che ministro e il suo entourage dichiarano a livello di principi e ciò che fanno in realtà con gli atti di governo concreti.
Guido Lapillo - 19-09-2012
Scontata la pervenuta solidarietà del Direttore Generale Usr Lombardia agli idonei del concorso DS, così come si può ritenere di rito il rammarico per non aver potuto siglare con gli stessi gli agognati contratti e spedirli a dirigere le scuole lombarde. Glisso sulla previsione che "questi docenti possano diventare risorse effettive di sviluppo qualitativo della scuola della Lombardia", anche perché il Direttore farebbe meglio aspettare e vederli all'opera, prima di azzardare ardite previsioni. Poi ci sono i soliti richiami alla correttezza procedurale dei lavori della commissione e la certezza che la giustizia non mancherà di riconoscere tale correttezza, nonché valutare gli effetti benefici che lo sblocco delle nomine avrà sulla scuola lombarda.
Suggerirei al Direttore Usr Lombardia di considerare qualche altro aspetto di questa martoriata procedura concorsuale...
Claudia Fanti - 18-09-2012
La questione del concorso e dei precari dovrebbe muovere ogni coscienza che si dica democratica e civile. Non ci sono giri di parole, analisi storiche, giustificazioni di alcun tipo per sostenere che questo concorso annunciato debba essere bandito. Non ci possono essere né se né ma. Spero ancora che il ministro Francesco Profumo si renda conto della disfatta politica, umana e professionale, a cui vanno incontro lui, i suoi sottosegretari e molti silenti dirigenti e docenti di ruolo.
Coordinamento nazionale - 14-09-2012
Per dire:

SI' al rilancio della democrazia scolastica per un'effettiva libertà di insegnamento; NO alla proposta di legge 953 ex Aprea e al decreto sul Servizio Nazionale di Valutazione, che - rafforzando i poteri manageriali del dirigente e quelli del ministero - contrasta con i principi di autonomia degli Organi di democrazia scolastica
Unione Sindacale Italiana - 13-09-2012
La proposta rivolta ai docenti precari di Mantova è stata quella di conciliare in base all'art. 135 del Contratto, rinunciando agli effetti della sentenza pur di ricevere la supplenza. Sembra pertanto che i docenti coinvolti avrebbero sottoscritto la conciliazione, rinunciando al giudicato della sentenza per avere in cambio una supplenza.
Claudia Pepe - 12-09-2012
... di professione insegnante. Quasi perfetto se non fosse per quel sostantivo: insegnante. Sì perchè io sono insegnante precaria.
Precaria nei tempi, nella didattica, nella retribuzione, nella socialità. Negli ultimi giorni delle mie vacanze, trascorse a casa perché, come lei ben saprà, il mio stipendio cessa a Giugno, è deflagrato nel mio futuro e nei miei travagliati sonni il suo Eureka: l'annuncio del suo innovativo concorso. Allora ho incominciato a leggere e ascoltare ...
Claudia Fanti - 11-09-2012
Su tanti annunci ministeriali, come su quello della valutazione di sistema si può soprassedere, tanto esprimersi non serve a nulla. Ma sulla vicenda del concorso e dei precari non è possibile astenersi dal commentare. Credo sia un dovere e credo che uno stato civile non possa trattare come sudditi privi di valore tante persone che hanno lavorato, studiato, superato corsi, conseguito idoneità, abilitazioni, master... e fatto molteplici e complicate esperienze sul campo tanto da poter insegnare e rivelare a qualunque ministro le vere problematiche della scuola. Sarebbe un bene ascoltare qualche consiglio da loro su vari ambiti, anzichè fingere che non esistano o fingere che il loro numero sia ridotto a poche migliaia di unità, quando si sa che superano il centinaio di migliaia!
Giorgio Di Marco - Anffas - 10-09-2012
Credendo all'importanza del processo d'inclusione scolastica degli alunni con disabilità, per cui siamo come Paese di esempio a livello internazionale da più di 35 anni, chiediamo cortesemente di dare larga diffusione all'appello - documento allegato rivolto ai dirigenti scolastici attraverso i propri canali d'informazione.

ANFFAS è consapevole che il processo dell'inclusione scolastica, in questo momento, attraversa una fase critica a causa del contesto economico, sociale e politico. Per tale ragione è particolarmente impegnata nel ribadire e difendere il ruolo centrale dell'Istituzione scolastica che è il primo luogo di formazione che una persona incontra dopo la famiglia.